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4 maggio 2023
Allarme pediatri: ne mancano almeno 840 e tra il 2019 e il 2021 sono diminuiti del 5,5%. Famiglie in difficoltà: per ogni pediatra in media quasi 100 bambini in più rispetto al tetto massimo di 800, con notevoli differenze regionali. Un’emergenza annunciata tra mancata programmazione e miopi politiche sindacali

Secondo quanto riportato sul sito del Ministero della Salute, il pediatra di libera scelta (PLS) – cd. pediatra di famiglia – è il medico preposto alla tutela della salute di bambini e ragazzi tra 0 e 14 anni. Ad ogni bambino, sin dalla nascita, deve essere assegnato un PLS per accedere a servizi e prestazioni inclusi nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) e garantiti dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN). «L’allarme sulla carenza dei PLS – afferma Nino Cartabellotta Presidente della Fondazione GIMBE – oggi è lanciato da genitori di tutte le Regioni, da Nord a Sud con narrative dove s’intrecciano questioni burocratiche, mancanza di risposte da parte delle ASL, pediatri con numeri esorbitanti di assistiti, sino all’impossibilità di esercitare il diritto d’iscrivere i propri figli al pediatra di famiglia con potenziali rischi per la salute, in particolare dei più piccoli e dei più fragili».

Al fine di comprendere meglio le cause e le dimensioni del fenomeno, la Fondazione GIMBE ha analizzato le criticità insite nelle norme che regolano l’inserimento dei PLS nel SSN e stimato l’entità della carenza di PLS nelle diverse Regioni italiane. «È bene precisare – spiega Cartabellotta – tre aspetti fondamentali. Innanzitutto le regole sulle fasce di età di assistenza esclusiva dei minori, quelle per definire il “massimale” degli assistiti e quelle per identificare le aree carenti di pediatri sono frutto di compromessi con i medici di medicina generale (MMG), oltre che delle politiche sindacali degli stessi PLS. In secondo luogo, su carenze e fabbisogno è possibile solo fare stime a livello regionale, perché la reale necessità di PLS viene stimata dalle singole Aziende Sanitarie Locali (ASL). Infine, sui numeri relativi ai nuovi specialisti in pediatria che intraprendono la carriera di PLS e su quelli che vanno in pensione possono solo essere fatte delle stime».

CRITICITÀ ATTUALI

Fasce di età. Sino al compimento del 6° anno di età i bambini devono essere assistiti per legge da un PLS, mentre tra i 6 e 14 anni i genitori possono scegliere tra PLS e MMG. Al compimento dei 14 anni la revoca del PLS è automatica, tranne per pazienti con documentate patologie croniche o disabilità per i quali può essere richiesta una proroga fino al compimento del 16° anno. «Queste regole – spiega Cartabellotta – se da un lato contrastano con la definizione di PLS come medico preposto alla tutela della salute di bambini e ragazzi tra 0 e 14 anni, dall’altro rappresentano un enorme ostacolo per un’accurata programmazione del fabbisogno di PLS». Infatti, secondo i dati ISTAT al 1° gennaio 2022 la fascia 0-5 anni (iscrizione obbligatoria al PLS) include più di 2,6 milioni di bambini e quella 6-13 (iscrizione facoltativa al PLS) quasi 4,3 milioni: ovvero oltre il 62% della fascia 0-13 anni potrebbe iscriversi ad un MMG in base alle preferenze dei genitori.

Massimale di assisiti. Secondo quanto previsto dal Ministero della Salute, il numero massimo di assistiti di un PLS è fissato a 800, ma esistono varie deroghe nazionali, regionali e locali che portano spesso a superare i 1.000 iscritti: indisponibilità di altri pediatri del territorio, fratelli di bambini già in carico ad un PLS, scelte temporanee (es. extracomunitari senza permesso di soggiorno, non residenti). «In tal senso – commenta il Presidente – le politiche sindacali locali hanno sempre mirato ad innalzare il massimale (e i compensi) dei PLS già in attività, piuttosto che favorire l’inserimento di nuovi colleghi».

Zone carenti. I nuovi PLS vengono inseriti nel SSN previa identificazione da parte della Regione - o soggetto da questa individuato - delle cosiddette “zone carenti”, ovvero gli ambiti territoriali in cui occorre colmare un fabbisogno assistenziale e garantire una diffusione capillare degli studi dei PLS. Attualmente, tuttavia, la necessità della zona carente viene calcolata solo sulla fascia di età 0-6 anni tenendo conto di un rapporto ottimale di 1 PLS ogni 600 bambini. «È del tutto evidente – chiosa il Presidente – che questo metodo di calcolo sottostima il fabbisogno di PLS: paradossalmente, facendo riferimento alle regole vigenti, i PLS sarebbero addirittura in esubero perché il loro fabbisogno viene stimato solo per i piccoli sino al compimento dei 6 anni. Mentre di fatto assistono oltre l’80% di quelli della fascia 6-13 anni». Va segnalato che la bozza del nuovo Accordo Collettivo Nazionale propone di rivedere il calcolo del rapporto ottimale tenendo conto degli assistibili di età 0-14 anni, decurtati dagli assistiti di età >6 anni in carico ai MMG e di innalzare il massimale da 800 a 1.000 assistiti.

Pensionamenti. Secondo le stime dell’ENPAM al 31 dicembre 2021 più del 50% dei PLS aveva oltre 60 anni di età ed è, quindi, atteso un pensionamento massivo nei prossimi anni: ovvero, considerando una età di pensionamento di 70 anni, entro il 2031 dovrebbero andare in pensione circa 3.500 PLS.

Nuovi pediatri. Il numero di borse di studio ministeriali per la scuola di specializzazione in pediatria, dopo un decennio di sostanziale stabilità, è nettamente aumentato negli ultimi 5 anni: dai 440 nell’anno accademico 2016-2017 a 841 nel 2021-2022, con un picco di 973 nell’anno accademico 2020-2021 (figura 1). «Tuttavia – spiega Cartabellotta – se da un lato è impossibile sapere quanti specializzandi in pediatria sceglieranno la carriera di PLS e quanti quella ospedaliera, dall’altro è certo che i nuovi pediatri non saranno comunque sufficienti per colmare il ricambio generazionale». In particolare, l’ENPAM stima che il numero dei giovani formati o avviati alla formazione specialistica coprirebbe solo il 50% dei posti di PLS necessari.

CARENZE E FABBISOGNO DI PEDIATRI

Trend 2019-2021. Secondo l’ultimo aggiornamento del report Agenas Il Personale del Servizio Sanitario Nazionale nel 2021 in Italia i PLS in attività erano 7.022, ovvero 386 in meno rispetto al 2019 (-5,5%). Inoltre, secondo quanto riportato dall’Annuario Statistico del SSN 2021, i PLS con oltre 23 anni di specializzazione sono passati dal 39% nel 2009 all’80% nel 2021 (figura 2). «Un dato – commenta Cartabellotta – che aggiunge alla carenza di PLS il mancato ricambio generazionale che con i pensionamenti dei prossimi anni rischia di creare un vero e proprio “baratro” dell’assistenza pediatrica».

Numero di assistiti per PLS. Secondo le rilevazioni della Struttura Interregionale Sanitari Convenzionati (SISAC), al 1° gennaio 2022, 6.921 PLS avevano in carico quasi 6,2 milioni di iscritti, di cui il 42,3% (2,62 milioni) della fascia 0-5 anni e il 57,7% (3,58 milioni) della fascia 6-13 anni, pari all’83,3% della popolazione ISTAT al 1° gennaio 2022 di età 6-13 anni. In termini assoluti, la media nazionale è di 896 assistiti per PLS e a livello regionale solo Umbria (784), Sardegna (788), Sicilia (792) e Molise (798) rimangono al di sotto del massimale senza deroghe; 17 Regioni superano invece la media di 800 assistiti per PLS di cui Piemonte (1.092), Provincia Autonoma di Bolzano (1.060) e Toscana (1.057) vanno oltre la media di 1.000 assistiti per PLS (figura 3). «Lo scenario – spiega Cartabellotta – è molto più critico di quanto lasciano trasparire i numeri: infatti, con un tale livello di saturazione non solo viene meno il principio della libera scelta, ma in alcune Regioni diventa impossibile trovare disponibilità di PLS, in particolare nelle aree interne o disagiate dove i bandi per le zone carenti vanno spesso deserti».

Fabbisogno di PLS. «Tutte le criticità sopra rilevate – spiega Cartabellotta – permettono solo di stimare il fabbisogno di PLS in base al numero di assistiti attuali a livello regionale, in quanto la necessità di ciascuna zona carente viene identificata dalle ASL in relazione a numerose variabili locali, previa consultazione con i sindacati». Utilizzando i dati della SISAC al 1° gennaio 2022 e ipotizzando una media di 800 assistiti a PLS (pari all’attuale tetto massimo) si stima a livello nazionale una carenza di 840 PLS, con notevoli differenze regionali (figura 4). Ma con una media di 700 assistiti per PLS, che garantirebbe l’esercizio della libera scelta, ne mancherebbero addirittura 1.935.

«La carenza di PLS – conclude Cartabellotta – deriva da errori di programmazione del fabbisogno, in particolare la mancata sincronia per bilanciare pensionamenti attesi e borse di studio per la scuola di specializzazione. Ma rimane fortemente condizionata sia da miopi politiche sindacali, sia da variabili locali non sempre prevedibili che rendono difficile calcolarne il fabbisogno. Innalzare l’età pensionabile a 72 anni e aumentare il massimale a 1.000 servono solo a mettere “la polvere sotto il tappeto” e non a risolvere il grave problema della carenza dei PLS. In tal senso servono un’adeguata programmazione, modelli organizzativi che puntino sul lavoro di team, grazie anche alle Case di comunità e alla telemedicina, oltre che accordi sindacali in linea con i reali bisogni della popolazione. Perchè guardando ai numeri di pensionamenti attesi e dei nuovi pediatri è ragionevolmente certo che nei prossimi anni la carenza non potrà che acuirsi ulteriormente».


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28 aprile 2023
Obbligo mascherine in ospedale: nell’ordinanza del ministro Schillaci prevalgono le evidenze scientifiche e il buon senso

«Sull’obbligo di mascherine in ospedale – afferma Nino Cartabellotta Presidente della Fondazione GIMBE –alla fine prevalgono le evidenze scientifiche e il buon senso. Infatti, rispetto alle anticipazioni di stampa di ieri, l’ordinanza del Ministro Schillaci conferma l’obbligo per lavoratori, utenti e visitatori in tutti i reparti ospedalieri con pazienti fragili, anziani o immunodepressi, specialmente se ad elevata intensità di cura. L’ordinanza lascia alle Direzioni Sanitarie degli ospedali la responsabilità di identificare i reparti a rischio, oltre che la decisione di estendere l’obbligo ad altri reparti e alle sale di attesa. In altre parole, le uniche aree ospedaliere dove non potrà essere previsto alcun obbligo sono i connettivi e le aree al di fuori dei reparti di degenza».

«Ovviamente – continua il Presidente – viene confermato l’obbligo di mascherina per lavoratori, utenti e visitatori di tutte le strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali, visto il maggior rischio del contagio per età e fragilità dei pazienti assistiti nelle strutture di lungodegenza, RSA, hospice, strutture riabilitative e residenziali per anziani».

Per quanto riguarda gli ambulatori, la decisione viene lasciata alla discrezione di medici di medicina generale e pediatri di libera scelta. «Una decisione discutibile – commenta il Presidente – perché la variabilità degli approcci rischia di disorientare gli assistiti sino a condizionarne scelte pratiche: ad esempio mantenere o ricusare il proprio medico di famiglia a seconda che disponga, o meno, l’obbligo della mascherina nel proprio ambulatorio».

«Infine – conclude Cartabellotta – la decisione sull’esecuzione di tampone diagnostico per infezione da SARS-CoV-2 per l’accesso ai Pronto soccorso viene lasciata alla discrezione di Regioni e Aziende sanitarie: una decisione “pilatesca” che sarà inevitabilmente condizionata dalle responsabilità sanitarie e dal principio di precauzione».


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18 aprile 2023
DEF 2023: nessun rilancio della sanità pubblica. Preoccupanti segnali di definanziamento: dal 2025 rapporto spesa sanitaria/Pil al 6,2%, inferiore ai livelli pre-pandemia. Serve urgente cambio di rotta per evitare il collasso del SSN

Lo scorso 11 aprile il Consiglio dei Ministri ha approvato il Documento di Economia e Finanza (DEF) 2023 che certifica per l’anno 2022 una spesa sanitaria di € 131.103 milioni, inferiore di quasi € 3 milioni rispetto ai € 133.998 milioni previsti dall’ultima Nota di Aggiornamento DEF 2022.

«Rispetto alle previsioni di spesa sanitaria sino al 2026 – afferma Nino Cartabellotta Presidente della Fondazione GIMBE – il DEF 2023 certifica l’assenza di un cambio di rotta post-pandemia ignorando il pessimo “stato di salute” del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), i cui princìpi fondamentali di universalità, uguaglianza ed equità sono minati da criticità che compromettono il diritto costituzionale alla tutela della salute. Interminabili liste di attesa costringono a ricorrere al privato, aumentano la spesa out-of-pocket e impoveriscono le famiglie, sino alla rinuncia alle cure; diseguaglianze regionali e locali nell’offerta di servizi e prestazioni determinano migrazione sanitaria, inaccessibilità alle innovazioni, sino alla riduzione dell’aspettativa di vita».

Vengono di seguito riportate le analisi indipendenti della Fondazione GIMBE sulle previsioni di spesa sanitaria per l’anno 2023 e per il triennio 2024-2026.

2023. Il rapporto spesa sanitaria/PIL nel 2023 scende a 6,7% rispetto al 6,9% del 2022, anche se in termini assoluti la previsione di spesa sanitaria è di € 136.043 milioni, ovvero € 4.319 milioni in più rispetto al 2022 (+3,8%). «Tuttavia il roboante incremento di oltre quattro miliardi di euro nel 2023 – precisa Cartabellotta – è solo apparente: sia perché oltre due terzi (67%) costituiscono un mero spostamento al 2023 della spesa sanitaria prevista nel 2022 per il rinnovo contrattuale del personale dirigente, sia per l’erosione del potere di acquisto visto che secondo l’ISTAT ad oggi l’inflazione acquisita per il 2023 si attesta a +5%, un valore superiore all’aumento della spesa sanitaria che, invece, si ferma a +3,8%».

2024-2026. Nel triennio 2024-2026, a fronte di una crescita media annua del PIL nominale del 3,6%, il DEF 2023 stima quella della spesa sanitaria allo 0,6%. Il rapporto spesa sanitaria/PIL si riduce dal 6,7% del 2023 al 6,3% nel 2024 al 6,2% nel 2025-2026. Rispetto al 2023, in termini assoluti la spesa sanitaria nel 2024 scende a € 132.737 milioni (-2,4%), per poi risalire nel 2025 a € 135.034 milioni (+1,7%) e a € 138.399 (+2,5%) nel 2026. «È del tutto evidente – spiega Cartabellotta – che il risibile aumento medio della spesa sanitaria dello 0,6% nel triennio 2024-2026 non coprirà nemmeno l’aumento dei prezzi, sia per l’erosione dovuta all’inflazione, sia perché l’indice dei prezzi del settore sanitario è superiore all’indice generale di quelli al consumo. In altri termini, le previsioni del DEF 2023 sulla spesa sanitaria 2024-2026 certificano evidenti segnali di definanziamento: in particolare il 2024, ben lungi dall’essere l’anno del rilancio, fa segnare un -2,4% che dissolve ogni speranza di nuove risorse per la sanità nella prossima Legge di Bilancio».

Complessivamente le stime del DEF 2023 confermano che la sanità rimane la cenerentola dell’agenda politica per almeno tre ragioni. Innanzitutto, il rapporto spesa sanitaria/PIL scende dal 6,9% del 2022 al 6,2% nel 2026, un valore inferiore a quello del 2019 (6,4%), confermando che dalla pandemia non è stato tratto alcun insegnamento; in secondo luogo, nel triennio 2024-2026 il DEF stima una crescita media annua del PIL nominale del 3,6%, a fronte dello 0,6% di quella della spesa sanitaria; infine, il DEF 2023 non fa alcun cenno alle risorse necessarie per abolire gradualmente il tetto di spesa per il personale sanitario e per approvare il cd. “decreto tariffe” sulle prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale e di protesica: due priorità assolute per rilanciare le politiche del capitale umano e garantire a tutti i “nuovi” Livelli Essenziali di Assistenza e l’accesso alle innovazioni. «Programmi e numeri del DEF 2023 – continua il Presidente – confermano che, in linea con quanto accaduto negli ultimi 15 anni, la sanità pubblica non rappresenta una priorità politica neppure per l’attuale Esecutivo. La sanità rimane un bancomat per la facile aggredibilità della spesa pubblica e nei rari casi di crescita economica i benefici per il SSN non sono mai proporzionali, rendendo impossibile rilanciare il finanziamento pubblico».

«Il Piano di Rilancio del SSN recentemente elaborato dalla Fondazione GIMBE – conclude Cartabellotta –rileva l’inderogabile necessità di aumentare il finanziamento pubblico per la sanità in maniera consistente e stabile, allineandolo entro il 2030 alla media dei paesi europei, al fine di garantire l’erogazione uniforme dei LEA, l’accesso equo alle innovazioni e il rilancio delle politiche del personale sanitario. Considerato che nel 2021 il gap con la media dei paesi europei era di quasi € 12 miliardi, il DEF 2023 non ha affatto posto le basi per colmarlo. Al contrario prosegue con la strategia di definanziamento pubblico della sanità che aumenterà la distanza dalla media dei paesi europei e porterà al collasso del SSN, compromettendo definitivamente il diritto costituzionale alla tutela della salute delle persone».

 


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3 aprile 2023
La sanità pubblica si sgretola, il privato avanza e il diritto alla tutela della salute vacilla. Da GIMBE il Piano di Rilancio del Servizio Sanitario Nazionale e l’aut aut alla politica: "visione chiara e coraggio su investimenti e riforme, oppure ammettere di volere un altro modello di sanità"

Quattordici punti per rilanciare il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) ormai in “codice rosso” per la coesistenza di varie “patologie”: imponente sotto-finanziamento, drammatica carenza di personale sanitario, crescenti diseguaglianze, modelli organizzativi obsoleti e inesorabile avanzata del privato. Una crisi di sostenibilità senza precedenti di un SSN vicino al punto di non ritorno: tanto che il diritto costituzionale alla tutela della salute nell’indifferenza di tutti i Governi che si sono succeduti negli ultimi 15 anni si sta trasformando in un privilegio per pochi, lasciando indietro le persone più fragili e svantaggiate, in particolare nel Sud del Paese. È questo lo sconfortante resoconto della Fondazione GIMBE sulla sanità pubblica che emerge nel corso della 15a Conferenza Nazionale in corso oggi a Bologna.

«Per la nostra democrazia – ha esordito Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione GIMBE – non è più tollerabile che universalità, uguaglianza ed equità, i princìpi fondamentali del SSN, siano stati traditi e ora troneggino parole chiave come: infinite liste di attesa, aumento della spesa privata, diseguaglianze di accesso alle prestazioni sanitarie, inaccessibilità alle innovazioni, migrazione sanitaria, aumento della spesa privata, rinuncia alle cure, riduzione dell’aspettativa di vita».

«Da oltre dieci anni – ha continuato Cartabellotta – assistiamo all’assenza di visione e strategia politica a supporto della sanità pubblica, in un immobilismo che si limita ad affrontare solo problemi contingenti: per questo abbiamo elaborato il “Piano di rilancio del Servizio Sanitario Nazionale”, a seguito di una consultazione pubblica che ha coinvolto oltre 1.500 persone, che sarà utilizzato dalla Fondazione GIMBE come standard di riferimento per monitorare scelte e azioni di chi decide sul diritto alla tutela della salute».

FINANZIAMENTO PUBBLICO. È cruciale e inderogabile un rilancio progressivo e consistente del finanziamento pubblico per la sanità. Al momento, la Nota di Aggiornamento del DEF nel triennio 2023-2025 prevede una riduzione della spesa sanitaria media dell’1,13% per anno e un rapporto spesa sanitaria/PIL che nel 2025 precipita al 6%, ben al di sotto dei livelli pre-pandemia. Nel 2021 la spesa pubblica pro-capite nel nostro Paese è inferiore alla media OCSE ($ 3.052 vs $ 3.488) e in Europa ci collochiamo al 16° posto: ben 15 Paesi investono di più in sanità, con un gap che va dai $ 285 della Repubblica Ceca ai $ 3.299 della Germania. Impietoso il confronto con i paesi del G7 sulla spesa pubblica: dal 2008 siamo fanalino di coda con distanze sempre più ampie e oggi ormai incolmabili. «Senza più pretendere di guardare a paesi come Germania e Francia ponendosi obiettivi irrealistici – commenta il Presidente – entro il 2030 occorre allineare il finanziamento pubblico almeno alla media dei paesi europei rispetto ai quali nel 2020 il gap era già di quasi € 12 miliardi nel 2021. E vincolando la destinazione d’uso delle risorse: rilanciare le politiche del personale sanitario, garantire l’erogazione uniforme dei LEA e consentire un equo accesso alle innovazioni».

GOVERNANCE STATO-REGIONI. L’entità delle diseguaglianze regionali, e in particolare la “frattura” Nord-Sud, è ormai di tale entità che è indispensabile potenziare le capacità di indirizzo e verifica dello Stato sulle Regioni, nel rispetto dei loro poteri, per ridurre diseguaglianze, iniquità e sprechi e garantire il diritto costituzionale alla tutela della salute su tutto il territorio nazionale. «Al netto di riforme costituzionali – spiega Cartabellotta – è fondamentale che il monitoraggio dei LEA venga integrato nei meccanismi di programmazione e riparto delle risorse alle Regioni, rivedendo interamente il sistema dei Piani di rientro che, puntando esclusivamente al riequilibrio finanziario, hanno impedito alle Regioni del Centro-Sud di recuperare il gap. E attenzione alle autonomie differenziate che rischiano di dare il colpo di grazia al SSN».

LIVELLI ESSENZIALI DI ASSISTENZA. Al fine di ridurre le diseguaglianze e garantire l’uniforme esigibilità dei LEA in tutto il territorio nazionale è necessario garantirne l’aggiornamento continuo per rendere rapidamente accessibili le innovazioni e potenziare gli strumenti per monitorare le Regioni. «Le intenzioni politiche – chiosa Cartabellotta – devono essere riallineate con l’esigibilità dei diritti delle persone. Oggi da un lato la mancata approvazione del cd. “Decreto Tariffe” impedisce ai pazienti di accedere a prestazioni innovative di specialistica ambulatoriale e protesica, dall’altro i LEA non vengono aggiornati da oltre 6 anni, rendendo inaccessibili ai pazienti numerose innovazioni diagnostico-terapeutiche che nel frattempo la ricerca ha reso disponibili».

PERSONALE SANITARIO. «Il tetto di spesa sul personale imposto dal progressivo definanziamento – spiega Cartabellotta – i blocchi contrattuali, la mancata programmazione dei nuovi specialisti hanno determinato prima una carenza quantitativa e adesso, soprattutto dopo la pandemia, una crisi motivazionale che porta sia a disertare alcune professioni (es. scienze infermieristiche) e specialità mediche (es. emergenza-urgenza), sia a lasciare le strutture pubbliche per quelle private, o addirittura per l’estero». Ecco perché è inderogabile rilanciare le politiche sul capitale umano in sanità al fine di valorizzare e (ri)motivare la colonna portante del SSN: investire sul personale sanitario con risorse vincolate, programmare adeguatamente il fabbisogno di tutti i professionisti sanitari, riformare i processi di formazione, valutazione e valorizzazione delle competenze secondo un approccio multi-professionale.

PROGRAMMAZIONE, ORGANIZZAZIONE E INTEGRAZIONE DEI SERVIZI SANITARI E SOCIO-SANITARI. «L’erogazione dell’assistenza sanitaria – ha spiegato il Presidente – oggi risulta molto frammentata, dicotomizzata tra ospedale e territorio e scarsamente integrata con quella socio-sanitaria, generando sprechi e inefficienze, ridotta qualità dei servizi e disagi per i pazienti». Ecco perché bisogna programmare l’offerta di servizi sanitari in relazione ai bisogni di salute e renderla disponibile tramite reti integrate, che condividono percorsi assistenziali, tecnologie e risorse umane. «Le opportunità offerte dal PNRR, in particolare la riorganizzazione dell’assistenza territoriale – ha precisato Cartabellotta – sono necessarie ma non sufficienti perché richiedono coraggiose riforme per essere utilizzate al meglio». In tal senso le risorse disponibili per la telemedicina, ha continuato il Presidente «devono far parte di una trasformazione digitale mirata a promuovere cultura e competenze digitali nella popolazione e tra professionisti della sanità e a rimuovere ostacoli infrastrutturali, tecnologici e organizzativi».

RAPPORTO PUBBLICO-PRIVATO E SANITÀ INTEGRATIVA. L’annuario statistico del SSN pubblicato il 23 marzo documenta l’espansione delle strutture sanitarie private accreditate, ovvero rimborsate con il denaro pubblico. Nel 2021 le strutture private accreditate ospedaliere sono passate dal 46,9% del totale al 48,6%. Tra il 2011 e il 2021 aumentano anche le percentuali di specialistica ambulatoriale (da 58,9% a 60,4% del totale), quelle deputate all’assistenza residenziale (da 76,5% all’84% del totale) e semiresidenziale (da 63,5% a 71,3% del totale) e la percentuale delle strutture riabilitative (da 75,1% al 78,2% del totale). «Il nostro Piano di Rilancio – ha precisato il Presidente – mira ad arginare l’espansione incontrollata del privato accreditato, sia normando l’integrazione pubblico-privato, sia riordinando la normativa sui fondi sanitari oggi un vero e proprio “cavallo di troia” che dirotta su assicurazioni e sanità privata accreditata risorse pubbliche provenienti dalla defiscalizzazione dei fondi sanitari».

Il Piano di Rilancio del SSN include altri punti: dall’attuazione del principio health in all alla prevenzione e promozione della salute; dalla necessità di potenziare l’informazione istituzionale basata sulle evidenze scientifiche e migliorare l’alfabetizzazione sanitaria delle persone all’aumento delle risorse da destinare alla ricerca clinica indipendente e alla ricerca sui servizi sanitari che devono arrivare almeno al 2% del finanziamento pubblico per la sanità; sino alla rimodulazione di ticket e detrazioni fiscali per le spese sanitarie, secondo princìpi di equità sociale ed evidenze scientifiche.

Nel corso della Conferenza la Fondazione GIMBE ha assegnato il premio “Evidence 2023” al Prof. Alberto Mantovani per il suo straordinario contributo ai progressi della scienza nel campo dell’immunologia e il suo stile nella comunicazione pubblica della scienza. Il premio “Salviamo il Nostro SSN 2023” è stato conferito al giornalista e conduttore televisivo Riccardo Iacona per aver promosso le evidenze scientifiche, combattuto l’antiscienza, contrastato il consumismo sanitario e, soprattutto, messo al centro delle sue inchieste il valore della sanità pubblica.

«Per la sanità pubblica – conclude Cartabellotta – è ormai scaduto il tempo della “manutenzione ordinaria” che ha portato allo sgretolamento dei princìpi di equità e universalismo. Ecco perché serve innanzitutto la visione sul modello di sanità che vogliamo lasciare in eredità alle future generazioni; quindi, occorre definire quante risorse pubbliche investire per la salute e il benessere delle persone; infine, bisogna attuare coraggiose riforme per condurre il SSN nella direzione voluta. Naturalmente tutto questo richiede ancor prima un patto politico che, prescindendo da ideologie partitiche e avvicendamenti di Governi, riconosca nel SSN un pilastro della nostra democrazia e una conquista sociale irrinunciabile. In alternativa, se mantenere un SSN pubblico, equo e universalistico non è più una priorità del nostro Paese, la politica dovrebbe avere l’onestà di scegliere apertamente un altro modello di sanità, governando in maniera rigorosa i processi di privatizzazione che si stanno già concretizzando in maniera subdola, creando di fatto una sanità a doppio binario».

 

Il Piano di rilancio del Servizio Sanitario Nazionale

  • LA SALUTE IN TUTTE LE POLITICHE. Mettere la salute e il benessere delle persone al centro di tutte le decisioni politiche: non solo sanitarie, ma anche ambientali, industriali, sociali, economiche e fiscali, oltre che di istruzione, formazione e ricerca (Health in All Policies).
  • PREVENZIONE E PROMOZIONE DELLA SALUTE. Diffondere la cultura e potenziare gli investimenti per la prevenzione e la promozione della salute e attuare l’approccio integrato One Health, perché la salute delle persone, degli animali, delle piante e dell’ambiente sono strettamente interdipendenti.
  • GOVERNANCE STATO-REGIONI. Potenziare le capacità di indirizzo e verifica dello Stato sulle Regioni, nel rispetto dei loro poteri, per ridurre diseguaglianze, iniquità e sprechi e garantire il diritto costituzionale alla tutela della salute su tutto il territorio nazionale.
  • FINANZIAMENTO PUBBLICO. Aumentare il finanziamento pubblico per la sanità in maniera consistente e stabile, allineandolo entro il 2030 alla media dei paesi europei, al fine di garantire l’erogazione uniforme dei LEA, l’accesso equo alle innovazioni e il rilancio delle politiche del personale sanitario.
  • LIVELLI ESSENZIALI DI ASSISTENZA. Garantire l’aggiornamento continuo dei LEA per rendere rapidamente accessibili le innovazioni e potenziare gli strumenti per monitorare le Regioni, al fine di ridurre le diseguaglianze e garantire l’uniforme esigibilità dei LEA in tutto il territorio nazionale.
  • PROGRAMMAZIONE, ORGANIZZAZIONE E INTEGRAZIONE DEI SERVIZI SANITARI E SOCIO-SANITARI. Programmare l’offerta di servizi sanitari in relazione ai bisogni di salute e renderla disponibile tramite reti integrate, che condividono percorsi assistenziali, tecnologie e risorse umane, al fine di ridurre la frammentazione dell’assistenza, superare la dicotomia ospedale-territorio e integrare assistenza sanitaria e sociale.
  • PERSONALE SANITARIO. Rilanciare le politiche sul capitale umano in sanità al fine di valorizzare e (ri)motivare la colonna portante del SSN: investire sul personale sanitario, programmare adeguatamente il fabbisogno di tutti i professionisti sanitari, riformare i processi di formazione, valutazione e valorizzazione delle competenze secondo un approccio multi-professionale.
  • SPRECHI E INEFFICIENZE. Ridurre sprechi e inefficienze che si annidano a livello politico, organizzativo e professionale e riallocare le risorse in servizi essenziali e innovazioni, aumentando il valore della spesa sanitaria.
  • RAPPORTO PUBBLICO-PRIVATO. Normare l’integrazione pubblico-privato secondo i reali bisogni di salute della popolazione e disciplinare la libera professione, al fine di ridurre le diseguaglianze d’accesso ai servizi sanitari e arginare l’espansione della sanità privata accreditata.
  • SANITÀ INTEGRATIVA. Riordinare la normativa sui fondi sanitari al fine di renderli esclusivamente integrativi rispetto a quanto già incluso nei LEA, arginando diseguaglianze, fenomeni di privatizzazione, erosione di risorse pubbliche e derive consumistiche.
  • TICKET E DETRAZIONI FISCALI. Rimodulare ticket e detrazioni fiscali per le spese sanitarie, secondo princìpi di equità sociale ed evidenze scientifiche, al fine di ridurre lo spreco di denaro pubblico e il consumismo sanitario.
  • TRASFORMAZIONE DIGITALE. Promuovere cultura e competenze digitali nella popolazione e tra professionisti della sanità e caregiver e rimuovere gli ostacoli infrastrutturali, tecnologici e organizzativi, al fine di minimizzare le diseguaglianze e migliorare l’accessibilità ai servizi e l’efficienza in sanità.
  • INFORMAZIONE ALLA POPOLAZIONE. Potenziare l’informazione istituzionale basata sulle evidenze scientifiche e migliorare l’alfabetizzazione sanitaria delle persone, al fine di favorire decisioni informate sulla salute, ridurre il consumismo sanitario e contrastare le fake news, oltre che aumentare la consapevolezza del valore del SSN.
  • RICERCA. Destinare alla ricerca clinica indipendente e alla ricerca sui servizi sanitari almeno il 2% del finanziamento pubblico per la sanità, al fine di produrre evidenze scientifiche per informare scelte e investimenti del SSN.

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28 marzo 2023
Servizio Sanitario Nazionale in codice rosso. Liste di attesa infinite, rinunce alle cure, innovazioni inaccessibili, diseguaglianze senza precedenti. E mentre la sanità pubblica arretra, il privato avanza. Serve un radicale cambio di rotta: il 31 marzo a Bologna GIMBE presenterà il Piano di Rilancio del SSN

«La crisi di sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – sta raggiungendo il punto di non ritorno tra l’indifferenza di tutti i Governi che negli ultimi 15 anni, oltre a tagliare o non investire in sanità, sono stati incapaci di attuare riforme coraggiose per garantire il diritto alla tutela della salute. Con l’aggravante di ignorare tre incontrovertibili certezze: che la sanità pubblica è una conquista sociale irrinunciabile e un pilastro della nostra democrazia; che il livello di salute e benessere della popolazione condiziona la crescita economica del Paese; infine, che la perdita di un SSN universalistico porterà ad un disastro sanitario, sociale ed economico senza precedenti».

L'emergenza COVID-19 ha ulteriormente indebolito il SSN, specialmente sul fronte del personale e il netto aumento del finanziamento pubblico negli ultimi anni è stato interamente assorbito dall'emergenza, tanto che ora le Regioni rischiano di tagliare i servizi. Senza contare che il DdL sull'autonomia differenziata potrebbe dare il colpo di grazia al SSN. «E se durante la fase più drammatica dell’emergenza – sottolinea il Presidente – tutte le forze politiche convergevano sulla necessità di potenziare la sanità pubblica, ben presto è ritornata nell’oblio. E i professionisti sanitari continuano ad essere ringraziati solo con la “retorica degli eroi”».

«Oggi i pazienti – chiosa il Presidente – vivono ogni giorno le conseguenze di un SSN ormai in codice rosso per la coesistenza di varie malattie: imponente sotto-finanziamento, carenza di personale per assenza di investimenti, mancata programmazione e crescente demotivazione, incapacità di ridurre le diseguaglianze, modelli organizzativi obsoleti e inesorabile avanzata del privato. Un SSN gravemente malato che costringe i pazienti ad attese infinite, migrazione sanitaria, spese ingenti, sino alla rinuncia alle cure».

Liste di attesa. Il ritardo delle prestazioni sanitarie accumulato durante la pandemia ha determinato un ulteriore allungamento delle liste di attesa che le Regioni non riescono a smaltire nonostante le risorse stanziate dal Governo. «Così le persone sono costrette a rivolgersi al privato se ne hanno le possibilità economiche – spiega Cartabellotta – oppure attendere gli inaccettabili tempi di attesa delle strutture pubbliche sino a rinunciare alle prestazioni, con conseguenze imprevedibili sulla loro salute». Secondo una recente audizione dell’ISTAT la quota di persone che hanno dovuto rinunciare a prestazioni sanitarie è passata dal 6,3% nel 2019 al 9,6% nel 2020, sino all’l’11,1% nel 2021. E se nel 2022 le stime attesterebbero un recupero con una riduzione al 7%, l’ostacolo principale rimangono le lunghe liste di attesa (4,2%) rispetto alle rinunce per motivi economici (3,2%).

La spesa privata. Nel 2021 la spesa sanitaria in Italia ha raggiunto i € 168 miliardi, di cui € 127 miliardi di spesa pubblica (75,6%), € 36,5 miliardi (21,8%) a carico delle famiglie e € 4,5 miliardi (2,7%) sostenuti da fondi sanitari e assicurazioni (dati ISTAT). Secondo il recente Rapporto CREA Sanità nel 2021 la spesa privata è in media € 1.734 per nucleo familiare, ovvero il 5,7% dei consumi totali. E nel 2020 oltre 600 mila famiglie hanno dovuto sostenere spese “catastrofiche”, ovvero insostenibili rispetto ai budget, e quasi 380 mila famiglie si sono impoverite per spese sanitarie, in particolare nelle Regioni meridionali. «La chiave di lettura – chiosa Cartabellotta – è chiarissima: la politica si è sbarazzata di una consistente quota di spesa pubblica per la sanità, scaricando oneri iniqui sui bilanci delle famiglie».

Diseguaglianze. Il monitoraggio del Ministero della Salute sugli adempimenti ai Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) spiega il Presidente «documenta enormi diseguaglianze regionali con un gap Nord-Sud ormai incolmabile, che rende la “questione meridionale” in sanità una priorità sociale ed economica». Infatti, guardando ai punteggi LEA nel decennio 2010-2019, tra le prime 10 Regioni solo due sono del centro (Umbria e Marche) e nessuna del sud; nel 2020 solo 11 Regioni risultano adempienti ai LEA, di cui solo la Puglia al Sud; eccetto Basilicata e Sardegna sono in Piano di rientro tutte le Regioni del centro-sud, con Calabria e Molise commissariate; e nel 2020 Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto attraggono il 94,1% della mobilità sanitaria.

«Esistono poi – spiega Cartabellotta – altre diseguaglianze meno note: tra aree urbane e rurali, tra uomini e donne, oltre che correlate al grado di istruzione e di reddito. Ovvero, il SSN garantisce una “salute diseguale” che si riflette anche sugli anni di vita perduti». Infatti, il recente report dell’Eurostat documenta che in Italia si vive più a lungo nelle Regioni del Centro-Nord, con la Provincia autonoma di Trento in testa (84,2 anni), rispetto a quelle del Sud, con la Campania fanalino di coda (80,9 anni). «Un inaccettabile gap di oltre 3,3 anni – commenta Cartabellotta – che dimostra come la qualità dei servizi sanitari regionali produca effetti evidenti sull’aspettativa di vita, vanificando quel vantaggio che le Regioni meridionali avevano conquistato nei decenni scorsi grazie a favorevoli condizioni ambientali e climatiche e alla dieta mediterranea».

Mancato accesso alle innovazioni. L’ultimo aggiornamento dei LEA risale al gennaio 2017, ma per mancanza di risorse non è mai stato approvato il cd “Decreto Tariffe” relativo a specialistica ambulatoriale e protesica. «Di conseguenza – puntualizza il Presidente – innovazioni quali la procreazione medicalmente assistita, lo screening neonatale esteso, ausili e dispositivi all’avanguardia (es. apparecchi acustici digitali, protesi di ultima generazione, carrozzine basculanti) oggi possono essere erogate solo dalle Regioni non in Piano di rientro con risorse proprie, generando ulteriori diseguaglianze e tenendo in ostaggio i diritti dei pazienti. Intanto, il “continuo aggiornamento dei LEA al fine di mantenerli allineati all’evoluzione delle conoscenze scientifiche” rimane solo un vuoto slogan, visto che i LEA non vengono aggiornati da oltre 6 anni rendendo numerose innovazioni diagnostico-terapeutiche inaccessibili a tutti i pazienti che ne avrebbero diritto».

Privatizzazione. L’annuario statistico del SSN pubblicato il 23 marzo restituisce l’entità dell’offerta delle strutture sanitarie private accreditate, ovvero rimborsate con il denaro pubblico. Nel 2021 risultano private accreditate: il 48,6% delle strutture ospedaliere (n. 995); il 60,4% di quelle di specialistica ambulatoriale (n. 8.778); l’84% di quelle deputate all’assistenza residenziale (n.7.984) e il 71,3% di quelle semiresidenziali (n. 3.005), ovvero le due tipologie di RSA; il 78,2% di quelle riabilitative (n. 1.154).  «Inoltre esiste un vero e proprio “cavallo di Troia” – aggiunge il Presidente – che erode risorse pubbliche dirottandole ai privati: il connubio tra fondi sanitari e assicurazioni, sostenuto dalle politiche del welfare aziendale». I fondi sanitari, che godono di consistenti agevolazioni fiscali, erano nati per integrare le prestazioni non offerte dal SSN (odontoiatria, long term care), ma di fatto per circa il 70% erogano prestazioni già incluse nei LEA tramite la sanità privata accreditata. E siccome le assicurazioni sono divenute veri e propri gestori dei fondi sanitari, puntualizza Cartabellotta «i presunti vantaggi del welfare aziendale per i lavoratori iscritti ai fondi sono una mera illusione, perché il 40-50% dei premi versati non si traducono in servizi in quanto erosi da costi amministrativi e utili delle compagnie assicurative. Ovvero, i beneficiari delle risorse pubbliche provenienti dalla defiscalizzazione dei fondi sanitari sono le assicurazioni che generano profitti, la sanità privata che aumenta le prestazioni erogate e le imprese che risparmiano sul costo del lavoro».

«Nel marzo 2013 – conclude Cartabellotta – la Fondazione GIMBE ha lanciato la campagna “Salviamo il Nostro Servizio Sanitario Nazionale”, con il monito che la perdita del SSN non sarebbe stata annunciata dal fragore di una valanga, ma dal silenzioso scivolamento di un ghiacciaio, attraverso anni, lustri, decenni. Che lentamente, ma inesorabilmente, avrebbe eroso il diritto costituzionale alla tutela della salute. E dopo 10 anni di battaglie GIMBE per la sanità pubblica, nell’indifferenza di tutti i Governi, le evidenze dimostrano che siamo vicini al punto di non ritorno. Se un SSN pubblico, equo e universalistico rappresenta ancora una priorità del Paese Italia e un pilastro della nostra democrazia è necessario un repentino cambio di rotta, indicato dalla Fondazione GIMBE con il “Piano di Rilancio del Servizio Sanitario Nazionale” che sarà presentato a Bologna il 31 marzo, in occasione della 15a Conferenza Nazionale».

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15a Conferenza Nazionale GIMBE
Il coraggio delle scelte per il futuro della Sanità Pubblica: visione, risorse, riforme

Bologna, Royal Hotel Carlton, 31 marzo 2023 ore 10.00

Nella lettura del Presidente Nino Cartabellotta sarà presentato il Piano di rilancio del Servizio Sanitario Nazionale, elaborato dalla Fondazione GIMBE e arricchito grazie ad un’ampia consultazione pubblica, che sarà utilizzato come standard di riferimento per monitorare scelte e azioni di chi decide sul diritto alla tutela della salute.

Seguiranno due forum. Al primo, destinato al rilancio delle politiche per il personale sanitario, parteciperanno i presidenti, o loro delegati, di tutte le Federazioni degli Ordini professionali: Filippo Anelli (Medici Chirurghi e Odontoiatri), Teresa Calandra (Tecnici Sanitari Radiologia Medica, Professioni Sanitarie Tecniche della Riabilitazione e della Prevenzione), Piero Ferrante (Fisioterapisti), Mara Fiaschi (Psicologi), Andrea Mandelli (Farmacisti), Pierpaolo Pateri (Professioni Infermieristiche), Nausicaa Orlandi (Chimici e Fisici), Gaetano Penocchio (Veterinari), Silvia Vaccari (Ostetrici), delegato da confermare (Biologi).

Al secondo Forum, destinato alla riorganizzazione dell'assistenza territoriale prevista dal PNRR, parteciperanno di autorevoli esponenti di Istituzioni, management, professionisti sanitari e cittadini: Michelangelo Bartolo (Telemedicina territoriale e Ospedaliera, Regione Lazio), Raffaele Donini (Assessore alle Politiche per la Salute Regione Emilia-Romagna), Tiziana Frittelli (Presidente Federsanità ANCI), Loreto Gesualdo (Presidente Federazione delle Società Medico-Scientifiche Italiane), Stefano Lorusso (Direttore Generale Programmazione Sanitaria, Ministero della Salute), Anna Lisa Mandorino (Segretaria Generale Cittadinanzattiva), Domenico Mantoan (Direttore Generale Agenas), Giovanni Migliore (Presidente Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere).

Nel pomeriggio la sessione “Focus on” su due tematiche di grande attualità: il monitoraggio del Ministero della Salute dei Piani regionali di recupero delle liste d'attesa (Maria Grazia Laganà, Ministero della Salute) e un’analisi su certezze, problemi irrisolti e prospettive future della Legge Gelli-Bianco per la sicurezza delle cure (Maurizio Hazan, Fondazione Italia in Salute).

Immancabili gli appuntamenti con il Laboratorio Italia, vetrina dei progetti selezionati da Regioni e Aziende Sanitarie, la sessione GIMBE4young dove verranno presentate le opportunità offerte da GIMBE ai giovani professionisti della sanità e la consegna del “Premio Evidence” e del “Premio Salviamo il Nostro Servizio Sanitario Nazionale”.

L’iscrizione alla Conferenza è gratuita e può essere effettuata esclusivamente tramite il modulo online disponibile a: www.conferenzagimbe.it/iscrizione.

Il modulo per la richiesta di accredito stampa all’evento è disponibile a: https://survey.alchemer.eu/s3/90542972/15a-Conferenza-Nazionale-GIMBE-Bologna-31-marzo-2023-Royal-Carlton-Hotel-via-Montebello-8  


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20 marzo 2023
Coronavirus: nell’ultima settimana stabili i contagi (-1%), decessi (-1,9%) e terapie intensive (0%). Scendono i ricoveri (-7,9%). Quarta dose: scoperte 2 persone su 3. Quinta dose: meno di 500 mila somministrazioni in 5 mesi. Copertura ferma al 15,7%

Il monitoraggio indipendente della Fondazione GIMBE rileva nella settimana 10-16 marzo 2023, rispetto alla precedente, una sostanziale stabilità dei nuovi casi (23.732 vs 23.963) (figura 1), dei decessi (212 vs 216) (figura 2), delle terapie intensive (104 vs 104) e delle persone in isolamento domiciliare (139.157 vs 141.005). In calo i ricoveri con sintomi (2.727 vs 2.962). In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni:

  • Decessi: 212 (-1,9%)
  • Terapia intensiva: 0 (0%)
  • Ricoverati con sintomi: -235 (-7,9%)
  • Isolamento domiciliare: -1.848 (-1,3%)
  • Nuovi casi: 23.732 (-1%)

Nuovi casi. «Dopo la discesa delle ultime due settimane – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – sono sostanzialmente stabili (-1%) i nuovi casi settimanali, che rimangono comunque ampiamente sottostimati. Dai 23,9 mila nella settimana precedente si attestano a quota 23,7 mila, con una media mobile a 7 giorni di 3.387 casi al giorno» (figura 3). I nuovi casi aumentano in 10 Regioni: dal +1,2% della Toscana al +33,8% della Basilicata. In calo le restanti 10 Regioni: dal -4% del Piemonte al -25,8% della Valle d’Aosta; mentre è stabile la Puglia con una variazione dello 0% (tabella 1). In 61 Province si registra un aumento dei nuovi casi: dal +0,1% di Treviso al +76,9% di Lodi. Nelle restanti 44 Province si rileva una diminuzione dei nuovi casi (dal -0,6% di Brescia al -43,2% di Reggio Calabria); stabili le province di Fermo e Verona con una variazione dello 0% (tabella 2).

Testing. Si registra un calo del numero dei tamponi totali (-5,3%): da 477.908 della settimana 3-9 marzo a 452.747 della settimana 10-16 marzo. In particolare i tamponi rapidi sono diminuiti del 3,9% (-14.310), mentre quelli molecolari del 10,2% (-10.851) (figura 4). La media mobile a 7 giorni del tasso di positività aumenta dal 4,3% al 4,6% per i tamponi molecolari e dal 5,1% al 5,4% per gli antigenici rapidi (figura 5).

Ospedalizzazioni. «Sul fronte degli ospedali – afferma Marco Mosti, Direttore Operativo della Fondazione GIMBE – prosegue il calo dei ricoveri in area medica (-7,9%) mentre sono stabili quelli in terapia intensiva (0%)». In termini assoluti, i posti letto COVID occupati in area critica, raggiunto il massimo di 148 il 28 febbraio, restano fermi a quota 104 il 16 marzo; in area medica, raggiunto il massimo di 3.331 il 23 febbraio, sono scesi a 2.727 il 16 marzo (figura 6). Al 16 marzo il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti COVID è del 4,3% in area medica (dall’1,8% della Basilicata al 10,1% dell'Umbria) e dell’1% in area critica (dallo 0% di Basilicata, Marche, Provincia Autonoma di Bolzano e Valle d’Aosta al 2,8% dell'Emilia Romagna) (figura 7). «Stabili gli ingressi giornalieri in terapia intensiva – puntualizza Mosti – con una media mobile a 7 giorni di 11 ingressi/die rispetto ai 12 della settimana precedente» (figura 8).

Decessi. Sostanzialmente stabili i decessi (-1,9%): 212 negli ultimi 7 giorni, con una media di 30 al giorno rispetto ai 31 della settimana precedente.

MONITORAGGIO CAMPAGNA VACCINALE

Vaccini: persone non vaccinate. Al 17 marzo (aggiornamento ore 06.18) sono 8,61 milioni le persone che non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino (figura 9), di cui:

  • 8,31 milioni attualmente vaccinabili, pari al 14% della platea (dall’11,2% della Toscana al 26,4% della Provincia Autonoma di Trento);
  • 0,30 milioni temporaneamente protette in quanto guarite da COVID-19 da meno di 180 giorni, pari allo 0,5% della platea (dallo 0,2% della Sicilia all’1% del Friuli Venezia Giulia).

Vaccini: terza dose. Al 17 marzo (aggiornamento ore 06.18) sono 8,51 milioni le persone che non hanno ancora ricevuto la dose booster (figura 10), di cui:

  • 7,73 milioni possono riceverla subito, pari al 15,8% della platea (dall’11,8% del Piemonte al 22,5% della Sicilia);
  • 0,78 milioni non possono riceverla nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni, pari all’1,6% della platea (dallo 0,4% della Valle D'Aosta al 3,1% del Veneto).

Vaccini: quarta dose.  La platea per il secondo richiamo (quarta dose), aggiornata al 17 settembre 2022, è di 19,1 milioni di persone: di queste, 12,2 milioni possono riceverlo subito, un milione non sono eleggibili nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni e 6 milioni l’hanno già ricevuto. Al 17 marzo (aggiornamento ore 06.18) sono state somministrate 5.984.294 quarte dosi, con una media mobile di 876 somministrazioni al giorno, in calo rispetto alle 961 della scorsa settimana (-8,8%) (figura 11). In base alla platea ufficiale (n. 19.119.772 di cui 13.060.462 over 60, 3.990.080 fragili e immunocompromessi, 1.748.256 di personale sanitario e 320.974 ospiti delle RSA che non ricadono nelle categorie precedenti), il tasso di copertura nazionale per le quarte dosi è del 31,3%, ovvero sono scoperte più di due persone su tre, con nette differenze regionali: dal 14% della Calabria al 45,3% del Piemonte (figura 12).

Vaccini: quinta dose.  La platea per il terzo richiamo (quinta dose), aggiornata al 20 gennaio 2023, è di 3,1 milioni di persone: di queste, 2,4 milioni possono riceverlo subito, 0,2 milioni non sono eleggibili nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni e 0,5 milioni l’hanno già ricevuto. Dopo cinque mesi dall’avvio della campagna, al 17 marzo (aggiornamento ore 06.18) sono state somministrate 495.567 quinte dosi, con una media mobile di 746 somministrazioni al giorno, in aumento rispetto alle 735 della scorsa settimana (+1,5%) (figura 13). In base alla platea ufficiale (n. 3.146.516 di cui 2.298.047 over 60, 731.224 fragili e immunocompromessi, 117.245 ospiti delle RSA che non ricadono nelle categorie precedenti), il tasso di copertura nazionale per le quinte dosi è del 15,7% con nette differenze regionali: dal 6% della Campania al 29,9% del Piemonte (figura 14).

«In considerazione della progressiva riduzione della circolazione virale da dicembre 2022, dell’impatto sempre minore su ospedalizzazioni e decessi, del sostanziale immobilismo della campagna vaccinale sui richiami e dell’assenza di nuove varianti di preoccupazione – conclude Cartabellotta - la Fondazione GIMBE dopo 3 anni sospende il report settimanale relativo al monitoraggio indipendente della pandemia COVID-19 e della campagna vaccinale. Confidando di avere reso un servizio utile al Paese, continueremo ad aggiornare i dati della pandemia e della campagna vaccinale sul nostro sito web».

Il monitoraggio GIMBE della pandemia COVID-19 è disponibile a: https://coronavirus.gimbe.org.
La Fondazione GIMBE rimane disponibile a fornire approfondimenti puntali su richiesta dei giornalisti
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16 marzo 2023
Nel 2020 la pandemia frena la migrazione sanitaria: € 3,33 miliardi si spostano dal sud al nord. Alle “autonomiste” Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto il 94,1% del saldo della mobilità attiva. L’83,4% del saldo passivo grava su Campania, Lazio, Sicilia, Puglia, Abruzzo e Basilicata. Mobilità attiva: le strutture private incassano oltre la metà di ricoveri e prestazioni di specialistica ambulatoriale

Nel 2020, la mobilità sanitaria interregionale in Italia ha raggiunto un valore di € 3,33 miliardi, con saldi estremamente variabili tra le Regioni del Nord e quelle del Sud. Il saldo è un dato che risulta dalla differenza tra mobilità attiva, ovvero l’attrazione di pazienti da altre Regioni, e quella passiva, cioè la “migrazione sanitaria” dalla Regione di residenza. Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto – le Regioni capofila dell’autonomia differenziata – raccolgono il 94,1% del saldo attivo, mentre l’83,4% del saldo passivo si concentra in Campania, Lazio, Sicilia, Puglia, Abruzzo e Basilicata. «La mobilità sanitaria – spiega Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – è un fenomeno dalle enormi implicazioni sanitarie, sociali etiche ed economiche, che riflette le grandi diseguaglianze nell’offerta di servizi sanitari tra le varie Regioni e, soprattutto, tra il Nord e il Sud del Paese. Infatti, le Regioni con maggiore capacità attrattiva si trovano ai primi posti nei punteggi LEA, mentre gli ultimi posti sono occupati da quelle con mobilità passiva più elevata».

I dati sulla mobilità sanitaria riguardano 7 tipologie di prestazioni: ricoveri ordinari e day hospital (differenziati per pubblico e privato), medicina generale, specialistica ambulatoriale (differenziata per pubblico e privato), farmaceutica, cure termali, somministrazione diretta di farmaci, trasporti con ambulanza ed elisoccorso. «La Fondazione GIMBE ha elaborato un report sulla mobilità sanitaria – precisa Cartabellotta – utilizzando sia i dati economici aggregati per analizzare mobilità attiva, passiva e saldi, sia i flussi trasmessi dalle Regioni al Ministero della Salute con il cosiddetto Modello M, che permettono di analizzare la differente capacità di attrazione del pubblico e del privato di ogni Regione, oltre alla tipologia di prestazioni erogate in mobilità».

Nel 2020 il valore della mobilità sanitaria ammonta a € 3.330,47 milioni: si tratta di una cifra inferiore a quella degli anni precedenti (figura 1), spiega il Presidente, «in parte in ragione dell’emergenza pandemica COVID-19 che ha ridotto gli spostamenti delle persone e l’offerta di prestazioni ospedaliere e ambulatoriali, in parte per l’esclusione nel 2020 del valore della mobilità della Regione Calabria, che ammonta a circa € 250 milioni». Infatti, in base ai dati del Modello M, la Calabria ha € 224,4 milioni di debiti e € 27,2 milioni di crediti, somme che saranno compensate a partire dal 2026: di conseguenza, la Regione è stata esclusa dalle analisi su mobilità attiva, mobilità passiva, saldi e saldi pro-capite.

Mobilità attiva. 6 Regioni con maggiori capacità di attrazione vantano crediti superiori a € 150 milioni: Lombardia (20,2%), Emilia-Romagna (16,5%) e Veneto (12,7%) raccolgono complessivamente quasi la metà della mobilità attiva. Un ulteriore 20,7% viene attratto da Lazio (8,4%), Piemonte (6,9%) e Toscana (5,4%). Il rimanente 29,9% della mobilità attiva si distribuisce nelle altre Regioni e Province autonome. I dati documentano la forte capacità attrattiva delle grandi Regioni del Nord a cui corrisponde quella estremamente limitata delle Regioni del Centro-Sud, con la sola eccezione del Lazio (figura 2).

Mobilità passiva. 3 Regioni con maggiore indice di fuga generano debiti per oltre € 300 milioni: in testa Lazio (13,8%), Lombardia (10,9%) e Campania (10,2%), che insieme compongono oltre un terzo della mobilità passiva. Il restante 65,1% si distribuisce nelle rimanenti 17 Regioni e Province autonome. «I dati della mobilità passiva – commenta Cartabellotta – documentano differenze più sfumate tra Nord e Sud. In particolare, se quasi tutte le Regioni del Sud hanno elevati indici di fuga, questi sono rilevanti anche in tutte le grandi Regioni del Nord con elevata mobilità attiva, per la cosiddetta mobilità di prossimità, ovvero lo spostamento tra Regioni vicine con elevata qualità dei servizi sanitari, secondo specifiche preferenze dei cittadini». In dettaglio: Lombardia (-€ 362,9 milioni), Veneto (-€ 220,1 milioni), Piemonte (-€ 210,8 milioni) ed Emilia-Romagna (-€ 201,7 milioni) (figura 3).

Saldi. Le Regioni con saldo positivo superiore a € 100 milioni sono tutte del Nord, mentre quelle con saldo negativo maggiore di € 100 milioni tutte del Centro-Sud (figura 4). In particolare:

 

  • Saldo positivo rilevante: Emilia-Romagna (€ 300,1 milioni), Lombardia (€ 250,9 milioni) e Veneto (€ 165,9 milioni)
  • Saldo positivo moderato: Molise (€ 34,3 milioni)
  • Saldo positivo minimo: Toscana (€ 8,8 milioni), Friuli-Venezia Giulia (€ 1,6 milioni)
  • Saldo negativo minimo: Prov. Aut. di Bolzano (-€ 2 milioni), Piemonte (-€ 2,3 milioni), Provincia autonoma di Trento (-€ 3,8 milioni), Valle d’Aosta (-€ 10,7 milioni), Umbria (-€ 20,1 milioni)
  • Saldo negativo moderato: Marche (-€ 25,4 milioni), Liguria (-€ 51,5 milioni), Sardegna (-€ 57,6 milioni), Basilicata (-€ 62,5 milioni), Abruzzo (-€ 84,7 milioni)
  • Saldo negativo rilevante: Puglia (-€ 124,9 milioni), Sicilia (-€ 173,3 milioni), Lazio (-€ 202,2 milioni), Campania (-€ 222,9 milioni)


Saldo pro-capite di mobilità sanitaria. «Con questo indicatore elaborato dalla Fondazione GIMBE – puntualizza Cartabellotta – la classifica dei saldi si ricompone dimostrando che, al di là del valore economico, gli importi relativi alla mobilità sanitaria devono sempre essere interpretati in relazione alla popolazione residente». In particolare il Molise è in prima posizione per saldo pro-capite attivo con € 116 mentre la Basilicata, fanalino di coda, ha un saldo pro-capite negativo di € 115 (figura 5).

Valore delle tipologie di prestazioni erogate in mobilità. Complessivamente, l’85,8% del valore della mobilità sanitaria riguarda i ricoveri ordinari e in day hospital (69,6%) e le prestazioni di specialistica ambulatoriale (16,2%). Il 9,3% è relativo alla somministrazione diretta di farmaci e il rimanente 4,9% alle altre prestazioni (figura 6).

Mobilità verso le strutture private. «Grazie alla Commissione Salute della Conferenza delle Regioni e Province autonome – spiega il Presidente – che, in risposta a una richiesta di accesso civico, ha fornito alla Fondazione GIMBE i dati completi relativi alla mobilità sanitaria inviati dalle Regioni al Ministero della Salute, il report si è arricchito di ulteriori analisi rispetto ai precedenti». In particolare, emerge che più della metà del valore della mobilità sanitaria per ricoveri e prestazioni specialistiche è erogata da strutture private, per un valore di € 1.422,2 milioni (52,6%), rispetto ai € 1.278,9 milioni (47,4%) delle strutture pubbliche. In particolare, per i ricoveri ordinari e in day hospital le strutture private hanno incassato € 1.173,1 milioni, mentre quelle pubbliche € 1.019,8 milioni. Per quanto riguarda le prestazioni di specialistica ambulatoriale in mobilità, il valore erogato dal privato è di € 249,1 milioni, mentre quello pubblico è di € 259,1 milioni (figura 7).

«Il volume dell’erogazione di ricoveri e prestazioni specialistiche da parte di strutture private – spiega Cartabellotta – varia notevolmente tra le Regioni ed è un indicatore della presenza e della capacità attrattiva delle strutture private accreditate». Infatti, accanto a Regioni dove la sanità privata eroga oltre il 60% del valore totale della mobilità attiva – Molise (87,2%), Puglia (71,5%), Lombardia (69,2%) e Lazio (62,6%) – ci sono Regioni dove le strutture private erogano meno del 20% del valore totale della mobilità: Umbria (15,2%), Sardegna (14,5%), Valle d'Aosta (11,5%), Liguria (9,9%), Basilicata (8,1%) e nella Provincia autonoma di Bolzano (3,4%) (figura 8).

«Le nostre analisi – conclude Cartabellotta – dimostrano che i flussi economici della mobilità sanitaria scorrono prevalentemente da Sud a Nord, in particolare verso le Regioni che hanno già sottoscritto i pre-accordi con il Governo per la richiesta di maggiori autonomie. E che oltre la metà delle prestazioni di ricovero e specialistica ambulatoriale finisce nelle casse delle strutture private, ulteriore segnale d’indebolimento della sanità pubblica. In ogni caso, è impossibile stimare l’impatto economico complessivo della mobilità sanitaria che include sia i costi sostenuti da pazienti e familiari per gli spostamenti, sia i costi indiretti (assenze dal lavoro di familiari, permessi retribuiti), sia quelli intangibili che conseguono alla non esigibilità di un diritto fondamentale sancito dalla Costituzione».


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13 marzo 2023
Coronavirus: tutti i numeri in calo negli ultimi sette giorni. Contagi (-10,1%), ricoveri ordinari (-10,2%), terapie intensive (-24,1%) e decessi (-5,3%). Con meno di mille richiami giornalieri nell’ultima settimana precipitano quarta (-32,4%) e quinta dose (-36,6%)

MONITORAGGIO PANDEMIA COVID-19

Il monitoraggio indipendente della Fondazione GIMBE rileva nella settimana 3-9 marzo 2023, rispetto alla precedente, una diminuzione di nuovi casi (23.963 vs 26.658) (figura 1) e una diminuzione dei decessi (216 vs 228) (figura 2). In calo anche le persone in isolamento domiciliare (141.005 vs 144.636), i ricoveri con sintomi (2.962 vs 3.297) e le terapie intensive (104 vs 137). In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni:

  • Decessi: 216 (-5,3%)
  • Terapia intensiva: -33 (-24,1%)
  • Ricoverati con sintomi: -335 (-10,2%)
  • Isolamento domiciliare: -3.631 (-2,5%)
  • Nuovi casi: 23.963 (-10,1%)

Nuovi casi. «Dopo l’aumento di due settimane fa – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – prosegue il calo (-10,1%) dei nuovi casi settimanali, che rimangono comunque ampiamente sottostimati. Da oltre 26 mila nella settimana precedente sfiorano quota 24 mila, con una media mobile a 7 giorni di 3.423 casi al giorno» (figura 3). I nuovi casi aumentano in 4 Regioni: dal +3,8% della Lombardia al +23,7% della Provincia Autonoma di Trento. In calo le restanti 17 Regioni: dal -2,1% del Friuli Venezia Giulia al -51,6% della Valle d’Aosta (tabella 1). In 37 Province si registra un aumento dei nuovi casi: dal +0,7% di Verona al +217,1% di Rimini. Nelle restanti 70 Province si rileva una diminuzione dei nuovi casi (dal -1,2% di Salerno al -48,2% di Aosta) (tabella 2).

Testing. Si registra un calo del numero dei tamponi totali (-10,4%): da 533.212 della settimana 24 febbraio-2 marzo a 477.908 della settimana 3-9 marzo. In particolare i tamponi rapidi sono diminuiti dell’11% (-45.888), e quelli molecolari dell’8,1% (-9.416) (figura 4). La media mobile a 7 giorni del tasso di positività si riduce dal 4,4% al 4,3% per i tamponi molecolari e dal 5,2% al 5,1% per gli antigenici rapidi (figura 5).

Ospedalizzazioni. «Sul fronte degli ospedali – afferma Marco Mosti, Direttore Operativo della Fondazione GIMBE – cala il numero dei ricoveri sia in area medica (-10,2%) che in terapia intensiva (-24,1%)». In termini assoluti, i posti letto COVID occupati in area critica, raggiunto il massimo di 148 il 28 febbraio, sono scesi a 104 il 9 marzo; in area medica, raggiunto il massimo di 3.331 il 23 febbraio, sono scesi a 2.962 il 9 marzo (figura 6). Al 9 marzo il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti COVID è del 4,7% in area medica (dall’1,1% del Molise al 14,2% dell'Umbria) e dell’1% in area critica (dallo 0% di Basilicata, Marche, Provincia Autonoma di Trento e Valle d’Aosta al 2,6% di Emilia Romagna e Molise) (figura 7). «In diminuzione gli ingressi giornalieri in terapia intensiva – puntualizza Mosti – con una media mobile a 7 giorni di 12 ingressi/die rispetto ai 17 della settimana precedente» (figura 8).

Decessi. Diminuiscono i decessi (-5,3%): 216 negli ultimi 7 giorni, con una media di 31 al giorno rispetto ai 33 della settimana precedente.

MONITORAGGIO CAMPAGNA VACCINALE

Vaccini: persone non vaccinate. Al 10 marzo (aggiornamento ore 06.20) sono 8,61 milioni le persone che non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino (figura 9), di cui:

  • 8,29 milioni attualmente vaccinabili, pari al 13,9% della platea (dall’11,2% della Toscana al 26,3% della Provincia Autonoma di Trento);
  • 0,32 milioni temporaneamente protette in quanto guarite da COVID-19 da meno di 180 giorni, pari allo 0,5% della platea (dallo 0,2% della Sicilia all’1,1% del Friuli Venezia Giulia).

Vaccini: terza dose. Al 10 marzo (aggiornamento ore 06.20) sono 8,51 milioni le persone che non hanno ancora ricevuto la dose booster (figura 10), di cui:

  • 7,66 milioni possono riceverla subito, pari al 15,6% della platea (dall’11,6% del Piemonte al 22,5% della Sicilia);
  • 0,85 milioni non possono riceverla nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni, pari all’1,7% della platea (dallo 0,5% della Valle D'Aosta al 3,4% del Veneto).                                               

Vaccini: quarta dose.  La platea per il secondo richiamo (quarta dose), aggiornata al 17 settembre 2022, è di 19,1 milioni di persone: di queste, 12,2 milioni possono riceverlo subito, un milione di persone non sono eleggibili nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni e 6 milioni l’hanno già ricevuto. Al 10 marzo (aggiornamento ore 06.20) sono state somministrate 5.977.406 quarte dosi, con una media mobile di 926 somministrazioni al giorno, in calo rispetto alle 1.370 della scorsa settimana (-32,4%) (figura 11). In base alla platea ufficiale (n. 19.119.772 di cui 13.060.462 over 60, 3.990.080 fragili e immunocompromessi, 1.748.256 di personale sanitario e 320.974 ospiti delle RSA che non ricadono nelle categorie precedenti), il tasso di copertura nazionale per le quarte dosi è del 31,3% con nette differenze regionali: dal 14% della Calabria al 45,2% del Piemonte (figura 12).

Vaccini: quinta dose.  La platea per il terzo richiamo (quinta dose), aggiornata al 20 gennaio 2023, è di 3,1 milioni di persone: di queste, 2,5 milioni possono riceverlo subito, 0,2 milioni non sono eleggibili nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni e 0,5 milioni l’hanno già ricevuto. Al 10 marzo (aggiornamento ore 06.20) sono state somministrate 489.861 quinte dosi, con una media mobile di 693 somministrazioni al giorno, in calo rispetto alle 1.094 della scorsa settimana (-36,6%) (figura 13). In base alla platea ufficiale (n. 3.146.516 di cui 2.298.047 over 60, 731.224 fragili e immunocompromessi, 117.245 ospiti delle RSA che non ricadono nelle categorie precedenti), il tasso di copertura nazionale per le quinte dosi è del 15,6% con nette differenze regionali: dal 5,6% della Campania al 29,6% del Piemonte (figura 14).

Il monitoraggio GIMBE della pandemia COVID-19 è disponibile a: https://coronavirus.gimbe.org


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6 marzo 2023
Coronavirus: negli ultimi sette giorni in calo contagi (-9,4%) e decessi (-6,6%). Stabili i ricoveri (-1%) e lieve risalita delle terapie intensive (+3%). Coperture richiami in stallo: 31,2% per la quarta dose, 15,3% per la quinta dose

Il monitoraggio indipendente della Fondazione GIMBE rileva nella settimana 24 febbraio-2 marzo 2023, rispetto alla precedente, una diminuzione di nuovi casi (26.658 vs 29.438) (figura 1), dei decessi (228 vs 244) (figura 2) e delle persone in isolamento domiciliare (144.636 vs 165.641). Stabili i ricoveri con sintomi (3.297 vs 3.331), mentre aumentano le terapie intensive (137 vs 133). In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni:

  • Decessi: 228 (-6,6%)
  • Terapia intensiva: +4 (+3%)
  • Ricoverati con sintomi: -34 (-1%)
  • Isolamento domiciliare: -21.005 (-12,7%)
  • Nuovi casi: 26.658 (-9,4%)

Nuovi casi. «Dopo l’aumento della settimana scorsa – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – si registra un nuovo calo (-9,4%) dei nuovi casi settimanali, che rimangono comunque ampiamente sottostimati. Da oltre 29 mila nella settimana precedente scendono a oltre 26 mila, con una media mobile a 7 giorni di oltre 3.800 casi al giorno» (figura 3). I nuovi casi aumentano in 4 Regioni: dal +5% del Molise al +63,2% della Valle d’Aosta. In calo le restanti 17 Regioni: dal -0,6% della Sicilia al -22,4% della Provincia Autonoma di Trento (tabella 1). In 31 Province si registra un aumento dei nuovi casi: dal +0,7% di Teramo al +84,8% di Gorizia. Nelle restanti 75 Province si rileva una diminuzione dei nuovi casi (dal -0,7% di Brindisi al -76,7% di Rimini); stabile la Provincia Sud Sardegna con una variazione dello 0%. In nessuna Provincia l’incidenza supera i 500 casi per 100.000 abitanti (tabella 2).

Testing. Si registra un aumento del numero dei tamponi totali (+5,3%): da 506.295 della settimana 17-23 febbraio a 533.212 della settimana 24 febbraio-2 marzo. In particolare i tamponi rapidi sono aumentati del 5,9% (+23.114), mentre quelli molecolari del 3,4% (+3.803) (figura 4). La media mobile a 7 giorni del tasso di positività si riduce dal 4,9% al 4,4% per i tamponi molecolari e dal 6 % al 5,2% per gli antigenici rapidi (figura 5).

Ospedalizzazioni. «Sul fronte degli ospedali – afferma Marco Mosti, Direttore Operativo della Fondazione GIMBE – si segnala una sostanziale stabilità dei ricoveri in area medica (-1%), mentre sono in lieve risalita quelli in terapia intensiva (+3%)». In termini assoluti, i posti letto COVID occupati in area critica, raggiunto il minimo di 126 il 24 febbraio, sono saliti a 137 il 2 marzo; in area medica, raggiunto il minimo di 3.177 il 17 febbraio, sono saliti a 3.297 il 2 marzo (figura 6). Al 2 marzo il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti COVID è del 5,2% in area medica (dall’1,7% della Lombardia al 13,4% dell'Umbria) e dell’1,4% in area critica (dallo 0% di Basilicata, Marche, Molise, Provincia Autonoma di Trento e Valle d’Aosta al 4,4% della Sardegna) (figura 7). «In lieve aumento gli ingressi giornalieri in terapia intensiva – puntualizza Mosti – con una media mobile a 7 giorni di 17 ingressi/die rispetto ai 13 della settimana precedente» (figura 8).

Decessi. Diminuiscono i decessi (-6,6%): 228 negli ultimi 7 giorni, con una media di 33 al giorno rispetto ai 35 della settimana precedente.

MONITORAGGIO CAMPAGNA VACCINALE

Vaccini: persone non vaccinate. Al 2 marzo (aggiornamento ore 07.20) sono 8,63 milioni le persone che non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino (figura 9), di cui:

  • 8,28 milioni attualmente vaccinabili, pari al 13,9% della platea (dall’11,2% della Toscana al 26,3% della Provincia Autonoma di Trento);
  • 0,35 milioni temporaneamente protette in quanto guarite da COVID-19 da meno di 180 giorni, pari allo 0,6% della platea (dallo 0,3% della Sicilia al 1,2% del Friuli Venezia Giulia).

Vaccini: terza dose. Al 2 marzo (aggiornamento ore 07.20) sono 8,52 milioni le persone che non hanno ancora ricevuto la dose booster (figura 10), di cui:

  • 7,58 milioni possono riceverla subito, pari al 15,5% della platea (dall’11,3% del Piemonte al 22,4% della Sicilia);
  • 0,94 milioni non possono riceverla nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni, pari all’1,9% della platea (dallo 0,6% della Valle D'Aosta al 3,7% del Veneto).                                                               

Vaccini: quarta dose.  La platea per il secondo richiamo (quarta dose), aggiornata al 17 settembre 2022, è di 19,1 milioni di persone: di queste, 12,1 milioni possono riceverlo subito, un milione di persone non sono eleggibili nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni e 6 milioni l’hanno già ricevuto. Al 2 marzo (aggiornamento ore 07.20) sono state somministrate 5.967.572 quarte dosi (figura 11). In base alla platea ufficiale (n. 19.119.772 di cui 13.060.462 over 60, 3.990.080 fragili e immunocompromessi, 1.748.256 di personale sanitario e 320.974 ospiti delle RSA che non ricadono nelle categorie precedenti), il tasso di copertura nazionale per le quarte dosi è fermo al 31,2% con nette differenze regionali: dal 14% della Calabria al 45% del Piemonte (figura 12).

Vaccini: quinta dose.  La platea per il terzo richiamo (quinta dose), aggiornata al 20 gennaio 2023, è di 3,1 milioni di persone: di queste, 2,4 milioni possono riceverlo subito, 0,2 milioni non sono eleggibili nell’immediato in quanto guarite da meno di 180 giorni e 0,5 milioni l’hanno già ricevuto. Al 2 marzo (aggiornamento ore 07.20) sono state somministrate 482.887 quinte dosi (figura 13). In base alla platea ufficiale (n. 3.146.516 di cui 2.298.047 over 60, 731.224 fragili e immunocompromessi, 117.245 ospiti delle RSA che non ricadono nelle categorie precedenti), il tasso di copertura nazionale per le quinte dosi è del 15,3% con nette differenze regionali: dal 5,4% della Campania al 29,1% del Piemonte (figura 14).

Il monitoraggio GIMBE della pandemia COVID-19 è disponibile a: https://coronavirus.gimbe.org


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27 febbraio 2023
Coronavirus: nell’ultima settimana lieve risalita di contagi (+3,8%) e ricoveri ordinari (+4,1%). In calo terapie intensive (-13,6%) e decessi (-18,4%). Quarta dose: scendono ancora le somministrazioni giornaliere (-25,8%), scoperte 12,1 milioni di persone. Copertura quinta dose al palo (15,1%)

MONITORAGGIO PANDEMIA COVID-19

Il monitoraggio indipendente della Fondazione GIMBE rileva nella settimana 17-23 febbraio 2023, rispetto alla precedente, un lieve aumento di nuovi casi (29.438 vs 28.347) (figura 1) e una diminuzione dei decessi (244 vs 299) (figura 2). In calo anche le persone in isolamento domiciliare (165.641 vs 182.174), aumentano i ricoveri con sintomi (3.331 vs 3.200) e mentre continua la discesa nelle terapie intensive (133 vs 154). In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni:

  • Decessi: 244 (-18,4%)
  • Terapia intensiva: -21 (-13,6%)
  • Ricoverati con sintomi: +131 (+4,1%)
  • Isolamento domiciliare: -16.533 (-9,1%)
  • Nuovi casi: 29.438 (+3,8%)

Nuovi casi. «Dopo 6 settimane consecutive di calo – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – si registra un lieve aumento (+3,8%) dei nuovi casi settimanali, che rimangono comunque ampiamente sottostimati. Da oltre 28 mila nella settimana precedente salgono a oltre 29 mila, con una media mobile a 7 giorni di oltre 4 mila casi al giorno» (figura 3). I nuovi casi aumentano in 14 Regioni: dallo 0,4% della Liguria al 15% del Lazio; mentre calano nelle restanti 7 Regioni: dal -1,9% del Piemonte al -25,3% della Sardegna (tabella 1). In 55 Province si registra un aumento dei nuovi casi: dal +0,5% di Brescia al +74,5% di Vercelli, mentre nelle restanti 51 Province si rileva una diminuzione dei nuovi casi (dal -1,2% di Bari al -51,8% di Sassari); stabile la Provincia di Barletta-Andria-Trani con una variazione dello 0%. In nessuna Provincia l’incidenza supera i 500 casi per 100.000 abitanti (tabella 2).

Testing. Si registra un calo del numero dei tamponi totali (-5,6%): da 536.080 della settimana 10-16 febbraio a 506.295 della settimana 17-23 febbraio. In particolare i tamponi rapidi sono diminuiti dell’1% (-4.076), mentre quelli molecolari sono diminuiti del 18,7% (-25.709) (figura 4). La media mobile a 7 giorni del tasso di positività aumenta dal 4,2% al 4,9% per i tamponi molecolari e dal 5,7% al 6% per gli antigenici rapidi (figura 5).

Ospedalizzazioni. «Sul fronte degli ospedali – afferma Marco Mosti, Direttore Operativo della Fondazione GIMBE torna a salire il numero dei ricoveri sia in area medica (+4,1%) mentre prosegue il calo in terapia intensiva (-13,6%)». In termini assoluti, i posti letto COVID occupati in area critica, raggiunto il massimo di 347 il 12 dicembre, sono scesi a 133 il 23 febbraio; in area medica, raggiunto il minimo di 3.177 il 17 febbraio, sono saliti a 3.331 il 23 febbraio (figura 6). Al 23 febbraio il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti COVID è del 5,2% in area medica (dall’1,7% del Molise al 13,3% dell'Umbria) e dell’1,3% in area critica (dallo 0% di Abruzzo, Basilicata, Molise, Prov. Aut. di Bolzano, Prov. Aut. di Trento e Valle d’Aosta al 3,7% della Calabria) (figura 7). «In lieve diminuzione gli ingressi giornalieri in terapia intensiva – puntualizza Mosti – con una media mobile a 7 giorni di 13 ingressi/die rispetto ai 14 della settimana precedente» (figura 8).

Decessi. Diminuiscono i decessi (-18,4%): 244 negli ultimi 7 giorni, con una media di 35 al giorno rispetto ai 43 della settimana precedente.

MONITORAGGIO CAMPAGNA VACCINALE

Vaccini: persone non vaccinate. Al 24 febbraio (aggiornamento ore 08.22) sono 6,78 milioni le persone che non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino (figura 9), di cui:

  • 6,46 milioni attualmente vaccinabili, pari al 13,9% della platea (dall’11,1% della Toscana al 26,2% della Provincia Autonoma di Trento);
  • 0,32 milioni temporaneamente protette in quanto guarite da COVID-19 da meno di 180 giorni, pari al 0,6% della platea (dallo 0,3% della Sicilia all’1,2% del Friuli Venezia Giulia).

Vaccini: terza dose. Al 24 febbraio (aggiornamento ore 08.22) sono 8,53 milioni le persone che non hanno ancora ricevuto la dose booster (figura 10), di cui:

  • 7,44 milioni possono riceverla subito, pari al 15,2% della platea (dal 10,8% del Piemonte al 22,3% della Sicilia);
  • 1,08 milioni non possono riceverla nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni, pari al 2,2% della platea (dallo 0,8% della Sicilia al 4,2% del Veneto).                                                              

Vaccini: quarta dose.  La platea per il secondo richiamo (quarta dose), aggiornata al 17 settembre 2022, è di 19,1 milioni di persone: di queste, 12,1 milioni possono riceverlo subito, 1,1 non sono eleggibili nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni e 6 milioni l’hanno già ricevuto. Al 24 febbraio (aggiornamento ore 08.22) sono state somministrate 5.958.606 quarte dosi, con una media mobile di 1.735 somministrazioni al giorno, in calo rispetto alle 2.339 della scorsa settimana (-25,8%) (figura 11). In base alla platea ufficiale (n. 19.119.772 di cui 13.060.462 over 60, 3.990.080 fragili e immunocompromessi, 1.748.256 di personale sanitario e 320.974 ospiti delle RSA che non ricadono nelle categorie precedenti), il tasso di copertura nazionale per le quarte dosi è del 31,2% con nette differenze regionali: dal 14% della Calabria al 44,8% del Piemonte (figura 12).         

Vaccini: quinta dose.  La platea per il terzo richiamo (quinta dose), aggiornata al 20 gennaio 2023, è di 3,1 milioni di persone: di queste, 2,5 milioni possono riceverlo subito, 0,2 milioni non sono eleggibili nell’immediato in quanto guarite da meno di 180 giorni e 0,5 milioni l’hanno già ricevuto. Al 24 febbraio (aggiornamento ore 08.22) sono state somministrate 476.013 quinte dosi, con una media mobile di 1.230 somministrazioni al giorno, in calo rispetto alle 1.624 della scorsa settimana (-24,3%) (figura 13). In base alla platea ufficiale (n. 3.146.516 di cui 2.298.047 over 60, 731.224 fragili e immunocompromessi, 117.245 ospiti delle RSA che non ricadono nelle categorie precedenti), il tasso di copertura nazionale per le quinte dosi rimane al palo e si attesta al 15,1% con nette differenze regionali: dal 5,2% della Campania al 28,7% del Piemonte (figura 14).

Il monitoraggio GIMBE della pandemia COVID-19 è disponibile a: https://coronavirus.gimbe.org


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23 febbraio 2023
Cure essenziali, le nuove “pagelle” del Ministero: nel 2020 promosse solo 11 Regioni, al sud solo la Puglia. Con la pandemia peggiorano quasi tutte le Regioni e la prevenzione paga il conto più salato. Analisi GIMBE: Emilia-Romagna in testa e Calabria in coda, enormi diseguaglianze tra nord e sud

Ogni anno il Ministero della Salute valuta l’erogazione delle prestazioni sanitarie - i cosiddetti Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) - che le Regioni devono garantire ai cittadini gratuitamente o attraverso il pagamento di un ticket. «Si tratta di una vera e propria “pagella” per i servizi sanitari regionali – afferma Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – che permette di identificare Regioni promosse (adempienti), pertanto meritevoli di accedere alla quota di finanziamento premiale, e bocciate (inadempienti)». Le Regioni inadempienti vengono sottoposte ai Piani di rientro, strumento che prevede uno specifico affiancamento da parte del Ministero della Salute che può arrivare sino al commissariamento della Regione.

Sino al 2019 lo strumento di valutazione era la cosiddetta “Griglia LEA”, che dal 2020 è stata sostituita da 22 indicatori del Nuovo Sistema di Garanzia (NSG), sempre suddivisi in tre aree: prevenzione collettiva e sanità pubblica, assistenza distrettuale ed assistenza ospedaliera. Per ciascuna area viene assegnato un punteggio tra 0 e 100 e le Regioni vengono considerate adempienti se raggiungono un punteggio pari o superiore a 60 in ciascuna delle tre aree; con un punteggio inferiore a 60 anche in una sola area la Regione viene classificata inadempiente. «Considerato che il 2020 è stato caratterizzato dall’emergenza pandemica – precisa il Presidente – il monitoraggio dell’erogazione dei LEA è stato effettuato solo a scopo di valutazione e informazione, senza impatto sulla quota premiale».

A seguito della recente pubblicazione del “Monitoraggio dei LEA attraverso il Nuovo Sistema di Garanzia” da parte del Ministero della Salute, la Fondazione GIMBE, spiega il Presidente «ha effettuato alcune analisi sia per confrontare la resilienza dei servizi sanitari regionali nell’anno dello scoppio della pandemia, sia per valutare le differenze tra le Regioni del Nord, colpite con violenza dalla prima ondata, e quelle del Sud, di fatto risparmiate da tale impatto grazie al prolungato lockdown della primavera 2020».

Adempimenti LEA 2020. Solo 11 Regioni risultano adempienti: Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Marche, Piemonte, Provincia Autonoma di Trento, Puglia, Toscana, Umbria, Veneto. Le altre 10 sono inadempienti: Abruzzo, Liguria, Molise e Sicilia con un punteggio insufficiente in una sola area; Basilicata, Campania, Provincia Autonoma di Bolzano, Sardegna, Valle D’Aosta con un punteggio insufficiente in due aree; la Calabria insufficiente in tutte le tre aree (tabella 1). «Nonostante il maggior impatto della prima ondata pandemica nel Nord del Paese – commenta il Presidente – anche la nuova “pagella” conferma sia il gap Nord-Sud, visto che solo la Puglia si trova tra le 10 Regioni adempienti, sia le condizioni estremamente critiche della sanità in Calabria». Interessante notare che se alcune Regioni occupano posizioni simili nelle tre aree, documentando livelli omogenei di adempimento/non adempimento, per altre esiste un’importante variabilità delle performance tra le aree. In particolare, alcune Regioni si collocano in posizioni identiche nelle tre aree (Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio). Viceversa, altre Regioni occupano posizioni molto diverse nelle tre aree. Ad esempio, l’Umbria è in prima posizione per la prevenzione, in dodicesima per l’area distrettuale e in undicesima per quella ospedaliera; la Liguria in settima posizione per l’area distrettuale, in quattordicesima per quella ospedaliera e in diciannovesima per la prevenzione; la Lombardia è in terza posizione per l’area distrettuale, in quinta per quella ospedaliera e in quattordicesima per la prevenzione; la Provincia autonoma di Trento è in prima posizione per l’area ospedaliera, in terza per la prevenzione e in decima per l’area distrettuale.

Considerato che il Ministero della Salute non sintetizza in un punteggio unico la valutazione degli adempimenti LEA, la Fondazione GIMBE ha elaborato una classifica di Regioni e Province autonome sommando i punteggi ottenuti nelle tre aree e riportando i risultati in ordine decrescente suddivisi in quartili (tabella 2 e figura 1). «Rispetto all’essere adempiente/inadempiente – commenta Cartabellotta – il punteggio totale enfatizza ulteriormente il gap Nord-Sud: infatti, nei primi due quartili si trovano 7 Regioni del Nord, 3 del Centro e nessuna del Sud, mentre nell’ultimo quartile, eccetto la Provincia Autonoma di Bolzano, tutte le Regioni sono del Sud».

Gap 2019-2020. Considerato che il NSG è in sperimentazione dal 2016, La Fondazione GIMBE ha analizzato le differenze tra gli adempimenti 2020 e quelli 2019, al fine di valutare l’impatto della pandemia sui punteggi totali delle Regioni, oltre che sui tre macro-livelli assistenziali. Rispetto al 2019, nel 2020 i punteggi totali sono peggiorati in tutte le Regioni – fatta eccezione per la Provincia Autonoma di Trento e la Valle d’Aosta – dimostrando che la pandemia ha rappresentato un forte “stress test” per la sanità italiana. Tuttavia, tra le Regioni che hanno sperimentato una prima ondata molto violenta, il gap 2019-2020 è molto contenuto (<10 punti) per la Provincia Autonoma di Bolzano, Friuli Venezia Giulia, Toscana, Emilia-Romagna; intermedio (10-25 punti) per Veneto e Piemonte; elevato per Lombardia e Liguria (>35 punti). D’altro canto, 7 delle 11 Regioni con gap superiore a 20 punti si trovano al Sud, di fatto risparmiato dalla prima ondata (tabella 3). «Questi dati – spiega il Presidente – confermano che la resilienza alla pandemia dei servizi sanitari regionali e la capacità di erogare le prestazioni essenziali nel 2020 sono state condizionate (in positivo) più dalle performance 2019 che (in negativo) dall’impatto della prima ondata».

Relativamente all’impatto della pandemia sui tre macro-livelli assistenziali, considerando tutto il territorio nazionale, il gap massimo tra il 2020 e il 2019 si registra nell’area della prevenzione (-263 punti), quindi in quella ospedaliera (-150 punti); al contrario l’area distrettuale nel 2020 fa rilevare un lieve miglioramento (+5 punti) (tabella 4). «Il crollo della prevenzione – spiega il Presidente – è l’inevitabile conseguenza sia degli esigui investimenti in quest’area, sia del fatto che il personale già limitato in forza ai dipartimenti di prevenzione è stato impiegato in prima linea nella gestione dell’emergenza pandemica»

«Il lancio della nuova “pagella” – conclude Cartabellotta – proprio nell’anno della pandemia restituisce risultati inevitabilmente condizionati dalla gestione dell’emergenza COVID-19. Tuttavia, dalle nostre analisi emergono tre elementi fondamentali. Innanzitutto, il gap Nord-Sud non si è ridotto nonostante molte Regioni del Nord siano state colpite in maniera drammatica dalla prima ondata e, al tempo  stesso, quelle del Sud siano state risparmiate grazie al lockdown; in secondo luogo, le Regioni settentrionali più colpite dalla pandemia hanno mostrato una differente resilienza, inevitabilmente condizionata dalla qualità del servizio sanitario regionale pre-pandemia; infine, la “sorella povera” della sanità, ovvero la prevenzione, è stata quella che ha pagato il conto più salato, in termini di erogazione di prestazioni essenziali».


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20 febbraio 2023
Coronavirus: negli ultimi sette giorni continuano a scendere contagi (-8,3%), ricoveri ordinari (-7,5%) e terapie intensive (-5,5%) ma aumentano nuovamente i decessi (+7,2%). Vaccini: crollano le somministrazioni della quarta (-31%) e della quinta dose (-22,4%)

MONITORAGGIO PANDEMIA COVID-19

Il monitoraggio indipendente della Fondazione GIMBE rileva nella settimana 10-16 febbraio 2023, rispetto alla precedente, una diminuzione di nuovi casi (28.347 vs 30.901) (figura 1) e un aumento dei decessi (299 vs 279) (figura 2). In calo le persone in isolamento domiciliare (182.174 vs 192.436), i ricoveri con sintomi (3.200 vs 3.459) e le terapie intensive (154 vs 163). In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni:

  • Decessi: 299 (+7,2%)
  • Terapia intensiva: -9 (-5,5%)
  • Ricoverati con sintomi: -259 (-7,5%)
  • Isolamento domiciliare: -10.262 (-5,3%)
  • Nuovi casi: 28.347 (-8,3%)

Nuovi casi. «Seppur ampiamente sottostimati – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – i nuovi casi settimanali si confermano in ulteriore calo (-8,3%): da quasi 31 mila nella settimana precedente scendono a oltre 28 mila, con una media mobile a 7 giorni di poco oltre 4 mila casi al giorno» (figura 3). I nuovi casi diminuiscono in tutte le Regioni ad eccezione di Campania (+2,1%), Friuli Venezia Giulia (+2,5%), Lazio (+1,2%) e Molise (+7,7%): dal -3,4% della Basilicata al -31,9% delle Marche (tabella 1). In 25 Province si registra un aumento dei nuovi casi: dal +0,2% di Bari al +57,1% di Sondrio, mentre nelle restanti 78 Province si rileva una diminuzione dei nuovi casi (dal -0,3% di Torino al -53,4% di Macerata); stabili Frosinone e Enna con una variazione dello 0%. In nessuna Provincia l’incidenza supera i 500 casi per 100.000 abitanti (tabella 2).

Testing. Si registra un lieve calo del numero dei tamponi totali (-2%): da 547.026 della settimana 3-9 febbraio a 536.080 della settimana 10-16 febbraio. In particolare i tamponi rapidi sono diminuiti del 6,5% (-27.797), mentre quelli molecolari sono aumentati del 14% (+16.851) (figura 4). La media mobile a 7 giorni del tasso di positività si riduce dal 5% al 4,2% per i tamponi molecolari e dal 5,8% al 5,7% per gli antigenici rapidi (figura 5).

Ospedalizzazioni. «Sul fronte degli ospedali – afferma Marco Mosti, Direttore Operativo della Fondazione GIMBE continua a scendere il numero dei ricoveri sia in area medica (-7,5%) che in terapia intensiva (-5,5%)». In termini assoluti, i posti letto COVID occupati in area critica, raggiunto il massimo di 347 il 12 dicembre, sono scesi a 154 il 16 febbraio; in area medica, raggiunto il massimo di 9.764 il 12 dicembre, sono scesi a 3.200 il 16 febbraio (figura 6). Al 16 febbraio il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti COVID è del 5% in area medica (dall’1,1% del Molise al 15% dell'Umbria) e dell’1,6% in area critica (dallo 0% di Basilicata, Marche, Molise, Provincia Autonoma di Bolzano, Provincia Autonoma di Trento e Valle d'Aosta al 3,6% dell'Emilia Romagna) (figura 7). «In lieve diminuzione gli ingressi giornalieri in terapia intensiva – puntualizza Mosti – con una media mobile a 7 giorni di 14 ingressi/die rispetto ai 15 della settimana precedente» (figura 8).

Decessi. Tornano a salire i decessi (+7,2%): 279 negli ultimi 7 giorni, con una media di 43 al giorno rispetto ai 40 della settimana precedente.

MONITORAGGIO CAMPAGNA VACCINALE

Vaccini: persone non vaccinate. Al 17 febbraio (aggiornamento ore 07.42) sono 6,77 milioni le persone di età superiore a 5 anni che non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino (figura 9), di cui:

  • 6,43 milioni attualmente vaccinabili, pari all’11,2% della platea (dal 7,4% della Provincia Autonoma di Trento al 14,7% della Provincia Autonoma di Bolzano);
  • 0,34 milioni temporaneamente protette in quanto guarite da COVID-19 da meno di 180 giorni, pari allo 0,6% della platea (dallo 0,3% della Basilicata all’1,3% del Friuli Venezia Giulia).

Vaccini: terza dose. Al 17 febbraio (aggiornamento ore 07.42) sono 7,24 milioni le persone che non hanno ancora ricevuto la dose booster (figura 10), di cui:

  • 6,04 milioni possono riceverla subito, pari al 12,7% della platea (dall’8,4% della Lombardia al 20,5% della Sicilia);
  • 1,2 milioni non possono riceverla nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni, pari al 2,5% della platea (dallo 0,9% della Sicilia al 4,8% del Veneto).

Vaccini: quarta dose.  La platea per il secondo richiamo (quarta dose), aggiornata al 17 settembre 2022, è di 19,1 milioni di persone: di queste, 12 milioni possono riceverlo subito, 1,1 non sono eleggibili nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni e 5,9 milioni l’hanno già ricevuto. Al 17 febbraio (aggiornamento ore 07.42) sono state somministrate 5.946.113 quarte dosi, con una media mobile di 2.279 somministrazioni al giorno, in calo rispetto alle 3.304 della scorsa settimana (-31%) «numeri che documentano un crollo delle somministrazioni – afferma Cartabellotta – che prosegue da oltre un mese» (figura 11). In base alla platea ufficiale (n. 19.119.772 di cui 13.060.462 over 60, 3.990.080 fragili e immunocompromessi, 1.748.256 di personale sanitario e 320.974 ospiti delle RSA che non ricadono nelle categorie precedenti), il tasso di copertura nazionale per le quarte dosi è del 31,1% con nette differenze regionali: dal 14% della Calabria al 44,6% del Piemonte (figura 12).                                                                                        

Vaccini: quinta dose.  La platea per il terzo richiamo (quinta dose), aggiornata al 20 gennaio 2023, è di 3,1 milioni di persone: di queste, 2,5 milioni possono riceverlo subito, 0,2 milioni non sono eleggibili nell’immediato in quanto guarite da meno di 180 giorni e 0,5 milioni l’hanno già ricevuto. Al 17 febbraio (aggiornamento ore 07.42) sono state somministrate 466.880 quinte dosi, con una media mobile di 1.576 somministrazioni al giorno, in calo rispetto alle 2.032 della scorsa settimana (-22,4%) e un trend in discesa iniziato a fine gennaio (figura 13). In base alla platea ufficiale (n. 3.146.516 di cui 2.298.047 over 60, 731.224 fragili e immunocompromessi, 117.245 ospiti delle RSA che non ricadono nelle categorie precedenti), il tasso di copertura nazionale per le quinte dosi è del 14,8% con nette differenze regionali: dal 5% della Campania al 28 % del Piemonte (figura 14).

Il monitoraggio GIMBE della pandemia COVID-19 è disponibile a: https://coronavirus.gimbe.org


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13 febbraio 2023
Coronavirus: nell’ultima settimana continua la discesa di contagi (-10,1%), ricoveri ordinari (-6,8%) e terapie intensive (-8,9%). Tornano a scendere i decessi (-36,4%). Quarta dose: scoperte più di 2 persone su 3 e somministrazioni in calo (-29,1%). Quinta dose: copertura al 14,5%

MONITORAGGIO PANDEMIA COVID-19

Il monitoraggio indipendente della Fondazione GIMBE rileva nella settimana 3-9 febbraio 2023, rispetto alla precedente, una diminuzione di nuovi casi (30.901 vs 34.377) (figura 1) e una diminuzione dei decessi (279 vs 439) (figura 2). In calo anche i casi attualmente positivi (196.058 vs 227.985), le persone in isolamento domiciliare (192.436 vs 224.094), i ricoveri con sintomi (3.459 vs 3.712) e le terapie intensive (163 vs 179). In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni:

  • Decessi: 279 (-36,4%), di cui 21 riferiti a periodi precedenti
  • Terapia intensiva: -16 (-8,9%)
  • Ricoverati con sintomi: -253 (-6,8%)
  • Isolamento domiciliare: -31.658 (-14,1%)
  • Nuovi casi: 30.901 (-10,1%)
  • Casi attualmente positivi: -31.927 (-14%)

Nuovi casi. «Seppur ampiamente sottostimati – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – i nuovi casi settimanali si confermano in ulteriore calo (-10,1%): dai 34 mila della settimana precedente scendono a oltre 31 mila, con una media mobile a 7 giorni di poco oltre 4 mila casi al giorno» (figura 3). I nuovi casi diminuiscono in tutte le Regioni ad eccezione di Marche (+12,2%), Provincia Autonoma di Trento (+0,4%), Sardegna (+25,9%), Toscana (+2,5%) e Valle d’Aosta (+12,5%): dal -0,5% del Veneto al -51,9% del Molise (tabella 1). In 36 Province si registra un aumento dei nuovi casi: dal +0,4% di Trento al +91,5% di Sassari, mentre nelle restanti 69 Province si rileva una diminuzione dei nuovi casi (dal -0,2% di Bologna al -63,6% di Enna); stabili Trento e Cagliari con una variazione dello 0%. In nessuna Provincia l’incidenza supera i 500 casi per 100.000 abitanti (tabella 2).

Testing.Si registra un calo del numero dei tamponi totali (-8,1%): da 595.539 della settimana 27 gennaio-2 febbraio a 547.026 della settimana 3-9 febbraio. In particolare i tamponi rapidi sono diminuiti del 9,9% (-47.013), mentre quelli molecolari sono diminuiti dell’1,2% (-1.500) (figura 4). La media mobile a 7 giorni del tasso di positività si riduce dal 5,3% al 5% per i tamponi molecolari e si riduce dal 5,9% al 5,8% per gli antigenici rapidi (figura 5).

Ospedalizzazioni. «Sul fronte degli ospedali – afferma Marco Mosti, Direttore Operativo della Fondazione GIMBE – continua a scendere il numero dei ricoveri sia in area medica (-6,8%) che in terapia intensiva (-8,9%)». In termini assoluti, i posti letto COVID occupati in area critica, raggiunto il massimo di 347 il 12 dicembre, sono scesi a 163 il 09 febbraio; in area medica, raggiunto il massimo di 9.764 il 12 dicembre, sono scesi a 3.459 il 09 febbraio (figura 6). Al 09 febbraio il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti COVID è del 5,4% in area medica (dallo 0,6% del Molise al 17,7% dell'Umbria) e dell’1,6% in area critica (dallo 0% di Basilicata, Molise, Provincia Autonoma di Bolzano, Provincia Autonoma di Trento e Valle d'Aosta al 4% dell'Emilia Romagna) (figura 7). «In lieve diminuzione gli ingressi giornalieri in terapia intensiva – puntualizza Mosti – con una media mobile a 7 giorni di 15 ingressi/die rispetto ai 18 della settimana precedente» (figura 8).

Decessi. Tornano a scendere i decessi (-36,4%): 279 negli ultimi 7 giorni (di cui 21 riferiti a periodi precedenti), con una media di 40 al giorno rispetto ai 63 della settimana precedente.

MONITORAGGIO CAMPAGNA VACCINALE

Vaccini: persone non vaccinate. Al 10 febbraio (aggiornamento ore 07.57) sono 6,77 milioni le persone di età superiore a 5 anni che non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino (figura 9), di cui:

  • 6,4 milioni attualmente vaccinabili, pari all’11,1% della platea (dal 7,3% della Provincia Autonoma di Trento al 14,6% della Provincia Autonoma di Bolzano);
  • 0,37 milioni temporaneamente protette in quanto guarite da COVID-19 da meno di 180 giorni, pari allo 0,6% della platea (dallo 0,3% della Puglia all’1,4% del Friuli Venezia Giulia).

Vaccini: terza dose. Al 10 febbraio (aggiornamento ore 07.57) sono state somministrate 40.462.274 terze dosi, con una media mobile a 7 giorni di 415 somministrazioni al giorno, in calo rispetto alle 625 della settimana precedente (-33,6%). In base alla platea ufficiale (n. 47.703.593), aggiornata al 20 maggio, il tasso di copertura nazionale per le terze dosi è dell’84,8%: dal 78,7% della Sicilia all’88,8% della Lombardia. Sono 7,24 milioni le persone che non hanno ancora ricevuto la dose booster (figura 10), di cui:

  • 5,92 milioni possono riceverla subito, pari al 12,4% della platea (dall’8,1% del Piemonte al 20,4% della Sicilia);
  • 1,32 milioni non possono riceverla nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni, pari al 2,8% della platea (dallo 0,9% della Sicilia al 5,2% del Veneto).                                                                              

Vaccini: quarta dose.  La platea per il secondo richiamo (quarta dose), aggiornata al 17 settembre 2022, è di 19,1 milioni di persone: di queste, 12 milioni possono riceverlo subito, 1,2 non sono eleggibili nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni e 5,9 milioni l’hanno già ricevuto. Al 10 febbraio (aggiornamento ore 07.57) sono state somministrate 5.928.512 quarte dosi, con una media mobile di 3.223 somministrazioni al giorno, in calo rispetto alle 4.549 della scorsa settimana (-29,1%) (figura 11). In base alla platea ufficiale (n. 19.119.772 di cui 13.060.462 over 60, 3.990.080 fragili e immunocompromessi, 1.748.256 di personale sanitario e 320.974 ospiti delle RSA che non ricadono nelle categorie precedenti), restano scoperte più di 2 persone su 3: il tasso di copertura nazionale per le quarte dosi, infatti, è del 31% con nette differenze regionali: dal 14% della Calabria al 44,4% del Piemonte (figura 12).                                                                                                            

Vaccini: quinta dose.  La platea per il terzo richiamo (quinta dose), aggiornata al 20 gennaio 2023, è di 3,1 milioni di persone: di queste, 2,5 milioni possono riceverlo subito, 0,2 milioni non sono eleggibili nell’immediato in quanto guarite da meno di 180 giorni e 0,5 milioni l’hanno già ricevuto. Al 10 febbraio (aggiornamento ore 07.57) sono state somministrate 455.001 quinte dosi, con una media mobile di 1.966 somministrazioni al giorno, in aumento rispetto alle 1.960 della scorsa settimana (+0,3%) (figura 13). In base alla platea ufficiale (n. 3.146.516 di cui 2.298.047 over 60, 731.224 fragili e immunocompromessi, 117.245 ospiti delle RSA che non ricadono nelle categorie precedenti), il tasso di copertura nazionale per le quinte dosi è del 14,5% con nette differenze regionali: dal 4,8% della Campania al 27,1% del Piemonte (figura 14).

Il monitoraggio GIMBE della pandemia COVID-19 è disponibile a: https://coronavirus.gimbe.org


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6 febbraio 2023
Coronavirus: negli ultimi 7 giorni continuano a scendere contagi (-9,9%), ricoveri ordinari (-9%) e terapie intensive (-12,7%). Netto aumento dei decessi (+27,2%), ma le vaccinazioni per anziani e fragili sono in caduta libera e quasi 12 milioni di persone rimangono senza quarta dose

Il monitoraggio indipendente della Fondazione GIMBE rileva nella settimana 27 gennaio-2 febbraio 2023, rispetto alla precedente, una diminuzione di nuovi casi (34.377 vs 38.159) (figura 1) e un aumento dei decessi (439 vs 345) (figura 2). In calo anche i casi attualmente positivi (227.985 vs 251.970), le persone in isolamento domiciliare (224.094 vs 247.684), i ricoveri con sintomi (3.712 vs 4.081) e le terapie intensive (179 vs 205). In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni:

  • Decessi: 439 (+27,2%), di cui 33 riferiti a periodi precedenti
  • Terapia intensiva: -26 (-12,7%)
  • Ricoverati con sintomi: -369 (-9%)
  • Isolamento domiciliare: -23.590 (-9,5%)
  • Nuovi casi: 34.377 (-9,9%)
  • Casi attualmente positivi: -23.985 (-9,5%)

Nuovi casi. «I nuovi casi settimanali – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – si confermano in ulteriore calo (-9,9%): dai 38 mila della settimana precedente scendono a quota 34 mila, con una media mobile a 7 giorni di poco inferiore ai 5 mila casi al giorno» (figura 3). I nuovi casi diminuiscono in tutte le Regioni ad eccezione di Lazio (+0,5%), Liguria (+5,4%) e Sicilia (+16,8%): dal -0,5% della Provincia Autonoma di Bolzano al -39,2% dell’Abruzzo (tabella 1). In 31 Province si registra un aumento dei nuovi casi: dal +0,1% di Treviso al +101,1% di Trapani, mentre nelle restanti 76 Province si rileva una diminuzione dei nuovi casi (dal -0,5% di Genova al -69,5% di Chieti). In nessuna Provincia l’incidenza supera i 500 casi per 100.000 abitanti (tabella 2).

Testing. Si registra un calo del numero dei tamponi totali (-2,2%): da 608.732 della settimana 20-26 gennaio a 595.539 della settimana 27 gennaio-2 febbraio. In particolare, i tamponi rapidi sono aumentati dell’1% (+4.552), mentre quelli molecolari sono diminuiti del 12,7% (-17.745) (figura 4). La media mobile a 7 giorni del tasso di positività si riduce dal 5,9% al 5,3% per i tamponi molecolari e dal 6,4% al 5,9% per gli antigenici rapidi (figura 5).

Ospedalizzazioni. «Sul fronte degli ospedali – afferma Marco Mosti, Direttore Operativo della Fondazione GIMBE – continua a scendere il numero dei ricoveri sia in area medica (-9%) che in terapia intensiva (-12,7%)». In termini assoluti, i posti letto COVID occupati in area critica, raggiunto il massimo di 347 il 12 dicembre, sono scesi a 179 il 2 febbraio; in area medica, raggiunto il massimo di 9.764 il 12 dicembre, sono scesi a quota 3.712 il 2 febbraio (figura 6). Al 2 febbraio il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti COVID è del 5,8% in area medica (dal 2,2% della Lombardia al 17,4% dell’Umbria) e dell’1,8% in area critica (dallo 0% di Basilicata, Molise e Valle D’Aosta al 5,3% della Calabria) (figura 7). «Stabile il numero di ingressi giornalieri in terapia intensiva – puntualizza Mosti – con una media mobile a 7 giorni di 18 ingressi/die, invariata rispetto alla settimana precedente» (figura 8).

Decessi.  Netto aumento dei decessi (+27,2%): 439 negli ultimi 7 giorni (di cui 33 riferiti a periodi precedenti), con una media di 63 al giorno rispetto ai 49 della settimana precedente.

MONITORAGGIO CAMPAGNA VACCINALE

Vaccini: persone non vaccinate. Al 2 febbraio (aggiornamento ore 07.26) sono 6,77 milioni le persone di età superiore a 5 anni che non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino (figura 9), di cui:

  • 6,35 milioni attualmente vaccinabili, pari all’11% della platea (dal 7,3% della Provincia Autonoma di Trento al 14,4% della Provincia Autonoma di Bolzano);
  • 0,42 milioni temporaneamente protette in quanto guarite da COVID-19 da meno di 180 giorni, pari allo 0,7% della platea (dallo 0,4% della Puglia all’1,5% del Friuli Venezia-Giulia).

Vaccini: terza dose. Al 2 febbraio (aggiornamento ore 07.26) sono state somministrate 40.457.435 terze dosi. In base alla platea ufficiale (n. 47.703.593), aggiornata al 20 maggio il tasso di copertura nazionale per le terze dosi è dell’84,8%: dal 78,7% della Sicilia all’88,7% della Lombardia. Sono 7,25 milioni le persone che non hanno ancora ricevuto la dose booster (figura 10), di cui:

  • 5,85 milioni possono riceverla subito, pari al 12,3% della platea (dal 7,9% del Piemonte al 20,4% della Sicilia);
  • 1,4 milioni non possono riceverla nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni, pari al 2,9% della platea (dall’1% della Sicilia al 5,6% del Veneto).

Vaccini: quarta dose.  La platea per il secondo richiamo (quarta dose), aggiornata al 17 settembre 2022, è di 19,1 milioni di persone: di queste, 11,9 milioni possono riceverlo subito, 1,3 milioni non sono eleggibili nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni e 5,9 milioni l’hanno già ricevuto. Al 2 febbraio (aggiornamento ore 07.26) sono state somministrate 5.898.882 quarte dosi (figura 11). In base alla platea ufficiale (n. 19.119.772 di cui 13.060.462 over 60, 3.990.080 fragili e immunocompromessi, 1.748.256 di personale sanitario e 320.974 ospiti delle RSA che non ricadono nelle categorie precedenti), il tasso di copertura nazionale per le quarte dosi è del 30,9% con nette differenze regionali: dal 13,9% della Calabria al 44,1% del Piemonte (figura 12).

Vaccini: quinta dose.  La platea per il terzo richiamo (quinta dose), aggiornata al 20 gennaio 2023, è di 3,1 milioni di persone: di queste, 2,5 milioni possono riceverlo subito, 0,2 milioni non sono eleggibili nell’immediato in quanto guarite da meno di 180 giorni e 0,4 milioni l’hanno già ricevuto. Al 2 febbraio (aggiornamento ore 07.26) sono state somministrate 438.022 quinte dosi (figura 13). In base alla platea ufficiale (n. 3.146.516 di cui 2.298.047 over 60, 731.224 fragili e immunocompromessi, 117.245 ospiti delle RSA che non ricadono nelle categorie precedenti), il tasso di copertura nazionale per le quinte dosi è del 13,9% con nette differenze regionali: dal 4,6% della Campania al 25,9% del Piemonte (figura 14).

«A fronte di una netta riduzione nell’ultimo mese della circolazione virale – conclude Cartabellotta – tornano a salire i decessi. Pur essendo necessario un consolidamento del dato nelle prossime settimane, potrebbe essere la spia del calo della copertura immunitaria – da infezione pregressa o da vaccinazione – in anziani e fragili con il trascorrere del tempo. Intanto la somministrazione delle quarte dosi (secondo richiamo) è in caduta libera da mesi, ha tassi di copertura molto bassi in particolare nelle Regioni del Sud e lascia scoperte 11,9 milioni di persone».

 

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2 febbraio 2023
Regionalismo differenziato: colpo di grazia al servizio sanitario nazionale e legittimazione normativa delle diseguaglianze nella tutela della salute. Gimbe chiede al governo di espungere la sanità dalle richieste di autonomia differenziata

Approda oggi in Consiglio dei Ministri la nuova bozza del DdL Calderoli per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario. «Un testo – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – che al momento “blinda” l’autonomia differenziata come un affaire tra Governo e Regioni esautorando il Parlamento, non prevede risorse per finanziare i livelli essenziali delle prestazioni (LEP) e consente il trasferimento delle autonomie alle Regioni prima senza recuperare i divari tra le varie aree del Paese». In dettaglio, secondo la bozza approdata al pre-Consiglio dei Ministri il 30 gennaio 2023:

  • Ambiti di autonomia. Il testo non entra nel merito delle motivazioni che portano le Regioni a richiedere maggiore autonomia sulle 23 materie.
  • Ruolo del Parlamento. Sulle intese definite tra il Ministro degli Affari Regionali e le Regioni al Parlamento è concesso solo di esprimere un parere non vincolante e un voto di ratifica senza possibilità di emendamenti. Le Camere non avranno alcun potere di intervento sulle disposizioni relative al trasferimento di risorse umane e finanziarie alle Regioni, né parteciperanno alla definizione dei LEP. Ovvero il ruolo del Parlamento è assolutamente marginale.
  • Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP). Saranno definiti attraverso DPCM da una apposita Commissione Tecnica e, in quanto atti amministrativi, potranno essere impugnati solo davanti al TAR, ma non davanti alla Corte Costituzionale. Formalmente dovrebbero essere garantiti a tutti i cittadini, ma restano orfani di risorse, fondamentali per allineare la qualità dei servizi delle Regioni del Centro-Sud a quelle del Nord.
  • Trasferimento delle funzioni alle Regioni. Potrà essere effettuato già dopo la definizione dei LEP, senza attenderne l’attuazione, ovvero l’autonomia precede il recupero dei divari tra le varie aree del Paese.

La Fondazione GIMBE ha elaborato il report Il regionalismo differenziato in Sanità, per diffondere la consapevolezza politica e sociale che l’attuazione delle maggiori autonomie nella materia “tutela della salute” «darà il colpo di grazia al Servizio Sanitario Nazionale (SSN) – precisa Cartabellotta – aumenterà le diseguaglianze regionali e legittimerà normativamente il divario tra Nord e Sud, violando il principio costituzionale di uguaglianza dei cittadini nel diritto alla tutela della salute».

Il report GIMBE, ripercorre la “cronistoria” del regionalismo differenziato, analizza le criticità della bozza del DdL, valuta il potenziale impatto sul SSN delle autonomie richieste da Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto, “fotografa” l’entità delle diseguaglianze regionali sull’adempimento dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) e della mobilità sanitaria, formula alcune considerazioni conclusive e avanzanza precise richieste al Governo.

«Il report analizza esclusivamente le maggiori autonomie richieste dalle Regioni in materia di tutela della salute – spiega il Presidente – anche se, secondo il principio Health in all policies e il recente approccio One Health, numerosi ambiti di maggiori autonomie hanno un potenziale impatto sulla salute pubblica». In particolare, tutela dell’ambiente e dell’ecosistema, tutela e sicurezza del lavoro, alimentazione, ordinamento sportivo; ma anche governo del territorio, grandi reti di trasporto e di navigazione e previdenza complementare e integrativa.

Dall’analisi delle richieste di maggiore autonomia avanzate da Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto nell’ambito “tutela della salute” emergono alcune considerazioni generali, suffragate da quasi 2.000 stakeholder della sanità in occasione della survey promossa dalla Fondazione GIMBE:

  • L’abolizione dei tetti di spesa per il personale sanitario e l’istituzione di contratti di formazione-lavoro per anticipare l’ingresso nel mondo del lavoro di specialisti e medici di famiglia rappresentano oggi strumenti fondamentali per fronteggiare la grave carenza di personale sanitario che andrebbero estesi a tutte le Regioni.
  • Alcune forme di autonomia rischiano di sovvertire gli strumenti di governance del SSN aumentando le diseguaglianze nell’offerta dei servizi: sistema tariffario, di rimborso, di remunerazione e di compartecipazione, sistema di governance delle aziende e degli enti del Servizio Sanitario Regionale, determinazione del numero di borse di studio per specialisti e medici di famiglia.
  • Altre istanze risultano francamente “eversive”. Una maggiore autonomia in materia di istituzione e gestione di fondi sanitari integrativi darebbe il via a sistemi assicurativo-mutualistici regionali sganciati dalla, seppur frammentata, normativa nazionale. Inoltre, la richiesta del Veneto di contrattazione integrativa regionale per i dipendenti del SSN, oltre all’autonomia in materia di gestione del personale e di regolamentazione dell’attività libero-professionale, rischia di concretizzare una concorrenza tra Regioni con “migrazione” di personale dal Sud al Nord, ponendo una pietra tombale sulla contrattazione collettiva nazionale e sul ruolo dei sindacati.

«La richiesta di maggiori autonomie – continua Cartabellotta – viene proprio dalle Regioni che fanno registrare le migliori performance nazionali in sanità». Infatti, dalla “fotografia” sugli adempimenti al mantenimento dei LEA relative al decennio 2010-2019 emerge che le tre Regioni che hanno richiesto maggiori autonomie si collocano nei primi 5 posti della classifica, rispettivamente Emilia Romagna (1a), Veneto (3a) e Lombardia (5a), mentre nelle prime 10 posizioni non c’è nessuna Regione del Sud e solo 2 del Centro (Umbria e Marche). Inoltre, l’analisi della mobilità sanitaria conferma la forte capacità attrattiva delle Regioni del Nord, cui corrisponde quella estremamente limitata delle Regioni del Centro-Sud, visto che nel decennio 2010-2019, tredici Regioni, quasi tutte del Centro Sud, hanno accumulato un saldo negativo pari a € 14 miliardi. E tra i primi quattro posti per saldo positivo si trovano sempre le tre Regioni che hanno richiesto le maggiori autonomie: Lombardia (+€ 6,18 miliardi), Emilia-Romagna (+€ 3,35 miliardi), Toscana (+€ 1,34 miliardi), Veneto (+€ 1,14 miliardi). Al contrario, le cinque Regioni con saldi negativi superiori a € 1 miliardo sono tutte al Centro-Sud: Campania (-€ 2,94 miliardi), Calabria (-€ 2,71 miliardi), Lazio (-€ 2,19 miliardi), Sicilia (-€ 2 miliardi) e Puglia (-€ 1,84 miliardi).

«Questi dati – continua Cartabellotta – confermano che nonostante la definizione dei LEA dal 2001, il loro monitoraggio annuale e l’utilizzo da parte dello Stato di strumenti quali Piani di rientro e commissariamenti, persistono inaccettabili diseguaglianze tra i 21 sistemi sanitari regionali, in particolare un gap strutturale Nord-Sud che compromette l’equità di accesso ai servizi e alimenta un’imponente mobilità sanitaria in direzione Sud-Nord». Di conseguenza, l’attuazione di maggiori autonomie in sanità, richieste proprio dalle Regioni con le migliori performance sanitarie e maggior capacità di attrazione, non potrà che amplificare le inaccettabili diseguaglianze registrate con la semplice competenza regionale concorrente in tema di tutela della salute. «Il regionalismo differenziato in sanità – spiega il Presidente – finirà per legittimare normativamente il divario tra Nord e Sud, violando il principio costituzionale di uguaglianza dei cittadini nel diritto alla tutela della salute. Peraltro in un momento storico in cui il Paese ha sottoscritto con l’Europa il PNRR, il cui obiettivo trasversale è proprio quello di ridurre le diseguaglianze regionali e territoriali».

«Tenendo conto della grave crisi di sostenibilità del SSN e delle imponenti diseguaglianze regionali – conclude Cartabellotta – la Fondazione GIMBE invita il Governo a mettere da parte posizioni sbrigative e propone in prima istanza di espungere la tutela della salute dalle materie su cui le Regioni possono richiedere maggiori autonomie. In subordine, chiede che l’eventuale attuazione del regionalismo differenziato in sanità venga gestita con estremo equilibrio, colmando innanzitutto il gap strutturale tra Nord e Sud del Paese, modificando i criteri di riparto del Fabbisogno Sanitario Nazionale e aumentando le capacità di indirizzo e verifica dello Stato sulle Regioni. È indispensabile salvaguardare la capacità di redistribuzione del reddito senza compromettere l’esercizio dei diritti costituzionali fondamentali, in particolare il diritto alla tutela della salute: altrimenti, la sanità rischia di essere un bene pubblico per i residenti nelle Regioni più ricche e un bene di consumo per quelle più povere».

 

Il Report dell’Osservatorio GIMBE “Il Regionalismo differenziato in sanità” è disponibile a: www.salviamo-ssn.it/report-regionalismo-differenziato


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30 gennaio 2023
Coronavirus: ulteriore discesa di contagi (-26,5%), ricoveri ordinari (-18,4%), terapie intensive (-9,7%) e decessi (-30,3%) negli ultimi 7 giorni. Quarta dose: scendono le somministrazioni giornaliere (-30,6%), scoperte 11,9 milioni di persone. Quinta dose: copertura al 13,5%

MONITORAGGIO PANDEMIA COVID-19

Il monitoraggio indipendente della Fondazione GIMBE rileva nella settimana 20-26 gennaio 2023, rispetto alla precedente, una diminuzione dei nuovi casi (38.159 vs 51.888) (figura 1) e dei decessi (345 vs 495) (figura 2). In calo anche i casi attualmente positivi (251.970 vs 300.050), le persone in isolamento domiciliare (247.684 vs 294.820), i ricoveri con sintomi (4.081 vs 5.003) e le terapie intensive (205 vs 227) (figura 3). In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni:

  • Decessi: 345 (-30,3%), di cui 28 riferiti a periodi precedenti
  • Terapia intensiva: -22 (-9,7%)
  • Ricoverati con sintomi: -922 (-18,4%)
  • Isolamento domiciliare: -47.136 (-16%)
  • Nuovi casi: 38.159 (-26,5%)
  • Casi attualmente positivi: -48.080 (-16%)

Nuovi casi. «I nuovi casi settimanali – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – si confermano in ulteriore calo (-26,5%): dai quasi 52 mila della settimana precedente scendono a quota 38 mila, con una media mobile a 7 giorni sopra i 5 mila casi al giorno» (figura 3). I nuovi casi diminuiscono in tutte le Regioni ad eccezione dell’Abruzzo (+4,4%): dal -9,4% della Provincia Autonoma di Bolzano al -46,9% del Molise (tabella 1). In 7 Province si registra un aumento dei nuovi casi: dal +1,4% di Piacenza al +71,4% di Chieti, mentre nelle restanti 100 Province si rileva una diminuzione dei nuovi casi (dal -2,8% di Lodi al -63,6% di Campobasso). In nessuna Provincia l’incidenza supera i 500 casi per 100.000 abitanti (tabella 2).

Testing. Si registra un calo del numero dei tamponi totali (-11,4%): da 687.233 della settimana 13-19 gennaio 2023 a 608.732 della settimana 20-26 gennaio 2023. In particolare i tamponi rapidi sono diminuiti del 13,3% (-72.079), mentre quelli molecolari del 4,4% (-6.422) (figura 4). La media mobile a 7 giorni del tasso di positività si riduce dal 6,3% al 5,9% per i tamponi molecolari e dal 7,9% al 6,4% per gli antigenici rapidi (figura 5).

Ospedalizzazioni. «Sul fronte degli ospedali – afferma Marco Mosti, Direttore Operativo della Fondazione GIMBE – continua a scendere il numero dei ricoveri sia in area medica (-18,4%) che in terapia intensiva (-9,7%)». In termini assoluti, i posti letto COVID occupati in area critica, raggiunto il massimo di 347 il 12 dicembre, sono scesi a 205 il 26 gennaio; in area medica, raggiunto il massimo di 9.764 il 12 dicembre, sono scesi a quota 4.081 il 26 gennaio (figura 6). Al 26 gennaio il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti COVID è del 6,4% in area medica (dal 2,6% del Piemonte al 19,8% dell'Umbria) e del 2,1% in area critica (dallo 0% di Basilicata e Provincia Autonoma di Bolzano al 5,9% della Valle D’Aosta) (figura 7). «In calo il numero di ingressi giornalieri in terapia intensiva – puntualizza Mosti – con una media mobile a 7 giorni di 18 ingressi/die rispetto ai 22 della settimana precedente» (figura 8).

Decessi. Diminuiscono i decessi: 345 negli ultimi 7 giorni (di cui 28 riferiti a periodi precedenti), con una media di 49 al giorno rispetto ai 71 della settimana precedente.

MONITORAGGIO CAMPAGNA VACCINALE

Vaccini: nuovi vaccinati. Nella settimana 20-26 gennaio calano i nuovi vaccinati: 679 rispetto ai 776 della settimana precedente (-12,5%). Di questi il 17,8% è rappresentato dalla fascia 5-11 anni: 121, con una riduzione del 32,8% rispetto alla settimana precedente. Cala tra gli over 50, più a rischio di malattia grave, il numero di nuovi vaccinati che si attesta a quota 196 (-33,8% rispetto alla settimana precedente) (figura 9).

Vaccini: persone non vaccinate. Al 27 gennaio (aggiornamento ore 06.19) sono 6,78 milioni le persone di età superiore a 5 anni che non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino (figura 10), di cui:

  • 6,31 milioni attualmente vaccinabili, pari al 10,9% della platea (dal 7,7% della Provincia Autonoma di Trento al 14,3% della Valle D’Aosta);
  • 0,47 milioni temporaneamente protette in quanto guarite da COVID-19 da meno di 180 giorni, pari allo 0,8% della platea (dal 0,5% della Puglia all’1,7% del Friuli Venezia-Giulia).

Vaccini: terza dose. Al 27 gennaio (aggiornamento ore 06.19) sono state somministrate 40.453.874 terze dosi con una media mobile a 7 giorni di 889 somministrazioni al giorno, in calo rispetto alle 1.202 della settimana precedente (-26,0%). In base alla platea ufficiale (n. 47.703.593), aggiornata al 20 maggio, il tasso di copertura nazionale per le terze dosi è dell’84,8%: dal 78,7% della Sicilia all’88,7% della Lombardia. Sono 7,25 milioni le persone che non hanno ancora ricevuto la dose booster (figura 11), di cui:

  • 5,8 milioni possono riceverla subito, pari al 12,2% della platea (dal 7,8% del Piemonte al 20,4% della Sicilia);
  • 1,45 milioni non possono riceverla nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni, pari al 3% della platea (dall’1% della Sicilia al 5,7% del Veneto).

Vaccini: quarta dose.  La platea per il secondo richiamo (quarta dose), aggiornata al 17 settembre 2022, è di 19,1 milioni di persone: di queste, 11,9 milioni possono riceverlo subito, 1,4 non sono eleggibili nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni e 5,9 milioni l’hanno già ricevuto. Al 27 gennaio (aggiornamento ore 06.19) sono state somministrate 5.870.708 quarte dosi, con una media mobile di 7.201 somministrazioni al giorno, in calo rispetto alle 10.372 della scorsa settimana (-30,6%) (figura 12). In base alla platea ufficiale (n. 19.119.772 di cui 13.060.462 over 60, 3.990.080 fragili e immunocompromessi, 1.748.256 di personale sanitario e 320.974 di ospiti delle RSA che non ricadono nelle categorie precedenti), il tasso di copertura nazionale per le quarte dosi è del 30,7% con nette differenze regionali: dal 13,8% della Calabria al 44% del Piemonte (figura 13).

Vaccini: quinta dose.  La platea per il terzo richiamo (quinta dose), aggiornata al 20 gennaio 2023, è di 3,1 milioni di persone: di queste, 2,5 milioni possono riceverlo subito, 0,2 non sono eleggibili nell’immediato in quanto guarite da meno di 180 giorni e 0,4 milioni l’hanno già ricevuto. Al 27 gennaio (aggiornamento ore 06.19) sono state somministrate 426.293 quinte dosi, con una media mobile di 2.745 somministrazioni al giorno, in calo rispetto alle 3.277 della scorsa settimana (-16,2%) (figura 14). In base alla platea ufficiale (n. 3.146.516 di cui 2.298.047 over 60, 731.224 fragili e immunocompromessi, 117.245 di ospiti delle RSA che non ricadono nelle categorie precedenti), il tasso di copertura nazionale per le quinte dosi è del 13,5% con nette differenze regionali: dal 4,5% della Campania al 25,8% del Piemonte (figura 15).

Il monitoraggio GIMBE della pandemia COVID-19 è disponibile a: https://coronavirus.gimbe.org


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23 gennaio 2023
Coronavirus: nell’ultima settimana continuano a scendere contagi (-38,3%), ricoveri ordinari (-22,1%), terapie intensive (-26,8%) e decessi (-14,1%). Quinta dose, ecco i primi dati: copertura al 13% su 3,1 milioni di persone. Arranca la quarta dose: 11,8 milioni di fragili e over 60 senza copertura. La Fondazione GIMBE chiede al ministro Schillaci di aggiornare tutti i dati sulla campagna vaccinale

MONITORAGGIO PANDEMIA COVID-19

Il monitoraggio indipendente della Fondazione GIMBE rileva nella settimana 13-19 gennaio 2023, rispetto alla precedente, una diminuzione di nuovi casi (51.888 vs 84.060) (figura 1) e decessi (495 vs 576) (figura 2). In calo anche i casi attualmente positivi (300.050 vs 353.643), le persone in isolamento domiciliare (294.820 vs 346.912), i ricoveri con sintomi (5.003 vs 6.421) e le terapie intensive (227 vs 310). In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni:

  • Decessi: 495 (-14,1%), di cui 10 riferiti a periodi precedenti
  • Terapia intensiva: -83 (-26,8%)
  • Ricoverati con sintomi: -1.418 (-22,1%)
  • Isolamento domiciliare: -52.092 (-15%)
  • Nuovi casi: 51.888 (-38,3%)
  • Casi attualmente positivi: -53.593 (-15,2%)

Nuovi casi. «Sul fronte dei nuovi casi settimanali – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – si registra un’ulteriore diminuzione (-38,3%) pari a quella della settimana precedente: dagli 84 mila della settimana precedente i nuovi casi scendono a quota 52 mila, con una media mobile a 7 giorni sopra i 7 mila casi al giorno» (figura 3). I nuovi casi calano in tutte le Regioni: dal -11,2% della Provincia Autonoma di Bolzano al -46,7% di Basilicata e Valle D’Aosta (tabella 1). In tutte le Province, ad eccezione di Chieti (+1,8%), si rileva una diminuzione dei nuovi casi (dal -11,2% di Bolzano al -62,7% di Ragusa). In nessuna Provincia l’incidenza supera i 500 casi per 100.000 abitanti (tabella 2).

Testing. Si registra un calo del numero dei tamponi totali (-10,5%): da 767.718 della settimana 6-12 gennaio a 687.233 della settimana 13-19 gennaio. In particolare i tamponi rapidi sono diminuiti del 12,2% (-75.486) e quelli molecolari del 3,3% (-4.999) (figura 4). La media mobile a 7 giorni del tasso di positività si riduce dal 7,2% al 6,3% per i tamponi molecolari e dal 12,2% al 7,9% per gli antigenici rapidi (figura 5).

Ospedalizzazioni. «Sul fronte degli ospedali – afferma Marco Mosti, Direttore Operativo della Fondazione GIMBE – continua a scendere il numero dei ricoveri in area medica (-22,1%) e in terapia intensiva (-26,8%)». In termini assoluti, i posti letto COVID occupati in area critica, raggiunto il massimo di 347 il 12 novembre, sono scesi a quota 227 il 19 gennaio; in area medica, raggiunto il massimo di 9.764 il 12 dicembre, sono scesi a quota 5.003 il 19 gennaio (figura 6). Al 19 gennaio il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti COVID è del 7,9% in area medica (dal 3,9% del Piemonte al 21,9% dell’Umbria) e del 2,3% in area critica (dallo 0% di Basilicata e Valle d’Aosta al 4,6% della Sicilia) (figura 7). «In calo il numero di ingressi giornalieri in terapia intensiva – puntualizza Mosti – con una media mobile a 7 giorni di 22 ingressi/die rispetto ai 28 della settimana precedente» (figura 8).

Decessi. Diminuiscono i decessi: 495 negli ultimi 7 giorni (di cui 10 riferiti a periodi precedenti), con una media di 71 al giorno rispetto agli 82 della settimana precedente.

MONITORAGGIO CAMPAGNA VACCINALE

Vaccini: nuovi vaccinati. Nella settimana 13-19 gennaio crescono i nuovi vaccinati: 731 rispetto ai 666 della settimana precedente (+9,8%). Di questi il 24,6% è rappresentato dalla fascia 5-11 anni: 180, con un incremento del 46,3% rispetto alla settimana precedente. Cresce tra gli over 50, più a rischio di malattia grave, il numero di nuovi vaccinati che si attesta a quota 280 (18,1% rispetto alla settimana precedente) (figura 9).

Vaccini: persone non vaccinate. Al 20 gennaio (aggiornamento ore 10.30) sono 6,78 milioni le persone di età superiore a 5 anni che non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino (figura 10), di cui:

  • 6,25 milioni attualmente vaccinabili, pari al 10,8% della platea (dall’8,3% della Puglia al 14,3% della Valle D’Aosta);
  • 0,53 milioni temporaneamente protette in quanto guarite da COVID-19 da meno di 180 giorni, pari allo 0,9% della platea (dallo 0,6% della Puglia all’1,8% del Friuli Venezia-Giulia).

Vaccini: terza dose. Al 20 gennaio (aggiornamento ore 10.30) sono state somministrate 40.445.509 terze dosi con una media mobile a 7 giorni di 1.167 somministrazioni al giorno, in lieve aumento rispetto alle 1.114 della settimana precedente (+4,7%). In base alla platea ufficiale (n. 47.703.593), aggiornata al 20 maggio 2022, il tasso di copertura nazionale per le terze dosi è dell’84,8%: dal 78,7% della Sicilia all’88,7% della Lombardia. Sono 7,26 milioni le persone che non hanno ancora ricevuto la dose booster (figura 11), di cui:

  • 5,77 milioni possono riceverla subito, pari al 12,1% della platea (dal 7,7% del Piemonte al 20,3% della Sicilia);
  • 1,49 milioni non possono riceverla nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni, pari al 3,1% della platea (dall’1% della Sicilia al 5,8% del Veneto).

Vaccini: quarta dose.  La platea per il secondo richiamo (quarta dose), aggiornata al 17 settembre 2022, è di 19,1 milioni di persone: di queste, 11,8 milioni possono riceverlo subito, 1,5 non sono eleggibili nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni e 5,8 milioni l’hanno già ricevuto. Al 20 gennaio (aggiornamento ore 10.30) sono state somministrate 5.816.775 quarte dosi, con una media mobile di 10.078 somministrazioni al giorno, sostanzialmente stabile rispetto alle 9.922 della scorsa settimana (+1,6%) (figura 12). In base alla platea ufficiale (n. 19.119.772 di cui 13.060.462 over 60, 3.990.080 fragili e immunocompromessi, 1.748.256 di personale sanitario e 320.974 di ospiti delle RSA che non ricadono nelle categorie precedenti), il tasso di copertura nazionale per le quarte dosi è del 30,4% con nette differenze regionali: dal 13,7% della Calabria al 43,9% del Piemonte (figura 13).

Vaccini: quinta dose.  La platea per il terzo richiamo (quinta dose), aggiornata al 20 gennaio 2023, è di 3,1 milioni di persone: di queste, 2,5 milioni possono riceverlo subito, 0,2 milioni non sono eleggibili nell’immediato in quanto guarite da meno di 180 giorni e 0,4 milioni l’hanno già ricevuto. Al 21 gennaio (aggiornamento ore 06.18) sono state somministrate 410.306 quinte dosi, con una media mobile di 3.222 somministrazioni al giorno, in aumento rispetto alle 2.930 della scorsa settimana (+10%) (figura 14). In base alla platea ufficiale (n. 3.146.516 di cui 2.298.047 over 60, 731.224 fragili e immunocompromessi, 117.245 di ospiti delle RSA che non ricadono nelle categorie precedenti), il tasso di copertura nazionale per le quinte dosi è del 13% con nette differenze regionali: dal 4,3% della Campania al 25,6% del Piemonte (figura 15).

Le analisi indipendenti della Fondazione GIMBE rilevano alcune criticità sulla completezza dei dati relativi alla campagna vaccinale. Non sono ancora disponibili i dati relativi alla platea vaccinabile e al numero di somministrazioni effettuate nei bambini della fascia 6 mesi-5 anni, per i quali il ciclo vaccinale primario è approvato già dal 9 dicembre. In secondo luogo, per la fascia 5-11 anni, per la quale il 13 gennaio è stata autorizzata la dose booster, non sono noti i dati relativi alla platea di soggetti candidati a riceverla né il numero dei guariti post ciclo primario. Inoltre, l’ultimo aggiornamento della platea per la quarta dose risale al 17 settembre 2022, con conseguente sovrastima dei tassi di copertura: «In 4 mesi – commenta Cartabellotta – il numero di over 60 e fragili per i quali sono trascorsi i 120 giorni dal primo richiamo secondo le nostre stime è aumentato di circa 700 mila persone». Infine, risultano obsolete sia la platea vaccinabile con ciclo primario che quella per la terza dose, ferme al 20 maggio 2022.

La Fondazione GIMBE chiede al Ministro Schillaci di aggiornare tutte le platee, in particolare quella relativa ai destinatari della quarta dose, e di includere nella rendicontazione pubblica sulla campagna vaccinale le somministrazioni nella fascia 6 mesi-5 anni.

«I numeri documentano che la popolazione suscettibile è di oltre 23,82 milioni – conclude Cartabellotta – al netto di chi ha contratto l’infezione da meno di 120 giorni. Oltre ai 6,25 milioni di persone mai vaccinate, ce ne sono ben 5,77 milioni che non hanno effettuato il primo richiamo (terza dose). Ma soprattutto, per ciò che riguarda la prevenzione della malattia grave, 11,8 milioni di anziani e fragili non hanno ricevuto la quarta dose (secondo richiamo) e 2,5 milioni non hanno ricevuto il terzo richiamo (quinta dose), raccomandato ad over 80, ospiti RSA e over 60 con fragilità per patologie concomitanti o preesistenti». La tabella riporta raccomandazioni, indicazioni e timing per la somministrazione dei richiami con i vaccini bivalenti, dopo la pubblicazione della Circolare del 13 gennaio 2023 che ha esteso la possibilità del primo richiamo alla fascia 5-11 anni.

Il monitoraggio GIMBE della pandemia COVID-19 è disponibile a: https://coronavirus.gimbe.org


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20 gennaio 2023
La salute tiene banco: al via il progetto della Fondazione GIMBE con gli studenti bolognesi

DEDICATO AI RAGAZZI DELLE SCUOLE SUPERIORI ITALIANE, PRENDE IL VIA DA BOLOGNA IL PROGETTO CHE MIRA A DIFFONDERE l’APPROCCIO GLOBALE ALLA SALUTE, A MIGLIORARE L’ALFABETIZZAZIONE SANITARIA, A FORNIRE GLI STRUMENTI PER CONTRASTARE LE FAKE NEWS SULLA SALUTE E AD UTILIZZARE IN MANIERA CONSAPEVOLE I SERVIZI SANITARI.

20 gennaio 2023 - Fondazione GIMBE, Bologna

Al via lunedì 23 gennaio presso il Liceo Augusto Righi di Bologna il primo appuntamento del progetto La Salute tiene banco, ideato e curato dalla Fondazione GIMBE: una serie di incontri destinati agli studenti delle scuole secondarie di 2° grado per infondere la consapevolezza che, in qualità di futuri contribuenti, saranno loro i prossimi “azionisti di maggioranza” del Servizio Sanitario Nazionale (SSN).  

Il progetto della Fondazione GIMBE mira anzitutto a diffondere tra i giovani l’approccio globale alla salute secondo cui, accanto alla salute individuale, è indispensabile tutelare quella dei servizi sanitari e del pianeta. «Sono fiero di inaugurare questo ciclo di incontri con gli studenti – afferma Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – ai quali desideriamo trasferire l’importanza cruciale di basare le scelte che riguardano la propria salute sulle migliori evidenze scientifiche, oltre che diffondere la consapevolezza che il Servizio Sanitario Nazionale è un patrimonio comune da tutelare per le generazioni future».

La Salute tiene banco vuole inoltre migliorare il livello di alfabetizzazione sanitaria dei ragazzi, fornendo loro gli strumenti per contrastare le fake news sulla salute. Gli incontri saranno condotti dal Presidente Cartabellotta e dai membri della faculty multiprofessionale della Fondazione, costituita da medici, infermieri, fisioterapisti esperti di sanità pubblica e metodologia della ricerca.

Nei primi due mesi del 2023 il progetto coprirà il territorio bolognese, coinvolgendo oltre 800 studenti del quinto anno: dopo il Liceo Righi, sarà la volta del Liceo Minghetti (30 gennaio), del Liceo Fermi (13 febbraio), del Liceo Sabin (23 febbraio) e delle Scuole Manzoni (27 febbraio). Gli incontri saranno realizzati grazie ad un contributo della Banca di Bologna. «Continua il nostro impegno nell’ambito della formazione verso i giovani – dichiara Alberto Ferrari, Direttore Generale di Banca di Bologna – per sensibilizzarli su temi delicati come la salute e la sostenibilità dei servizi pubblici. È molto importante che i ragazzi siano consapevoli delle scelte che riguardano la salute della persona».

«Entro il 2025 vogliamo portare La Salute tiene banco in oltre 100 scuole su tutto il territorio nazionale. Non un annuncio, ma un obiettivo ambizioso che intendiamo raggiungere attraverso risorse e sostegno da parte dei cittadini e di organizzazioni pubbliche e private» conclude Cartabellotta.

Per informazioni sul progetto “La Salute tiene banco”: www.lasalutetienebanco.it

La Fondazione GIMBE è un’organizzazione no-profit indipendente che da oltre 25 anni realizza attività di formazione, ricerca e sensibilizzazione finalizzate a integrare le migliori evidenze scientifiche in tutte le decisioni che riguardano la salute delle persone. GIMBE si batte per tutelare i diritti delle persone, ridurre diseguaglianze e sprechi e contribuire alla sostenibilità di un servizio sanitario pubblico, equo e universalistico.


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16 gennaio 2023
Coronavirus: in 7 giorni crollano i contagi (-38,2%). Scendono anche ricoveri ordinari (-16,8%), terapie intensive (-2,8%) e decessi (-25,7%). Vaccini: campagna al palo. Solo il 30% di anziani e fragili coperti con la quarta dose

MONITORAGGIO PANDEMIA COVID-19

Il monitoraggio indipendente della Fondazione GIMBE rileva nella settimana 6-12 gennaio 2023, rispetto alla precedente, una diminuzione di nuovi casi (84.060 vs 135.977) (figura 1) e decessi (576 vs 775) (figura 2). In calo anche i casi attualmente positivi (353.643 vs 406.182), le persone in isolamento domiciliare (346.912 vs 398.147), i ricoveri con sintomi (6.421 vs 7.716) e le terapie intensive (310 vs 319) (figura 3). In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni:

  • Decessi: 576 (-25,7%), di cui 32 riferiti a periodi precedenti
  • Terapia intensiva: -9 (-2,8%)
  • Ricoverati con sintomi: -1.295 (-16,8%)
  • Isolamento domiciliare: -51.235 (-12,9%)
  • Nuovi casi: 84.060 (-38,2%)
  • Casi attualmente positivi: -52.539 (-12,9%)

Nuovi casi. «Sul fronte dei nuovi casi settimanali – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – si registra una forte diminuzione (-38,2%): dai 135 mila della settimana precedente crollano a quota 84 mila, con una media mobile a 7 giorni sopra i 12 mila casi al giorno» (figura 3). I nuovi casi calano in tutte le Regioni: dal -10,9% della Provincia Autonoma di Bolzano al -50,3% della Liguria (tabella 1). In tutte le Province si rileva una diminuzione dei nuovi casi (dal -4,8% di Crotone al -60,9% di Sassari). In nessuna Provincia l’incidenza supera i 500 casi per 100.000 abitanti (tabella 2).

Testing. In calo il numero dei tamponi totali (-10,3%): da 855.823 della settimana 30 dicembre 2022-5 gennaio 2023 a 767.718 della settimana 6-12 gennaio 2023. In particolare i tamponi rapidi sono diminuiti del 13,7% (-97.900), mentre quelli molecolari sono aumentati del 6,9% (+9.795) (figura 4). La media mobile a 7 giorni del tasso di positività scende dal 12,3% al 7,2% per i tamponi molecolari e dal 16,5% al 12,2% per gli antigenici rapidi (figura 5).

Ospedalizzazioni. «Sul fronte degli ospedali – afferma Marco Mosti, Direttore Operativo della Fondazione GIMBE – calano i ricoveri in area medica (-16,8%) e in terapia intensiva (-2,8%)». In termini assoluti, i posti letto COVID occupati in area critica, raggiunto il massimo di 347 il 12 novembre, sono scesi a quota 310 il 12 gennaio; in area medica, raggiunto il massimo di 9.764 il 12 dicembre, sono scesi a quota 6.421 il 12 gennaio (figura 6). Al 12 gennaio il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti COVID è del 10,1% in area medica (dallo 0% della Valle D’Aosta al 30,8% dell’Umbria) e del 3,1% in area critica (dallo 0% della Valle D’Aosta al 7,9% dell’Umbria) (figura 7). «In diminuzione il numero di ingressi giornalieri in terapia intensiva – puntualizza Mosti – con una media mobile a 7 giorni di 28 ingressi/die rispetto ai 36 della settimana precedente» (figura 8).

Decessi. Scendono i decessi: 576 negli ultimi 7 giorni (di cui 32 riferiti a periodi precedenti), con una media di 82 al giorno rispetto ai 111 della settimana precedente.

MONITORAGGIO CAMPAGNA VACCINALE

Vaccini: nuovi vaccinati. Nella settimana 6-12 gennaio restano sostanzialmente invariati i nuovi vaccinati: 639 rispetto ai 640 della settimana precedente (-0,2%). Di questi il 18,6% è rappresentato dalla fascia 5-11: 119, con una riduzione del -19,6% rispetto alla settimana precedente. Cresce tra gli over 50, più a rischio di malattia grave, il numero di nuovi vaccinati che si attesta a quota 227 (+7,6% rispetto alla settimana precedente) (figura 9).

Vaccini: persone non vaccinate. Al 13 gennaio (aggiornamento ore 06.20) sono 6,78 milioni le persone di età superiore a 5 anni che non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino (figura 10), di cui:

  • 6,19 milioni attualmente vaccinabili, pari al 10,7% della platea (dall’8,2% della Puglia al 14,2% della Valle D’Aosta);
  • 0,59 milioni temporaneamente protette in quanto guarite da COVID-19 da meno di 180 giorni, pari all’1,0% della platea (dallo 0,7% della Puglia al 2% del Friuli Venezia-Giulia).

Vaccini: terza dose. Al 13 gennaio (aggiornamento ore 06.20) sono state somministrate 40.439.490 terze dosi con una media mobile a 7 giorni di 1.078 somministrazioni al giorno, in calo rispetto alle 1.257 della settimana precedente. In base alla platea ufficiale (n. 47.703.593), aggiornata al 20 maggio, il tasso di copertura nazionale per le terze dosi è dell’84,8%: dal 78,6% della Sicilia all’88,7% della Lombardia. Sono 7,26 milioni le persone che non hanno ancora ricevuto la dose booster (figura 11), di cui:

  • 5,76 milioni possono riceverla subito, pari al 12,1% della platea (dal 7,6% del Piemonte al 20,3% della Sicilia);
  • 1,51 milioni non possono riceverla nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni, pari al 3,2% della platea (dall’1,1% della Sicilia al 5,8% del Veneto).

Vaccini: quarta dose.  La platea per il secondo richiamo (quarta dose), aggiornata al 17 settembre, è di 19,1 milioni di persone: di queste, 11,7 milioni possono riceverlo subito, 1,6 milioni non sono eleggibili nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni e 5,7 milioni l’hanno già ricevuto. Al 13 gennaio (aggiornamento ore 06.20) sono state somministrate 5.742.950 quarte dosi, con una media mobile di 9.625 somministrazioni al giorno, in calo rispetto alle 9.677 della scorsa settimana (-0,5%) (figura 12). In base alla platea ufficiale (n. 19.119.772 di cui 13.060.462 over 60, 3.990.080 fragili e immunocompromessi, 1.748.256 di personale sanitario e 320.974 di ospiti delle RSA che non ricadono nelle categorie precedenti) il tasso di copertura nazionale per le quarte dosi è del 30% con nette differenze regionali: dal 13,6% della Calabria al 43,8% del Piemonte (figura 13).

Vaccini: quinta dose. Non è ancora disponibile nessun dato ufficiale sulle somministrazioni.

«A fronte di una circolazione virale in Italia che, seppur largamente sottostimata, al momento non desta preoccupazioni – conclude il Presidente – le varianti emergenti, il rilevante impatto dell’influenza sui servizi sanitari e l’aggiornamento delle modalità di gestione dei casi e dei contatti stretti di casi COVID-19 richiedono un’adeguata copertura di anziani e fragili con la quarta dose. Purtroppo la campagna vaccinale rimane sostanzialmente al palo, sia per una scarsa incisività della comunicazione istituzionale, sia per le modalità di chiamata utilizzate a livello regionale, sia per la crescente diffidenza dei cittadini nei confronti dei vaccini».

Il monitoraggio GIMBE della pandemia COVID-19 è disponibile a: https://coronavirus.gimbe.org


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9 gennaio 2023
Coronavirus: nell’ultima settimana risalgono i contagi (+11,4%). In aumento anche i decessi (+9,8%): oltre 100 al giorno da quattro settimane. In calo i ricoveri ordinari (-6,9%), stabili le terapie intensive (+1,6%). Nuove varianti: potenziare sequenziamento e aumentare coperture vaccinali. 11,7 milioni di anziani e fragili senza quarta dose. Screening su viaggiatori dalla Cina: dubbia efficacia per arginare la circolazione virale

Il monitoraggio indipendente della Fondazione GIMBE rileva nella settimana 30 dicembre 2022-5 gennaio 2023, rispetto alla precedente, un aumento di nuovi casi (135.977 vs 122.099) (figura 1) e dei decessi (775 vs 706) (figura 2). In calo i casi attualmente positivi (406.182 vs 417.661), le persone in isolamento domiciliare (398.147 vs 409.059), i ricoveri con sintomi (7.716 vs 8.288); stabili le terapie intensive (319 vs 314) (figura 3). In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni:

  • Decessi: 775 (+9,8%), di cui 52 riferiti a periodi precedenti
  • Terapia intensiva: +5 (+1,6%)
  • Ricoverati con sintomi: -572 (-6,9%)
  • Isolamento domiciliare: -10.912 (-2,7%)
  • Nuovi casi: 135.977 (+11,4%)
  • Casi attualmente positivi: -11.479 (-2,7%)

Nuovi casi. «Sul fronte dei nuovi casi settimanali – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – si registra un aumento (+11,4%): dai 122 mila della settimana precedente salgono a quota 135 mila, con una media mobile a 7 giorni di oltre 19 mila casi al giorno» (figura 3). I nuovi casi crescono in 14 Regioni: dal +1,4% del Veneto al +44,4% della Puglia. 7 Regioni registrano invece un calo: dal -0,4% del Piemonte al -45% della Valle D’Aosta (tabella 1). In 67 Province si rileva un aumento dei nuovi casi (dal +0,5% di Ascoli Piceno al +62,6% di Bari), in 40 una diminuzione (dal -0,1% di Reggio nell’Emilia al -45% di Aosta). In nessuna Provincia l’incidenza supera i 500 casi per 100.000 abitanti (tabella 2).

Testing. Cresce il numero dei tamponi totali (+6%): da 807.118 della settimana 23-29 dicembre 2022 a 855.823 della settimana 30 dicembre 2022-5 gennaio 2023. In particolare i tamponi rapidi sono aumentati del 5,4% (+36.648), mentre quelli molecolari del 9,3% (+12.057) (figura 4). La media mobile a 7 giorni del tasso di positività sale dall’11,9% al 12,3% per i tamponi molecolari e dal 15,4% al 16,5% per gli antigenici rapidi (figura 5).

Ospedalizzazioni. «Sul fronte degli ospedali – afferma Marco Mosti, Direttore Operativo della Fondazione GIMBE – calano i ricoveri in area medica (-6,9%), mentre appaiono sostanzialmente stabili quelli in terapia intensiva (+1,6%)». In termini assoluti, i posti letto COVID occupati in area critica, raggiunto il massimo di 347 il 12 novembre, sono scesi a 304 il 30 dicembre per risalire a quota 319 il 5 gennaio; in area medica, raggiunto il massimo di 9.764 il 12 dicembre, sono scesi a quota 7.716 il 5 gennaio (figura 6). Al 5 gennaio il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti COVID è del 12,1% in area medica (dal 4,5% della Valle D’Aosta al 28,5% dell’Umbria) e del 3,2% in area critica (dallo 0% di Molise e Valle D’Aosta al 6,9% della Calabria) (figura 7). «In lieve aumento il numero di ingressi giornalieri in terapia intensiva – puntualizza Mosti – con una media mobile a 7 giorni di 36 ingressi/die rispetto ai 33 della settimana precedente» (figura 8).

Decessi. Tornano a salire i decessi che da quattro settimane superano i 100 al giorno: 775 negli ultimi 7 giorni (di cui 52 riferiti a periodi precedenti), con una media di 111 al giorno rispetto ai 101 della settimana precedente.

MONITORAGGIO CAMPAGNA VACCINALE

Vaccini: nuovi vaccinati. Nella settimana 30 dicembre 2022-5 gennaio 2023 crescono i nuovi vaccinati: 614 rispetto ai 577 della settimana precedente (6,4%). Di questi il 24,1% è rappresentato dalla fascia 5-11: 148, con un incremento del 74,1% rispetto alla settimana precedente. Cresce tra gli over 50, più a rischio di malattia grave, il numero di nuovi vaccinati che si attesta a quota 199 (15,7% rispetto alla settimana precedente) (figura 9).

Vaccini: persone non vaccinate. Al 6 gennaio (aggiornamento ore 06.17) sono 6,78 milioni le persone di età superiore a 5 anni che non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino (figura 10), di cui:

  • 6,15 milioni attualmente vaccinabili, pari al 10,7% della platea (dal 8,2% della Puglia al 14,2% della Valle D’Aosta);
  • 0,63 milioni temporaneamente protette in quanto guarite da COVID-19 da meno di 180 giorni, pari all’1,1% della platea (dallo 0,7% della Valle D’Aosta al 2,1% del Friuli Venezia-Giulia).

Vaccini: terza dose. Al 6 gennaio (aggiornamento ore 06.17) sono state somministrate 40.431.781 terze dosi con una media mobile a 7 giorni di 1.238 somministrazioni al giorno, in aumento rispetto alle 920 della settimana precedente. In base alla platea ufficiale (n. 47.703.593), aggiornata al 20 maggio, il tasso di copertura nazionale per le terze dosi è dell’84,8%: dal 78,6% della Sicilia all’88,7% della Lombardia. Sono 7,27 milioni le persone che non hanno ancora ricevuto la dose booster (figura 11), di cui:

  • 5,74 milioni possono riceverla subito, pari al 12% della platea (dal 7,5% del Piemonte al 20,2% della Sicilia);
  • 1,53 milioni non possono riceverla nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni, pari al 3,2% della platea (dall’1,1% della Sicilia al 5,8% del Veneto).

Vaccini: quarta dose. La platea per il secondo richiamo (quarta dose), aggiornata al 17 settembre, è di 19,1 milioni di persone: di queste, 11,7 milioni possono riceverlo subito, 1,7 non sono eleggibili nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni e 5,7 milioni l’hanno già ricevuto. Al 6 gennaio (aggiornamento ore 06.17) sono state somministrate 5.675.250 quarte dosi, con una media mobile di 9.550 somministrazioni al giorno, in aumento rispetto alle 6.275 della scorsa settimana (52,2%) (figura 12). In base alla platea ufficiale (n. 19.119.772 di cui 13.060.462 over 60, 3.990.080 fragili e immunocompromessi, 1.748.256 di personale sanitario e 320.974 di ospiti delle RSA che non ricadono nelle categorie precedenti), il tasso di copertura nazionale per le quarte dosi è del 29,7% con nette differenze regionali: dal 13,4% della Calabria al 43,6% del Piemonte (figura 13).

Vaccini: quinta dose. Non è ancora disponibile nessun dato ufficiale sulle somministrazioni.

 

Nuove varianti

«Le notizie provenienti dalla Cina – spiega Cartabellotta – nelle ultime settimane hanno generato un certo allarmismo, anche se quanto sta accadendo era ampiamente prevedibile. Infatti, è inevitabile che un Paese che ha vaccinato poco, in particolare anziani e fragili, con un vaccino poco efficace sulla malattia grave, con l’improvvisa sospensione ai primi di dicembre della strategia “zero COVID” sperimenti una netta ripresa della circolazione virale e un rilevante impatto su ospedalizzazioni e decessi». Peraltro, se la Commissione Europea ha ribadito che mancano dati affidabili sulla situazione in rapida evoluzione del COVID-19 in Cina, l’OMS sottolinea che l’impatto della nuova ondata è ampiamente sottostimato per una comunicazione dei dati parziale e poco trasparente. Riguardo la possibilità che l’elevata circolazione del virus in Cina possa generare varianti di preoccupazione in grado di determinare una nuova ondata in altri Paesi, al momento non ci sono evidenze in merito.

In particolare, l’European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC) il 5 gennaio ha rilasciato un aggiornamento sulla variante XBB.1.5 “ribattezzata” Kraken che non proviene affatto dalla Cina, ma dagli Stati Uniti ed è stata già definita dall’OMS come “la sotto-variante di Omicron più trasmissibile finora individuata”. L’ECDC stima che abbia un grande vantaggio di crescita rispetto ai lignaggi circolanti in precedenza in Nord America (139%) ed Europa (137%), ma si tratta di stime associate a notevole incertezza e non esistono evidenze che possa determinare una malattia più grave. Secondo l’ECDC potrebbe determinare un aumento dei casi di COVID-19 anche in Europa, ma non entro il prossimo mese perché la circolazione della variante è ancora limitata. Più in generale, l’ECDC classifica Kraken (XBB.1.5), Gryphon (XBB), Cerberus (BQ.1) e Centaurus (BA.2.75) come varianti di interesse e non come varianti di preoccupazione. Il report dell’Istituto Superiore di Sanità del 30 dicembre 2022 conferma la limitata circolazione di tali varianti in Italia.

«Se al momento la circolazione virale in Italia, seppur ampiamente sottostimata, appare sotto controllo – conclude il Presidente – gli scenari epidemiologici internazionali e il rilevante impatto dell’epidemia influenzale sui servizi sanitari, unitamente all’aggiornamento delle modalità di gestione dei casi e dei contatti stretti di casi COVID-19, richiedono il potenziamento di alcune strategie di sanità pubblica per contrastare il SARS-CoV-2. Innanzitutto, è cruciale rafforzare le attività di sequenziamento, sia in termini quantitativi, sia con indagini più ravvicinate nel tempo. In secondo luogo, bisogna aumentare le coperture vaccinali: sia del ciclo primario con tre dosi che vede oggi quasi 12 milioni di persone scoperte (6,15 milioni mai vaccinati e 5,74 milioni senza terza dose), sia soprattutto  di 11,7 milioni di anziani e fragili a rischio di malattia grave che non hanno ricevuto la quarta dose; inoltre occorre somministrare un’ulteriore dose di richiamo ad over 80, ospiti  RSA e over 60 con fragilità per patologie concomitanti/preesistenti, su cui purtroppo non disponiamo di alcun dato per valutare la copertura. Inoltre, rimane sempre valida la raccomandazione di utilizzare le mascherine nei luoghi chiusi e affollati e – come previsto dall’aggiornamento della Circolare del Ministero della Salute del 1° gennaio 2023 – in caso di rilevante incremento della circolazione virale valutare l’adozione temporanea di altre misure, come il lavoro da casa o la limitazione delle dimensioni di eventi che prevedono assembramenti. Di dubbia efficacia per arginare la circolazione virale lo screening dei viaggiatori in arrivo dalla Cina per almeno tre ragioni: innanzitutto, meno del 10%) di passeggeri arriva con voli diretti; in secondo luogo perché l’estrema contagiosità di Omicron riduce l’efficacia già modesta degli screening documentata in letteratura; infine, perché la gestione dei positivi sarebbe comunque affidata all’isolamento fiduciario. L’unica reale utilità di questi screening è quella di identificare precocemente nuove varianti».

Il monitoraggio GIMBE della pandemia COVID-19 è disponibile a: https://coronavirus.gimbe.org


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21 dicembre 2022
Cure ai cittadini: 10 anni di diseguaglianze regionali. Ecco le regioni che hanno garantito l’erogazione delle prestazioni sanitarie: Emilia-Romagna in testa. Tra le prime 10 regioni nessuna del sud, del centro solo Marche e Umbria. Il 24,3% delle risorse assegnate alle regioni tra il 2010 e il 2019 non ha prodotto servizi per i cittadini

Ogni anno il Ministero della Salute pubblica il report “Monitoraggio dei LEA attraverso la cd. Griglia LEA” che, attraverso l’assegnazione di un punteggio, attesta l’erogazione delle prestazioni sanitarie che le Regioni devono garantire ai cittadini gratuitamente o attraverso il pagamento di un ticket. «Si tratta di una vera e propria “pagella” per la sanità – afferma Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – che permette di identificare Regioni promosse (adempienti), pertanto meritevoli di accedere alla quota di finanziamento premiale, e bocciate (inadempienti)». Le Regioni inadempienti sono sottoposte ai Piani di rientro, strumento che prevede uno specifico affiancamento da parte del Ministero della Salute che può sfociare sino al commissariamento della Regione. Non sono sottoposte alla verifica degli adempimenti: Friuli Venezia-Giulia, Sardegna, Valle D’Aosta e le Province autonome di Trento e di Bolzano.

 

Adempimenti LEA 2010-2019 tramite Griglia LEA

Nel report Livelli Essenziali di Assistenza: le diseguaglianze regionali in sanità, la Fondazione GIMBE ha analizzato i risultati dei monitoraggi annuali del Ministero della Salute relativi al decennio 2010-2019. In dettaglio:

  • A partire dai singoli indicatori sono stati computati i punteggi totali, calcolando quelli non disponibili: quelli delle Regioni non sottoposte a verifica degli adempimenti per gli anni 2010-2016 e quelli relativi a tutte le Regioni per gli anni 2010-2011.
  • Le “percentuali di adempimento” sono state calcolate come rapporto tra il punteggio totale ottenuto nel periodo 2010-2019 e il punteggio massimo di 2.250 raggiungibile nel decennio analizzato.
  • La classifica finale è stata elaborata secondo le percentuali cumulative di adempimento 2010-2019 e suddivisa in quartili.

L’analisi degli adempimenti LEA 2010-2019 (tabella 1 e figura) dimostra che:

  • In testa alla classifica per l’erogazione delle prestazioni si posiziona l’Emilia-Romagna con il 93,4% di adempimento, in coda la Sardegna con il 56,3% (Regione esclusa dal monitoraggio LEA). Tra le prime 10 Regioni anche Toscana (91,3%), Veneto (89,1%), Piemonte (87,6%), Lombardia (87,4%), Umbria (85,9%), Marche (84,1%), Liguria (82,8%), Friuli Venezia-Giulia (81,5%) e Provincia autonoma di Trento (78,8%). Agli ultimi 6 posti, oltre alla Sardegna, Provincia autonoma di Bolzano (57,6%), Campania (58,2%), Calabria (59,9%), Valle d’Aosta (63,8%) e Puglia (67,5%). Nella prima metà della classifica si posizionano dunque solo due Regioni del centro (Umbria e Marche) e nessuna Regione del sud, a riprova dell’esistenza di una “questione meridionale” in sanità.
  • Nel decennio 2010-2019 la percentuale cumulativa totale di adempimento delle Regioni è del 75,7% (range tra Regioni 56,3%-93,4%). In altri termini, se a fronte delle risorse ripartite alle Regioni la Griglia LEA è lo strumento utilizzato dal Governo per monitorare l’erogazione delle prestazioni essenziali, il 24,3% delle risorse assegnate nel periodo 2010-2019 non ha prodotto servizi per i cittadini, con un range tra le Regioni che varia dal 6,6% dell’Emilia-Romagna al 43,7% della Sardegna.
  • Le Regioni non sottoposte alla verifica degli adempimenti hanno performance molto variegate. Da un lato Friuli Venezia-Giulia e Provincia autonoma di Trento raggiungono percentuali di adempimento da metà classifica; dall’altro Valle D’Aosta, Provincia autonoma di Bolzano e Sardegna registrano le performance peggiori.
  • La percentuale cumulativa di adempimento LEA annuale è salita dal 64,1% del 2010 all’82,6% del 2019, un miglioramento in parte reale, in parte sovrastimato per il fenomeno di “appiattimento” dovuto alla cristallizzazione dello strumento di valutazione della Griglia LEA che, negli anni, ha mantenuto gli stessi indicatori.

Nuovo Sistema di Garanzia: sperimentazione 2019

Dal 1° gennaio 2020 la Griglia LEA è stata sostituita dal Nuovo Sistema di Garanzia (NSG), in particolare da un subset di 22 indicatori definiti CORE. Considerato che alla data di pubblicazione del report GIMBE non è ancora disponibile il report adempimenti LEA 2020, sono stati analizzati i risultati della sperimentazione 2019. Il NSG considera adempienti le Regioni che raggiungono la sufficienza su tutte e tre le aree di assistenza: prevenzione, distrettuale e ospedaliera. Dalla sperimentazione ben 6 Regioni risultano inadempienti: la Calabria non raggiunge il punteggio minimo in nessuna delle tre aree; la Provincia autonoma di Bolzano in due aree e Valle d’Aosta, Molise, Basilicata e Sicilia in una sola area. 

Anche se il NSG non prevede il calcolo di un punteggio totale per valutare gli adempimenti, sommando i punteggi ottenuti nelle tre aree emerge una classifica simile a quella ottenuta con la Griglia LEA, dove la Regione Emilia-Romagna si conferma in prima posizione (tabella 2).

«Senza una nuova stagione di collaborazione tra Governo e Regioni e un radicale cambio di rotta per monitorare l’erogazione dei LEA – conclude Cartabellotta – diseguaglianze regionali e mobilità sanitaria continueranno a farla da padrone e il CAP di residenza delle persone condizionerà il diritto alla tutela della salute. Una situazione che stride con i princìpi di equità e universalismo del SSN, recentemente ribaditi dal Ministro Schillaci secondo cui è “prioritario il superamento delle diseguaglianze territoriali nell’offerta sanitaria” affinché “tutti i cittadini abbiano le stesse opportunità, indipendentemente da dove sono nati o risiedono e dal loro reddito”».

Il Report dell’Osservatorio GIMBE “Livelli Essenziali di Assistenza: le diseguaglianze regionali in sanità” è disponibile a: www.gimbe.org/LEA_2010-2019


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19 dicembre 2022
Coronavirus: in una settimana scendono i contagi (-21,1%), stabili i ricoveri (+2,4%) e lieve calo delle terapie intensive (-4,2%). In aumento i decessi (+4,8%): oltre cento al giorno. Quarta dose: verso Natale con quasi il 72% di fragili e over 60 scoperti

MONITORAGGIO PANDEMIA COVID-19

Il monitoraggio indipendente della Fondazione GIMBE rileva nella settimana 9-15 dicembre 2022, rispetto alla precedente, una diminuzione di nuovi casi (174.630 vs 221.324) (figura 1) e un aumento dei decessi (719 vs 686) (figura 2). In calo i casi attualmente positivi (485.654 vs 523.075) e le persone in isolamento domiciliare (475.894 vs 513.525); sostanzialmente stabili i ricoveri con sintomi (9.439 vs 9.215), in lieve calo le terapie intensive (321 vs 335). In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni:

  • Decessi: 719 (+4,8%), di cui 17 riferiti a periodi precedenti
  • Terapia intensiva: -14 (-4,2%)
  • Ricoverati con sintomi: +224 (+2,4%)
  • Isolamento domiciliare: -37.631 (-7,3%)
  • Nuovi casi: 174.630 (-21,1%)
  • Casi attualmente positivi: -37.421 (-7,2%)

Nuovi casi. «Sul fronte dei nuovi casi settimanali – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – si registra una flessione (-21,1%): dai 221 mila della settimana precedente scendono a quota 174 mila, con una media mobile a 7 giorni che sfiora i 25 mila casi al giorno» (figura 3). Tutte le Regioni ad eccezione della Sardegna (+14,1%) registrano un calo dei nuovi casi (dal -3,2% della Calabria al -32,7% della Provincia Autonoma di Trento) (tabella 1). In 13 Province si rileva un aumento dei nuovi casi (dal +0,3% di Sud Sardegna al +49,4% di Oristano), in 94 una diminuzione (dal -3,6% di Salerno al -36,9% di Prato). L’incidenza supera i 500 casi per 100.000 abitanti in 7 Province: Rovigo (593), Fermo (559), Massa Carrara (535), Chieti (525), Vicenza (520), Ascoli Piceno (515), Padova (513) (tabella 2).

Testing. Cala il numero dei tamponi totali (-13%): da 1.256.722 della settimana 2-8 dicembre a 1.093.207 della settimana 9-15 dicembre. In particolare i tamponi rapidi sono diminuiti del 14,3% (-151.015), mentre quelli molecolari del 6,2% (-12.500) (figura 4). La media mobile a 7 giorni del tasso di positività scende dal 14% al 12,2% per i tamponi molecolari e dal 18,1% al 17,2% per gli antigenici rapidi (figura 5).

Ospedalizzazioni. «Sul fronte degli ospedali – afferma Marco Mosti, Direttore Operativo della Fondazione GIMBE – si stabilizzano i ricoveri in area medica (+2,4%), mentre calano leggermente quelli in terapia intensiva (-4,2%)». In termini assoluti, i posti letto COVID occupati in area critica, raggiunto il massimo di 347 il 12 novembre, sono scesi a 321 il 15 dicembre; in area medica, raggiunto il massimo di 9.764 il 12 dicembre, sono scesi a quota 9.439 il 15 dicembre (figura 6). Al 15 dicembre il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti COVID è del 14,8% in area medica (dal 6,3% di Molise e Sardegna al 35,8% della Valle D’Aosta) e del 3,2% in area critica (dallo 0% di Basilicata e Valle D’Aosta al 6,9% del Friuli-Venezia Giulia) (figura 7). «In lieve calo il numero di ingressi giornalieri in terapia intensiva – puntualizza Mosti – con una media mobile a 7 giorni di 38 ingressi/die rispetto ai 40 della settimana precedente» (figura 8).

Decessi. In ulteriore aumento i decessi: 719 negli ultimi 7 giorni (di cui 17 riferiti a periodi precedenti), con una media di 103 al giorno rispetto ai 98 della settimana precedente.

MONITORAGGIO CAMPAGNA VACCINALE

Vaccini: nuovi vaccinati. Nella settimana 9-15 dicembre si confermano in calo i nuovi vaccinati: 872 rispetto ai 971 della settimana precedente (-10,2%). Di questi il 17,8% è rappresentato dalla fascia 5-11 anni: 155, con un incremento del 55% rispetto alla settimana precedente. Cala tra gli over 50, più a rischio di malattia grave, il numero di nuovi vaccinati che si attesta a quota 360 (-4,5% rispetto alla settimana precedente) (figura 9).

Vaccini: persone non vaccinate. Al 16 dicembre (aggiornamento ore 06.18) sono 6,79 milioni le persone di età superiore a 5 anni che non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino (figura 10), di cui:

  • 6,1 milioni attualmente vaccinabili, pari al 10,6% della platea (dall’8,1% della Puglia al 14,1% della Valle D’Aosta)
  •  0,69 milioni temporaneamente protette in quanto guarite da COVID-19 da meno di 180 giorni, pari all’1,2% della platea (dal 0,8% della Valle D’Aosta al 2,3% del Friuli Venezia-Giulia).

Vaccini: terza dose. Al 16 dicembre (aggiornamento ore 06.18) sono state somministrate 40.400.721 terze dosi con una media mobile a 7 giorni di 2.309 somministrazioni al giorno, in aumento rispetto alle 2.207 della settimana precedente. In base alla platea ufficiale (n. 47.703.593), aggiornata al 20 maggio, il tasso di copertura nazionale per le terze dosi è dell’84,7%: dal 78,6% della Sicilia all’88,6% della Lombardia. Sono 7,3 milioni le persone che non hanno ancora ricevuto la dose booster (figura 11), di cui:

  • 5,7 milioni possono riceverla subito, pari al 12% della platea (dal 7,5% del Piemonte al 20% della Sicilia);
  • 1,6 milioni non possono riceverla nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni, pari al 3,4% della platea (dall’1,4% della Sicilia al 5,8% del Veneto).

Vaccini: quarta dose. La platea per il secondo richiamo (quarta dose), aggiornata al 17 settembre, è di 19,1 milioni di persone: di queste, 11,9 milioni possono riceverlo subito, 1,8 non sono eleggibili nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni e 5,4 milioni l’hanno già ricevuto. Al 16 dicembre (aggiornamento ore 06.18) sono state somministrate 5.436.818 quarte dosi, con una media mobile di 20.836 somministrazioni al giorno, in aumento rispetto alle 19.890 della scorsa settimana (+4,8%) (figura 12). In base alla platea ufficiale (n. 19.119.772 di cui 13.060.462 over 60, 3.990.080 fragili e immunocompromessi, 1.748.256 di personale sanitario e 320.974 di ospiti delle RSA che non ricadono nelle categorie precedenti) il tasso di copertura nazionale per le quarte dosi è del 28,4% con nette differenze regionali: dal 12,8% della Calabria al 42,2% del Piemonte (figura 13). «Considerato che la platea per la quarta dose non viene aggiornata da due mesi – evidenzia Cartabellotta – e la rendicontazione ufficiale comprende tutte le persone che ricevono la quarta dose, sia quelle incluse nella platea, sia quelle che la effettuano “su richiesta”, il tasso di copertura è certamente sovrastimato. In ogni caso ci avviciniamo al Natale con quasi il 72% di over 60 e fragili senza quarta dose».

Vaccini: quinta dose. Non è ancora disponibile nessun dato ufficiale sulle somministrazioni.

 

Il prossimo monitoraggio indipendente GIMBE sarà pubblicato lunedì 9 gennaio 2023.

Il monitoraggio GIMBE della pandemia COVID-19 è disponibile a: https://coronavirus.gimbe.org


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12 dicembre 2022
Coronavirus: in sette giorni crescono decessi (+8%), ricoveri (+9%) e terapie intensive (+4,7%). Contagi ancora stabili (-2,7%). Meno di mille nuovi vaccinati in una settimana: il dato più basso dall’inizio della campagna vaccinale. Scendono ancora le somministrazioni della quarta dose (-23,6%)

MONITORAGGIO PANDEMIA COVID-19

Il monitoraggio indipendente della Fondazione GIMBE rileva nella settimana 2-8 dicembre 2022, rispetto alla precedente, una sostanziale stabilità dei nuovi casi (221.324 vs 227.420) (figura 1) e un aumento dei decessi (686 vs 635) (figura 2). In crescita anche i casi attualmente positivi (523.075 vs 507.169), le persone in isolamento domiciliare (513.525 vs 498.391), i ricoveri con sintomi (9.215 vs 8.458) e le terapie intensive (335 vs 320). In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni:

  • Decessi: 686 (+8%), di cui 15 riferiti a periodi precedenti
  • Terapia intensiva: +15 (+4,7%)
  • Ricoverati con sintomi: +757 (+9%)
  • Isolamento domiciliare: +15.134 (+3%)
  • Nuovi casi: 221.324 (-2,7%)
  • Casi attualmente positivi: +15.906 (+3,1%)

Nuovi casi. «Sul fronte dei nuovi casi settimanali – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – non si registrano sostanziali variazioni (-2,7%): dai 227 mila della settimana precedente si attestano a quota 221 mila, con una media mobile a 7 giorni che supera i 31 mila casi al giorno» (figura 3). 13 Regioni registrano un incremento dei nuovi casi (dall’1,3% della Sardegna al 25,7% della Puglia) e 8 un calo (dal -3,2% della Provincia Autonoma di Trento al -18,7% della Lombardia) (tabella 1). In 48 Province si rileva un aumento dei nuovi casi (dal +0,1% di Pordenone e Siena al +43,3% di Matera), in 57 una diminuzione (dal -0,4% di Frosinone al -23,9% di Vercelli); stabili Terni e Vicenza. L’incidenza supera i 500 casi per 100.000 abitanti in 22 Province: Rovigo (819), Vicenza (712), Ferrara (665), Massa Carrara (658), Fermo (655), La Spezia (649), Padova (639), Ascoli Piceno (607), Forlì-Cesena (606), Chieti (598), Treviso (580), Teramo (568), Venezia (555), Verona (549), Pescara (548), Mantova (539), Pordenone (534), Livorno (526), Ancona (518), Ravenna (518), Latina (515) e Reggio nell’Emilia (507) (tabella 2).

Testing. Cala il numero dei tamponi totali (-5,2%): da 1.324.969 della settimana 25 novembre-1° dicembre a 1.256.722 della settimana 2-8 dicembre. In particolare i tamponi rapidi sono diminuiti del 4,7% (-52.551), mentre quelli molecolari del 7,3% (-15.696) (figura 4). La media mobile a 7 giorni del tasso di positività sale dal 13,5% al 14% per i tamponi molecolari e dal 17,8% al 18,1% per gli antigenici rapidi (figura 5).

Ospedalizzazioni. «Sul fronte degli ospedali – afferma Marco Mosti, Direttore Operativo della Fondazione GIMBE – salgono i ricoveri sia nelle terapie intensive (+4,7%), sia in area medica (+9%)». In termini assoluti, i posti letto COVID occupati in area critica, dopo aver raggiunto il minimo di 203 il 10 novembre, sono saliti a 335 l’8 dicembre; in area medica, dopo aver raggiunto il minimo di 6.347 l’11 novembre, hanno raggiunto quota 9.215 l’8 dicembre (figura 6). All’8 dicembre il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti COVID è del 14,5% in area medica (dal 5,1% del Molise al 33,2% dell’Umbria) e del 3,4% in area critica (dallo 0% di Molise e Provincia Autonoma di Trento al 7,1% della Liguria) (figura 7). «Stabile rispetto alla settimana precedente il numero di ingressi giornalieri in terapia intensiva – puntualizza Mosti – con una media mobile a 7 giorni di 40 ingressi/die» (figura 8).

Decessi. In ulteriore aumento i decessi: 686 negli ultimi 7 giorni (di cui 15 riferiti a periodi precedenti), con una media di 98 al giorno rispetto ai 91 della settimana precedente.

MONITORAGGIO CAMPAGNA VACCINALE

Vaccini: nuovi vaccinati. Nella settimana 2-8 dicembre continuano a calare i nuovi vaccinati: 900 rispetto ai 1.158 della settimana precedente (-22,3%). «Nell’ultima settimana il numero di nuovi vaccinati è sceso sotto le mille unità – evidenzia Cartabellotta – un dato così basso non si era mai registrato dall’inizio della campagna vaccinale». Di questi il 10,4% è rappresentato dalla fascia 5-11 anni: 94, con una riduzione del 55,9% rispetto alla settimana precedente. Cala tra gli over 50, più a rischio di malattia grave, il numero di nuovi vaccinati che si attesta a quota 343 (-20,4% rispetto alla settimana precedente) (figura 9).

Vaccini: persone non vaccinate. Al 9 dicembre (aggiornamento ore 06.20) sono 6,79 milioni le persone di età superiore a 5 anni che non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino (figura 10), di cui:

  • 6,1 milioni attualmente vaccinabili, pari al 10,6% della platea (dall’8,1% della Puglia al 14,1% della Valle D’Aosta)
  • 0,69 milioni temporaneamente protette in quanto guarite da COVID-19 da meno di 180 giorni, pari all’1,2% della platea (dallo 0,8% della Valle D’Aosta al 2,2% del Friuli Venezia-Giulia).

Vaccini: terza dose. Al 9 dicembre (aggiornamento ore 06.20) sono state somministrate 40.383.008 terze dosi con una media mobile a 7 giorni di 2.124 somministrazioni al giorno, in calo rispetto alle 2.753 della settimana precedente. In base alla platea ufficiale (n. 47.703.593), aggiornata al 20 maggio, il tasso di copertura nazionale per le terze dosi è dell’84,7%: dal 78,6% della Sicilia all’88,6% della Lombardia. «Considerato che la platea per la terza dose non viene aggiornata dal 20 maggio – evidenzia Cartabellotta – il tasso di copertura è sovrastimato in quanto non include né i circa 60 mila nuovi vaccinati dal 21 maggio né circa 2,4 milioni di persone che hanno superato i 120 giorni dal completamento del ciclo primario al netto delle persone che nel frattempo hanno contratto l’infezione». Sono 7,32 milioni le persone che non hanno ancora ricevuto la dose booster (figura 11), di cui:

  • 5,71 milioni possono riceverla subito, pari al 12% della platea (dal 7,6% del Piemonte al 19,9% della Sicilia);
  • 1,61 milioni non possono riceverla nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni, pari al 3,4% della platea (dall’1,5% della Sicilia al 5,8% del Veneto).

Vaccini: quarta dose.  La platea per il secondo richiamo (quarta dose) è di 19,1 milioni di persone: di queste, 12,1 milioni possono riceverlo subito, 1,7 milioni non sono eleggibili nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni e 5,3 milioni l’hanno già ricevuto. Al 9 dicembre (aggiornamento ore 06.20) sono state somministrate 5.283.262 quarte dosi, con una media mobile di 19.225 somministrazioni al giorno, in calo rispetto alle 25.171 della scorsa settimana (-23,6%) (figura 12). In base alla platea ufficiale (n. 19.119.772 di cui 13.060.462 over 60, 3.990.080 fragili e immunocompromessi, 1.748.256 di personale sanitario e 320.974 di ospiti delle RSA che non ricadono nelle categorie precedenti), aggiornata al 17 settembre, il tasso di copertura nazionale per le quarte dosi è del 27,6% con nette differenze regionali: dal 12,4% della Calabria al 41,3% del Piemonte (figura 13).

Vaccini: quinta dose. Non è ancora disponibile nessun dato ufficiale sulle somministrazioni.

 

Il monitoraggio GIMBE della pandemia COVID-19 è disponibile a: https://coronavirus.gimbe.org


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5 dicembre 2022
Coronavirus: in una settimana aumentano ricoveri (+11,1%), terapie intensive (+28%) e decessi (+9,5%) che superano quota 600. Stabili i contagi (-0,7%), ma la circolazione virale è sottostimata almeno del 50%. Quarta dose: oltre 5,1 milioni di somministrazioni, ma la copertura è solo al 26,9%

MONITORAGGIO PANDEMIA COVID-19

Il monitoraggio indipendente della Fondazione GIMBE rileva nella settimana 25 novembre-1° dicembre 2022, rispetto alla precedente, una sostanziale stabilità dei nuovi casi (227.420 vs 229.122) (figura 1) e un aumento dei decessi (635 vs 580) (figura 2). In aumento anche i casi attualmente positivi (507.169 vs 492.457), le persone in isolamento domiciliare (498.391 vs 484.594), i ricoveri con sintomi (8.458 vs 7.613) e le terapie intensive (320 vs 250) (figura 3). In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni:

  • Decessi: 635 (+9,5%), di cui 14 riferiti a periodi precedenti
  • Terapia intensiva: +70 (+28%)
  • Ricoverati con sintomi: +845 (+11,1%)
  • Isolamento domiciliare: +13.797 (+2,8%)
  • Nuovi casi: 227.420 (-0,7%)
  • Casi attualmente positivi: +14.712 (+3%)

Nuovi casi. «Sul fronte dei nuovi casi settimanali– dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE –non si registrano sostanziali variazioni (-0,7%): dai229 mila della settimana precedente si attestano a quota 227 mila, con una media mobile a 7 giorni che superai32 mila casi al giorno» (figura 3). 7 Regioni registrano un incremento dei nuovi casi (dal5,7% dellaBasilicata al 14,4% della Liguria) e 14 un calo (dal -0,6% dell’Emilia-Romagna al -21,1% della Provincia Autonoma di Bolzano) (tabella 1). In 41 Province si rileva un aumento dei nuovi casi (dal +0,7% di Bergamo al +48,6% di Reggio Calabria), in 66 una diminuzione (dal -0,3% di Salerno al -25,2% di Sondrio). L’incidenza supera i 500 casi per 100.000 abitanti in 25 Province: Rovigo (911), Vicenza (711), Padova (711), Ferrara (710), Venezia (634), Treviso (618), Forlì-Cesena (609), La Spezia (582), Verona (577), Mantova (575), Teramo (562), Pescara (560), Fermo (542), Genova (541), Ancona (538), Reggio nell’Emilia (538), Lodi (537), Pordenone (534), Massa Carrara (526), Ravenna (524), Pavia (515), Bologna (508), Cremona (505), Torino (502), Gorizia (501) (tabella 2).

Testing. Cresce il numero dei tamponi totali (+3,8%): da 1.276.986 della settimana 18-24 novembre 2022 a 1.324.969 della settimana 25 novembre 2022-1° dicembre 2022. In particolare i tamponi rapidi sono aumentati del 4,3% (+45.858), mentre quelli molecolari dell’1% (+2.125) (figura 4). La media mobile a 7 giorni del tasso di positività rimane stabile al 13,5% per i tamponi molecolari e si riduce dal 18,8% al 17,8% per gli antigenici rapidi (figura 5).

Ospedalizzazioni. «Sul fronte degli ospedali – afferma Marco Mosti, Direttore Operativo della Fondazione GIMBE – salgono i ricoveri sia nelle terapie intensive (+28%), sia in area medica(+11,1%)». In termini assoluti, i posti letto COVID occupati in area critica, dopo aver raggiunto il minimo di 203 il 10 novembre, sono saliti a 320il 1°dicembre; in area medica, dopo aver raggiunto il minimodi6.347 l’11 novembre,hanno raggiunto quota 8.458il 1° dicembre (figura 6). Al 1° dicembre il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti COVID è del 13,3% in area medica (dal 5% della Provincia Autonoma di Bolzano al 35,5% dell’Umbria) e del 3,2% in area critica (dall’1% della Provincia Autonoma di Bolzano al 6,5% dell’Emilia-Romagna) (figura 7).«Aumentano gli ingressi giornalieri in terapia intensiva – puntualizza Mosti – con una media mobile a 7 giorni di 40 ingressi/die rispetto ai 30 della settimana precedente» (figura 8).

Decessi.In ulteriore aumento i decessi: 635negli ultimi 7 giorni (di cui 14riferiti a periodi precedenti), con una media di 91 al giorno rispetto agli83 della settimana precedente.

MONITORAGGIO CAMPAGNA VACCINALE

Vaccini: nuovi vaccinati. Nella settimana 25 novembre-1°dicembrecontinua il calodei nuovi vaccinati: 1.070 rispetto ai 1.084 della settimana precedente (-1,3%). Di questi il 19,9% è rappresentato dalla fascia 5-11 anni: 213, con un incremento del 3,4% rispetto alla settimana precedente. Cala tra gli over 50, più a rischio di malattia grave, il numero di nuovi vaccinati che si attesta a quota 407 (-12,7% rispetto alla settimana precedente) (figura 9).

Vaccini: persone non vaccinate. Al 2 dicembre (aggiornamento ore 06.19) sono 6,79 milioni le persone di età superiore a 5 anni che non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino (figura 10), di cui:

  • 6,10 milioni attualmente vaccinabili, pari al 10,6% della platea (dall’8,1% del Lazio al 14,1% della Valle D’Aosta)
  • 0,69 milioni temporaneamente protette in quanto guarite da COVID-19 da meno di 180 giorni, pari all’1,2% della platea (dallo 0,8% della Valle D’Aosta al 2,2% del Friuli Venezia-Giulia).

Vaccini: terza dose. Al 2 dicembre (aggiornamento ore 06.19) sono state somministrate 40.366.730 terze dosi con una media mobile a 7 giorni di 2.643 somministrazioni al giorno, in calo rispetto alle 2.784 della settimana precedente. In base alla platea ufficiale (n. 47.703.593), aggiornata al 20 maggio, il tasso di copertura nazionale per le terze dosi è dell’84,6%: dal 78,6% della Sicilia all’88,5% della Lombardia. Sono 7,34 milioni le persone che non hanno ancora ricevuto la dose booster (figura 11), di cui:

  • 5,64 milioni possono riceverla subito, pari all’11,8% della platea (dal 7,5% del Piemonte al 19,7% della Sicilia);
  • 1,7 milioni non possono riceverla nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni, pari al 3,6% della platea (dall’1,8% della Sicilia al 5,9% del Veneto).

Vaccini: quarta dose.  La platea per il secondo richiamo (quarta dose) include 19,1 milioni di persone: di queste, 12,3 milioni possono riceverlo subito, 1,7 non sono eleggibili nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni e 5,1 milioni l’hanno già ricevuto. Al 2 dicembre (aggiornamento ore 06.19) sono state somministrate 5.140.534 quarte dosi, con una media mobile di 24.378 somministrazioni al giorno, in lieve calo rispetto alle 24.858 della settimana precedente (-1,9%) (figura 12). In base alla platea ufficiale (n. 19.119.772 di cui 13.060.462 over 60, 3.990.080 fragili e immunocompromessi, 1.748.256 di personale sanitario e 320.974 di ospiti delle RSA che non ricadono nelle categorie precedenti), aggiornata al 17 settembre, il tasso di copertura nazionale per le quarte dosi è del 26,9% con nette differenze regionali: dal 12,1% della Calabria al 40,3% del Piemonte (figura 13).

Vaccini: quinta dose. Non è ancora disponibile nessun dato ufficiale sulle somministrazioni.

«Il numero dei nuovi casi settimanali – conclude Cartabellotta – non è più un indicatore affidabile della circolazione virale, sottostimata almeno del 50% sia per l’utilizzo diffuso di tamponi “fai da te” sia per il mancato testing di persone asintomatiche o paucisintomatiche. Infatti,a partire da fine settembre, il tasso di ospedalizzazione sul totale dei positivi è raddoppiato sia per l’area medica (da 0,8% a 1,62%)sia per la terapia intensiva (da 0,03% a 0,06%) e il numero dei decessi continua a salire raggiungendo numeri che non si registravano da metà agosto. In questo contesto preoccupa che, a fronte dell’aumentata circolazione virale,continuino a diminuire le somministrazioni delle quarte dosi per anziani e fragili, lasciando scoperte quasi tre persone su quattro».

Il monitoraggio GIMBE della pandemia COVID-19 è disponibile a:https://coronavirus.gimbe.org


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28 novembre 2022
Coronavirus: in 7 giorni aumentano contagi (+10%) e ricoveri ordinari (+9,1%). Tornano a crescere i decessi (+8,8%). Stabili le terapie intensive (+1,2%). Quarta dose: scoperte quasi 3 persone su 4 e somministrazioni ancora in calo (-14,5%). Grave e inspiegabile ritardo del piano di comunicazione sulla campagna vaccinale

MONITORAGGIO PANDEMIA COVID-19

Il monitoraggio indipendente della Fondazione GIMBE rileva nella settimana 18-24 novembre 2022, rispetto alla precedente, un incremento di nuovi casi (229.122 vs 208.346) (figura 1) e decessi (580 vs 533) (figura 2). In aumento anche i casi attualmente positivi (492.457 vs 452.895), le persone in isolamento domiciliare (484.594 vs 445.667), i ricoveri con sintomi (7.613 vs 6.981) e le terapie intensive (250 vs 247) (figura 3). In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni:

  • Decessi: 580 (+8,8%), di cui 18 riferiti a periodi precedenti
  • Terapia intensiva: +3 (+1,2%)
  • Ricoverati con sintomi: +632 (+9,1%)
  • Isolamento domiciliare: +38.927 (+8,7%)
  • Nuovi casi: 229.122 (+10%)
  • Casi attualmente positivi: +39.562 (+8,7%)

Nuovi casi. «Sul fronte dei nuovi casi settimanali – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – si registra un aumento del 10%: da 208 mila della settimana precedente salgono a quota 229 mila, con una media mobile a 7 giorni che raggiunge quasi i 33 mila casi al giorno» (figura 3). 17 Regioni registrano un incremento dei nuovi casi (dal 2,2% del Lazio al 39,3% della Valle d’Aosta) e 4 un calo (dal -1,6% della Provincia autonoma di Trento al -13,4% della Sardegna) (tabella 1). In 84 Province si rileva un aumento dei nuovi casi (dal +0,5% di Prato al +66,6% di Modena), in 23 una diminuzione (dal -0,2% di Terni al -27,9% di Oristano). L’incidenza supera i 500 casi per 100.000 abitanti in 22 Province: Rovigo (1.032), Padova (785), Ferrara (723), Vicenza (689), Venezia (676), Treviso (649), Mantova (612), Verona (573), Ravenna (557), Lodi (553), Pordenone (541), Pavia (535), Bologna (535), Ancona (521), Belluno (517), La Spezia (515), Lucca (515), Reggio nell'Emilia (514), Cremona (514), Livorno (504), Monza e della Brianza (503), Forlì-Cesena (502) (tabella 2).

Testing. Cresce il numero dei tamponi totali (+7%): da 1.193.523 della settimana 11-17 novembre 2022 a 1.276.986 della settimana 18-24 novembre 2022. In particolare i tamponi rapidi sono aumentati dell’8,1% (+79.278), mentre quelli molecolari del 2% (+4.185) (figura 4). La media mobile a 7 giorni del tasso di positività sale dal 12,3% al 13,5% per i tamponi molecolari e dal 18,4% al 18,8% per gli antigenici rapidi (figura 5).

Ospedalizzazioni>. «Sul fronte degli ospedali – afferma Marco Mosti, Direttore Operativo della Fondazione GIMBE – restano sostanzialmente stabili sia le terapie intensive (+1,2%), mentre salgono i ricoveri in area medica (+9,1%)». In termini assoluti, i posti letto COVID occupati in area critica, dopo aver raggiunto il minimo di 203 il 10 novembre, sono saliti a 250 il 24 novembre; in area medica, dopo aver raggiunto il minimo di 6.347 l’11 novembre, hanno raggiunto quota 7.613 il 24 novembre (figura 6). Al 24 novembre il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti COVID è del 12% in area medica (dal 6% della Sardegna al 31,3% dell’Umbria) e del 2,5% in area critica (dallo 0% della Provincia autonoma Bolzano e della Valle d’Aosta al 4,3% dell’Emilia-Romagna) (figura 7). «Restano stabili gli ingressi giornalieri in terapia intensiva – puntualizza Mosti – con una media mobile a 7 giorni di 30 ingressi/die rispetto ai 31 della settimana precedente» (figura 8).

Decessi. Tornano a crescere i decessi: 580 negli ultimi 7 giorni (di cui 18 riferiti a periodi precedenti), con una media di 83 al giorno rispetto ai 76 della settimana precedente.

 

MONITORAGGIO CAMPAGNA VACCINALE

Vaccini: nuovi vaccinati. Nella settimana 18-24 novembre calano i nuovi vaccinati: 1.040 rispetto ai 1.301 della settimana precedente (-20,1%). Di questi il 19,3% è rappresentato dalla fascia 5-11 anni: 201, con una riduzione del 12,2% rispetto alla settimana precedente. Cala tra gli over 50, più a rischio di malattia grave, il numero di nuovi vaccinati che si attesta a quota 438 (-15,4% rispetto alla settimana precedente) (figura 9).

Vaccini: persone non vaccinate. Al 25 novembre (aggiornamento ore 06.17) sono 6,8 milioni le persone di età superiore a 5 anni che non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino (figura 10), di cui:

  • 6,09 milioni attualmente vaccinabili, pari al 10,6% della platea (dall’8,1% del Lazio al 14,1% della Valle D’Aosta);
  •  0,71 milioni temporaneamente protette in quanto guarite da COVID-19 da meno di 180 giorni, pari all’1,2% della platea (dallo 0,8% della Valle D’Aosta al 2,2% del Friuli-Venezia Giulia).

Vaccini: terza dose. Al 25 novembre (aggiornamento ore 06.17) sono state somministrate 40.346.430 terze dosi con una media mobile a 7 giorni di 2.639 somministrazioni al giorno, in calo rispetto alle 3.056 della settimana precedente. In base alla platea ufficiale (n. 47.703.593), aggiornata al 20 maggio, il tasso di copertura nazionale per le terze dosi è dell’84,6%: dal 78,5% della Sicilia all’88,5% della Lombardia. Sono 7,36 milioni le persone che non hanno ancora ricevuto la dose booster (figura 11), di cui:

  • 5,48 milioni possono riceverla subito, pari all’11,5% della platea (dal 7,3% del Piemonte al 19,3% della Sicilia);
  • 1,88 milioni non possono riceverla nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni, pari al 3,9% della platea (dal 2,2% della Sicilia al 6,3% del Veneto).

Vaccini: quarta dose.  La platea per il secondo richiamo (quarta dose) include 19,1 milioni di persone: di queste, 12,5 milioni possono riceverlo subito, 1,7 non sono eleggibili nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni e quasi 5 milioni l’hanno già ricevuto. Al 25 novembre (aggiornamento ore 06.17) sono state somministrate 4.959.123 quarte dosi, con una media mobile di 23.666 somministrazioni al giorno, ancora in calo rispetto alle 27.671 della scorsa settimana (-14,5%) (figura 12). In base alla platea ufficiale (n. 19.119.772 di cui 13.060.462 over 60, 3.990.080 fragili e immunocompromessi, 1.748.256 di personale sanitario e 320.974 di ospiti delle RSA che non ricadono nelle categorie precedenti), aggiornata al 17 settembre, restano ancora scoperte quasi tre persone su quattro: il tasso di copertura nazionale per le quarte dosi, infatti, è del 25,9% con nette differenze regionali (dall’11,8% della Calabria al 39,1% del Piemonte) (figura 13).

Vaccini: quinta dose. Non è ancora disponibile nessun dato ufficiale sulle somministrazioni.

«I dati confermano la diffusa ripresa della circolazione virale – conclude Cartabellotta – che rimane nettamente sottostimata per il largo utilizzo diffuso di tamponi “fai da te” e che comincia a ripercuotersi in particolare sui ricoveri in area medica. A fronte di un virus che rialza la testa, continuano a scendere le somministrazioni delle quarte dosi per anziani e fragili, lasciando scoperte quasi tre persone su quattro: in questo contesto risulta inspiegabile la scelta del Ministero della Salute di attendere sino al 1°dicembre per avviare il piano comunicativo sulla campagna vaccinale».

Il monitoraggio GIMBE della pandemia COVID-19 è disponibile a: https://coronavirus.gimbe.org


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24 novembre 2022
Legge di bilancio: niente investimenti per la salute delle persone. In Italia spesa sanitaria pubblica sotto di € 12,7 miliardi rispetto alla media europea, ma oltre alle risorse servono visione di sistema e coraggiose riforme

Il Presidente Nino Cartabellotta è intervenuto ieri, con altri autorevoli esperti, al convegno “La sanità di oggi e di domani: idee proposte di riforma del Sistema Sanitario”, organizzato nell’ambito del 17° Forum Risk Management di Arezzo. «La sanità pubblica continua a rimanere fuori dalle priorità del Paese – ha dichiarato Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – nonostante le enormi criticità esplose con la pandemia. Infatti, se nei momenti più bui tutte le forze politiche convergevano sulla necessità di rilanciare il Servizio Sanitario Nazionale (SSN), con la fine dell’emergenza la sanità è “rientrata nei ranghi”, come dimostrato prima dalla scarsa attenzione nei programmi elettorali, poi dall’assenza di un piano di Governo per la sanità pubblica e, da ultimo, dal mancato incremento del finanziamento nella Legge di Bilancio 2023 presentata dall’Esecutivo: ovvero, nessun ulteriore investimento per la salute delle persone».

 

Salvo sorprese al fotofinish, la Legge di Bilancio 2023 confermerebbe infatti solo l’aumento di € 2 miliardi previsti dalla precedente manovra. «Una cifra che oltre ad essere erosa dall’inflazione – ha commentato il Presidente – non permetterà di coprire i costi straordinari dovuti alla pandemia e alla crisi energetica, né tantomeno di avviare alcun rilancio del SSN. Con il risultato di mandare “in rosso” anche le Regioni più virtuose, con inevitabili conseguenze sull’erogazione sulla qualità dell’assistenza». Peraltro, se uno degli obiettivi “ventilati” in campagna elettorale era di allineare il finanziamento alla media europea, il Presidente Cartabellotta ha ricordato che «nel 2020 la spesa sanitaria pubblica italiana era inferiore di $ 215 pro-capite rispetto alla media europea: esiste dunque un gap di circa € 12,7 miliardi che può essere colmato solo con una programmazione pluriennale di rilancio del finanziamento pubblico» (figura).

 

 

Il Presidente ha illustrato le criticità che compromettono sempre più il diritto costituzionale alla tutela della salute, determinando rinunce alle cure e inaccettabili diseguaglianze, non solo regionali, nell’accesso alle prestazioni e alle innovazioni. Dalla grave carenza di personale sanitario, che in alcuni settori è diventata una vera e propria emergenza, alla necessità di rendere accessibili a tutti i cittadini le prestazioni sanitarie dei “nuovi LEA”, ancora ostaggio di un “decreto tariffe” mai pubblicato per carenza di risorse; dall’incapacità di mantenere aggiornate le prestazioni ai progressi della ricerca, all’allungamento delle liste d’attesa che le Regioni non riescono a recuperare. Cartabellotta ha poi puntato il dito sul regionalismo differenziato perché «senza adeguate contromisure, l’attuazione delle maggiori autonomie in sanità non farà che aumentare le diseguaglianze, legittimando normativamente il divario tra Nord e Sud e violando il principio di uguaglianza dei cittadini sul diritto costituzionale alla tutela della salute».

 

 

«Per un adeguato rilancio del SSN – ha concluso Cartabellotta – servono risorse per allineare la spesa sanitaria pubblica alla media dei paesi europei, coraggiose riforme di sistema e soprattutto la visione del servizio sanitario che la politica intende consegnare alle future generazioni. Altrimenti, il SSN è condannato ad una stentata sopravvivenza che finirà per sgretolare, lentamente ma inesorabilmente, il modello di una sanità pubblica, equa e universalistica, pilastro della nostra democrazia».

 


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21 novembre 2022
Coronavirus: nell’ultima settimana aumentano i contagi (+15%). Crescono ricoveri ordinari (+9,8%) e terapie intensive (+21,7%). Decessi in lieve calo (-2,9%). Quarta dose: in 7 giorni le somministrazioni calano dell’11,9%. Con circolazione virale in aumento ci si attende dal governo un piano per la stagione invernale

Il monitoraggio indipendente della Fondazione GIMBE rileva nella settimana 11-17 novembre 2022, rispetto alla precedente, un aumento di nuovi casi (208.346 vs 181.181) (figura 1) e una diminuzione dei decessi (533 vs 549) (figura 2). In aumento anche i casi attualmente positivi (452.895 vs 418.554), le persone in isolamento domiciliare (445.667 vs 411.995), i ricoveri con sintomi (6.981 vs 6.356) e le terapie intensive (247 vs 203). In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni:

  • Decessi: 533 (-2,9%), di cui 23 riferiti a periodi precedenti
  • Terapia intensiva: +44 (+21,7%)
  • Ricoverati con sintomi: +625 (+9,8%)
  • Isolamento domiciliare: +33.672 (+8,2%)
  • Nuovi casi: 208.346 (+15%)
  • Casi attualmente positivi: +34.341 (+8,2%)

Nuovi casi. «Sul fronte dei nuovi casi settimanali – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – si registra un aumento del 15%: da 181 mila della settimana precedente salgono a quota 208 mila, con una media mobile a 7 giorni che sfiora i 30 mila casi al giorno» (figura 3). In 15 Regioni si registra un aumento dei nuovi casi (dall’1,5% del Friuli Venezia-Giulia al 26,3% del Veneto) e in 6 un calo (dal -1% dell’Umbria al -10,4% della Basilicata) (tabella 1). In 82 Province si registra un aumento dei nuovi casi (dal +0,1% di Messina al +55,3% di Lodi), in 25 una diminuzione (dal -0,8% di Catania e Perugia al -25,3% di Sondrio). L’incidenza supera i 500 casi per 100.000 abitanti in 9 Province: Rovigo (899), Padova (724), Venezia (661), Treviso (613), Vicenza (588), Ferrara (580), Mantova (530), Lodi (529) e Verona (504) (tabella 2).

Testing. Si registra un aumento del numero dei tamponi totali (+2,9%): da 1.159.602 della settimana 4-10 novembre a 1.193.523 della settimana 11-17 novembre. In particolare i tamponi rapidi sono aumentati del 4,3% (+40.386), mentre quelli molecolari sono diminuiti del 3% (-6.465) (figura 4). La media mobile a 7 giorni del tasso di positività sale dal 10,2% al 12,3% per i tamponi molecolari e dal 17% al 18,4% per gli antigenici rapidi (figura 5).

Ospedalizzazioni.«Sul fronte degli ospedali – afferma Marco Mosti, Direttore Operativo della Fondazione GIMBE – tornano a salire sia le terapie intensive (+21,7%) che i ricoveri in area medica (+9,8%)». In termini assoluti, i posti letto COVID occupati in area critica, dopo aver raggiunto il minimo di 203 il 10 novembre, sono saliti a 247 il 17 novembre; in area medica, dopo aver raggiunto il minimo di 6.347 l’11 novembre, sono saliti a quota 6.981 il 17 novembre (figura 6). Al 17 novembre il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti COVID è dell’11% in area medica (dal 6,1% della Sardegna al 30,4% dell’Umbria) e del 2,5% in area critica (dallo 0% di Basilicata, Molise e Valle D’Aosta al 4,6% dell’Emilia-Romagna) (figura 7). «Salgono anche gli ingressi giornalieri in terapia intensiva – puntualizza Mosti – con una media mobile a 7 giorni di 31 ingressi/die rispetto ai 25 della settimana precedente» (figura 8).

Decessi. In calo il numero dei decessi: 533 negli ultimi 7 giorni (di cui 23 riferiti a periodi precedenti), con una media di 76 al giorno rispetto ai 78 della settimana precedente.

 

MONITORAGGIO CAMPAGNA VACCINALE

Vaccini: nuovi vaccinati. Nella settimana 11-17 novembre restano sostanzialmente stabili i nuovi vaccinati: 1.239 rispetto ai 1.258 della settimana precedente (-1,5%). Di questi il 18,5% è rappresentato dalla fascia 5-11 anni: 229, con un incremento del 10,1% rispetto alla settimana precedente. Cala tra gli over 50, più a rischio di malattia grave, il numero di nuovi vaccinati che si attesta a quota 474 (-10,6% rispetto alla settimana precedente) (figura 9).

Vaccini: persone non vaccinate. Al 18 novembre (aggiornamento ore 07.11) sono 6,8 milioni le persone di età superiore a 5 anni che non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino (figura 10), di cui:

  • 6,08 milioni attualmente vaccinabili, pari al 10,5% della platea (dall’8,1% del Lazio al 14,1% della Valle D’Aosta);
  • 0,72 milioni temporaneamente protette in quanto guarite da COVID-19 da meno di 180 giorni, pari all’1,3% della platea (dallo 0,8% della Valle D’Aosta al 2,2% del Friuli Venezia-Giulia).

Vaccini: terza dose. Al 18 novembre (aggiornamento ore 07.11) sono state somministrate 40.326.299 terze dosi con una media mobile a 7 giorni di 2.945 somministrazioni al giorno. In base alla platea ufficiale (n. 47.703.593), aggiornata al 20 maggio, il tasso di copertura nazionale per le terze dosi è dell’84,5%: dal 78,5% della Sicilia all’88,4% della Lombardia. Sono 7,38 milioni le persone che non hanno ancora ricevuto la dose booster (figura 11), di cui:

  • 5,31 milioni possono riceverla subito, pari all’11,1% della platea (dal 7,1% del Piemonte al 18,9% della Sicilia);
  • 2,07 milioni non possono riceverla nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni, pari al 4,3% della platea (dal 2,5% della Valle D’Aosta al 6,7% del Veneto).

Vaccini: quarta dose.  Secondo quanto disposto dalla Circolare del Ministero della Salute del 23 settembre 2022, la platea per il secondo richiamo (quarta dose) è di 19,1 milioni di persone: di queste, 12,6 milioni possono riceverlo subito, 1,7 non sono eleggibili nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni e 4,8 milioni l’hanno già ricevuto. Al 18 novembre (aggiornamento ore 07.11) sono state somministrate 4.783.386 quarte dosi, con una media mobile di 26.704 somministrazioni al giorno, in calo rispetto alle 30.319 della scorsa settimana (-11,9%) (figura 12). In base alla platea ufficiale (n. 19.119.772 di cui 13.060.462 over 60, 3.990.080 fragili e immunocompromessi, 1.748.256 di personale sanitario e 320.974 di ospiti delle RSA che non ricadono nelle categorie precedenti), aggiornata al 17 settembre, il tasso di copertura nazionale per le quarte dosi è del 25% con nette differenze regionali: dall’11,4% della Calabria al 37,7% del Piemonte (figura 13).

Vaccini: quinta dose. Non è ancora disponibile nessun dato ufficiale sulle somministrazioni.

«Anche se al momento è impossibile fare previsioni sugli scenari futuri – conclude Cartabellotta – i dati confermano una diffusa ripresa della circolazione virale, peraltro sottostimata per il largo utilizzo diffuso di tamponi “fai da te”, di cui s’intravede già un impatto iniziale sui ricoveri in area medica e in terapia intensiva; al tempo stesso assistiamo ad un calo delle somministrazioni delle quarte dosi per anziani e fragili. Con l’arrivo dei mesi freddi e la permanenza al chiuso, anche senza considerare l’eventuale emergenza di varianti in grado di “scalzare” Omicron 5, la circolazione virale è destinata ad aumentare. E al momento – nonostante le recenti rassicurazioni del Ministro Schillaci alla Camera – ad oggi tutte le azioni di “discontinuità” del Governo Meloni sono andate nella direzione opposta a quella suggerita dalle autorità internazionali di salute pubblica: ovvero essere preparati e pronti per affrontare eventuali nuove ondate. Si attende pertanto al più presto dall’Esecutivo il piano di preparedeness per la stagione invernale».

 

Il monitoraggio GIMBE della pandemia COVID-19 è disponibile a: https://coronavirus.gimbe.org


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10 novembre 2022
Coronavirus (26 ottobre-1° novembre): scendono contagi (-23,5%), ricoveri (-6,3%) e decessi (-4,1%). Stabili le terapie intensive (0%). Quarta dose: 12,8 milioni di persone ancora scoperte. Pubblicazione settimanale dei dati: tassello di una strategia oscurantista nella gestione della pandemia

Venerdì 4 novembre alle ore 14.42 il Ministero della Salute ha reso disponibili sul repository ufficiale i dati giornalieri relativi al periodo 30 ottobre-3 novembre. Un compromesso al ribasso, rispetto alle richieste pervenute dal mondo scientifico, che segna un passo indietro del tutto immotivato in termini di trasparenza: il flusso quotidiano dei dati dalle Regioni verso il Ministero, infatti, così faticosamente garantito anche nei momenti più bui della pandemia, viene regolarmente mantenuto e pagato con il denaro dei contribuenti, che tuttavia vengono privati della possibilità di accedervi tempestivamente.

«Eppure il Presidente Meloni in Parlamento – ricorda Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione GIMBE – aveva dichiarato che “Il tema del COVID non si affronta con un approccio ideologico, ma con un approccio serio che tenga conto delle evidenze scientifiche”. Come si spiega dunque la decisione sui dati della pandemia, che va esattamente in direzione opposta? Le evidenze scientifiche si costruiscono con dati di qualità, aperti, accessibili e aggiornati tempestivamente. Inoltre, la decisione di pubblicare i dati a cadenza settimanale è in netto contrasto con la dichiarata volontà del Presidente del Consiglio di fornire “un’informazione molto più chiara di quella fatta in passato [...] e anche lavorando sulla responsabilizzazione dei cittadini che è proprio figlia di un’informazione chiara”. Proprio quell’informazione “azzoppata” dalla mancata pubblicazione giornaliera dei dati».

In assenza di risposta dal Ministro Schillaci alla richiesta ufficiale di ripristino della pubblicazione quotidiana dei dati sul repository ufficiale, la Fondazione GIMBE riprende il monitoraggio indipendente sulla pandemia COVID-19 con i dati relativi alla settimana 26 ottobre – 1° novembre.

 

MONITORAGGIO PANDEMIA COVID-19: settimana 26 ottobre - 1° novembre

Il monitoraggio indipendente della Fondazione GIMBE rileva nella settimana 26 ottobre - 1° novembre 2022, rispetto alla precedente, una diminuzione di nuovi casi (180.517 vs 236.023) (figura 1) e dei decessi (536 vs 559) (figura 2). In calo anche i casi attualmente positivi (441.425 vs 499.999), le persone in isolamento domiciliare (434.535 vs 492.661), i ricoveri con sintomi (6.658 vs 7.106); restano stabili le terapie intensive (232 vs 232) (figura 3). In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni:

  • Decessi: 536 (-4,1%), di cui 10 riferiti a periodi precedenti
  • Terapia intensiva: 0 (0%)
  • Ricoverati con sintomi: -448 (-6,3%)
  • Isolamento domiciliare: -58.126 (-11,8%)
  • Nuovi casi: 180.517 (-23,5%)
  • Casi attualmente positivi: -58.574 (-11,7%)

Nuovi casi. «Per la terza settimana consecutiva – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – si registra un calo dei nuovi casi settimanali (-23,5%): da 236 mila della settimana precedente scendono a quota 180 mila, con una media mobile a 7 giorni di quasi 26 mila casi al giorno» (figura 4). Il calo dei nuovi casi riguarda tutte le Regioni (dal -10,2% della Basilicata al -46,8% del Piemonte) (tabella 1). Ad esclusione della provincia di Prato (+2,1%), in tutte le Province si registra una diminuzione dei nuovi casi (dal -4,9% di Brindisi al -53,6% di Biella). L’incidenza supera i 500 casi per 100.000 abitanti in 4 Province: Rovigo (591), Padova (584), Venezia (557), Belluno (509) (tabella 2).

Reinfezioni. Secondo l’ultimo report dell’Istituto Superiore di Sanità, nel periodo 24 agosto 2021-2 novembre 2022 in Italia sono state registrate oltre 1,35 milioni di reinfezioni, pari al 6,9% del totale dei casi. La loro incidenza nella settimana 26 ottobre-2 novembre è del 16,6% (n. 28.913 reinfezioni), stabile rispetto alla settimana precedente (16,7%).

Testing. Si registra un calo del numero dei tamponi totali (-15,7%): da 1.410.261 della settimana 19-25 ottobre 2022 a 1.189.544 della settimana 26 ottobre 2022-1° novembre 2022. In particolare i tamponi rapidi sono diminuiti del 17% (-200.323), e quelli molecolari dell’8,9% (-20.394) (figura 5). La media mobile a 7 giorni del tasso di positività si riduce dall’11,1% al 10,2% per i tamponi molecolari e dal 17,6% al 16% per gli antigenici rapidi (figura 6).

Ospedalizzazioni. «Sul fronte degli ospedali – afferma Marco Mosti, Direttore Operativo della Fondazione GIMBE - dopo tre settimane consecutive di aumento si stabilizzano le terapie intensive (0%), mentre calano i ricoveri in area medica (-6,3%)». In termini assoluti, i posti letto COVID occupati in area critica, dopo aver raggiunto il massimo di 254 il 17 ottobre, sono scesi a 232 il 1° novembre; in area medica, dopo aver raggiunto il massimo di 7.124 il 24 ottobre, sono scesi a quota 6.658 il 1° novembre (figura 7).

Considerato che il 29 ottobre Agenas ha interrotto la pubblicazione dei dati sui tassi di occupazione dei posti letto da parte di pazienti COVID-19, a partire da questa settimana il monitoraggio GIMBE utilizza il dato settimanale della Cabina di Regia ai sensi del DM Salute 30 aprile 2020 (Ministero della Salute, ISS). Al 3 novembre il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti COVID è del 10,4% in area medica (dal 3,4% del Molise al 33,5% dell’Umbria) e del 2,4% in area critica (dallo 0% della Valle D’Aosta al 7,1% dell’Umbria) (figura 8). «Tornano a scendere gli ingressi giornalieri in terapia intensiva – puntualizza Mosti – con una media mobile a 7 giorni di 24 ingressi/die rispetto ai 29 della settimana precedente» (figura 9).

Decessi. In calo il numero dei decessi: 536 negli ultimi 7 giorni (di cui 10 riferiti a periodi precedenti), con una media di 77 al giorno rispetto agli 80 della settimana precedente.

MONITORAGGIO CAMPAGNA VACCINALE: settimana 2-8 novembre 2022

Vaccini: nuovi vaccinati. Nella settimana 2-8 novembre calano i nuovi vaccinati: 1.127 rispetto ai 1.382 della settimana precedente (-18,5%). Di questi il 20,8% è rappresentato dalla fascia 5-11: 234, con una riduzione del 10,7% rispetto alla settimana precedente. Cala tra gli over 50, più a rischio di malattia grave, il numero di nuovi vaccinati che si attesta a quota 467 (-12,7% rispetto alla settimana precedente) (figura 10).

Vaccini: persone non vaccinate. Al 9 novembre (aggiornamento ore 06.16) sono 6,8 milioni le persone di età superiore a 5 anni che non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino (figure 11), di cui:

  • 6,04 milioni attualmente vaccinabili, pari al 10,5% della platea (dall’8% del Lazio al 14% della Valle D’Aosta);
  • 0,76 milioni temporaneamente protette in quanto guarite da COVID-19 da meno di 180 giorni, pari all’1,3% della platea (dallo 0,9% della Valle D’Aosta al 2,3% del Friuli Venezia Giulia).

Vaccini: fascia 5-11 anni. Al 9 novembre (aggiornamento ore 06.16) nella fascia 5-11 anni sono state somministrate 2.605.778 dosi: 1.408.411 hanno ricevuto almeno 1 dose di vaccino (di cui 1.289.072 hanno completato il ciclo vaccinale), con un tasso di copertura nazionale al 38,5% con nette differenze regionali (dal 21,1% della Provincia Autonoma di Bolzano al 53,9% della Puglia) (figura 12).

Vaccini: terza dose. Al 9 novembre (aggiornamento ore 06.16) sono state somministrate 40.294.500 terze dosi con una media mobile a 7 giorni di 3.187 somministrazioni al giorno. In base alla platea ufficiale (n. 47.703.593), aggiornata al 20 maggio, il tasso di copertura nazionale per le terze dosi è dell’84,5%: dal 78,5% della Sicilia all’88,4% della Lombardia. Sono 7,41 milioni le persone che non hanno ancora ricevuto la dose booster (figura 13), di cui:

  • 5,15 milioni possono riceverla subito, pari al 10,8% della platea (dal 6,9% del Piemonte al 18,4% della Sicilia);
  • 2,26 milioni non possono riceverla nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni, pari al 4,7% della platea (dal 2,6% della Valle D’Aosta al 7,1% del Veneto).

Vaccini: quarta dose.  Secondo quanto disposto dalla Circolare del Ministero della Salute del 23 settembre 2022, la platea per il secondo richiamo (quarta dose) è di 19,1 milioni di persone: di queste, 12,8 milioni possono riceverlo subito, 1,8 non sono eleggibili nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni e 4,5 milioni l’hanno già ricevuto. Al 9 novembre (aggiornamento ore 06.16) sono state somministrate 4.504.806 quarte dosi, con una media mobile di 28.883 somministrazioni al giorno, in lieve aumento rispetto alle 28.310 della scorsa settimana (+2%) (figura 14). In base alla platea ufficiale (n. 19.119.772 di cui 13.060.462 over 60, 3.990.080 fragili e immunocompromessi, 1.748.256 di personale sanitario e 320.974 di ospiti delle RSA che non ricadono nelle categorie precedenti), aggiornata al 17 settembre, il tasso di copertura nazionale per le quarte dosi è del 23,6% con nette differenze regionali: dal 10,9% della Calabria al 35,7% del Piemonte (figura 15).

Vaccini: quinta dose. Non è ancora disponibile nessun dato ufficiale sulle somministrazioni.

«La pubblicazione dei dati a cadenza settimanale – conclude Cartabellotta – rappresenta un ulteriore tassello della strategia oscurantista del Governo nella gestione della pandemia: dal reintegro anticipato dei sanitari non vaccinati al “ritiro” della circolare del Ministero della Salute (prot. 45253 del 03/11/2022-DGPRE_DGPRE) sul piano di preparazione per la stagione autunno-inverno, al silenzio assordante sulla campagna vaccinale, in particolare sulla somministrazione dei richiami per i più fragili. Una strategia all’insegna della discontinuità politica che risulta in netto contrasto con le raccomandazioni delle autorità internazionali di sanità pubblica (OMS, ECDC) che invitano tutti i Paesi ad essere preparati e pronti a nuove ondate pandemiche».

Il monitoraggio GIMBE della pandemia COVID-19 è disponibile a: https://coronavirus.gimbe.org


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3 novembre 2022
Coronavirus: passo indietro sulla trasparenza, i dati della pandemia devono restare patrimonio comune. La fondazione GIMBE chiede al ministro Schillaci di ripristinare la pubblicazione giornaliera dei dati. Prosegue il monitoraggio GIMBE della campagna vaccinale

Il Ministero della Salute con il comunicato stampa del 28 ottobre ha disposto la sospensione della pubblicazione giornaliera del bollettino della pandemia di COVID-19 che sarà reso pubblico a cadenza settimanale. Tuttavia, dal 30 ottobre risulta interrotta anche la pubblicazione quotidiana dei dati grezzi sul repository ufficiale che hanno finora alimentato un virtuoso processo di collaborazione tra ricercatori, società civile e Istituzioni. Al momento, pertanto, la Fondazione GIMBE è impossibilitata a garantire il monitoraggio indipendente condotto negli ultimi due anni e mezzo a beneficio della cittadinanza, delle Istituzioni e degli organi di informazione.

«È inaccettabile – dichiara Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione GIMBE – che il pubblico accesso al patrimonio comune dei dati quotidiani sulla pandemia venga interdetto dal Ministero della Salute, con un anacronistico passo indietro sulla trasparenza. Per questo la Fondazione GIMBE ha inviato al Ministro Schillaci una richiesta di ripristino immediato della pubblicazione giornaliera dei dati che devono essere disponibili non solo “alle autorità competenti” ma anche alla comunità scientifica e alla popolazione intera».

Il monitoraggio della Fondazione GIMBE per la settimana 26 ottobre-1° novembre riguarda esclusivamente l’andamento della campagna vaccinale, i cui dati al momento risultano ancora aggiornati quotidianamente.

Vaccini: nuovi vaccinati. Nella settimana 26 ottobre-1° novembre calano i nuovi vaccinati: 1.339 rispetto ai 1.470 della settimana precedente (-8,9%). Di questi il 19,6% è rappresentato dalla fascia 5-11: 262, con una riduzione del 36,4% rispetto alla settimana precedente. Cala tra gli over 50, più a rischio di malattia grave, il numero di nuovi vaccinati che si attesta a quota 518 (-3,7% rispetto alla settimana precedente) (figura 1).

Vaccini: persone non vaccinate. Al 2 novembre (aggiornamento ore 06.17) sono 6,8 milioni le persone di età superiore a 5 anni che non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino (figura 2), di cui:

  • 6 milioni attualmente vaccinabili, pari al 10,4% della platea (dal 7,9% del Lazio al 13,9% della Valle D’Aosta);
  • 0,8 milioni temporaneamente protette in quanto guarite da COVID-19 da meno di 180 giorni, pari all’1,4% della platea (dal 1,0% della Valle D’Aosta al 2,3% del Friuli Venezia-Giulia).

Vaccini: fascia 5-11 anni. Al 2 novembre (aggiornamento ore 06.17) nella fascia 5-11 anni sono state somministrate 2.605.242 dosi: 1.408.172 hanno ricevuto almeno 1 dose di vaccino (di cui 1.288.633 hanno completato il ciclo vaccinale), con un tasso di copertura nazionale al 38,5% con nette differenze regionali: dal 21,1% della Provincia Autonoma di Bolzano al 53,9% della Puglia (figura 3).

Vaccini: terza dose. Al 2 novembre (aggiornamento ore 06.17) sono state somministrate 40.270.858 terze dosi, con una media mobile a 7 giorni di 3.119 somministrazioni al giorno. In base alla platea ufficiale (n. 47.703.593), aggiornata al 20 maggio, il tasso di copertura nazionale per le terze dosi è dell’84,4%: dal 78,5% della Sicilia all’88,3% della Lombardia. Sono 7,43 milioni le persone che non hanno ancora ricevuto la dose booster (figura 4), di cui:

  • 5,09 milioni possono riceverla subito, pari al 10,7% della platea (dal 7% del Piemonte al 18,2% della Sicilia);
  • 2,34 milioni non possono riceverla nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni, pari al 4,9% della platea (dal 2,6% della Valle D’Aosta al 7,4% del Veneto).

Vaccini: quarta dose.  Secondo quanto disposto dalla Circolare del Ministero della Salute del 23 settembre 2022, la platea per il secondo richiamo (quarta dose) è di 19,1 milioni di persone: di queste, oltre 13 milioni possono riceverlo subito, quasi 1,8 milioni non sono eleggibili nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni e 4,3 milioni l’hanno già ricevuto. Al 2 novembre (aggiornamento ore 06.17) sono state somministrate 4.295.324 quarte dosi, con una media mobile di 27.680 somministrazioni al giorno, in calo rispetto alle 37.031 della scorsa settimana (-25,3%) (figura 5). In base alla platea ufficiale (n. 19.119.772 di cui 13.060.462 over 60, 3.990.080 fragili e immunocompromessi, 1.748.256 personale sanitario e 320.974 ospiti delle RSA che non ricadono nelle categorie precedenti), aggiornata al 17 settembre, il tasso di copertura nazionale per le quarte dosi è del 22,5% con nette differenze regionali: dal 10,5% della Sicilia al 34,2% del Piemonte (figura 6).

Vaccini: quinta dose. Non è ancora disponibile nessun dato ufficiale sulle somministrazioni.

Il monitoraggio GIMBE dell'epidemia COVID-19 è disponibile a: https://coronavirus.gimbe.org


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31 ottobre 2022
Coronavirus: ok allo stop bollettino quotidiano, ma garantire l’accesso ai dati. Obbligo mascherine in ospedali e rsa non va abolito, ma reso permanente. Reintegro sanitari e “sanatorie” no-vax: un’amnistia anti-scientifica e diseducativa

All’ordine del giorno del Consiglio dei Ministri di oggi alcune misure sulla gestione della pandemia COVID-19 che, se da un lato mirano a segnare una discontinuità politica, dall’altro devono essere adeguatamente ponderate, tenendo conto sia dell’impatto sulla salute pubblica, sia delle raccomandazioni degli organismi internazionali. «Indubbiamente – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – con l’evoluzione delle varianti e la protezione conferita dalla vaccinazione sulle forme gravi, la malattia COVID-19 oggi non è più quella del 2020-2021. Tuttavia, la pandemia è ancora in corso e sia l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), sia il Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (ECDC) invitano tutti i Paesi ad essere preparati (preparedness) e pronti (readiness), visto l’imminente arrivo della variante Cerberus e l’imprevedibilità degli scenari a medio-lungo termine».

Sulle proposte circolate in questi giorni sugli organi di stampa la Fondazione GIMBE esprime le seguenti valutazioni basate su evidenze scientifiche e sul buon senso.

Bollettino COVID. La proposta di una pubblicazione settimanale appare ragionevole, anche tenendo conto della notevole variabilità giornaliera nella trasmissione e pubblicazione dei dati. Non è chiaro se anche la trasmissione obbligatoria agli organismi internazionali (OMS, ECDC) avverrà con cadenza settimanale. «In ogni caso – sottolinea Cartabellotta – è fondamentale mantenere l’aggiornamento quotidiano dei dati COVID e della campagna vaccinale e garantirne accesso trasparente ai ricercatori per analisi e studi indipendenti».

Abolizione dell’obbligo di mascherine negli ospedali e nelle RSA. L’utilizzo delle mascherine nelle strutture sanitarie è fondamentale sia per proteggere professionisti e operatori sanitari - evitando di decimare ulteriormente il personale con assenze per malattia - sia soprattutto per tutelare la salute dei pazienti, in particolare quelli anziani e fragili. Peraltro, l’idea di abolire l’obbligo nazionale per poi reintrodurlo legittimamente a livello regionale o dei singoli ospedali e RSA genererebbe disorientamento dei cittadini, contestazioni rispetto alle disposizioni adottate nelle singole strutture sanitarie e aumento delle tensioni con il personale sanitario. «Al contrario l’obbligo delle mascherine in ospedale e nelle RSA – sottolinea Cartabellotta – dovrebbe essere reso permanente, indipendentemente dalla pandemia in corso, al fine di proteggere al meglio le persone più vulnerabili da infezioni respiratorie di qualsiasi natura. E l’utilizzo di questo dispositivo, come indicato dalle autorità internazionali di sanità pubblica, è raccomandato in tutti gli ambienti al chiuso affollati e/o poco aerati».

Stop obbligo vaccinale per il personale sanitario e reintegro sanitari no-vax sospesi dal 1° novembre. Il potenziale impatto in termini di sanità pubblica sarebbe modesto, sia perché la misura viene anticipata di soli due mesi rispetto alla scadenza fissata, sia perché riguarda un numero esiguo di professionisti. «Ben diverso – rileva il Presidente – l’impatto in termini di percezione pubblica di questa “sanatoria” e delle relazioni con la stragrande maggioranza dei colleghi che si sono vaccinati per tutelare la salute dei pazienti e la propria, anche al fine di garantire la continuità di servizio. Peraltro, al di là di una scelta individuale incompatibile con l’esercizio di una professione sanitaria, si tratta di persone che hanno spesso seminato disinformazione pubblica sui vaccini, elevandosi a “paladini” del popolo no-vax, a volte con evidenti obiettivi di affermazione politica individuale». Se da un lato il loro reintegro lancia un messaggio profondamente antiscientifico, va ricordato che a livello locale possono essere stabilite disposizioni per affidare ai professionisti no-vax reintegrati attività diverse da quelle clinico-assistenziali, senza configurare demansionamento.

Stop alle multe per i no-vax over 50 che non hanno ottemperato all’obbligo vaccinale. La proposta - non all’ordine del giorno del CdM di oggi, ma comunque circolata nei giorni scorsi - è di una sospensione fino al 30 giugno 2023 delle multe per chi non ha rispettato l’obbligo vaccinale. «Proposta irrilevante dal punto di vista sanitario - commenta Cartabellotta - ma antiscientifica e fortemente diseducativa, visto che estende la “cultura della sanatoria” anche alle disposizioni che hanno l’obiettivo di tutelare la salute pubblica».

«La parola d’ordine “discontinuità” è assolutamente legittima in una repubblica democratica – conclude Cartabellotta - ma deve essere utilizzata anche per migliorare tutto quello che il Governo precedente non è riuscito a fare. Dalla raccolta più analitica dei dati sui pazienti ricoverati agli investimenti sugli impianti di aerazione e ventilazione dei locali chiusi; dall’accelerazione della copertura con i richiami vaccinali, all’implementazione di rigorosi protocolli terapeutici per le persone al rischio. Al momento, invece, la discontinuità sembra ridursi ad uno un mero smantellamento delle misure in atto e ad una vera e propria “amnistia” nell’illusorio tentativo di consegnare la pandemia all’oblio, ignorando le raccomandazioni delle autorità internazionali di sanità pubblica».


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27 ottobre 2022
Coronavirus: continua la discesa dei contagi (-14,4%). Tornano a scendere le terapie intensive (-8,7%), stabili i ricoveri (+1,6%) e decessi in lieve aumento (+2,8%). Quarta dose: scoperte 13,2 milioni di persone. Variante Cerberus: proseguire nuove vaccinazioni e richiami, rafforzare il sequenziamento e monitorare tutti gli indicatori della pandemia

IL MONITORAGGIO DELLA FONDAZIONE GIMBE RILEVA, NELLA SETTIMANA 19-25 OTTOBRE, UN CALO DEI NUOVI CASI (236.023 vs 275.628) CHE RIGUARDA TUTTE LE REGIONI AD ECCEZIONE DELLA SICILIA. 27 PROVINCE CON OLTRE 500 CASI PER 100.000 ABITANTI. SOSTANZIALMENTE STABILE L’OCCUPAZIONE DEI POSTI LETTO IN AREA MEDICA (+113) E, DOPO 3 SETTIMANE, TORNANO A SCENDERE LE TERAPIE INTENSIVE (-22). LIEVE AUMENTO DEI DECESSI (559 vs 544) CON UNA MEDIA DI 80 AL GIORNO. SONO 6,8 MILIONI I NON VACCINATI, DI CUI 830 MILA GUARITI PROTETTI SOLO TEMPORANEAMENTE. 7,46 MILIONI DI PERSONE NON HANNO ANCORA RICEVUTO LA TERZA DOSE, DI CUI 2,36 MILIONI DI GUARITI CHE NON POSSONO RICEVERLA NELL’IMMEDIATO. QUARTE DOSI: TASSO DI COPERTURA NAZIONALE AL 21,4% CON NETTE DIFFERENZE REGIONALI: DAL 10% DELLA SICILIA AL 33% DEL PIEMONTE. NESSUN DATO UFFICIALE SULLA SOMMINISTRAZIONE DELLE QUINTE DOSI. ALLERTA ECDC SU VARIANTE CERBERUS: DIVENTERÀ DOMINANTE TRA METÀ NOVEMBRE E INIZIO DICEMBRE 2022, CON VEROSIMILE AUMENTO DEI CASI.

27 ottobre 2022 - Fondazione GIMBE, Bologna

Il monitoraggio indipendente della Fondazione GIMBE rileva nella settimana 19-25 ottobre 2022, rispetto alla precedente, una diminuzione di nuovi casi (236.023 vs 275.628) (figura 1) e un lieve aumento dei decessi (559 vs 544) (figura 2). Calano i casi attualmente positivi (499.999 vs 543.207) e le persone in isolamento domiciliare (492.661 vs 535.960); sostanzialmente stabili i ricoveri con sintomi (7.106 vs 6.993), in lieve calo le terapie intensive (232 vs 254) (figura 3). In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni:

  • Decessi: 559 (+2,8%), di cui 14 riferiti a periodi precedenti
  • Terapia intensiva: -22 (-8,7%)
  • Ricoverati con sintomi: +113 (+1,6%)
  • Isolamento domiciliare: -43.299 (-8,1%)
  • Nuovi casi: 236.023 (-14,4%)
  • Casi attualmente positivi: -43.208 (-8%)

Nuovi casi. «Per la seconda settimana consecutiva – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – si registra un calo dei nuovi casi settimanali (-14,4%): da oltre 275 mila della scorsa settimana scendono a quota 236 mila, con una media mobile a 7 giorni di quasi 34 mila casi al giorno» (figura 4). Ad esclusione della Sicilia (+3,3%), il calo dei nuovi casi riguarda tutte le Regioni (dal -3,8% del Lazio al -34,5% della Provincia Autonoma di Bolzano) (tabella 1). In 99 Province si registra una diminuzione dei nuovi casi (dal -0,6% di Palermo al -37,2% di Biella), mentre in 8 Province si rileva un aumento dei casi: dal +1,2% di Cagliari al +38,7% di Trapani. L’incidenza supera i 500 casi per 100.000 abitanti in 27 Province: Venezia (680), Rovigo (665), Biella (660), Belluno (656), Padova (650), Treviso (630), Vicenza (614), Bolzano (589), Terni (581), Udine (571), Ferrara (552), Como (551), Gorizia (551), Alessandria (550), Torino (547), Perugia (544), Trento (538), Pordenone (537), Sondrio (536), Varese (528), Reggio nell'Emilia (524), Verona (519), Ravenna (515), Verbano-Cusio-Ossola (511), Pavia (508), Trieste (508) e Piacenza (507) (tabella 2).

Nuove varianti. Lo scorso 21 ottobre l’European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC) ha pubblicato un report sulla nuova sub-variante Omicron BQ.1, ribattezzata “Cerberus”, segnalando:

  • Un’aumentata circolazione di questa variante in vari paesi europei: Francia (19%), Belgio (9%), Irlanda (7%), Paesi Bassi (6%) e Italia (5%).
  • Secondo le previsioni BQ1 e il suo sotto-lignaggio BQ1.1 diventeranno la variante dominante tra metà novembre e inizio dicembre 2022, con verosimile aumento dei casi nelle prossime settimane o mesi.
  • In base agli studi disponibili BQ.1 ha una rilevante capacità di sfuggire alla risposta immunitaria, indotta sia da vaccinazione che da infezione naturale. Al momento non ci sono evidenze che questa variante sia associata ad una maggiore gravità dell’infezione rispetto ad Omicron BA.4/BA.5.

«L’ECDC - sottolinea Cartabellotta - raccomanda a tutti i Governi di proseguire con la campagna di vaccinazione primaria e con tutti i richiami previsti, di rafforzare il sequenziamento, in termini di campionamento, frequenza e tempestività e di continuare il monitoraggio di tutti gli indicatori (contagi, ospedalizzazioni, ricoveri in terapia intensiva, decessi), specialmente negli over 65».

Reinfezioni. Secondo l’ultimo report dell’Istituto Superiore di Sanità, nel periodo 24 agosto 2021-19 ottobre 2022 in Italia sono state registrate oltre 1,28 milioni di reinfezioni, pari al 6,8% del totale dei casi. La loro incidenza nella settimana 12-19 ottobre è del 15% (n. 42.575 reinfezioni), in calo rispetto alla settimana precedente (16,4%).

Testing. Si registra una diminuzione del numero dei tamponi totali (-6,3%): da 1.504.956 della settimana 12-18 ottobre a 1.410.261 della settimana 19-25 ottobre. In particolare i tamponi rapidi sono calati del 7% (-88.351) e quelli molecolari del 2,7% (-6.344) (figura 5). La media mobile a 7 giorni del tasso di positività si riduce dal 12,3% all’11,1% per i tamponi molecolari e dal 19,4% al 17,6% per gli antigenici rapidi (figura 6).

Ospedalizzazioni. «Sul fronte degli ospedali – afferma Marco Mosti, Direttore Operativo della Fondazione GIMBE – tornano a scendere le terapie intensive (-8,7%) dopo tre settimane consecutive di aumento, mentre si stabilizzano i ricoveri in area medica (+1,6%)». In termini assoluti, i posti letto COVID occupati in area critica, dopo aver raggiunto il massimo di 254 il 17 ottobre sono scesi a 232 il 25 ottobre; in area medica, dopo aver raggiunto il minimo di 3.293 il 24 settembre, hanno raggiunto quota 7.106 il 25 ottobre (figura 7). Al 25 ottobre il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti COVID è dell’11,2% in area medica (dal 5,1% del Molise al 35,8% di Umbria e Valle D’Aosta) e del 2,5% in area critica (dallo 0% di Molise e Valle D’Aosta al 5% dell’Abruzzo) (figura 8). «Tornano a scendere gli ingressi giornalieri in terapia intensiva – puntualizza Mosti – con una media mobile a 7 giorni di 29 ingressi/die rispetto ai 34 della settimana precedente» (figura 9).

Decessi. In ulteriore lieve aumento il numero dei decessi: 559 negli ultimi 7 giorni (di cui 14 riferiti a periodi precedenti), con una media di 80 al giorno rispetto ai 78 della settimana precedente.

Vaccini: nuovi vaccinati. Nella settimana 19-25 ottobre calano i nuovi vaccinati: 1.411 rispetto ai 1.576 della settimana precedente (-10,5%) (figura 10).

Vaccini: persone non vaccinate. Al 26 ottobre (aggiornamento ore 06.27) sono 6,8 milioni le persone di età superiore a 5 anni che non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino (figura 11), di cui:

  • 5,97 milioni attualmente vaccinabili, pari al 10,4% della platea (dal 7,9% del Lazio al 13,9% della Valle D’Aosta);
  • 0,83 milioni temporaneamente protette in quanto guarite da COVID-19 da meno di 180 giorni, pari all’1,4% della platea (dall’1% della Valle D’Aosta al 2,4% del Friuli Venezia-Giulia).

Vaccini: fascia 5-11 anni. Al 26 ottobre (aggiornamento ore 06.16) nella fascia 5-11 anni sono state somministrate 2.604.758 dosi: 1.407.900 hanno ricevuto almeno 1 dose di vaccino (di cui 1.288.257 hanno completato il ciclo vaccinale), con un tasso di copertura nazionale al 38,5% con nette differenze regionali: dal 21,1% della Provincia Autonoma di Bolzano al 53,9% della Puglia (figura 12).

Vaccini: terza dose. Al 26 ottobre (aggiornamento ore 06.16) sono state somministrate 40.247.068 terze dosi con una media mobile a 7 giorni di 3.971 somministrazioni al giorno. In base alla platea ufficiale (n. 47.703.593), aggiornata al 20 maggio, il tasso di copertura nazionale per le terze dosi è dell’84,4%: dal 78,4% della Sicilia all’88,3% della Lombardia. Sono 7,46 milioni le persone che non hanno ancora ricevuto la dose booster (figura 13), di cui:

  • 5,1 milioni possono riceverla subito, pari al 10,7% della platea (dal 7,2% del Piemonte al 18% della Sicilia);
  • 2,36 milioni non possono riceverla nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni, pari al 4,9% della platea (dal 2,5% della Valle D’Aosta al 7,3% del Veneto).

Vaccini: quarta dose. Secondo quanto disposto dalla Circolare del Ministero della Salute del 23 settembre 2022, la platea per il secondo richiamo (quarta dose) è di 19,1 milioni di persone: di queste, 13,2 milioni possono riceverlo subito, 1,8 milioni non sono eleggibili nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni e 4,1 milioni l’hanno già ricevuto. Al 26 ottobre (aggiornamento ore 06.16) sono state somministrate 4.092.138 quarte dosi, con una media mobile di 35.944 somministrazioni al giorno, in aumento rispetto alle 35.486 della scorsa settimana (+1,3%) (figura 14). In base alla platea ufficiale (n. 19.119.772 di cui 13.060.462 over 60, 3.990.080 fragili e immunocompromessi, 1.748.256 personale sanitario e 320.974 ospiti delle RSA che non ricadono nelle categorie precedenti), aggiornata al 17 settembre, il tasso di copertura nazionale per le quarte dosi è del 21,4% con nette differenze regionali: dal 10% della Sicilia al 33% del Piemonte (figura 15).

Vaccini: quinta dose. Non è ancora disponibile nessun dato ufficiale sulle somministrazioni.

 

Il monitoraggio GIMBE dell'epidemia COVID-19 è disponibile a: https://coronavirus.gimbe.org


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20 ottobre 2022
Coronavirus: nell’ultima settimana i contagi tornano a scendere (-6,2%). Crescono ricoveri ordinari (+11,7%), terapie intensive (+13,4%) e decessi (+38,4%). Si allarga la platea della quinta dose. Quarta dose: scoperte 4 persone su 5

IL MONITORAGGIO DELLA FONDAZIONE GIMBE RILEVA, NELLA SETTIMANA 12-18 OTTOBRE, UN CALO DEI NUOVI CASI (275.628 vs 293.902) CHE RIGUARDA TUTTE LE REGIONI AD ECCEZIONE DI PUGLIA, SARDEGNA E SICILIA. 50 PROVINCE CON OLTRE 500 CASI PER 100.000 ABITANTI. IN AUMENTO L’OCCUPAZIONE DEI POSTI LETTO IN AREA MEDICA (+734) CHE, DOPO AVER RAGGIUNTO IL MINIMO DI 3.293 IL 24 SETTEMBRE, ARRIVANO A QUOTA 6.993 IL 18 OTTOBRE. IN AUMENTO ANCHE LE TERAPIE INTENSIVE (+30). CRESCONO I DECESSI (544 VS 393) CON UNA MEDIA DI 78 AL GIORNO. SONO 6,8 MILIONI I NON VACCINATI, DI CUI 870 MILA GUARITI PROTETTI SOLO TEMPORANEAMENTE. 7,49 MILIONI DI PERSONE NON HANNO ANCORA RICEVUTO LA TERZA DOSE, DI CUI 2,31 MILIONI DI GUARITI CHE NON POSSONO RICEVERLA NELL’IMMEDIATO. QUARTE DOSI: COPERTURA NAZIONALE SOLO AL 20% E QUASI 34,3 MILA SOMMINISTRAZIONI GIORNALIERE, IN CRESCITA RISPETTO ALLE 28,5 MILA DELLA SCORSA SETTIMANA. RICHIAMI CON I VACCINI BIVALENTI: NUOVA CIRCOLARE DEL MINISTERO DELLA SALUTE AGGIORNA LE INDICAZIONI.

20 ottobre 2022 - Fondazione GIMBE, Bologna

Il monitoraggio indipendente della Fondazione GIMBE rileva nella settimana 12-18 ottobre 2022, rispetto alla precedente, una diminuzione di nuovi casi (275.628 vs 293.902) (figura 1) e un aumento dei decessi (544 vs 393) (figura 2). In aumento anche i casi attualmente positivi (543.207 vs 520.919), le persone in isolamento domiciliare (535.960 vs 514.436), i ricoveri con sintomi (6.993 vs 6.259) e le terapie intensive (254 vs 224) (figura 3). In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni:

  • Decessi: 544 (+38,4%), di cui 56 riferiti a periodi precedenti
  • Terapia intensiva: +30 (+13,4%)
  • Ricoverati con sintomi: +734 (+11,7%)
  • Isolamento domiciliare: +21.524 (+4,2%)
  • Nuovi casi: 275.628 (-6,2%)
  • Casi attualmente positivi: +22.288 (+4,3%)

Nuovi casi. «Per la prima volta dopo quattro settimane consecutive – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – si registra un calo del numero dei nuovi casi settimanali (-6,2%): da quasi 294 mila della scorsa settimana scendono a quota 275 mila, con una media mobile a 7 giorni di oltre 39 mila casi al giorno» (figura 4). Ad esclusione di Puglia (+6,9%), Sardegna (+6,7%) e Sicilia (+7,8%), il calo dei nuovi casi riguarda tutte le Regioni (dal -0,2% della Basilicata al -13% dell’Abruzzo e della Provincia Autonoma di Trento) (tabella 1). In 75 Province si registra un calo dei nuovi casi (dal -0,1% di Asti al -20,2% di Frosinone; stabile la Provincia di Bari, mentre in 31 Province si registra un aumento dei casi: dal +0,2% di Catania al +24,4% di Enna. L’incidenza supera i 500 casi per 100.000 abitanti in 50 Province: Biella (1.050), Bolzano (894), Belluno (860), Sondrio (834), Verbano-Cusio-Ossola (804), Udine (790), Trento (787), Vicenza (774), Venezia (735), Padova (735), Treviso (726), Como (707), Rovigo (702), Terni (691), Torino (681), Trieste (680), Alessandria (667), Perugia (649), Asti (648), Lecco (644), Pordenone (635), Gorizia (621), Verona (617), Novara (612), Aosta (607), Piacenza (604), Ravenna (603), Vercelli (602), Varese (599), Cuneo (595), Ferrara (591), Pescara (584), Reggio nell'Emilia (575), Forlì-Cesena (572), Monza e della Brianza (558), Mantova (549), Rimini (536), Lodi (534), Pavia (532), Brescia (531), Ancona (527), Ascoli Piceno (527), Lucca (522), Macerata (521), La Spezia (519), L'Aquila (514), Fermo (511), Cremona (510), Chieti (506), Savona (503) (tabella 2).

Reinfezioni. Secondo l’ultimo report dell’Istituto Superiore di Sanità, nel periodo 24 agosto 2021-12 ottobre 2022 in Italia sono state registrate oltre 1,23 milioni di reinfezioni, pari al 6,7% del totale dei casi. La loro incidenza nella settimana 5-12 ottobre è del 16,2% (n. 51.884 reinfezioni), in aumento rispetto alla settimana precedente (15,5%).

Testing. Si registra un aumento del numero dei tamponi totali (+3,4%): da 1.455.353 della settimana 5-11 ottobre a 1.504.956 della settimana 12-18 ottobre. In particolare i tamponi rapidi sono aumentati del 3,7% (+45.129), mentre quelli molecolari dell’1,9% (+4.463) (figura 5). La media mobile a 7 giorni del tasso di positività si riduce dal 17,8% al 12,3% per i tamponi molecolari e dal 21,7% al 19,4% per gli antigenici rapidi (figura 6).

Ospedalizzazioni. «Sul fronte degli ospedali – afferma Marco Mosti, Direttore Operativo della Fondazione GIMBE – le terapie intensive si confermano in aumento per la terza settimana consecutiva (+13,4%), e si registra un ulteriore aumento dei ricoveri in area medica (+11,7%)». In termini assoluti, i posti letto COVID occupati in area critica, dopo aver raggiunto il minimo di 125 il 25 settembre, sono risaliti a quota a 254 il 18 ottobre; in area medica, dopo aver raggiunto il minimo di 3.293 il 24 settembre, hanno raggiunto quota 6.993 il 18 ottobre (figura 7). Al 18 ottobre il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti COVID è dell’11% in area medica (dal 5,1% del Molise e della Puglia al 50,7% della Valle D’Aosta) e del 2,8% in area critica (dallo 0% della Basilicata e del Molise al 7,7% della Valle D’Aosta) (figura 8). «Prosegue l’aumento degli ingressi giornalieri in terapia intensiva – puntualizza Mosti – con una media mobile a 7 giorni di 34 ingressi/die rispetto ai 29 della settimana precedente» (figura 9).

Decessi. Si conferma l’aumento dei decessi dopo l’inversione di tendenza della settimana precedente: 544 negli ultimi 7 giorni (di cui 56 riferiti a periodi precedenti), con una media di 78 al giorno rispetto ai 56 della settimana precedente.

Vaccini: nuovi vaccinati. Nella settimana 12-18 ottobre crescono i nuovi vaccinati: 1.484 rispetto ai 1.340 della settimana precedente (+10,7%) (figura 10).

Vaccini: persone non vaccinate. Al 19 ottobre (aggiornamento ore 06.27) sono 6,8 milioni le persone di età superiore a 5 anni che non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino (figura 11), di cui:

  • 5,93 milioni attualmente vaccinabili, pari al 10,3% della platea (dal 7,8% del Lazio al 13,8% della Valle D’Aosta);
  • 0,87 milioni temporaneamente protette in quanto guarite da COVID-19 da meno di 180 giorni, pari al 1,5% della platea (dal 1,0% della Valle D’Aosta al 2,4% del Friuli Venezia-Giulia).

Vaccini: fascia 5-11 anni. Al 19 ottobre (aggiornamento ore 06.27) nella fascia 5-11 anni sono state somministrate 2.603.991 dosi: 1.407.463 hanno ricevuto almeno 1 dose di vaccino (di cui 1.287.782 hanno completato il ciclo vaccinale), con un tasso di copertura nazionale al 38,5% con nette differenze regionali: dal 21,1% della Provincia Autonoma di Bolzano al 53,9% della Puglia (figura 12).

Vaccini: terza dose. Al 19 ottobre (aggiornamento ore 06.27) sono state somministrate 40.214.903 terze dosi con una media mobile a 7 giorni di 3.580 somministrazioni al giorno. In base alla platea ufficiale (n. 47.703.593), aggiornata al 20 maggio il tasso di copertura nazionale per le terze dosi è dell’84,3%: dal 78,4% della Sicilia all’88,2% della Lombardia. Sono 7,49 milioni le persone che non hanno ancora ricevuto la dose booster (figura 13), di cui:

  • 5,18 milioni possono riceverla subito, pari al 10,8% della platea (dal 7,6% del Piemonte al 17,9% della Sicilia);
  • 2,31 milioni non possono riceverla nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni, pari al 4,8% della platea (dal 2,4% della Valle D’Aosta al 7% del Veneto).

Vaccini: quarta dose. Secondo quanto disposto dalla Circolare del Ministero della Salute del 23 settembre 2022, la platea per il secondo richiamo (quarta dose) è di 19,1 milioni di persone: di queste, 13,5 milioni possono riceverlo subito, 1,8 milioni non sono eleggibili nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni e 3,8 milioni l’hanno già ricevuto. Al 19 ottobre (aggiornamento ore 06.27) sono state somministrate 3.830.568 quarte dosi, con una media mobile di 34.264 somministrazioni al giorno, in aumento rispetto alle 28.469 della scorsa settimana (+20,4%) (figura 14). In base alla platea ufficiale (n. 19.119.772 di cui 13.060.462 over 60, 3.990.080 fragili e immunocompromessi, 1.748.256 personale sanitario e 320.974 ospiti delle RSA che non ricadono nelle categorie precedenti), aggiornata al 17 settembre, il tasso di copertura nazionale per le quarte dosi è del 20% rispetto al 18,7% della settimana precedente (dal 9,4% della Sicilia al 31,4% del Piemonte), ovvero 4 persone su 5 rimangono ancora scoperte (figura 15). ««Il tasso di copertura potrebbe risultare sovrastimato – sottolinea Mosti – perché la rendicontazione ufficiale include tutte le persone che ricevono la quarta dose: sia quelle incluse nella platea, sia quelle che la effettuano “su richiesta”».

Richiami anti-COVID-19 con i vaccini bivalenti. Vista l’aumentata circolazione del SARS-CoV-2 il Ministero della Salute - al fine di consolidare ulteriormente la protezione vaccinale vs le forme gravi di COVID-19 - il 17 ottobre 2022 ha pubblicato una nuova Circolare che aggiorna le indicazioni sui richiami con i vaccini bivalenti (tabella). In dettaglio, allarga la platea raccomandando un’ulteriore dose di richiamo (5a dose) per le persone di età ≥80 anni, gli ospiti delle strutture residenziali per anziani e le persone di età ≥60 anni con fragilità per patologie concomitanti/preesistenti, dopo almeno 120 giorni dalla dose precedente o dall’ultima infezione. La Circolare aggiunge che “su richiesta dell’interessato” tutti gli over 60 potranno effettuare un’ulteriore dose di vaccino bivalente. «La circolare – precisa Cartabellotta – ribadisce altresì la possibilità di somministrare il vaccino antinfluenzale e quello anti-SARS-CoV-2 nella stessa seduta vaccinale».

Il monitoraggio GIMBE dell'epidemia COVID-19 è disponibile a: https://coronavirus.gimbe.org


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14 ottobre 2022
5° rapporto GIMBE sul servizio sanitario nazionale. In 3 anni + € 11,2 miliardi alla sanità, ma erosi dalla pandemia. Spesa sanitaria pubblica pro-capite: Italia al 16° posto in Europa e ultima tra i paesi del G7. Nuovi LEA: esigibilità ed aggiornamento rimangono solo sulla carta. Regionalismo differenziato in sanità rischia di amplificare le diseguaglianze e il divario tra nord e sud. Rimettere la sanità al centro dell’agenda politica: da GIMBE il piano per il rilancio del SSN

IL DIRITTO COSTITUZIONALE ALLA TUTELA DELLA SALUTE SI STA TRASFORMANDO IN UN PRIVILEGIO PER POCHI, LASCIANDO INDIETRO LE PERSONE PIÙ FRAGILI E SVANTAGGIATE. IL 5° RAPPORTO GIMBE DIMOSTRA CHE “PATOLOGIE” E “FATTORI AMBIENTALI” CHE CONDIZIONAVANO LO STATO DI SALUTE DEL SSN IN ERA PRE-COVID SONO RIMASTI IRRISOLTI, FATTA ECCEZIONE PER IL NETTO RILANCIO DEL FINANZIAMENTO PUBBLICO, CHE L’EMERGENZA SANITARIA HA IMPOSTO ED EROSO AL TEMPO STESSO. NEL FRATTEMPO LA PANDEMIA PRESENTA IL CONTO DEI SUOI EFFETTI A MEDIO-LUNGO TERMINE: RITARDO NELL’EROGAZIONE DI PRESTAZIONI, IMPATTO DI NUOVI BISOGNI DI SALUTE E, SOPRATTUTTO, ULTERIORE INDEBOLIMENTO DEL PERSONALE SANITARIO. TENENDO ANCHE CONTO che dal programma della coalizione di centro-destra emergono solo proposte frammentate, LA FONDAZIONE GIMBE PROPONE UN PIANO PER IL RILANCIO DEFINITIVO DEL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE.

11 ottobre 2022 - Fondazione GIMBE, Roma

La Fondazione GIMBE ha presentato oggi presso la Sala Capitolare del Senato della Repubblica il 5° Rapporto sul Servizio Sanitario Nazionale (SSN): «All’alba della nuova Legislatura – esordisce il Presidente Nino Cartabellotta – la Fondazione GIMBE ribadisce con fermezza l’urgente necessità di rimettere la sanità al centro dall’agenda politica, perché il diritto costituzionale alla tutela della salute non può essere ostaggio dell’avvicendamento dei Governi. In una fase di grave crisi internazionale, che impone alla politica sfide estremamente ardue, occorre tenere i riflettori accesi sul rischio concreto di perdere, lentamente ma inesorabilmente, un modello di servizio sanitario pubblico, equo e universalistico, conquista sociale irrinunciabile per l’eguaglianza e la dignità di tutte le persone; e, senza una chiara visione sul futuro della sanità pubblica, di mancare la straordinaria opportunità offerta dal PNRR per rilanciare il SSN».

LO STATO DI SALUTE DEL SSN

Le analisi indipendenti condotte nell’ambito della campagna #SalviamoSSN da quasi dieci anni documentano costantemente la grave crisi di sostenibilità del SSN. «Ben prima dello scoppio della pandemia – ricorda il Presidente – la Fondazione GIMBE aveva rappresentato il SSN come un paziente cronico affetto da varie patologie che ne compromettevano lo stato di salute»: l’imponente definanziamento pubblico di circa € 37 miliardi nel decennio 2010-2019; l’incompiuta del DPCM sui nuovi Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) che aveva ampliato prestazioni e servizi a carico del SSN senza la necessaria copertura finanziaria; gli sprechi e le inefficienze a livello politico, organizzativo, professionale; l’espansione incontrollata dell’intermediazione assicurativo-finanziaria. «Un grave stato di salute – aggiunge Cartabellotta – ulteriormente compromesso da due “fattori ambientali” che rendevano poco salubre l’habitat del SSN: da un lato la non sempre leale collaborazione Stato-Regioni, dall’altro le aspettative spesso irrealistiche di cittadini e pazienti».

In questo contesto la pandemia COVID-19 ha confermato il cagionevole stato di salute del SSN, facendo emergere soprattutto l’imponente depauperamento del personale sanitario e la fragilità dell’assistenza territoriale, oltre che l’incapacità di attuare un’unica catena di comando. «Tuttavia se nel pieno dell’emergenza tutte le forze politiche convergevano sulla necessità di potenziare e rilanciare il SSN – chiosa il Presidente – progressivamente la sanità è stata nuovamente messa all’angolo, come emerge anche dalla recente analisi GIMBE sui programmi elettorali».

Il 5° Rapporto GIMBE dimostra che, di fatto, patologie e fattori ambientali che condizionavano lo stato di salute del SSN nell’era pre-COVID sono rimasti sostanzialmente irrisolti, fatta eccezione per il netto rilancio del finanziamento pubblico, che l’emergenza sanitaria ha al tempo stesso imposto ed eroso. «Peraltro, se oggi la pandemia non ha ancora mollato la presa – precisa Cartabellotta – presenta già il conto dei suoi effetti a medio-lungo termine»: dal ritardo nell’erogazione di prestazioni chirurgiche, ambulatoriali e di screening che hanno ulteriormente allungato le liste di attesa, all’impatto sul SSN di nuovi bisogni di salute, in particolare long-COVID e salute mentale. Ma soprattutto l’ulteriore indebolimento del personale sanitario: pensionamenti anticipati, burnout e demotivazione, licenziamenti volontari e fuga verso il privato lasciano sempre più scoperti settori chiave del SSN, in particolare i Pronto Soccorso, e deserti i numerosi concorsi. Per far fronte alla domanda di personale si ricorre così ad insolite modalità: cooperative di servizi, reclutamento di medici in pensione e chiamate di medici dall’estero. «Considerato che i consistenti investimenti per nuovi specialisti e medici di famiglia daranno i loro frutti non prima rispettivamente di 5 e 3 anni – spiega il Presidente – il nodo del personale sanitario è entrato nella sua fase più critica che richiede soluzioni straordinarie in tempi brevi».

LE PRIORITÀ POLITICHE PER IL NUOVO ESECUTIVO

A fronte delle rilevanti criticità del SSN, il Rapporto punta i riflettori sull’irripetibile occasione di svolta: oggi infatti le sfide della transizione digitale e dell’approccio One Health incrociano la fine della stagione dei tagli e, soprattutto, le grandi opportunità offerte dal PNRR, un “prezioso organo da trapiantare in un paziente con malattie multiple”. «Al fine di centrare i due obiettivi chiave della Missione 6 – spiega il Presidente – ovvero ridurre le diseguaglianze regionali ed ottenere il massimo ritorno di salute dalle risorse investite, è necessario predisporre le adeguate contromisure per fronteggiare le criticità che ostacolano l’attuazione del PNRR». Criticità di implementazione che riguardano vari ambiti:  differenze regionali (modelli organizzativi e performance dell’assistenza territoriale, attuazione del fascicolo sanitario elettronico), carenza di personale, eterogeneità delle modalità contrattuali vigenti sul territorio, scarsa attitudine alla collaborazione inter-professionale, offerta del privato accreditato, analfabetismo digitale di professionisti sanitari e cittadini, tempi di attuazione della legge delega sugli appalti pubblici, carico amministrativo di Regioni e Aziende sanitarie, aumento dei costi delle materie prime e, soprattutto, dell’energia.

«Considerato che dal programma della coalizione di centro-destra, dove convivono anime nazionaliste e spinte regionaliste, emergono solo proposte frammentate senza alcun piano di rilancio del SSN – precisa Cartabellotta – il Rapporto si concentra sulle tematiche politiche il cui indirizzo è fondamentale per determinare il destino del SSN».

  • Finanziamento pubblico. Rispetto agli € 8,2 miliardi del decennio 2010-2019, dal 2020 ad oggi è passato da € 113.810 miliardi a € 124.960 miliardi, un aumento di ben € 11,2 miliardi di cui € 5,3 miliardi assegnati con decreti COVID-19 (figura 1). «Se formalmente la stagione dei tagli alla sanità può ritenersi conclusa – precisa Cartabellotta – è evidente che il netto rilancio del finanziamento pubblico è stato imposto dall’emergenza pandemica e non dalla volontà politica di rafforzare in maniera strutturale il SSN». Una mancata intenzione confermata dalle previsioni del DEF 2022 e della NaDEF 2022 che nel triennio 2023-2025 prevedono una riduzione della spesa sanitaria media del’1,13% per anno e un rapporto spesa sanitaria/PIL che nel 2025 precipita al 6,1%, ben al di sotto dei livelli pre-pandemia. Nonostante le maggiori risorse investite, il confronto internazionale restituisce risultati simili a quelli dell’era pre-COVID: nel 2021 la spesa sanitaria totale in Italia è sostanzialmente pari alla media OCSE in termini di percentuale di PIL (9,5% vs 9,6%), ma inferiore come spesa pro-capite ($4.038 vs $ 4.435). Soprattutto, la spesa pubblica pro-capite nel nostro Paese è ben al di sotto della media OCSE ($ 3.052 vs $ 3.488) e in Europa ci collochiamo al 16° posto: ben 15 Paesi investono di più in sanità, con un gap dai $ 285 della Repubblica Ceca ai $ 3.299 della Germania (figura 2). «Francamente impietoso – commenta il Presidente – il confronto con i paesi del G7 sulla spesa pubblica: dal 2008 siamo fanalino di coda con gap sempre più ampi e oggi divenuti incolmabili (figura 3)».
  • Livelli Essenziali di Assistenza. Il Rapporto affronta le criticità relative ad aggiornamento, esigibilità e monitoraggio dei LEA. Innanzitutto non si è mai concretizzato il loro aggiornamento continuo per mantenere allineate le prestazioni all’evoluzione delle conoscenze scientifiche; in secondo luogo, le nuove prestazioni di specialistica ambulatoriale e protesica non sono esigibili su tutto il territorio nazionale perché il cd. “Decreto Tariffe” non è mai stato approvato per carenza di risorse economiche; infine il Nuovo Sistema di Garanzia, la nuova “pagella” con cui lo Stato darà i “voti” alle Regioni, non è affatto uno specchio fedele per valutare la qualità dell’assistenza. «A quasi sei anni dal DPCM che ha istituito i “nuovi LEA” – precisa Cartabellotta – le diseguaglianze regionali, in termini di esigibilità di prestazioni e servizi a carico del SSN, non dipendono solo dalle capacità di erogazione delle Regioni, ma affondano nell’impianto istituzionale di aggiornamento e verifica dei LEA. Un impianto che richiede una profonda revisione di responsabilità, metodi e strumenti, perché l’esigibilità di servizi e prestazioni sanitarie in tutto il territorio nazionale non rimanga solo sulla carta».
  • Regionalismo differenziato. Il Rapporto analizza in dettaglio le maggiori autonomie richieste in sanità da Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto. Se alcune oggi rappresenterebbero uno strumento per fronteggiare la grave carenza di personale sanitario da estendere in tutto il Paese, altre rischiano di sovvertire totalmente gli strumenti di governance nazionale, altre ancora risultano francamente “eversive”. «La Fondazione GIMBE invita il nuovo Esecutivo a maneggiare con cura il regionalismo differenziato in sanità – puntualizza Cartabellotta – perché l’attuazione tout court delle maggiori autonomie richieste non potrà che esasperare le diseguaglianze regionali, ampliando il divario tra Nord e Sud del Paese».

 

 

 

 

IL PIANO DI RILANCIO DEL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE

La Fondazione GIMBE ha da sempre ribadito che, se da un lato non esiste un piano occulto di smantellamento e privatizzazione del SSN, dall’altro manca un esplicito programma politico per il suo salvataggio. Al fine di orientare le decisioni politiche nella nuova Legislatura, il Rapporto contiene «un piano – spiega Cartabellotta – finalizzato non a una manutenzione ordinaria per una stentata sopravvivenza del SSN, ma all’attuazione di riforme e innovazioni di rottura per il rilancio definitivo di un pilastro fondante della nostra democrazia».

  • LA SALUTE IN TUTTE LE POLITICHE.  Mettere la salute al centro di tutte le decisioni politiche non solo sanitarie, ma anche ambientali, industriali, sociali, economiche e fiscali (health in all).
  • APPROCCIO ONE HEALTH. Attuare un approccio integrato alla gestione della salute, perché la salute dell’uomo, degli animali, delle piante e dell’ambiente, ecosistemi inclusi, sono strettamente interdipendenti.
  • GOVERNANCE STATO-REGIONI. Rafforzare le capacità di indirizzo e verifica dello Stato sulle Regioni, nel rispetto delle loro autonomie, per ridurre diseguaglianze, iniquità e sprechi.
  • FINANZIAMENTO PUBBLICO. Rilanciare il finanziamento pubblico per la sanità in maniera consistente e stabile, al fine di allinearlo alla media dei paesi europei.
  • LIVELLI ESSENZIALI DI ASSISTENZA. Garantire l’uniforme esigibilità dei LEA in tutto il territorio nazionale, il loro aggiornamento continuo e rigoroso monitoraggio, al fine di ridurre le diseguaglianze e rendere rapidamente accessibili le innovazioni.
  • PROGRAMMAZIONE, ORGANIZZAZIONE E INTEGRAZIONE DEI SERVIZI SANITARI E SOCIO-SANITARI. Programmare l’offerta di servizi sanitari in relazione ai bisogni di salute della popolazione e renderla disponibile tramite reti integrate che condividono percorsi assistenziali, tecnologie e risorse umane, al fine di superare la dicotomia ospedale-territorio e quella tra assistenza sanitaria e sociale.
  • PERSONALE SANITARIO. Rilanciare le politiche sul capitale umano in sanità: investire sul personale sanitario, programmare adeguatamente il fabbisogno di medici, specialisti e altri professionisti sanitari, riformare i processi di formazione e valutazione delle competenze, al fine di valorizzare e motivare la colonna portante del SSN.
  • SPRECHI E INEFFICIENZE. Ridurre gli sprechi e le inefficienze che si annidano a livello politico, organizzativo e professionale, al fine di reinvestire le risorse recuperate in servizi essenziali e vere innovazioni, aumentando il value della spesa sanitaria.
  • RAPPORTO PUBBLICO-PRIVATO. Disciplinare l’integrazione pubblico-privato secondo i reali bisogni di salute della popolazione e regolamentare la libera professione per evitare diseguaglianze e iniquità di accesso. 
  • SANITÀ INTEGRATIVA. Avviare un riordino legislativo della sanità integrativa al fine di arginare fenomeni di privatizzazione, aumento delle diseguaglianze, derive consumistiche ed erosione di risorse pubbliche.
  • TICKET E DETRAZIONI FISCALI. Rimodulare ticket e detrazioni fiscali per le spese sanitarie, secondo princìpi di equità sociale e prove di efficacia di farmaci e prestazioni, al fine di evitare sprechi di denaro pubblico e ridurre il consumismo sanitario.
  • TRANSIZIONE DIGITALE. Diffondere la cultura digitale e promuovere le competenze tecniche tra professionisti sanitari e cittadini, al fine di massimizzare le potenzialità delle tecnologie digitali e di migliorare accessibilità ed efficienza in sanità e minimizzare le diseguaglianze.
  • INFORMAZIONE AI CITTADINI. Potenziare l’informazione istituzionale basata sulle migliori evidenze scientifiche, al fine di promuovere sani stili di vita, ridurre il consumismo sanitario, aumentare l’alfabetizzazione sanitaria della popolazione, contrastare le fake news e favorire decisioni informate sulla salute.
  • RICERCA SANITARIA. Destinare alla ricerca clinica indipendente e alla ricerca sui servizi sanitari un importo pari ad almeno il 2% del fabbisogno sanitario nazionale standard, al fine di produrre evidenze scientifiche per informare scelte e investimenti del SSN.

 

«A fronte di criticità globali quali crisi economica ed energetica, cambiamenti climatici e pandemia – conclude Cartabellotta – la politica deve saper cogliere le grandi opportunità per rilanciare il SSN: fine della stagione dei tagli alla sanità, PNRR, transizione digitale, approccio One Health. Un rilancio che il nostro Paese merita e che, con la collaborazione di tutti gli stakeholder, è in grado di realizzare per garantire il diritto costituzionale alla tutela della salute a tutte le persone. Un diritto fondamentale che, silenziosamente, si sta trasformando in un privilegio per pochi, lasciando indietro le persone più fragili e svantaggiate. Perché se la Costituzione tutela la salute di tutti, la sanità deve essere per tutti».

La versione integrale del 5° Rapporto GIMBE è disponibile a: www.salviamo-ssn.it/5-rapporto  


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13 ottobre 2022
Coronavirus: negli ultimi 7 giorni rallenta la crescita dei nuovi casi (+20,3%). Dopo 6 settimane tornano a salire i decessi (+39,9%). In aumento ricoveri ordinari (+30%) e terapie intensive (+44,5%). Quarta dose: somministrazioni giornaliere aumentano del 59,7% ma 13,7 milioni ancora scoperti

IL MONITORAGGIO DELLA FONDAZIONE GIMBE RILEVA, NELLA SETTIMANA 5-11 OTTOBRE, UN NETTO AUMENTO DEI NUOVI CASI (293.902 vs 244.353) CHE INVESTE TUTTE LE REGIONI. 56 PROVINCE CON OLTRE 500 CASI PER 100.000 ABITANTI. IN SALITA L’OCCUPAZIONE DEI POSTI LETTO IN AREA MEDICA (+1.445) CHE, DOPO AVER RAGGIUNTO IL MINIMO DI 3.293 IL 24 SETTEMBRE, ARRIVANO A QUOTA 6.259 L’11 OTTOBRE. IN AUMENTO ANCHE LE TERAPIE INTENSIVE (+69). INVERSIONE DELLA CURVA DEI DECESSI, CHE TRONANO A CRESCERE (393 vs 281). SONO 6,81 MILIONI I NON VACCINATI, DI CUI 910 MILA GUARITI PROTETTI SOLO TEMPORANEAMENTE. 7,52 MILIONI DI PERSONE NON HANNO ANCORA RICEVUTO LA TERZA DOSE, DI CUI 2,26 MILIONI DI GUARITI CHE NON POSSONO RICEVERLA NELL’IMMEDIATO. QUARTE DOSI: COPERTURA NAZIONALE AL 18,7% E SOMMINISTRAZIONI GIORNALIERE QUASI 27,5 MILA RISPETTO ALLE 17,2 MILA DELLA SCORSA SETTIMANA. LA FONDAZIONE GIMBE RIBADISCE L’UTILITÀ DELLA MASCHERINA NEI LUOGHI AL CHIUSO, SPECIE SE AFFOLLATI E/O POCO VENTILATI.

 

13 ottobre 2022 - Fondazione GIMBE, Bologna

Il monitoraggio indipendente della Fondazione GIMBE rileva nella settimana 5-11 ottobre 2022, rispetto alla precedente, un aumento di nuovi casi (293.902 vs 244.353) (figura 1) e un aumento dei decessi (393 vs 281) (figura 2). In aumento anche i casi attualmente positivi (520.919 vs 491.811), le persone in isolamento domiciliare (514.436 vs 486.842), i ricoveri con sintomi (6.259 vs 4.814) e le terapie intensive (224 vs 155) (figura 3). In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni:

  • Decessi: 393 (+39,9%), di cui 9 riferiti a periodi precedenti
  • Terapia intensiva: +69 (+44,5%)
  • Ricoverati con sintomi: +1.445 (+30%)
  • Isolamento domiciliare: +27.594 (+5,7%)
  • Nuovi casi: 293.902 (+20,3%)
  • Casi attualmente positivi: +29.108 (+5,9%)

Nuovi casi. «Per la quarta settimana consecutiva – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – sale la curva dei nuovi casi settimanali, seppur in maniera meno ripida (+20,3%): da quasi 245 mila della settimana scorsa arrivano a sfiorare quota 294 mila, con una media mobile a 7 giorni di quasi 42 mila casi al giorno» (figura 4). Ad esclusione della Basilicata (-11,5%), l’aumento riguarda tutte le Regioni (dal +4,2% dell’Abruzzo al +60,5% della Valle D’Aosta) (tabella 1) e quasi tutte le Province: dal +0,3% di Teramo al +75,4% di Sassari; solo in 6 province si registra un calo di casi: dal -14,6% di Potenza al -0,4% di Siracusa. L’incidenza supera i 500 casi per 100.000 abitanti in 56 Province: Biella (1.116), Sondrio (1.011), Verbano-Cusio-Ossola (998), Vicenza (946), Bolzano (941), Belluno (910), Trento (905), Udine (863), Como (809), Padova (795), Treviso (788), Perugia (772), Venezia (765), Torino (757), Rovigo (744), Verona (743), Forlì-Cesena (709), Novara (703), Cuneo (702), Lecco (699), Aosta (697), Trieste (691), Pordenone (687), Terni (661), Asti (648), Varese (637), Ravenna (633), Brescia (633), Pescara (615), Ascoli Piceno (613), Alessandria (613), Reggio nell'Emilia (607), Chieti (604), Gorizia (598), Fermo (598), L'Aquila (590), Rimini (588), Vercelli (586), Macerata (575), Piacenza (574), Monza e della Brianza (572), Mantova (562), Pavia (557), Ancona (555), Frosinone (553), La Spezia (552), Lucca (549), Ferrara (549), Savona (542), Modena (530), Rieti (529), Teramo (529), Lodi (527), Bologna (520), Siena (508), Cremona (508) (tabella 2).

Reinfezioni. Secondo l’ultimo report dell’Istituto Superiore di Sanità, nel periodo 24 agosto 2021-5 ottobre 2022 in Italia sono state registrate oltre 1,18 milioni di reinfezioni, pari al 6,5% del totale dei casi. La loro incidenza nella settimana 22-28 settembre è del 15,5% (n. 37.423 reinfezioni), in calo rispetto alla settimana precedente (17,8%).

Testing. Si registra un nuovo aumento del numero dei tamponi totali (+13,1%): da 1.286.485 della settimana 28 settembre 2022-4 ottobre 2022 a 1.455.353 della settimana 5-11 ottobre 2022. In particolare i tamponi rapidi sono aumentati del 15,3% (+162.100), mentre quelli molecolari sono aumentati del 3% (+6.779) (figura 5). La media mobile a 7 giorni del tasso di positività sale dall’11,7% al 17,8% per i tamponi molecolari e dal 20,2% al 21,7% per gli antigenici rapidi (figura 6).

Ospedalizzazioni. «Sul fronte degli ospedali – afferma Marco Mosti, Direttore Operativo della Fondazione GIMBE – si conferma l’inversione di tendenza nelle terapie intensive registrata la scorsa settimana (+44,5%) oltre a un ulteriore balzo dei ricoveri in area medica (+30%)». In termini assoluti, i posti letto COVID in area critica, dopo aver raggiunto il minimo di 125 il 25 settembre, sono risaliti a quota a 244 l’11 ottobre; in area medica, dopo aver raggiunto il minimo di 3.293 il 24 settembre, sono arrivati a quota 6.259 l’11 ottobre (figura 7). All’11 ottobre il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti COVID è del 9,8% in area medica (dal 4% del Molise al 44,8% della Valle D’Aosta) e del 2,4% in area critica (dallo 0% di Molise e Valle d’Aosta al 6,9% del Friuli Venezia-Giulia) (figura 8). «In aumento gli ingressi giornalieri in terapia intensiva – puntualizza Mosti – con una media mobile a 7 giorni di 29 ingressi/die rispetto ai 21 della settimana precedente» (figura 9).

Decessi. Tornano a salire, dopo 6 settimane i decessi: 393 negli ultimi 7 giorni (di cui 9 riferiti a periodi precedenti), con una media di 56 al giorno rispetto ai 40 della settimana precedente.

Vaccini: nuovi vaccinati. Nella settimana 5-11 ottobre crescono i nuovi vaccinati: 1.297 rispetto ai 1.247 della settimana precedente (+4%). Di questi il 35,6% è rappresentato dalla fascia 5-11: 462, con un incremento del 6,2% rispetto alla settimana precedente. Cresce tra gli over 50, più a rischio di malattia grave, il numero di nuovi vaccinati che si attesta a quota 325 (+3,2% rispetto alla settimana precedente) (figura 10).

Vaccini: persone non vaccinate. Al 12 ottobre (aggiornamento ore 06.16) sono 6,81 milioni le persone di età superiore a 5 anni che non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino (figura 11), di cui:

  • 5,90 milioni attualmente vaccinabili, pari al 10,2% della platea (dal 7,7% del Lazio al 13,8% della Valle D’Aosta);
  • 0,91 milioni temporaneamente protette in quanto guarite da COVID-19 da meno di 180 giorni, pari all’1,6% della platea (dall’1,1% della Valle D’Aosta al 2,4% delle Marche).

Vaccini: fascia 5-11 anni. Al 12 ottobre (aggiornamento ore 06.16) nella fascia 5-11 anni sono state somministrate 2.603.236 dosi: 1.407.027 hanno ricevuto almeno 1 dose di vaccino (di cui 1.287.293 hanno completato il ciclo vaccinale), con un tasso di copertura nazionale al 38,5% con nette differenze regionali: dal 21,1% della Provincia Autonoma di Bolzano al 53,9% della Puglia (figura 12).

Vaccini: terza dose. Al 12 ottobre (aggiornamento ore 06.16) sono state somministrate 40.188.169 terze dosi con una media mobile a 7 giorni di 2.859 somministrazioni al giorno. In base alla platea ufficiale (n. 47.703.593), aggiornata al 20 maggio il tasso di copertura nazionale per le terze dosi è dell’84,2%: dal 78,4% della Sicilia all’88,2% della Lombardia. Sono 7,52 milioni le persone che non hanno ancora ricevuto la dose booster (figura 13), di cui:

  • 5,25 milioni possono riceverla subito, pari all’11% della platea (dal 7,9% della Lombardia al 17,9% della Sicilia);
  • 2,26 milioni non possono riceverla nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni, pari al 4,7% della platea (dal 2,3% della Valle D’Aosta al 6,7% del Veneto).

Vaccini: quarta dose. Secondo quanto disposto dalla Circolare del Ministero della Salute del 23 settembre 2022, la platea per il secondo richiamo (quarta dose) è di 19,1 milioni di persone: di queste, 13,7 milioni possono riceverlo subito, 1,8 milioni non sono eleggibili nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni e 3,6 milioni l’hanno già ricevuto. Al 12 ottobre (aggiornamento ore 06.16) sono state somministrate 3.581.242 quarte dosi, con una media mobile di 27.467 somministrazioni al giorno, in aumento rispetto alle 17.201 della scorsa settimana (59,7%) (figura 14). In base alla platea ufficiale (n. 19.119.772 di cui 13.060.462 over 60, 3.990.080 fragili e immunocompromessi, 1.748.256 personale sanitario e 320.974 ospiti delle RSA che non ricadono nelle categorie precedenti), aggiornata al 17 settembre, il tasso di copertura nazionale per le quarte sale al 18,7% rispetto al 17,7% della settimana precedente (dall’8,6% della Sicilia al 29,9% dell’Emilia-Romagna) (figura 15).

«La ripresa della circolazione virale – conclude Cartabellotta – ha già determinato un incremento di quasi tremila posti letto COVID in area medica: dai 3.293 del 24 settembre ai 6.259 dell’11 ottobre, con alcune Regioni che mostrano già segni di sovraccarico. Oltre che generato un impatto, seppur modesto, nelle terapie intensive e invertito la curva dei decessi. Sul versante vaccinazioni, l’incremento di quasi il 60% delle somministrazioni giornaliere lascia ben sperare rispetto alla necessità di aumentare in tempi brevi le coperture di anziani e fragili, strategia fondamentale per ridurre l’impatto sugli ospedali nella stagione autunno-inverno, insieme all’utilizzo della mascherina nei luoghi al chiuso, specialmente se affollati e/o poco ventilati».

 

Il monitoraggio GIMBE dell'epidemia COVID-19 è disponibile a: https://coronavirus.gimbe.org


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6 ottobre 2022
Coronavirus: i contagi corrono (+51,9% in 7 giorni) e s’inverte la curva delle terapie intensive (+21,1%). Balzo dei ricoveri ordinari (+31,8%), giù i decessi (-8,5%). Quarta dose al palo (17,7%): mancano all’appello 13,9 milioni di persone. GIMBE chiede al ministro Speranza di pubblicare subito il piano di gestione pandemica per l’autunno-inverno

IL MONITORAGGIO DELLA FONDAZIONE GIMBE RILEVA, NELLA SETTIMANA 28 SETTEMBRE – 4 OTTOBRE, UN NETTO AUMENTO DEI NUOVI CASI (244.353 vs 160.829) CHE INVESTE TUTTE LE REGIONI. 35 PROVINCE CON OLTRE 500 CASI PER 100.000 ABITANTI. IN SALITA L’OCCUPAZIONE DEI POSTI LETTO IN AREA MEDICA (+1.161) E, DOPO OLTRE DUE MESI DI DISCESA ANCHE IN TERAPIA INTENSIVA (+27). DECESSI IN CALO (281 VS 307). SONO 6,81 MILIONI I NON VACCINATI, DI CUI 970 MILA GUARITI PROTETTI SOLO TEMPORANEAMENTE. 7,54 MILIONI DI PERSONE NON HANNO ANCORA RICEVUTO LA TERZA DOSE, DI CUI 2,22 MILIONI DI GUARITI CHE NON POSSONO RICEVERLA NELL’IMMEDIATO. QUARTE DOSI: SOMMINISTRATE MENO DI 3,4 MILIONI DI DOSI. LA CIRCOLARE DEL MINISTERO DELLA SALUTE CON LE INDICAZIONI PER LA GESTIONE DELLA PANDEMIA È STATA BLOCCATA, DIMOSTRANDO CHE IN QUESTA FASE DI TRANSIZIONE ISTITUZIONALE L’OPPORTUNISMO POLITICO PREVALE SULLA TUTELA DELLA SALUTE PUBBLICA. LA FONDAZIONE GIMBE CHIEDE AL MINISTRO DELLA SALUTE DI PUBBLICARE SUBITO LA CIRCOLARE E RIBADISCE LE 5 AZIONI RACCOMANDATE DA OMS EUROPA.

6 ottobre 2022 - Fondazione GIMBE, Bologna

Il monitoraggio indipendente della Fondazione GIMBE rileva nella settimana 28 settembre-4 ottobre 2022, rispetto alla precedente, un rilevante aumento di nuovi casi (244.353 vs 160.829) (figura 1) e una diminuzione dei decessi (281 vs 307) (figura 2). In crescita anche i casi attualmente positivi (491.811 vs 444.389), le persone in isolamento domiciliare (486.842 vs 440.608), i ricoveri con sintomi (4.814 vs 3.653) e le terapie intensive (155 vs 128) (figura 3). In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni:

  • Decessi: 281 (-8,5%), di cui 6 riferiti a periodi precedenti
  • Terapia intensiva: +27 (+21,1%)
  • Ricoverati con sintomi: +1.161 (+31,8%)
  • Isolamento domiciliare: +46.234 (+10,5%)
  • Nuovi casi: 244.353 (+51,9%)
  • Casi attualmente positivi: +47.422 (+10,7%)

Nuovi casi. «Per la terza settimana consecutiva – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – si registra un incremento dei nuovi casi che segnano un ulteriore balzo (+51,9%): da poco meno di 161 mila arrivano a superare quota 244 mila, con una media mobile a 7 giorni di quasi 35 mila casi al giorno» (figura 4). L’aumento riguarda, anche se in maniera eterogenea, tutte le Regioni (dal +18,4% della Sardegna al +132% della Valle D’Aosta) (tabella 1) e tutte le Province tranne quella di Crotone (-2,4%): dal +9% di Cagliari al +132% di Aosta.  L’incidenza supera i 500 casi per 100.000 abitanti in 35 Province: Biella (857), Vicenza (809), Trento (786), Bolzano (786), Udine (759), Belluno (751), Verbano-Cusio-Ossola (736), Sondrio (704), Padova (696), Treviso (631), Pescara (630), Verona (625), Como (625), Trieste (619), Venezia (618), Novara (615), Perugia (610), Rovigo (594), Cuneo (591), Chieti (582), Torino (576), Forlì-Cesena (571), Terni (558), Fermo (555), Macerata (546), Pordenone (544), Lecco (544), Asti (539), Ascoli Piceno (537), Teramo (527), Ravenna (516), Vercelli (514), Rimini (508), Rieti (501) e L’Aquila (501) (tabella 2).

Reinfezioni. Secondo l’ultimo report dell’Istituto Superiore di Sanità, nel periodo 24 agosto 2021-28 settembre 2022 in Italia sono state registrate oltre 1,09 milioni di reinfezioni, pari al 6,2% del totale dei casi. La loro incidenza nella settimana 22-28 settembre è del 17,8% (n. 59.172 reinfezioni), in aumento rispetto alla settimana precedente (15,8%).

Testing. Si registra un aumento del numero dei tamponi totali (+20,6%): da 1.066.571 della settimana 21-27 settembre a 1.286.485 della settimana 28 settembre-4 ottobre. In particolare i tamponi rapidi sono aumentati del 23,7% (+203.029) e quelli molecolari dell’8,1% (+16.885) (figura 5). La media mobile a 7 giorni del tasso di positività sale dall’8,8% all’1,7% per i tamponi molecolari e dal 16,4% al 20,2% per gli antigenici rapidi (figura 6).

Ospedalizzazioni. «Sul fronte degli ospedali – afferma Marco Mosti, Direttore Operativo della Fondazione GIMBE – dopo oltre due mesi di calo si registra un’inversione di tendenza nelle terapie intensive (+21,1%), e un netto balzo (+31,8%) dei ricoveri in area medica». In termini assoluti, i posti letto COVID in area critica, dopo aver raggiunto il minimo di 125 il 25 settembre, sono risaliti a quota a 155 il 4 ottobre; in area medica, dopo aver raggiunto il minimo di 3.293 il 24 settembre, sono arrivati a quota 4.814 il 4 ottobre (figura 7). Al 4 ottobre il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti COVID è del 7,6% in area medica (dal 3,8% della Sardegna al 23,2% della Provincia Autonoma di Bolzano) e dell’1,7% in area critica (dallo 0% di Basilicata, Molise e Valle d’Aosta al 4,6% del Friuli Venezia-Giulia) (figura 8). «Gli ingressi in terapia intensiva – puntualizza Mosti – dopo aver toccato la scorsa settimana il minimo dal luglio 2021, sono quasi raddoppiati con una media mobile a 7 giorni di 21 ingressi/die vs 11 ingressi/die» (figura 9).

Decessi. Continuano a diminuire i decessi: 281 negli ultimi 7 giorni (di cui 6 riferiti a periodi precedenti), con una media di 40 al giorno rispetto ai 44 della settimana precedente.

Vaccini: nuovi vaccinati. Nella settimana 28 settembre-4 ottobre calano i nuovi vaccinati: 1.167 rispetto ai 1.310 della settimana precedente (-10,9%). Di questi il 34,1% è rappresentato dalla fascia 5-11: 398, con una riduzione del 15,9% rispetto alla settimana precedente. Cala tra gli over 50, più a rischio di malattia grave, il numero di nuovi vaccinati che si attesta a quota 299 (-9,7% rispetto alla settimana precedente) (figura 10).

Vaccini: persone non vaccinate. Al 5 ottobre (aggiornamento ore 06.16) sono 6,81 milioni le persone di età superiore a 5 anni che non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino (figura 11), di cui:

  • 5,84 milioni attualmente vaccinabili, pari al 10,1% della platea (dal 7,6% del Lazio al 13,8% della Valle D’Aosta);
  • 0,97 milioni temporaneamente protette in quanto guarite da COVID-19 da meno di 180 giorni, pari all’1,7% della platea (dall’1,1% della Valle D’Aosta al 2,5% delle Marche).

Vaccini: fascia 5-11 anni. Al 5 ottobre (aggiornamento ore 06.16) nella fascia 5-11 anni sono state somministrate 2.602.337 dosi: 1.406.513 hanno ricevuto almeno 1 dose di vaccino (di cui 1.286.655 hanno completato il ciclo vaccinale), con un tasso di copertura nazionale al 38,5% con nette differenze regionali: dal 21,1% della Provincia Autonoma di Bolzano al 53,9% della Puglia (figura 12).

Vaccini: terza dose. Al 5 ottobre (aggiornamento ore 06.16) sono state somministrate 40.164.920 terze dosi con una media mobile a 7 giorni di 2.022 somministrazioni al giorno. In base alla platea ufficiale (n. 47.703.593), aggiornata al 20 maggio, il tasso di copertura nazionale per le terze dosi è dell’84,2%: dal 78,3% della Sicilia all’88,1% della Lombardia. Sono 7,54 milioni le persone che non hanno ancora ricevuto la dose booster (figura 13), di cui:

  • 5,32 milioni possono riceverla subito, pari all’11,2% della platea (dall’8,1% della Lombardia al 17,8% della Sicilia);
  • 2,22 milioni non possono riceverla nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni, pari al 4,6% della platea (dal 2,2% della Valle D’Aosta al 6,4% dell’Abruzzo).

Vaccini: quarta dose. Secondo quanto disposto dalla Circolare del Ministero della Salute del 23 settembre 2022, la platea per il secondo richiamo (quarta dose) è di 19,1 milioni di persone: di queste, 13,9 milioni possono riceverlo subito, 1,8 milioni non sono eleggibili nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni e 3,4 milioni l’hanno già ricevuto. Al 5 ottobre (aggiornamento ore 06.16) sono state somministrate 3.377.076 quarte dosi, con una media mobile di 15.924 somministrazioni al giorno, in aumento rispetto alle 12.799 della scorsa settimana (+24,4%) (figura 14). In base alla platea ufficiale (n. 19.119.772 di cui 13.060.462 over 60, 3.990.080 fragili e immunocompromessi, 1.748.256 personale sanitario e 320.974 ospiti delle RSA che non ricadono nelle categorie precedenti), aggiornata al 17 settembre, il tasso di copertura nazionale per le quarte dosi rimane al palo, attestandosi al 17,7% rispetto al 17% della settimana precedente, con nette differenze regionali: dal 7,7% della Sicilia al 28,8% dell’Emilia Romagna (figura 15).

«La netta ripresa della circolazione virale – conclude Cartabellotta – coinvolge l’intero territorio nazionale e sta già facendo sentire i suoi effetti sui ricoveri in area medica e, in misura minore, in terapia intensiva.  All’inizio di questa nuova ondata la preoccupazione è forte per vari fattori: la campagna vaccinale è sostanzialmente ferma, la copertura della quarta dose per anziani e fragili non decolla, la stagione influenzale è in arrivo e sui mezzi pubblici si è detto addio all’obbligo di mascherina. Ma ancor di più inquieta l’assenza di un piano di preparazione per la stagione autunno-inverno, più volte invocato dalla Fondazione GIMBE: la circolare del Ministero della Salute con le indicazioni per la gestione dell’epidemia di SARS-CoV-2, che pareva di imminente pubblicazione, è stata ingiustificatamente bloccata dimostrando che in questa fase di transizione istituzionale l’opportunismo politico prevale sulla tutela della salute pubblica. E nell’attesa che il nuovo Esecutivo sia pienamente operativo, si sta concretizzando il rischio già paventato dalla Fondazione GIMBE: l’ennesima corsa all’inseguimento del virus che compromette la salute e la vita delle persone più fragili e ritarda l’assistenza sanitaria per i pazienti con altre patologie. Ecco perché la Fondazione GIMBE chiede al Ministro Speranza di pubblicare subito la circolare sulla gestione pandemica e ribadisce le 5 azioni fondamentali raccomandate dall’OMS Europa: aumentare le coperture vaccinali (con tre dosi) nella popolazione generale; offrire la quarta dose alle persone a rischio dopo 120 dalla somministrazione della terza; promuovere l’utilizzo delle mascherine al chiuso e sui mezzi pubblici; areare gli spazi pubblici affollati, quali scuole, uffici, bar e ristoranti, mezzi di trasporto pubblico; applicare rigorosi protocolli terapeutici per le persone a rischio di malattia grave».

Il monitoraggio GIMBE dell'epidemia COVID-19 è disponibile a: https://coronavirus.gimbe.org


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29 settembre 2022
Coronavirus: +34% contagi in una settimana, tornano a salire i ricoveri ordinari (+4,5%). In calo terapie intensive (-14,7%) e decessi (-8,1%). Non decollano le quarte dosi: copertura solo al 17%. Chiamata per il nuovo esecutivo: servono raccomandazioni chiare per contrastare la pandemia

IL MONITORAGGIO DELLA FONDAZIONE GIMBE RILEVA, NELLA SETTIMANA 21-27 SETTEMBRE, UN AUMENTO DEI NUOVI CASI (160.829 VS 120.057) CHE INVESTE TUTTE LE REGIONI. IN SALITA L’OCCUPAZIONE DEI POSTI LETTO IN AREA MEDICA (+158) MENTRE SCENDONO QUELLI IN TERAPIA INTENSIVA (-22), CON INGRESSI SETTIMANALI AL MINIMO DA LUGLIO 2021. DECESSI IN CALO (307 VS 334). SONO 6,81 MILIONI I NON VACCINATI, DI CUI 1,05 MILIONI DI GUARITI PROTETTI SOLO TEMPORANEAMENTE. 7,55 MILIONI DI PERSONE NON HANNO ANCORA RICEVUTO LA TERZA DOSE, DI CUI 2,22 MILIONI DI GUARITI CHE NON POSSONO RICEVERLA NELL’IMMEDIATO. QUARTE DOSI: SOMMINISTRATE MENO DI 3,26 MILIONI DI DOSI. NESSUN PARERE DI AIFA NÉ INDICAZIONI DEL MINISTERO DELLA SALUTE IN MERITO AL PRIMO RICHIAMO PER LA FASCIA 5-11 ANNI. CONTRASTO ALLA PANDEMIA: PROGRAMMA DI CENTRO-DESTRA CONDIVIDISIBILE, MA GLI ADEGUAMENTI STRUTTURALI RICHIEDONO COSPICUI INVESTIMENTI E TEMPI NON COMPATIBILI CON UNA EVENTUALE NUOVA ONDATA. URGENTE PROTEGGERE ANZIANI E FRAGILI CON LA QUARTA DOSE E USARE RESPONSABILMENTE LE MASCHERINE AL CHIUSO NEI LUOGHI AFFOLLATI E/O POCO AERATI.

29 settembre 2022 - Fondazione GIMBE, Bologna

Il monitoraggio indipendente della Fondazione GIMBE rileva nella settimana 21-27 settembre 2022, rispetto alla precedente, un aumento di nuovi casi (160.829 vs 120.057) (figura 1) e una diminuzione dei decessi (307 vs 334) (figura 2). Aumentano i casi attualmente positivi (444.389 vs 414.067), le persone in isolamento domiciliare (440.608 vs 410.422), i ricoveri con sintomi (3.653 vs 3.495), mentre si confermano in calo le terapie intensive (128 vs 150) (figura 3). In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni:

  • Decessi: 307 (-8,1%), di cui 21 riferiti a periodi precedenti
  • Terapia intensiva: -22 (-14,7%)
  • Ricoverati con sintomi: +158 (+4,5%)
  • Isolamento domiciliare: +30.186 (+7,4%)
  • Nuovi casi: 160.829 (+34%)
  • Casi attualmente positivi: +30.322 (+7,3%)

Nuovi casi. «Dopo il modesto incremento registrato la scorsa settimana – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – assistiamo ad un balzo di nuovi casi settimanali (+34%) che da poco meno di 108 mila arrivano a sfiorare quota 161 mila, con una media mobile a 7 giorni di quasi 23 mila casi al giorno» (figura 4). L’incremento dei nuovi casi riguarda, anche se in maniera eterogenea, tutte le Regioni (dal +5,9% della Sicilia al +50,9% del Veneto) (tabella 1) e pressoché tutte le Province: 101 segnano un incremento (dal +3,3% di Reggio di Calabria al +82,6% di Pescara) e solo 6 una diminuzione (dal -0,6% di Agrigento al -21,3% di Enna).  L’incidenza supera i 500 casi per 100.000 abitanti in 4 Province: Vicenza (589), Pescara (574), Trento (531) e Belluno (522) (tabella 2).

Reinfezioni. Secondo l’ultimo report dell’Istituto Superiore di Sanità, nel periodo 24 agosto 2021-21 settembre 2022 in Italia sono state registrate oltre 1,09 milioni di reinfezioni, pari al 6,2% del totale dei casi. La loro incidenza nella settimana 15-21 settembre è del 15,8% (n. 23.934 reinfezioni), in aumento rispetto alla settimana precedente (14,9%).

Testing. Si registra un aumento del numero dei tamponi totali (+10,1%): da 969.140 della settimana 14-20 settembre a 1.066.571 della settimana 21-27 settembre. In particolare i tamponi rapidi sono aumentati del 13,3% (+101.021), mentre quelli molecolari sono diminuiti dell’1,7% (-3.590) (figura 5). La media mobile a 7 giorni del tasso di positività sale dal 6,5% all’8,8% per i tamponi molecolari e dal 14% al 16,4% per gli antigenici rapidi (figura 6).

Ospedalizzazioni. «Sul fronte degli ospedali – afferma Marco Mosti, Direttore Operativo della Fondazione GIMBE – prosegue la discesa in terapia intensiva (-14,7%), ma si registra una inversione di tendenza dei ricoveri in area medica (+4,5%)». In due mesi i ricoveri sono scesi da 434 a 128 in area critica, mentre in area medica, dopo aver raggiunto il minimo di 3.293 il 24 settembre, in tre giorni sono risaliti a quota 3.653 (figura 7). Al 27 settembre il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti COVID è del 5,7% in area medica (dal 3,5% della Sardegna al 17,8% dell’Umbria) e dell’1,4% in area critica (dallo 0% di Basilicata, Molise e Valle d’Aosta al 4% della Provincia Autonoma di Bolzano) (figura 8). «Calano ancora gli ingressi giornalieri in terapia intensiva – puntualizza Mosti – la cui media mobile a 7 giorni rispetto alla settimana precedente scende da 14 a 11 ingressi/die, il valore più basso da luglio 2021» (figura 9).

Decessi. Continuano a diminuire i decessi: 307 negli ultimi 7 giorni (di cui 21 riferiti a periodi precedenti), con una media di 44 al giorno rispetto ai 48 della settimana precedente.

Vaccini: nuovi vaccinati. Nella settimana 21-27 settembre calano i nuovi vaccinati: 1.288 rispetto ai 1.512 della settimana precedente (-14,8%). Di questi il 36,6% è rappresentato dalla fascia 5-11: 472, con una riduzione del 14,8% rispetto alla settimana precedente. Cala tra gli over 50, più a rischio di malattia grave, il numero di nuovi vaccinati che si attesta a quota 317 (-1,9% rispetto alla settimana precedente) (figura 10).

Vaccini: persone non vaccinate. Al 28 settembre (aggiornamento ore 06.16) sono 6,81 milioni le persone di età superiore a 5 anni che non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino (figura 11), di cui:

  • 5,77 milioni attualmente vaccinabili, pari al 10% della platea (dal 7,4% del Lazio al 13,7% della Valle D’Aosta);
  • 1,05 milioni temporaneamente protette in quanto guarite da COVID-19 da meno di 180 giorni, pari all’1,8% della platea (dall’1,2% della Valle D’Aosta al 2,7% delle Marche).

Vaccini: fascia 5-11 anni. Al 28 settembre (aggiornamento ore 06.16) nella fascia 5-11 anni sono state somministrate 2.601.475 dosi: 1.406.106 hanno ricevuto almeno 1 dose di vaccino (di cui 1.285.895 hanno completato il ciclo vaccinale), con un tasso di copertura nazionale al 38,5% con nette differenze regionali (dal 21,1% della Provincia Autonoma di Bolzano al 53,9% della Puglia) (figura 12).

Nuovi vaccini. Dopo il via libera dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ai due vaccini aggiornati a Omicron BA.1 e Omicron BA.4-5 come dose booster, la Circolare del Ministero della Salute del 23 settembre ha fornito i chiarimenti attesi. Innanzitutto, in assenza di evidenze per esprimere un utilizzo preferenziale, le indicazioni dell’Original/BA.1 sono state estese all’Original/BA.4-5; in secondo luogo la Circolare raccomanda – previa valutazione clinica specialistica – la “quinta dose” per le persone con gravi forme di compromissione del sistema immunitario; ancora, raccomanda il primo richiamo (terza dose) per tutti gli over 12; infine, rende disponibili su richiesta per tutti gli over 12 entrambi i vaccini bivalenti come seconda dose di richiamo (quarta dose). La tabella sintetizza le attuali raccomandazioni sui richiami con i vaccini aggiornati (tabella). «Ancora nessun parere dell’AIFA – commenta Cartabellotta – né indicazioni del Ministero della Salute, in merito al primo richiamo per la fascia 5-11 anni con il vaccino originale Pfizer, autorizzato dall’European Medicines Agency (EMA) lo scorso 16 settembre».

Vaccini: terza dose. Al 28 settembre (aggiornamento ore 06.16) sono state somministrate 40.149.297 terze dosi con una media mobile a 7 giorni di 1.855 somministrazioni al giorno. In base alla platea ufficiale (n. 47.703.593), aggiornata al 20 maggio il tasso di copertura nazionale per le terze dosi è dell’84,2%: dal 78,3% della Sicilia all’88,1% della Lombardia. Sono 7,55 milioni le persone che non hanno ancora ricevuto la dose booster (figura 13), di cui:

  • 5,33 milioni possono riceverla subito, pari all’11,2% della platea (dall’8,1% della Lombardia al 17,7% della Sicilia);
  • 2,22 milioni non possono riceverla nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni, pari al 4,7% della platea (dal 2,2% della Valle D’Aosta al 6,5% dell’Abruzzo).

Vaccini: quarta dose. Secondo quanto disposto dalla Circolare del Ministero della Salute del 7 settembre 2022, la platea di persone candidate a ricevere il secondo richiamo (quarta dose) è di oltre 19,1 milioni di persone: di queste, 14 milioni possono riceverlo subito, quasi 1,9 milioni non sono eleggibili nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni e quasi 3,2 milioni l’hanno già ricevuto. Al 28 settembre (aggiornamento ore 06.16) sono state somministrate 3.257.289 quarte dosi, con una media mobile di 12.096 somministrazioni al giorno, in aumento rispetto alle 10.284 della scorsa settimana (+17,6%) (figura 14). In base alla platea ufficiale (n. 19.119.772 di cui 13.060.462 over 60, 3.990.080 fragili e immunocompromessi, 1.748.256 personale sanitario e 320.974 ospiti delle RSA che non ricadono nelle categorie precedenti), aggiornata al 17 settembre, il tasso di copertura nazionale per le quarte dosi non decolla, attestandosi al 17% rispetto al 16,6% della settimana precedente, con nette differenze regionali: dal 7,7% della Sicilia al 28,3% dell’Emilia Romagna (figura 15).

«La ripresa della circolazione virale – conclude Cartabellotta – è ben documentata sia dall’incremento del tasso di positività dei tamponi, sia dalla netta risalita dei nuovi casi che fa già sentire i primi effetti sui ricoveri in area medica. Peraltro, accanto alla ripresa delle lezioni scolastiche, alla maggiore frequentazione dei luoghi chiusi e all’elevata percentuale di reinfezioni, l’imminente decadenza dell’obbligo di mascherina sui mezzi pubblici contribuirà ad un ulteriore aumento della circolazione virale. In questa fase di transizione istituzionale, la Fondazione GIMBE da un lato condivide i princìpi per contrastare la pandemia di COVID-19 espressi dalla coalizione di centro-destra uscita vincitrice dalle urne “attraverso la promozione di comportamenti virtuosi e adeguamenti strutturali – come la ventilazione meccanica controllata e il potenziamento dei trasporti – senza compressione delle libertà individuali”. Dall’altro, con l’aumento della circolazione virale, GIMBE ritiene indispensabile che il nuovo Esecutivo ribadisca in maniera netta le raccomandazioni fondamentali, già fornite da OMS Europa. Innanzitutto, effettuare con priorità massima il secondo richiamo ad anziani e fragili, visto che l’efficacia vaccinale nei confronti della malattia grave inizia a declinare dopo 120 giorni; in secondo luogo, completare il ciclo vaccinale con la terza dose alla popolazione generale; infine, utilizzare responsabilmente la mascherina nei luoghi al chiuso affollati e/o poco aerati. Gli adeguamenti strutturali, oltre a cospicui investimenti, richiedono tempi non compatibili con una eventuale nuova ondata».

Il monitoraggio GIMBE dell'epidemia COVID-19 è disponibile a: https://coronavirus.gimbe.org


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22 settembre 2022
Coronavirus: dopo 4 settimane si inverte la curva dei contagi (+11,3% in 7 giorni). Continua la discesa di ricoveri ordinari (-9,6%), terapie intensive (-8%) e decessi (-12,8%). Quarta dose: con ripresa della circolazione virale urgente per oltre 14 milioni di persone

IL MONITORAGGIO DELLA FONDAZIONE GIMBE RILEVA, NELLA SETTIMANA 14-20 SETTEMBRE, UN AUMENTO DEI NUOVI CASI (120.057 vs 107.876). SALGONO A 15 LE REGIONI CHE REGISTRANO UN INCREMENTO DEI CASI. IN CALO GLI INDICATORI OSPEDALIERI (-373 POSTI LETTO IN AREA MEDICA, -13 IN TERAPIA INTENSIVA) E I DECESSI (334 VS 383). FERME LE PERCENTUALI DI CHI HA RICEVUTO ALMENO UNA DOSE DI VACCINO (88,2% DELLA PLATEA) E DI CHI HA COMPLETATO IL CICLO VACCINALE (86,7% DELLA PLATEA). SONO 6,81 MILIONI I NON VACCINATI, DI CUI 1,11 MILIONI DI GUARITI PROTETTI SOLO TEMPORANEAMENTE. 7,57 MILIONI DI PERSONE NON HANNO ANCORA RICEVUTO LA TERZA DOSE, DI CUI 2,25 MILIONI DI GUARITI CHE NON POSSONO RICEVERLA NELL’IMMEDIATO. QUARTE DOSI: SOMMINISTRATE MENO DI 3,2 MILIONI DI DOSI. NONOSTANTE L’AUTORIZZAZIONE DEL VACCINO AGGIORNATO A OMICRON BA.1 DA PARTE DI EMA ED AIFA, AL DI FUORI DELLA PLATEA A RISCHIO LA QUARTA DOSE NON È ANCORA RACCOMANDATA DAL MINISTERO DELLA SALUTE. RIAPERTURA DELLE SCUOLE, MAGGIORE FREQUENTAZIONE DEI LUOGHI CHIUSI PER I PRIMI FREDDI, IMMINENTE STOP ALLE MASCHERINE SUI MEZZI PUBBLICI POSSONO DETERMINARE UN AUMENTO DEI NUOVI CASI DI IMPREVEDIBILE ENTITÀ.

22 settembre 2022 - Fondazione GIMBE, Bologna

Il monitoraggio indipendente della Fondazione GIMBE rileva nella settimana 14-20 settembre 2022, rispetto alla precedente, un aumento di nuovi casi (120.057 vs 107.876) (figura 1) e una diminuzione dei decessi (334 vs 383) (figura 2). In calo anche i casi attualmente positivi (414.067 vs 454.035), le persone in isolamento domiciliare (410.422 vs 450.004), i ricoveri con sintomi (3.495 vs 3.868) e le terapie intensive (150 vs 163) (figura 3). In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni:

  • Decessi: 334 (-12,8%), di cui 29 riferiti a periodi precedenti
  • Terapia intensiva: -13 (-8%)
  • Ricoverati con sintomi: -373 (-9,6%)
  • Isolamento domiciliare: -39.582 (-8,8%)
  • Nuovi casi: 120.057 (+11,3%)
  • Casi attualmente positivi: -39.968 (-8,8%)

Nuovi casi. «Dopo 4 settimane consecutive di calo si registra un modesto aumento dei nuovi casi – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – che passano da quasi 108 mila a 120 mila, con una media mobile a 7 giorni di oltre 17 mila casi al giorno» (figura 4). In 6 Regioni si registra un calo percentuale dei nuovi casi (dal -1,5% della Sicilia al -13,1% della Calabria), in 15 Regioni incrementi molto eterogenei (dal +0,1% dell’Abruzzo al +58% della Provincia Autonoma di Bolzano) (tabella 1). Rispetto alla settimana precedente, in 36 Province si rileva una diminuzione dei nuovi casi (dal -0,3% di Genova al -35,9% di Vibo Valentia), mentre 70 Province segnano un incremento (dal +0,2% di Verona al +88,9% di Biella); stabile la Provincia di La Spezia. L’incidenza rimane sotto i 500 casi per 100.000 abitanti in tutte le Province: dai 67 casi per 100.000 abitanti di Barletta-Andria-Trani ai 384 di Vicenza (tabella 2).

Reinfezioni. Secondo l’ultimo report dell’Istituto Superiore di Sanità, nel periodo 24 agosto 2021-14 settembre 2022 in Italia sono state registrate oltre 1,06 milioni di reinfezioni, pari al 6,1% del totale dei casi. La loro incidenza nella settimana 8-14 settembre è del 14,9% (n. 18.612 reinfezioni), in lieve aumento rispetto alla settimana precedente (14,6%).

Testing. Si registra un aumento del numero dei tamponi totali (+3%): da 940.476 della settimana 7-13 settembre 2022 a 969.140 della settimana 14-20 settembre 2022. In particolare i tamponi rapidi sono aumentati del 3,1% (+22.803), mentre quelli molecolari sono aumentati del 2,8% (+5.861) (figura 5). La media mobile a 7 giorni del tasso di positività sale dal 5,9% al 6,5% per i tamponi molecolari e dal 13% al 14% per gli antigenici rapidi (figura 6).

Ospedalizzazioni. «Sul fronte degli ospedali – afferma Marco Mosti, Direttore Operativo della Fondazione GIMBE – continua la discesa nei ricoveri sia in area medica (-9,6%) che in terapia intensiva (-8%)». In otto settimane i ricoveri sono scesi rispettivamente da 434 a 150 in area critica e da 11.124 a 3.495 in area medica (figura 7). Al 20 settembre il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti COVID è del 5,5% in area medica (dal 3,2% della Toscana al 19,4% della Valle D’Aosta) e dell’1,6% in area critica (dallo 0% di Molise e Valle d’Aosta al 4% della Provincia Autonoma di Bolzano) (figura 8). «In lieve diminuzione gli ingressi giornalieri in terapia intensiva – puntualizza Mosti – con una media mobile a 7 giorni di 14 ingressi/die rispetto ai 16 della settimana precedente» (figura 9).

Decessi. Prosegue il calo sul fronte dei decessi: 334 negli ultimi 7 giorni (di cui 29 riferiti a periodi precedenti), con una media di 48 al giorno rispetto ai 55 della settimana precedente.

Vaccini: somministrazioni. Al 21 settembre (aggiornamento ore 06.16) l’88,2% della platea (n. 50.836.060) ha ricevuto almeno una dose di vaccino (+4.348 rispetto alla settimana precedente) e l’86,7% (n. 49.973.193) ha completato il ciclo vaccinale (+4.840 rispetto alla settimana precedente).

Vaccini: nuovi vaccinati. Nella settimana 14-20 settembre calano sensibilmente i nuovi vaccinati: 1.480 rispetto ai 2.249 della settimana precedente (-34,2%). Di questi il 36,9% è rappresentato dalla fascia 5-11: 546, con una riduzione del 44,3% rispetto alla settimana precedente. Cala ancora tra gli over 50, più a rischio di malattia grave, il numero di nuovi vaccinati che si attesta a quota 311 (-6,9% rispetto alla settimana precedente) (figura 10).

Vaccini: persone non vaccinate. Al 21 settembre (aggiornamento ore 06.16) sono 6,81 milioni le persone di età superiore a 5 anni che non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino (figure 11 e 12), di cui:

  • quasi 5,71 milioni attualmente vaccinabili, pari al 9,9% della platea (dal 7,2% del Lazio al 13,6% della Valle D’Aosta);
  • 1,11 milioni temporaneamente protette in quanto guarite da COVID-19 da meno di 180 giorni, pari all’1,9% della platea (dall’1,3% della Valle D’Aosta al 2,9% delle Marche).

Vaccini: fascia 5-11 anni. Al 21 settembre (aggiornamento ore 06.16) nella fascia 5-11 anni sono state somministrate 2.600.463 dosi: 1.405.619 hanno ricevuto almeno 1 dose di vaccino (di cui 1.285.186 hanno completato il ciclo vaccinale), con un tasso di copertura nazionale al 38,4% con nette differenze regionali: dal 21,1% della Provincia Autonoma di Bolzano al 53,9% della Puglia (figura 13).

Vaccini: terza dose. Al 21 settembre (aggiornamento ore 06.16) sono state somministrate 40.135.558 terze dosi con una media mobile a 7 giorni di 1.825 somministrazioni al giorno. In base alla platea ufficiale (n. 47.703.593), aggiornata al 20 maggio, il tasso di copertura nazionale per le terze dosi è dell’84,1%: dal 78,3% della Sicilia all’88% della Lombardia. Sono 7,57 milioni le persone che non hanno ancora ricevuto la dose booster (figure 14 e 15), di cui:

  • 5,32 milioni possono riceverla subito, pari all’11,2% della platea (dal 8,1% della Lombardia al 17,6% della Sicilia);
  • 2,25 milioni non possono riceverla nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni, pari al 4,7% della platea (dal 2,3% della Valle D’Aosta al 6,7% dell’Abruzzo).

Vaccini: quarta dose. Secondo quanto disposto dalla Circolare del Ministero della Salute del 7 settembre 2022, la platea di persone candidate a ricevere il secondo richiamo (quarta dose) è di oltre 19,1 milioni di persone (figura): di queste, oltre 14 milioni possono riceverlo subito, quasi 1,9 milioni non sono eleggibili nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni e quasi 3,2 milioni l’hanno già ricevuto.

Al 21 settembre (aggiornamento ore 06.16) sono state somministrate 3.171.672 quarte dosi, con una media mobile di 10.236 somministrazioni al giorno, in aumento rispetto alle 8.501 della scorsa settimana (+20,4%) (figura 16). In base alla platea ufficiale (n. 19.119.772), aggiornata al 17 settembre, il tasso di copertura nazionale per le quarte dosi è del 16,6% con nette differenze regionali: dal 7,4% della Sicilia al 27,7% dell’Emilia Romagna (figura 17). «Utile rilevare – commenta il Presidente – che la riduzione dei tassi di copertura rispetto alla scorsa settimana è dovuta all’aggiornamento della platea che è passata da 17,1 a oltre 19,1 milioni di persone».

Nuovi vaccini. Dopo il via libera al vaccino bivalente Original/Omicron BA.1, il 14 settembre l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha autorizzato anche il vaccino bivalente Original/Omicron BA.4-5 di Pfizer, già approvato dall’European Medicines Agency (EMA) come dose booster per tutti i soggetti previsti dall’indicazione autorizzata, sottolineando che ad oggi non ci sono elementi per esprimere un giudizio preferenziale tra i due vaccini bivalenti disponibili. «In un momento di disorientamento generale della popolazione e di sostanziale stallo della campagna vaccinale – commenta Cartabellotta – è utile ribadire tre cose: innanzitutto, al momento non è previsto un ulteriore richiamo per chi ha già fatto la quarta dose; in secondo luogo, i vaccini aggiornati non sono autorizzati per il ciclo primario, che deve essere effettuato esclusivamente con il vaccino originale; infine, per gli over 12 non inclusi nella platea la quarta dose non è raccomandata dal Ministero della Salute né le Regioni consentono le prenotazioni, nonostante l’autorizzazione di AIFA». Nel frattempo, il 16 settembre l’EMA ha approvato il primo richiamo per la fascia 5-11 anni con il vaccino originale Pfizer, su cui si attendono il parere dell’AIFA e le indicazioni del Ministero della Salute. La tabella sintetizza le attuali raccomandazioni sui richiami con i vaccini aggiornati (tabella).

«I dati indicano segnali di ripresa della circolazione virale da monitorare con attenzione nelle prossime settimane – conclude Cartabellotta – vista la concomitanza di vari fattori che possono determinare un aumento dei nuovi casi di imprevedibile entità: riapertura delle scuole, maggiore frequentazione dei luoghi chiusi con l’arrivo dei primi freddi, decadenza dell’obbligo di mascherina sui mezzi pubblici dal 30 settembre. Ecco perché alle porte dell’autunno è fondamentale per le categorie a rischio effettuare al più presto il secondo richiamo, visto il declino dell’efficacia vaccinale nei confronti della malattia grave dopo 120 giorni».

Il monitoraggio GIMBE dell'epidemia COVID-19 è disponibile a: https://coronavirus.gimbe.org


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15 settembre 2022
Coronavirus: nell’ultima settimana giù contagi (-12,9%), terapie intensive (-11,9%), ricoveri ordinari (-13,3%) e decessi (-14,3%). Piano scuole inadeguato: anno nuovo, problemi vecchi e tante ambiguità

IL MONITORAGGIO DELLA FONDAZIONE GIMBE RILEVA, NELLA SETTIMANA 7-13 SETTEMBRE, UNA DIMINUZIONE DEI NUOVI CASI (107.876 vs 123.782). SALGONO A 19 LE PROVINCE CHE REGISTRANO UN INCREMENTO DEI CASI. IN CALO GLI INDICATORI OSPEDALIERI (-591 POSTI LETTO IN AREA MEDICA, -22 IN TERAPIA INTENSIVA) E I DECESSI (383 VS 447). FERME LE PERCENTUALI DI CHI HA RICEVUTO ALMENO UNA DOSE DI VACCINO (88,2% DELLA PLATEA) E DI CHI HA COMPLETATO IL CICLO VACCINALE (86,7% DELLA PLATEA). SONO 6,82 MILIONI I NON VACCINATI, DI CUI 1,16 MILIONI DI GUARITI PROTETTI SOLO TEMPORANEAMENTE. 7,58 MILIONI DI PERSONE NON HANNO ANCORA RICEVUTO LA TERZA DOSE, DI CUI 2,31 MILIONI DI GUARITI CHE NON POSSONO RICEVERLA NELL’IMMEDIATO. QUARTE DOSI: SOMMINISTRATE SOLO 3,1 MILIONI DI DOSI. AL VIA LA CAMPAGNA CON I VACCINI AGGIORNATI A OMICRON BA.1 DESTINATI ESCLUSIVAMENTE AI RICHIAMI. PIANO SCUOLE INADEGUATO, NON TANTO PER LE MISURE PREVISTE, QUANTO PER LE RACCOMANDAZIONI SPESSO GENERICHE E PER LE ECCESSIVE RESPONSABILITA' SCARICATE SULLE SCUOLE. IL RISCHIO E' QUELLO DI UN IMPATTO RILEVANTE SULLA CIRCOLAZIONE VIRALE, SULLA SALUTE PUBBLICA E SUI GIORNI DI SCUOLA PERDUTI.

15 settembre 2022 - Fondazione GIMBE, Bologna

Il monitoraggio indipendente della Fondazione GIMBE rileva nella settimana 7-13 settembre, rispetto alla precedente, una diminuzione di nuovi casi (107.876 vs 123.782) (figura 1) e dei decessi (383 vs 447) (figura 2). In calo anche i casi attualmente positivi (454.035 vs 571.344), le persone in isolamento domiciliare (450.004 vs 566.700), i ricoveri con sintomi (3.868 vs 4.459) e le terapie intensive (163 vs 185) (figura 3). In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni:

  • Decessi: 383 (-14,3%), di cui 65 riferiti a periodi precedenti
  • Terapia intensiva: -22 (-11,9%)
  • Ricoverati con sintomi: -591 (-13,3%)
  • Isolamento domiciliare: -116.696 (-20,6%)
  • Nuovi casi: 107.876 (-12,9%)
  • Casi attualmente positivi: -117.309 (-20,5%)

Nuovi casi. «Da 4 settimane consecutive – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – prosegue la lenta discesa dei nuovi casi settimanali che si attestano intorno a quota 108 mila, con una media mobile a 7 giorni di circa 15 mila casi al giorno» (figura 4). In 18 Regioni si registra un calo percentuale dei nuovi casi (dal -4,8% del Piemonte al -31,5% della Calabria), in 3 Regioni un minimo incremento (Provincia Autonoma di Bolzano +0,2%, Toscana +1,1%, Umbria +4%) (tabella 1). Rispetto alla settimana precedente, in 88 Province si rileva una diminuzione dei nuovi casi (dal -0,8% di Chieti al -55% di Crotone), mentre 19 Province segnano un incremento (dal +0,5% di Alessandria al +58,2% di Verbano-Cusio-Ossola). L’incidenza rimane sotto i 500 casi per 100.000 abitanti in tutte le Province: dai 76 casi per 100.000 abitanti di Barletta-Andria-Trani ai 338 di Pescara (tabella 2).

Reinfezioni. Secondo l’ultimo report dell’Istituto Superiore di Sanità, nel periodo 24 agosto 2021-7 settembre 2022 in Italia sono state registrate oltre 1,04 milioni di reinfezioni, pari al 6% del totale dei casi. La loro incidenza nella settimana 1-7 settembre è del 14,6% (n. 18.169 reinfezioni), in lieve aumento rispetto alla settimana precedente (14%).

Testing. Si registra un calo del numero dei tamponi totali (-7,1%): da 1.012.676 della settimana 31 agosto-6 settembre a 940.476 della settimana 7-13 settembre. In particolare i tamponi rapidi sono diminuiti dell’8,8% (-70.706) e quelli molecolari dello 0,7% (-1.494) (figura 5). La media mobile a 7 giorni del tasso di positività si riduce dal 6,5% al 5,9% per i tamponi molecolari e dal 13,5% al 13% per gli antigenici rapidi (figura 6).

Ospedalizzazioni. «Sul fronte degli ospedali – afferma Marco Mosti, Direttore Operativo della Fondazione GIMBE – continuano a scendere i posti letto COVID-19 occupati sia in area medica (-13,3%) che in terapia intensiva (-11,9%)». Dal 26 luglio in sette settimane i ricoveri sono scesi rispettivamente da 434 a 163 in area critica e da 11.124 a 3.868 in area medica (figura 7). Al 13 settembre il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti COVID è del 6,1% in area medica (dal 3,3% del Piemonte al 18,9% dell’Umbria) e dell’1,8% in area critica (dallo 0% di Umbria e Valle D’Aosta al 3,4% di Lazio e Sicilia) (figura 8). «Stabili gli ingressi in terapia intensiva – puntualizza Mosti – con una media mobile a 7 giorni di 16 ingressi/die rispetto ai 17 della settimana precedente» (figura 9).

Decessi. Prosegue il calo anche sul fronte dei decessi: 383 negli ultimi 7 giorni (di cui 65 riferiti a periodi precedenti), con una media di 55 al giorno rispetto ai 64 della settimana precedente.

Vaccini: somministrazioni. Al 14 settembre (aggiornamento ore 06.18) l’88,2% della platea (n. 50.833.821) ha ricevuto almeno una dose di vaccino (+2.109 rispetto alla settimana precedente) e l’86,7% (n. 49.970.680) ha completato il ciclo vaccinale (+2.327 rispetto alla settimana precedente).

Vaccini: nuovi vaccinati. Nella settimana 7-13 settembre rimangono sostanzialmente stabili i nuovi vaccinati: 2.236 rispetto ai 2.208 della settimana precedente (+1,3%). Di questi il 43,6% è rappresentato dalla fascia 5-11 (976). Cala tra gli over 50, più a rischio di malattia grave, il numero di nuovi vaccinati che si attesta a quota 327 (figura 10).

Vaccini: persone non vaccinate. Al 14 settembre (aggiornamento ore 06.18) sono 6,82 milioni le persone di età superiore a 5 anni che non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino (figure 11 e 12), di cui:

  • 5,66 milioni attualmente vaccinabili, pari al 9,8% della platea (dal 7,1% del Lazio al 13,6% della Valle D’Aosta);
  • 1,16 milioni temporaneamente protette in quanto guarite da COVID-19 da meno di 180 giorni, pari al 2% della platea (dall’1,3% della Valle D’Aosta al 3,1% delle Marche).

Vaccini: fascia 5-11 anni. Al 14 settembre (aggiornamento ore 06.18) nella fascia 5-11 anni sono state somministrate 2.599.438 dosi: 1.405.060 hanno ricevuto almeno 1 dose di vaccino (di cui 1.284.482 hanno completato il ciclo vaccinale), con un tasso di copertura nazionale al 38,4% con nette differenze regionali (dal 21,1% della Provincia Autonoma di Bolzano al 53,9% della Puglia) (figura 13).

Vaccini: terza dose. Al 14 settembre (aggiornamento ore 06.18) sono state somministrate 40.121.373 terze dosi con una media mobile a 7 giorni di 1.951 somministrazioni al giorno. In base alla platea ufficiale (n. 47.703.593), aggiornata al 20 maggio, il tasso di copertura nazionale per le terze dosi è dell’84,1%: dal 78,3% della Sicilia all’88% della Lombardia. Sono 7,58 milioni le persone che non hanno ancora ricevuto la dose booster (figure 14 e 15), di cui:

  • 5,27 milioni possono riceverla subito, pari all’11,1% della platea (dall’8% della Lombardia al 17,4% della Sicilia);
  • 2,31 milioni non possono riceverla nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni, pari al 4,8% della platea (dal 2,4% della Valle D’Aosta al 7% dell’Abruzzo).

Vaccini: quarta dose. Secondo quanto disposto dalla Circolare del Ministero della Salute dell’11 luglio 2022, la platea di persone candidate a ricevere il secondo richiamo (quarta dose) è di oltre 17,1 milioni di persone, di cui di 1,9 milioni non eleggibili nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni e 3,1 milioni che l’hanno già ricevuto: sono dunque oltre 12 milioni le persone che possono riceverlo subito. Al 14 settembre (aggiornamento ore 06.18) sono state somministrate 3.093.042 quarte dosi, con una media mobile di 7.817 somministrazioni al giorno, in calo rispetto alle 10.811 della scorsa settimana (-27,7%) (figura 16). In base alla platea ufficiale (n. 17.140.056), aggiornata al 27 luglio, il tasso di copertura nazionale per le quarte dosi è del 18% con nette differenze regionali: dal 6,7% della Provincia Autonoma di Bolzano al 34,1% del Piemonte (figura 17).

Nuovi vaccini. Dopo il via libera dell’AIFA ai vaccini bivalenti Pfizer e Moderna (Original/Omicron BA.1) per i soli richiami, la Circolare del Ministero della Salute del 7 settembre 2022 ha formulato le raccomandazioni prioritarie per la loro somministrazione, dopo almeno 120 giorni dall’ultima dose o dall’infezione:

  • Quarta dose (secondo richiamo): over 60, fragili, operatori sanitari, operatori e ospiti delle RSA, donne in gravidanza. Al momento nessuna esplicita raccomandazione per tutti gli over 12, nonostante l’autorizzazione di EMA/AIFA.
  • Terza dose (primo richiamo): tutti gli over 12 che hanno completato il ciclo vaccinale primario.

«Al momento dunque – commenta Cartabellotta – non è previsto un ulteriore richiamo per chi ha già fatto la quarta dose, mentre il ciclo primario continuerà ad essere effettuato esclusivamente con il vaccino originale». Intanto, il 12 settembre l’EMA ha approvato un secondo vaccino bivalente per i soli richiami, adattato alle sub-varianti Omicron BA.4 e BA.5 su cui si attendono il parere dell’AIFA e le indicazioni del Ministero della Salute.

 

PIANO RIAPERTURA SCUOLE

«Nel vortice della campagna elettorale, che ha coinciso con la fase discendente della quinta ondata, il tema della riapertura in sicurezza delle scuole non ha ricevuto l’attenzione necessaria. Il piano predisposto per l’anno scolastico 2022-23 appare inadeguato non tanto per le misure previste, quanto per le raccomandazioni spesso generiche e, soprattutto, per le eccessive responsabilità scaricate sulle scuole, prive delle necessarie risorse e competenze sanitarie. Il rischio è quello di un impatto rilevante sulla circolazione virale e sulla salute pubblica, ma anche sui giorni di scuola perduti, vista l’incomprensibile abolizione della didattica digitale integrata per gli studenti in isolamento». Lo dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE, alla presentazione del XX Rapporto “Osservatorio civico sulla sicurezza a scuola” di Cittadinanzattiva, dove è intervenuto oggi presentando un’analisi sulla sicurezza COVID-19 nelle scuole integrando le evidenze scientifiche disponibili con i risultati della survey condotta da GIMBE con l’Associazione nazionale dirigenti pubblici e alte professionalità della scuola (ANP), le indicazioni dell’Istituto Superiore di Sanità, il “vademecum” inviato dal Ministero dell’Istruzione alle scuole e il DPCM 26 luglio 2022 recante le linee guida su aerazione e qualità dell’aria.

Si riportano di seguito i punti principali dell’analisi GIMBE.

Vaccinazioni. Il ruolo dei vaccini nel ridurre la circolazione virale nelle scuole attualmente è modesto nella fascia 5-11 anni per almeno tre ragioni: innanzitutto, l’efficacia nei confronti dell’infezione COVID-19 è inferiore rispetto alle fasce di età superiori; in secondo luogo, l’attuale copertura nazionale con due dosi è del 35,1% con rilevanti differenze regionali; infine, l’EMA – a differenza della FDA negli Stati Uniti – non ha autorizzato per gli under 12 la dose booster, indispensabile per proteggersi da Omicron. Inoltre, nella fascia 12-19 anni solo il 46,4% ha completato il ciclo con 3 dosi.

Criteri di sospensione della frequenza scolastica. Al di là di alcuni criteri oggettivi (temperatura >37,5°, tampone positivo), la sintomatologia indicata nel documento dell’ISS come compatibile con COVID-19, in particolare quella respiratoria, oltre a non essere specifica di infezione da SARS-CoV-2, presenta grandi margini di soggettività, anche da parte di un medico/pediatra. «La valutazione dei sintomi – spiega Cartabellotta – viene di fatto affidata a genitori e personale scolastico, con impatto imprevedibile sia sull’assenteismo scolastico, sia sulla circolazione del virus». In tal senso appare anacronistica la precisazione che la rinorrea (raffreddore) “non può essere sempre motivo in sé di non frequenza o allontanamento dalla scuola” e che “gli studenti possono frequentare in presenza indossando mascherine chirurgiche/FFP 2 fino a risoluzione dei sintomi ed avendo cura dell’igiene delle mani e dell’osservanza dell’etichetta respiratoria”. «A chi è affidata dunque – domanda il Presidente – la valutazione dello studente in una condizione clinica così sfumata e la decisione di effettuare, o meno, un tampone, visto che l’infezione da Omicron 5 spesso esordisce solo con lievi sintomi respiratori, proprio come la rinorrea?».

Interventi ambientali. I riflettori rimangono inspiegabilmente puntati sulla sanificazione ordinaria e straordinaria in presenza di uno o più casi confermati, nonostante le evidenze scientifiche dimostrino che meno dell’1% dei contagi è dovuto al contatto con superfici infette. E, a dispetto delle modalità di trasmissione del virus, che avviene quasi esclusivamente per aerosol, non viene raccomandato nessun intervento specifico di aerazione e ventilazione per migliorare la qualità dell’aria, ma solo un generico “ricambio frequente di aria”, ovvero «il ben noto protocollo “finestre aperte” – commenta il Presidente – che quest’anno durante la stagione fredda si scontrerà con quello “finestre chiuse” imposto dalla crisi energetica».

Ulteriori misure restrittive. Le indicazioni dell’ISS prevedono poi un elenco di ulteriori misure di mitigazione (obbligo di mascherina, distanziamento, evitare assembramenti, sospensione di viaggi di istruzione e uscite didattiche, turnazione nelle mense) da introdurre “in relazione al contesto epidemiologico e alle disposizioni nazionali”. Tuttavia non viene chiarito se la loro implementazione debba avvenire a livello nazionale, regionale o locale, sulla base di quali indicatori e, soprattutto, con quale priorità/gradualità. È evidente – commenta Cartabellotta – che in caso di aumento della circolazione virale le misure previste per l’inizio dell’anno sarebbero insufficienti, ma al tempo stesso l’implementazione di tutte le misure aggiuntive sarebbe necessaria solo in uno scenario estremo poco verosimile, mentre realisticamente saremo di fronte a scenari intermedi».

«Se con l’agognato ritorno alla normalità – conclude il Presidente – la scuola deve rappresentare un normale ambito di convivenza e/o contesto lavorativo, questa ingiustificata ostinazione ad imporre regole differenti non fa che generare incongruenze con le norme che regolano la sicurezza COVID-19 negli ambienti di lavoro».

Il monitoraggio GIMBE dell'epidemia COVID-19 è disponibile a: https://coronavirus.gimbe.org


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8 settembre 2022
Coronavirus: tutti i numeri in calo negli ultimi 7 giorni. Contagi (-17,3%), terapie intensive (-18,1%), ricoveri ordinari (-17,8%) e decessi (-22,1%). Quarta dose per quasi 13 milioni di over 60 fragili e scoperti: rischioso aspettare, farla subito con qualsiasi vaccino disponibile

IL MONITORAGGIO DELLA FONDAZIONE GIMBE RILEVA, NELLA SETTIMANA 31 AGOSTO-6 SETTEMBRE, UNA DIMINUZIONE DEI NUOVI CASI (123.782 vs 149.701). INCREMENTO DEI CASI IN SOLE 3 PROVINCE. IN CALO GLI INDICATORI OSPEDALIERI (-968 POSTI LETTO IN AREA MEDICA, -41 IN TERAPIA INTENSIVA) E I DECESSI (447). FERME LE PERCENTUALI DI CHI HA RICEVUTO ALMENO UNA DOSE DI VACCINO (88,2% DELLA PLATEA) E DI CHI HA COMPLETATO IL CICLO VACCINALE (86,7% DELLA PLATEA). SONO 6,82 MILIONI I NON VACCINATI, DI CUI 1,2 MILIONI DI GUARITI PROTETTI SOLO TEMPORANEAMENTE. 7,6 MILIONI DI PERSONE NON HANNO ANCORA RICEVUTO LA TERZA DOSE, DI CUI 2,39 MILIONI DI GUARITI CHE NON POSSONO RICEVERLA NELL’IMMEDIATO. QUARTE DOSI: SOMMINISTRATE SOLO 2,3 MILIONI DI DOSI. FUTURO INCERTO: NESSUN PIANO DI PREPARAZIONE PER IL PROSSIMO AUTUNNO-INVERNO E GESTIONE DELLA PANDEMIA AI MARGINI DELLA CAMPAGNA ELETTORALE.

8 settembre 2022 - Fondazione GIMBE, Bologna

Il monitoraggio indipendente della Fondazione GIMBE rileva nella settimana 31 agosto-6 settembre, rispetto alla precedente, una diminuzione dei nuovi casi (123.782 vs 149.701) (figura 1) e dei decessi (447 vs 574) (figura 2). In calo anche i casi attualmente positivi (571.344 vs 660.241), le persone in isolamento domiciliare (566.700 vs 654.588), i ricoveri con sintomi (4.459 vs 5.427) e le terapie intensive (185 vs 226) (figura 3). In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni:

  • Decessi: 447 (-22,1%), di cui 66 riferiti a periodi precedenti
  • Terapia intensiva: -41 (-18,1%)
  • Ricoverati con sintomi: -968 (-17,8%)
  • Isolamento domiciliare: -87.888 (-13,4%)
  • Nuovi casi: 123.782 (-17,3%)
  • Casi attualmente positivi: -88.897 (-13,5%)

Nuovi casi. «Il numero dei nuovi casi settimanali – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – si attesta intorno a quota 124 mila, con una media mobile a 7 giorni di oltre 17 mila casi al giorno. Da metà agosto, la curva è sostanzialmente in una fase di plateau con lieve andamento discendente negli ultimi giorni» (figura 4). In tutte le Regioni si registra un calo percentuale dei nuovi casi (dal -8,8% della Provincia Autonoma di Trento al -34,2% della Calabria) (tabella 1). Rispetto alla settimana precedente, in 104 Province si rileva una diminuzione dei nuovi casi (dal -1% di Cremona al -38,3% di Crotone), mentre solo tre Province segnano un incremento: Forlì-Cesena (+7,4%), Ravenna (+7,2%) e Belluno (+2,4%). L’incidenza rimane sotto i 500 casi per 100.000 abitanti in tutte le Province: dai 90 casi per 100.000 abitanti di Barletta-Andria-Trani ai 409 di Crotone (tabella 2).

Reinfezioni. Secondo l’ultimo report dell’Istituto Superiore di Sanità, nel periodo 24 agosto 2021-31 agosto 2022 sono state registrate in Italia oltre 1,02 milioni di reinfezioni, pari al 5,9% del totale dei casi. La loro incidenza nella settimana 17-23 agosto è del 14% (n. 25.138 reinfezioni), in lieve aumento rispetto alla settimana precedente (12,9%).

Testing. Si registra un lieve calo del numero dei tamponi totali (-1,2%): da 1.024.798 della settimana 24-30 agosto a 1.012.676 della settimana 31 agosto 2022-6 settembre. In particolare i tamponi rapidi sono diminuiti del 3% (-24.860), mentre quelli molecolari sono aumentati del 6,5% (+12.738) (figura 5). La media mobile a 7 giorni del tasso di positività si riduce dall’8,3% al 6,5% per i tamponi molecolari e dal 16% al 13,5% per gli antigenici rapidi (figura 6).

Ospedalizzazioni. «Sul fronte degli ospedali – afferma Marco Mosti, Direttore Operativo della Fondazione GIMBE – prosegue il calo dei ricoveri sia in area medica (-17,8%) che in terapia intensiva (-18,1%)». Dal 26 luglio in sei settimane i ricoveri sono scesi rispettivamente da 434 a 185 in area critica e da 11.124 a 4.459 in area medica (figura 7). Al 6 settembre il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti COVID è del 7% in area medica (dal 3 della Valle D’Aosta al 19% dell’Umbria) e del 2% in area critica (dallo 0% di Umbria e Valle D’Aosta al 5,1% del Molise) (figura 8). «Stabili gli ingressi in terapia intensiva – puntualizza Mosti – con una media mobile a 7 giorni di 17 ingressi/die rispetto ai 18 della settimana precedente» (figura 9).

Decessi. Prosegue il calo sul fronte dei decessi: 447 negli ultimi 7 giorni (di cui 66 riferiti a periodi precedenti), con una media di 64 al giorno rispetto agli 82 della settimana precedente.

Vaccini: somministrazioni. Al 7 settembre (aggiornamento ore 06.17) l’88,2% della platea (n. 50.831.712) ha ricevuto almeno una dose di vaccino (+2.714 rispetto alla settimana precedente) e l’86,7% (n. 49.968.353) ha completato il ciclo vaccinale (+2.704 rispetto alla settimana precedente).

Vaccini: nuovi vaccinati. Nella settimana 31 agosto-6 settembre rimangono sostanzialmente stabili i nuovi vaccinati: 2.166 rispetto ai 2.261 della settimana precedente (-4,2%). Di questi il 47% è rappresentato dalla fascia 5-11: 1.019, con un incremento del 13,3% rispetto alla settimana precedente. Cala tra gli over 50, più a rischio di malattia grave, il numero di nuovi vaccinati che si attesta a quota 404 (-16,5% rispetto alla settimana precedente) (figura 10).

Vaccini: persone non vaccinate. Al 7 settembre (aggiornamento ore 06.17) sono 6,82 milioni le persone di età superiore a 5 anni che non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino (figure 11 e 12), di cui:

  • 5,62 milioni attualmente vaccinabili, pari al 9,7% della platea (dal 7% del Lazio al 13,6% della Valle D’Aosta);
  • 1,2 milioni guarite da COVID-19 da meno di 180 giorni, pari al 2,1% della platea (dall’1,3% della Valle D’Aosta al 3,2% della Provincia Autonoma di Bolzano).

Vaccini: fascia 5-11 anni. Al 7 settembre (aggiornamento ore 06.17) nella fascia 5-11 anni sono state somministrate 2.597.977 dosi: 1.404.090 hanno ricevuto almeno 1 dose di vaccino (di cui 1.283.760 hanno completato il ciclo vaccinale), con un tasso di copertura nazionale al 38,4% con nette differenze regionali: dal 21% della Provincia Autonoma di Bolzano al 53,9% della Puglia (figura 13).

Vaccini: terza dose. Al 7 settembre (aggiornamento ore 06.17) sono state somministrate 40.107.627 terze dosi con una media mobile a 7 giorni di 2.399 somministrazioni al giorno. In base alla platea ufficiale (n. 47.703.593), aggiornata al 20 maggio il tasso di copertura nazionale per le terze dosi è dell’84,1%: dal 78,3% della Sicilia all’88% della Lombardia. Sono 7,6 milioni le persone che non hanno ancora ricevuto la dose booster (figure 14 e 15), di cui:

  • 5,21 milioni possono riceverla subito, pari al 10,9% della platea (dal 7,9% della Lombardia al 17,2% della Sicilia);
  • 2,39 milioni non possono riceverla nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni, pari al 5% della platea (dal 2,5% della Valle D’Aosta al 7,4% dell’Abruzzo).

Vaccini “aggiornati”. Lo scorso 5 settembre 2022, l’AIFA ha dato il via libera in Italia ai vaccini bivalenti Pfizer e Moderna, aggiornati alla variante Omicron BA.1, già approvati da EMA come booster per tutti gli over 12. La dose booster può essere somministrata dopo almeno tre mesi dal completamento del ciclo vaccinale primario o dalla terza dose. Rispetto al vaccino monovalente originale, quello aggiornato induce una maggiore risposta anticorpale sia nei confronti di Omicron BA.1 che di BA.4 e BA.5, con un profilo di sicurezza sovrapponibile. «Considerato che Omicron BA.1 non circola più in Italia e che i vaccini aggiornati a BA.4 e BA.5 sono in dirittura di arrivo – spiega Cartabellotta – il ruolo di questo primo vaccino aggiornato sembra marginale, anche perché non disponiamo di prove di efficacia sull’infezione e, soprattutto, sulla malattia grave. Quello che è davvero importante per over 60 e fragili è fare al più presto la quarta dose con qualunque vaccino disponibile, senza attendere ulteriormente. La popolazione generale che deve completare il ciclo primario con la terza dose può optare per il vaccino “tradizionale”, per quello aggiornato a BA.1, oppure attendere quello sviluppato per BA.4 e BA.5, la cui approvazione EMA è prevista per metà settembre».

Vaccini: quarta dose. Secondo quanto disposto dalla Circolare del Ministero della Salute dell’11 luglio 2022, la platea di persone candidate a ricevere il secondo richiamo (quarta dose) – da effettuare dopo almeno 120 giorni dalla terza dose (primo richiamo) o dall’infezione post terza dose – è di oltre 17,1 milioni di persone, di cui più di 1,89 milioni non eleggibili nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni e 2,3 milioni che l’hanno già ricevuto: sono dunque quasi 13 milioni le persone che dovrebbero riceverlo subito. Al 7 settembre (aggiornamento ore 06.17) sono state somministrate 2.323.573 quarte dosi, con una media mobile di 10.656 somministrazioni al giorno (settimana 31 agosto-6 settembre), in calo rispetto alle 12.652 della scorsa settimana (-15,8%) (figura 16). In base alla platea ufficiale (n. 17.140.056 di cui 5.480.919 della fascia 60-69 anni, 4.425.006 della fascia 70-79 anni, 3.691.879 di over 80, 3.454.153 pazienti fragili e 88.099 ospiti delle RSA che non ricadono nelle categorie precedenti), aggiornata al 27 luglio, il tasso di copertura nazionale per le quarte dosi è del 17,7% con nette differenze regionali: dal 6,6% della Provincia Autonoma di Bolzano al 33,7% del Piemonte (figura 17).

«In contrasto con le raccomandazioni degli organismi internazionali di sanità pubblica – commenta Cartabellotta –l’Esecutivo in carica non ha ad oggi predisposto alcun piano di preparazione per il prossimo autunno-inverno. Peraltro, il monitoraggio indipendente sulle proposte dei partiti relative alla sanità realizzato dalla Fondazione GIMBE, documenta che la gestione della pandemia e della campagna vaccinale rimangono ai margini delle proposte elettorali. Il rischio è di trovarsi, per l’ennesima volta, in piena stagione autunnale ad inseguire il virus compromettendo la salute delle persone più fragili e generando ritardi nell’assistenza sanitaria ordinaria».

Il monitoraggio GIMBE dell'epidemia COVID-19 è disponibile a: https://coronavirus.gimbe.org


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7 settembre 2022
Verso le elezioni: dai partiti e coalizioni nessun piano di rilancio per il servizio sanitario nazionale. Manca una visione di sistema, assente la valutazione dell’impatto economico delle proposte, pandemia ai margini

LA FONDAZIONE GIMBE ANALIZZA TUTTE LE PROPOSTE DI COALIZIONI E SCHIERAMENTI RELATIVE A SANITÀ E RICERCA BIOMEDICA PUBBLICATE SUL SITO DEL MINISTERO DELL’INTERNO. NONOSTANTE LE GRANDI SFIDE CHE ATTENDONO IL NUOVO ESECUTIVO (PANDEMIA, ATTUAZIONE PNRR, RIFORME STRUTTURALI, RECUPERO DELLE PRESTAZIONI SANITARIE, GESTIONE ORDINARIA DI OLTRE € 130 MILIARDI  DI SPESA PUBBLICA), NESSUNA FORZA POLITICA HA ELABORATO UN PIANO DI RILANCIO DEL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE IN GRADO DI GARANTIRE ALLA POPOLAZIONE IL DIRITTO ALLA REALE TUTELA DELLA SALUTE. NUMEROSE PROPOSTE VALIDE MA FRAMMENTATE, ALCUNE NON SOSTENIBILI, ALTRE POCO ATTUABILI O RIDONDANTI RISPETTO A NORME GIA' IN VIGORE O A QUANTO PREVISTO DAL PNRR. MANCA UNA VISIONE DI SISTEMA SUL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE, COSÌ COME LA VALUTAZIONE DELL’IMPATTO ECONOMICO DELLE PROPOSTE. LA GESTIONE DI PANDEMIA E CAMPAGNA VACCINALE RIMANGONO AI MARGINI DELLE PROPOSTE, CHE NON CONTEMPLANO ALCUN PIANO DI PREPAREDENESS.

7 settembre 2022 - Fondazione GIMBE, Bologna

La pandemia COVID-19 ha progressivamente aumentato la consapevolezza sociale che un sistema sanitario pubblico, equo e universalistico rappresenta un caposaldo della nostra democrazia. «Se tuttavia inizialmente tutte le forze politiche convergevano sulla necessità di rilanciare adeguatamente il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – con la fine dell’emergenza la sanità è “rientrata nei ranghi”, finendo di nuovo relegata ai margini dell’agenda politica». Di fatto, le criticità rilevate nel 2019 dal 4° Rapporto GIMBE sul Servizio Sanitario Nazionale sono ancora lontane dall’essere risolte e la pandemia, oltre a non aver mollato la presa, inizia a far vedere i suoi effetti a medio-lungo termine: ritardo nell’erogazione di prestazioni sanitarie, impatto del long-COVID, conseguenze sulla salute mentale, depauperamento e demotivazione del personale.

«Tra gestione della pandemia, attuazione del PNRR, necessità di riforme strutturali, recupero delle prestazioni sanitarie e gestione ordinaria di oltre € 130 miliardi di spesa pubblica – spiega il Presidente – la prossima legislatura sarà determinante per il destino del SSN: per questo è indispensabile rimettere la sanità al centro dall’agenda di Governo a prescindere dall’esito delle urne, perché il diritto costituzionale alla tutela della salute non può essere ostaggio di ideologie partitiche. Per tali ragioni, abbiamo ripetuto l’esperienza del 2018, realizzando un’analisi indipendente dei programmi elettorali sulle proposte relative a sanità, assistenza socio-sanitaria e ricerca biomedica».

L’analisi è stata condotta sui programmi elettorali depositati dai partiti entro il 14 agosto 2022 ai sensi della L. 165/2017 e pubblicati nella sezione «Elezioni trasparenti» del sito web del Ministero dell’Interno. Sono stati espressamente esclusi dall’analisi i programmi elettorali pubblicati sui siti web dei partiti, oltre che tutti i materiali divulgativi e le dichiarazioni degli esponenti politici.

Si riporta di seguito una sintesi delle proposte avanzate dalle principali coalizioni e schieramenti politici, rimandando al report integrale per la sintesi delle proposte dei partiti e per la valutazione delle singole proposte.

Pandemia COVID-19 e campagna vaccinale. Le proposte sulla gestione della pandemia riguardano interventi parziali: la coalizione di centrodestra punta su comportamenti virtuosi e adeguamenti strutturali. Azione-Italia Viva su sanificazione ambientale, percorsi pandemic-free ed equipaggiamenti per le ambulanze; il Partito Democratico sui sistemi di aerazione. Per prepararsi a future emergenze sanitarie +Europa e Azione-Italia Viva propongono un’Agenzia nazionale di coordinamento e la coalizione di centrodestra di aggiornare i piani pandemici. «Di fatto – commenta Cartabellotta – la gestione della pandemia e della campagna vaccinale rimangono ai margini delle proposte elettorali, nonostante gli organismi internazionali di sanità pubblica suggeriscano a tutti i Governi di predisporre piani di preparedness per il prossimo autunno-inverno».

Su pandemia e campagna vaccinale, invece, una pioggia di proposte da numerosi partiti minori e da Italexit per lo più in contrasto con il principio di tutela della salute pubblica: stop a obbligo vaccinale e green-pass, annullamento/risarcimento delle sanzioni amministrative, indennizzi per danni correlati alla vaccinazione, reintegro/risarcimento per i lavoratori sospesi, abolizione dello scudo penale per i medici vaccinatori, oltre all’istituzione di una commissione di inchiesta senza dettagli su metodi di indagine e composizione.

Salute al centro di tutte le politiche. Solo Alleanza Verdi e Sinistra propone di inserire l’obiettivo “salute in tutte le politiche” e potenziare i servizi di prevenzione e tutela ambientale.

Governance Stato-Regioni. Posizioni molto differenti che spaziano tra il ritorno alla gestione centrale della Sanità (Movimento 5 Stelle), all’estensione dei poteri esclusivi dello Stato (+Europa, Azione-Italia Viva) sino all’attuazione del regionalismo differenziato (coalizione di centrodestra), proposto anche dal Partito Democratico, previa definizione di alcune garanzie. Alleanza Verdi e Sinistra, invece, vuole “espellere” la sanità dall’autonomia regionale differenziata. «Seppur con differente enfasi – commenta Cartabellotta – il regionalismo differenziato appare dunque un obiettivo condiviso tra centrodestra e centrosinistra».

Finanziamento pubblico del SSN. Da +Europa, Azione-Italia Viva, Unione Popolare la proposta di allinearlo alla media dei paesi europei, da ItalExit e Partito Democratico quella di un generico rilancio e da Alleanza Verdi e Sinistra un piano straordinario di investimenti pubblici per l’ammodernamento strutturale e tecnologico della sanità pubblica. Azione-Italia Viva propone di accedere al MES. «Alle forze politiche che intendono rilanciare i fondi per la sanità – commenta Cartabellotta – utile ribadire che bisognerà invertire la tendenza sulla spesa sanitaria nel DEF, visto che nell'attuale documento il rapporto spesa sanitaria/PIL decresce sino al 2025 toccando il 6,2%, ovvero al di sotto dei livelli pre-pandemia».

Livelli essenziali di assistenza (LEA). Solo Azione-Italia Viva entra nel merito della metodologia di revisione dei LEA al fine di mantenere costantemente aggiornate le prestazioni offerte dal SSN. Alleanza Sinistra e Verdi, Azione-Italia Viva e Movimento 5 Stelle puntano su finanziamento, accessibilità e rimborsabilità delle terapie innovative e avanzate. Azione-Italia Viva punta ad espandere i LEA per le malattie rare. Numerose proposte di inserimento nei LEA di nuove malattie o nuovi servizi non sempre in linea con le evidenze scientifiche, o addirittura in netto contrasto. «La classica strategia elettorale – commenta il Presidente – che punta esclusivamente a raccogliere voti da specifiche categorie di malati».

Rapporto pubblico-privato. Pochissimi partiti affrontano il tema l’integrazione pubblico-privato, con proposte generiche (Azione-Italia Viva) o finalizzate ad espandere la sanità privata (Impegno Civico).

Riduzione degli sprechi. Nessun partito ha formulato un piano organico in tal senso, anche se non mancano le proposte. Per ridurre l’eccesso di prestazioni inappropriate, Azione-Italia Viva punta a contrastare l’antibiotico-resistenza e l’inappropriatezza prescrittiva dei farmaci. Per contrastare frodi e abusi ItalExit e Movimento 5 Stelle mirano a ridurre le interferenze politiche nelle nomine dei direttori generali. Relativamente ai servizi e alle prestazioni sotto-utilizzate avanzate varie proposte generiche per rilanciare prevenzione e promozione della salute (+Europa, Alleanza Verdi e Sinistra, Azione-Italia Viva, Di Maio) e la medicina predittiva (coalizione di centro-destra). Proposte anche per potenziare i servizi di salute mentale (Partito Democratico), gli psicologi (Movimento 5 Stelle, Partito Democratico) e i servizi per la salute delle donne (Alleanza Verdi e Sinistra). Sul potenziamento dell’assistenza territoriale convergono tutti i principali partiti (Alleanza Verdi e Sinistra, Azione-Italia Viva, coalizione di centro-destra, Partito Democratico) che, tuttavia, «se da un lato ricalcano spesso gli obiettivi già previsti dalla Missione Salute del PNRR e dal DM 77/2022, dall’altro non tengono conto sia che la riorganizzazione delle cure primarie rimane ostaggio della riforma sui medici di medicina generale, sia che l’aggiornamento del DM 70/2015 sugli standard ospedalieri è rimasto al palo», precisa Cartabellotta.

Assistenza socio-sanitaria. Numerosi partiti propongono in maniera generica di potenziare e/o investire sull’assistenza socio-sanitaria per anziani, persone fragili con disabilità e/o non autosufficienti, facendo riferimento all’assistenza domiciliare (+Europa, Alleanza Verdi e Sinistra, Azione-Italia Viva), a quella residenziale (+Europa), all’integrazione in rete dei servizi sanitari e sociali (Alleanza Verdi e Sinistra, Azione-Italia Viva). Molto numerose le azioni specifiche, ma estremamente frammentate e senza una visione di sistema. Tra le azioni normativo-istituzionali: riforma della non autosufficienza con incremento del finanziamento pubblico (Partito Democratico); riforma per unificare, rafforzare e integrare la rete di servizi sociali e sanitari (+Europa); legge delega in tema di disabilità (Movimento 5 Stelle); istituzione del “Dipartimento per la Terza Età” e del “Garante dei Diritti della Terza Età” (Azione-Italia Viva). Propongono l’aumento delle pensioni di invalidità i partiti della coalizione di centrodestra e il Movimento 5 Stelle.

Personale sanitario. Solo +Europa propone di garantire programmazione, formazione, organizzazione e gestione del personale del SSN con un quadro legislativo e finanziario coerente e incentrato su qualità e merito. Da numerosi partiti proposte generiche sulla necessità di potenziare il personale sanitario (+Europa, coalizione di centrodestra, Italexit). Alleanza Verdi e Sinistra propone l’assunzione di 40 mila operatori in tre anni; Azione-Italia Viva di semplificare le procedure per il riconoscimento di titoli di studio esteri per tutte le professioni sanitarie. Varie proposte per migliorare contratti e retribuzione (+Europa, Alleanza Verdi e Sinistra, Azione-Italia Viva, ItalExit, Movimento 5 Stelle). «A fronte di queste lodevoli intenzioni – commenta Cartabellotta – nessun partito, stando ai programmi depositati al Viminale, tiene conto che la prima azione politica per potenziare il capitale umano del SSN consiste nell’abolizione dei tetti di spesa per il personale». Sui medici di famiglia Alleanza Verdi e Sinistra propongono il contratto dipendente; ItalExit un aumento dei contratti di formazione per la medicina generale e il Partito Democratico un nuovo “piano di assunzione” di MMG. Sulle scuole di specializzazione i partiti della coalizione di centrodestra propongono un generico “riordino”; Azione-Italia Viva e Partito Democratico un contratto specifico di formazione-lavoro che superi il meccanismo delle borse di studio; ItalExit di potenziare numero e importo delle borse di studio. A favore dell’abolizione del numero chiuso a medicina ItalExit e Alleanza Verdi e Sinistra che lo chiede anche per gli infermieri, oltre al Movimento 5 Stelle, più in generale, per l’accesso all’Università. «Il “numero chiuso” – commenta Cartabellotta – in realtà è un “numero programmato”: la sua abolizione, oltre ad essere difficilmente attuabile per capienza degli atenei e disponibilità di docenti, in assenza di un parallelo incremento delle borse di studio per la specializzazione e per la medicina generale non risolve affatto la carenza di personale ed espande l’imbuto formativo, rischiando peraltro di alimentare il lavoro a basso costo e la fuga dei laureati verso l’estero».

Sanità integrativa. Alleanza Verdi e Sinistra propone di abolire i vantaggi fiscali per polizze assicurative sanitarie e fondi sanitari integrativi.

Informazione istituzionale. +Europa propone di attuare programmi di cultura scientifica nelle scuole e tramite i canali di informazione di massa.

Ricerca biomedica. Azione-Italia Viva propone di destinare almeno il 3% del Fondo Sanitario Nazionale alla Ricerca, sostenere la filiera delle Scienze della Vita e dei dispositivi e rimuovere gli ostacoli burocratici che rendono l’Italia poco attrattiva per le ricerche cliniche. Alleanza Verdi e Sinistra punta a potenziare la ricerca indipendente sui farmaci. Varie le proposte sulla ricerca in generale, senza riferimento specifico alla ricerca biomedica, con focus principale sull’incremento degli investimenti (Alleanza Verdi e Sinistra, coalizione di centro-destra, Di Maio, Movimento 5 Stelle, Partito Democratico).

Ticket. I partiti della coalizione di centrodestra propongono di estendere le prestazioni medico sanitarie esenti da ticket.

Liste di attesa. Numerosi partiti affrontano lo spinoso problema delle liste di attesa, ulteriormente allungate dai ritardi accumulati a causa della pandemia, ma solo due definiscono criteri quantitativi: Azione-Italia Viva propone di ridurre entro un anno i tempi di attesa fino ad un massimo di 60 giorni per le prestazioni programmate e di 30 per tutte le altre; il Partito Democratico si impegna a dimezzarli entro il 2027. Più genericamente, i partiti della coalizione di centrodestra propongono di ripristinare prestazioni ordinarie e procedure di screening rallentate dalla pandemia e di abbattere i tempi delle liste di attesa. «Nessun partito – commenta Cartabellotta – rileva che le difficoltà a recuperare le prestazioni ritardate a causa della pandemia sono prevalentemente da imputare alla carenza di personale, nonostante lo stanziamento di quasi 1 miliardo di euro e il piano di recupero delle liste di attesa varato dal Ministero della Salute».

Azioni internazionali. +Europa propone di rafforzare le competenze dell’UE in materia di sanità pubblica con diverse azioni. Numerosi partiti minori e Italexit chiedono l’uscita dell’Italia dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Libertà di scelta terapeutica. Vari partiti minori e Italexit avanzano varie proposte sul tema: ove non ridondanti con norme attualmente in vigore, si tratta per lo più di azioni che contrastano il principio costituzionale di tutela della salute pubblica o di proposte anti-scientifiche.

«A fronte delle complesse sfide sulla sanità pubblica che attendono il nuovo Esecutivo – conclude Cartabellotta – il nostro monitoraggio indipendente restituisce un quadro decisamente deludente. Se da un lato alcune tematiche (riforma della sanità territoriale, potenziamento del personale sanitario, superamento delle liste di attesa) sono comuni alle principali coalizioni e schieramenti politici, dall’altro per la combinazione di ideologie partitiche, scarsa attenzione per la sanità e limitata visione di sistema, le proposte sono frammentate, spesso strumentali, non sempre coerenti e senza alcuna valutazione dell’impatto economico. E, cosa ancora più inquietante, nessuna forza politica ha elaborato un adeguato piano di rilancio per la sanità pubblica, coerente con gli investimenti e le riforme del PNRR, in grado di contrastare la privatizzazione al fine di garantire a tutti i cittadini il diritto costituzionale alla tutela del nostro bene più prezioso: la salute».

Il report “Elezioni Politiche 2022. Monitoraggio indipendente dei programmi elettorali: sanità e ricerca biomedica” è disponibile a: www.gimbe.org/elezioni2022


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1 settembre 2022
Coronavirus: nell’ultima settimana tornano a scendere contagi (-15,8%) ma “da metà agosto la curva è in fase di plateau, al di là di modeste oscillazioni”. Giù terapie intensive (-11%), ricoveri ordinari (-14,9%) e decessi (24,4%). 15,2 milioni di over 60 e fragili scoperti: inutile e rischioso aspettare i vaccini aggiornati, fare quarta dose subito

IL MONITORAGGIO DELLA FONDAZIONE GIMBE RILEVA, NELLA SETTIMANA 24-30 AGOSTO, UNA DIMINUZIONE DEI NUOVI CASI (149.701 vs 177.877). INCREMENTO DEI CASI IN SOLE 9 PROVINCE. IN CALO GLI INDICATORI OSPEDALIERI (-951 POSTI LETTO IN AREA MEDICA, -28 IN TERAPIA INTENSIVA) E I DECESSI (574). FERME LE PERCENTUALI DI CHI HA RICEVUTO ALMENO UNA DOSE DI VACCINO (88,2% DELLA PLATEA) E DI CHI HA COMPLETATO IL CICLO VACCINALE (86,7% DELLA PLATEA). SONO 6,82 MILIONI I NON VACCINATI, DI CUI 1,25 MILIONI DI GUARITI PROTETTI SOLO TEMPORANEAMENTE. 7,61 MILIONI DI PERSONE NON HANNO ANCORA RICEVUTO LA TERZA DOSE, DI CUI 2,46 MILIONI DI GUARITI CHE NON POSSONO RICEVERLA NELL’IMMEDIATO. QUARTE DOSI: SOMMINISTRATE SOLO 2,26 MILIONI DI DOSI. NONOSTANTE I RIPETUTI ALLARMI, LA VARIANTE CENTAURUS NON PRENDE IL SOPRAVVENTO SU OMICRON 5. “VECCHIO” VACCINO RIMANE UN’ARMA ECCELLENTE CONTRO LA MALATTIA GRAVE.

1 settembre 2022 - Fondazione GIMBE, Bologna

Il monitoraggio indipendente della Fondazione GIMBE rileva nella settimana 24-30 agosto 2022, rispetto alla precedente, una diminuzione dei nuovi casi (149.701 vs 177.877) (figura 1) e dei decessi (574 vs 759) (figura 2). In calo anche i casi attualmente positivi (660.241 vs 752.091), le persone in isolamento domiciliare (654.588 vs 745.459), i ricoveri con sintomi (5.427 vs 6.378) e le terapie intensive (226 vs 254) (figura 3). In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni:

  • Decessi: 574 (-24,4%), di cui 87 riferiti a periodi precedenti
  • Terapia intensiva: -28 (-11%)
  • Ricoverati con sintomi: -951 (-14,9%)
  • Isolamento domiciliare: -90.871 (-12,2%)
  • Nuovi casi: 149.701 (-15,8%)
  • Casi attualmente positivi: -91.850 (-12,2%)

Nuovi casi. «Dopo il “rimbalzo” della scorsa settimana – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – il numero dei nuovi casi settimanali torna ad assestarsi intorno a quota 149 mila, con una media mobile a 7 giorni di oltre 21 mila casi al giorno, documentando che da metà agosto, al di là di modeste oscillazioni, la curva è in fase di plateau» (figura 4). In tutte le Regioni si registra un decremento percentuale dei nuovi casi (dal -3,2% della Basilicata al -32% della Sardegna) (tabella 1). Rispetto alla settimana precedente, in 98 Province si rileva una diminuzione dei nuovi casi (dal -1,3% di Parma al -43% di Gorizia), nelle restanti 9 Province si rileva un incremento (dal +0,3% di Torino al +23,6% di Lecco). L’incidenza si attesta sotto i 500 casi per 100.000 abitanti in tutte le Province (tabella 2).

Reinfezioni. Secondo l’ultimo report dell’Istituto Superiore di Sanità, nel periodo 24 agosto 2021-23 agosto 2022 sono state registrate in Italia oltre 1 milione di reinfezioni, pari al 5,8% del totale dei casi. La loro incidenza nella settimana 17-23 agosto è stabile al 12,9% (n. 20.060 reinfezioni).

Testing. Si registra un calo del numero dei tamponi totali (-7,6%): da 1.109.070 della settimana 17-23 agosto a 1.024.798 della settimana 24-30 agosto. In particolare i tamponi rapidi sono diminuiti dell’8,7% (-78.565) e quelli molecolari del 2,8% (-5.707) (figura 5). La media mobile a 7 giorni del tasso di positività si riduce dal 10,4% all’8,3% per i tamponi molecolari e dal 17,4% al 16% per gli antigenici rapidi (figura 6).

Ospedalizzazioni.«Sul fronte degli ospedali – afferma Marco Mosti, Direttore Operativo della Fondazione GIMBE – prosegue il calo dei ricoveri sia in area medica (-14,9%) che in terapia intensiva (-11%)». Dal 26 luglio in cinque settimane i ricoveri sono scesi rispettivamente da 434 a 226 in area critica e da 11.124 a 5.427 in area medica (figura 7). Al 30 agosto il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti COVID è dell’8,5% in area medica (dal 4,2% del Piemonte al 22,7% dell’Umbria) e del 2,5% in area critica (dallo 0% di Molise, Provincia Autonoma di Trento e Valle D’Aosta al 5% dell’Abruzzo) (figura 8). «In calo anche gli ingressi in terapia intensiva – puntualizza Mosti – con una media mobile a 7 giorni di 18 ingressi/die rispetto ai 23 della settimana precedente»(figura 9).

Decessi. Si registra una flessione sul fronte dei decessi: 574 negli ultimi 7 giorni (di cui 87 riferiti a periodi precedenti), con una media di 82 al giorno rispetto ai 108 della settimana precedente.

Vaccini: somministrazioni. Al 24 agosto (aggiornamento ore 06.16) l’88,2% della platea (n. 50.828.998) ha ricevuto almeno una dose di vaccino (+2.965 rispetto alla settimana precedente) e l’86,7% (n. 49.965.649) ha completato il ciclo vaccinale (+3.758 rispetto alla settimana precedente).

Vaccini: nuovi vaccinati. Nella settimana 24-30 agosto crescono i nuovi vaccinati: 2.242 rispetto ai 1.781 della settimana precedente (+25,9%). Di questi il 40,1% è rappresentato dalla fascia 5-11: 898, con un incremento del 44,1% rispetto alla settimana precedente. Sostanzialmente stabile tra gli over 50, più a rischio di malattia grave, il numero di nuovi vaccinati che si attesta a quota 462 (-2,1% rispetto alla settimana precedente) (figura 10).

Vaccini: persone non vaccinate. Al 31 agosto (aggiornamento ore 06.16) sono 6,82 milioni le persone di età superiore a 5 anni che non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino (figure 11 e 12), di cui:

  • 5,57 milioni attualmente vaccinabili, pari al 9,7% della platea (dal 6,9% del Lazio al 13,5% della Valle D’Aosta)
  • 1,25 milioni temporaneamente protette in quanto guarite da COVID-19 da meno di 180 giorni, pari al 2,2% della platea (dall’1,4% della Valle D’Aosta al 3,4% della Provincia Autonoma di Bolzano).

Vaccini: fascia 5-11 anni. Al 31 agosto (aggiornamento ore 06.16) nella fascia 5-11 anni sono state somministrate 2.596.493 dosi: 1.403.063 hanno ricevuto almeno 1 dose di vaccino (di cui 1.283.055 hanno completato il ciclo vaccinale), con un tasso di copertura nazionale al 38,4% con nette differenze regionali: dal 21% della Provincia Autonoma di Bolzano al 53,9% della Puglia (figura 13).

Vaccini: terza dose. Al 31 agosto (aggiornamento ore 06.16) sono state somministrate 40.089.834 terze dosi con una media mobile a 7 giorni di 2.692 somministrazioni al giorno. In base alla platea ufficiale (n. 47.703.593), aggiornata al 20 maggio il tasso di copertura nazionale per le terze dosi è dell’84%: dal 78,2% della Sicilia all’87,9% della Lombardia. Sono 7,61 milioni le persone che non hanno ancora ricevuto la dose booster (figure 14 e 15), di cui:

  • 5,15 milioni possono riceverla subito, pari al 10,8% della platea (dal 7,9% della Lombardia al 17% della Sicilia)
  • 2,46 milioni non possono riceverla nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni, pari al 5,2% della platea (dal 2,6% della Valle D’Aosta al 7,7% dell’Abruzzo).

Vaccini: quarta dose. Secondo quanto disposto dalla Circolare del Ministero della Salute dell’11 luglio 2022, la platea di persone candidate a ricevere il secondo richiamo (quarta dose) – da effettuare dopo almeno 120 giorni dalla terza dose (primo richiamo) o dall’infezione post terza dose – è di oltre 17,1 milioni di persone, di cui più di 1,87 milioni non eleggibili nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni. Al 31 agosto (aggiornamento ore 06.16) sono state somministrate 2.258.934 quarte dosi, con una media mobile di 9.904 somministrazioni al giorno, in calo rispetto alle 10.427 della scorsa settimana (-5%) (figura 16). «Di fatto – commenta Cartabellotta – rimane un lontano miraggio il target di 100 mila somministrazioni fissato il 13 luglio scorso dalle linee di indirizzo dell’Unità per il completamento della campagna vaccinale». In base alla platea ufficiale (n. 17.140.056 di cui 5.480.919 della fascia 60-69 anni, 4.425.006 della fascia 70-79 anni, 3.691.879 di over 80, 3.454.153 pazienti fragili e 88.099 ospiti di RSA che non ricadono nelle categorie precedenti), aggiornata al 27 luglio, il tasso di copertura nazionale per le quarte dosi è del 17,3% con nette differenze regionali: dal 6,5% della Provincia Autonoma di Bolzano al 33,1% del Piemonte (figura 17).

«In questa fase di relativa stabilità dei nuovi contagi – conclude Cartabellotta – la discesa della quinta ondata si è ormai arrestata e la circolazione virale rimane elevata: al 30 agosto oltre 660 mila positivi (numero ampiamente sottostimato), un tasso di positività dei tamponi antigenici al 16% e una media di oltre 21 mila nuovi casi al giorno. Numeri destinati ad aumentare con la ripresa delle attività lavorative, la riapertura delle scuole, la maggiore frequentazione dei luoghi chiusi, la decadenza dell’obbligo di mascherina sui mezzi pubblici dal 30 settembre e la ventilata riduzione del periodo di isolamento da 7 a 5 giorni previo test negativo e da 21 a 15 giorni per i positivi. D’altro canto, nonostante i ripetuti allarmi, Centaurus sta circolando da tre mesi senza prendere il sopravvento su Omicron 5 e l’European Centre for Disease Control and Prevention la classifica come “variante di interesse” e non “di preoccupazione: è in grado di eludere la risposta immunitaria, ma non ci sono evidenze di una sua maggiore trasmissibilità o gravità clinica. Sul versante popolazione suscettibile, invece, aumentano le persone a rischio di malattia grave: al 31 agosto si contano ben 15,2 milioni senza quarta dose, oltre a 892 mila non vaccinati, 1,88 milioni senza terza dose. Con la stagione autunnale in arrivo è necessario accelerare al massimo la vaccinazione di over 60 e fragili, senza attendere i vaccini “aggiornati” per i quali – tra l’altro – non esistono ancora prove di efficacia nel prevenire la malattia grave, sulla quale il “vecchio vaccino” rimane un’arma eccellente».

Il monitoraggio GIMBE dell'epidemia COVID-19 è disponibile a: https://coronavirus.gimbe.org


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25 agosto 2022
Coronavirus: tornano a salire i contagi, +18,7% in 7 giorni. In calo terapie intensive (-15,1%) e ricoveri ordinari (-15,5%), stabili i decessi (+1,7%). Campagna quarta dose in clamoroso ritardo: scoperti 14,3 milioni di over 60 e fragili. Senza un piano di preparazione per l’autunno-inverno si rischia ancora una volta di inseguire il virus

IL MONITORAGGIO DELLA FONDAZIONE GIMBE RILEVA, NELLA SETTIMANA 17-23 AGOSTO, UN AUMENTO DEI NUOVI CASI (177.877 vs 149.885) DOVUTO AL VEROSIMILE AUMENTO DELLA CIRCOLAZIONE VIRALE, OLTRE CHE AL “RIMBALZO” POST FERRAGOSTO. IN 6 PROVINCE INCIDENZA SOPRA I 500 CASI PER 100 MILA ABITANTI. IN CALO GLI INDICATORI OSPEDALIERI (-1.166 RICOVERI IN AREA MEDICA, -45 IN TERAPIA INTENSIVA) E STABILI I DECESSI (759). SOSTANZIALMENTE FERME LE PERCENTUALI DI CHI HA RICEVUTO ALMENO UNA DOSE DI VACCINO (88,2% DELLA PLATEA) E DI CHI HA COMPLETATO IL CICLO VACCINALE (86,7% DELLA PLATEA). SONO 6,82 MILIONI I NON VACCINATI, DI CUI 1,31 MILIONI DI GUARITI PROTETTI SOLO TEMPORANEAMENTE. 7,63 MILIONI DI PERSONE NON HANNO ANCORA RICEVUTO LA TERZA DOSE, DI CUI 2,56 MILIONI DI GUARITI CHE NON POSSONO RICEVERLA NELL’IMMEDIATO. QUARTE DOSI: SOMMINISTRATE SOLO 2,18 MILIONI DI DOSI. CON L’ARRESTO DELLA DISCESA DEI CASI, UNA POPOLAZIONE A RISCHIO MOLTO NUMEROSA E SENZA UN PIANO DI PREPARAZIONE PER LA STAGIONE AUTUNNO-INVERNO SI RISCHIA DI COMPROMETTERE LA SALUTE E LA VITA DELLE PERSONE PIÙ FRAGILI.

25 agosto 2022 - Fondazione GIMBE, Bologna

Il monitoraggio indipendente della Fondazione GIMBE rileva nella settimana 17-23 agosto 2022, rispetto alla precedente, un aumento di nuovi casi (177.877 vs 149.885) (figura 1)

e una sostanziale stabilità dei decessi (759 vs 746) (figura 2).

In calo i casi attualmente positivi (752.091 vs 854.023), le persone in isolamento domiciliare (745.459 vs 846.180), i ricoveri con sintomi (6.378 vs 7.544) e le terapie intensive (254 vs 299) (figura 3).

In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni:

  • Decessi: 759 (+1,7%), di cui 80 riferiti a periodi precedenti
  • Terapia intensiva: -45 (-15,1%)
  • Ricoverati con sintomi: -1.166 (-15,5%)
  • Isolamento domiciliare: -100.721 (-11,9%)
  • Nuovi casi: 177.877 (+18,7%)
  • Casi attualmente positivi: -101.932 (-11,9%)

Nuovi casi. «Dopo cinque settimane di calo – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – il numero dei nuovi casi settimanali torna a crescere (+18,7% rispetto alla settimana precedente). Un’inversione di tendenza dovuta in parte al “rimbalzo” conseguente al minor numero di contagi rilevati nel lungo weekend di Ferragosto, in parte al verosimile aumento della circolazione virale». Nella settimana 17-23 agosto i nuovi casi sfiorano quota 178 mila, con una media mobile a 7 giorni di oltre 25 mila casi al giorno (figura 4);

in tutte le Regioni, ad eccezione di Emilia-Romagna (-9,1%) e Umbria (-0,4%), si registra un incremento percentuale dei nuovi casi (dal +8,1% della Liguria al +56,4% della Calabria) (tabella 1).

Rispetto alla settimana precedente, in 95 Province si rileva un incremento dei nuovi casi (dal +1,8% di Catania e Trapani al +79,4% di Catanzaro), nelle restanti 12 Province si rileva una diminuzione (dal -0,1% di Savona al -25% di Forlì-Cesena). L’incidenza supera i 500 casi per 100.000 abitanti in 6 Province: Crotone (784), Catanzaro (728), Vibo Valentia (652), Pescara (617), Belluno (528) e Teramo (522) (tabella 2).

Reinfezioni. Secondo l’ultimo report dell’Istituto Superiore di Sanità, nel periodo 24 agosto 2021-17 agosto 2022 sono state registrate in Italia oltre 983 mila reinfezioni, pari al 5,8% del totale dei casi. La loro incidenza nella settimana 10-17 agosto si è attestata al 12,94% (n. 24.102 reinfezioni), in lieve calo rispetto alla settimana precedente (13,44%).

Testing. Si registra un aumento del numero dei tamponi totali (+9,5%): da 1.012.546 della settimana 10-16 agosto a 1.109.070 della settimana 17-23 agosto. In particolare i tamponi rapidi sono aumentati del 9,3% (+77.507) e quelli molecolari del 10,5% (+19.017) (figura 5).

La media mobile a 7 giorni del tasso di positività sale dall’8,9% al 10,4% per i tamponi molecolari e dal 16,2% al 17,4% per gli antigenici rapidi (figura 6).

Ospedalizzazioni. «Sul fronte degli ospedali – afferma Marco Mosti, Direttore Operativo della Fondazione GIMBE – prosegue il calo dei ricoveri sia in area medica (-15,5%) che in terapia intensiva (-15,1%)». Dal 26 luglio al 23 agosto i ricoveri sono scesi rispettivamente da 434 a 254 in area critica e da 11.124 a 6.378 in area medica (figura 7).

Al 23 agosto il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti COVID è del 9,9% in area medica (dal 4,9% del Piemonte al 24,3% dell’Umbria) e del 2,8% in area critica (dallo 0% della Provincia Autonoma di Bolzano e della Valle D’Aosta al 5,6% della Calabria) (figura 8).

«Rimangono stabili gli ingressi in terapia intensiva – puntualizza Mosti – con una media mobile a 7 giorni di 23 ingressi/die rispetto ai 25 della settimana precedente» (figura 9).

Decessi. Una sostanziale stabilità si registra anche sul fronte dei decessi: 759 negli ultimi 7 giorni (di cui 80 riferiti a periodi precedenti), con una media di 108 al giorno rispetto ai 107 della settimana precedente. «Il numero di decessi nel nostro Paese – commenta Cartabellotta – rimane molto elevato, alimentando il dibattito sui criteri per definire le morti COVID e addirittura la richiesta di una commissione medica di inchiesta sulla mortalità COVID in Italia». Secondo i dati pubblicati dall’ultimo report dell’Istituto Superiore di Sanità, relativi ai decessi di persone con diagnosi di COVID-19 tra il 24 giugno e il 24 luglio 2022, il tasso grezzo di mortalità per 100.000 persone è molto più elevato tra i non vaccinati che tra i vaccinati con tre dosi: 19,1 vs 5,3 per la fascia 60-79 anni e 327,2 vs 48,2 per gli over 80. Tuttavia, a fronte di questa efficacia molto elevata, negli over 60 che hanno completato il ciclo vaccinale con 3 dosi si rileva un progressivo aumento del tasso grezzo di mortalità (figura): in particolare, dopo aver toccato il valore mimino per i deceduti con diagnosi di COVID-19 nel periodo 20/05-19/06 è aumentato in poco più di un mese da 1,5 a 5,3 nella fascia 60-79 anni (+253%) e da 11,8 a 48,2 negli over 80 (+309%).

«L’attuale numero dei decessi – spiega il Presidente – in particolare negli over 80 è dunque fortemente condizionato sia dalla circolazione virale sia dal progressivo declino della protezione vaccinale nei confronti della malattia grave dopo 120 giorni dalla terza dose, indipendentemente da altre variabili quali comorbidità, sotto-utilizzo farmaci antivirali, problematiche organizzative, criteri per definire il decesso COVID».

Vaccini: somministrazioni. Al 24 agosto (aggiornamento ore 06.16) l’88,2% della platea (n. 50.826.033) ha ricevuto almeno una dose di vaccino (+1.693 rispetto alla settimana precedente) e l’86,7% (n. 49.961.891) ha completato il ciclo vaccinale (+1.936 rispetto alla settimana precedente).

Vaccini: nuovi vaccinati. Nella settimana 17-23 agosto crescono i nuovi vaccinati: 1.760 rispetto ai 1.527 della settimana precedente (15,3%). Di questi il 34,9% è rappresentato dalla fascia 5-11: 614, con un incremento del 45,2% rispetto alla settimana precedente. Cala tra gli over 50, più a rischio di malattia grave, il numero di nuovi vaccinati che si attesta a quota 467 (-12,9% rispetto alla settimana precedente) (figura 10).

Vaccini: persone non vaccinate. Al 24 agosto (aggiornamento ore 06.16) sono 6,82 milioni le persone di età superiore a 5 anni che non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino (figure 11 e 12),

di cui:

  • 5,51 milioni attualmente vaccinabili, pari al 9,6% della platea con nette differenze regionali (dal 6,8% del Lazio al 13,5% della Valle D’Aosta);
  • 1,31 milioni temporaneamente protette in quanto guarite da COVID-19 da meno di 180 giorni, pari al 2,3% della platea con nette differenze regionali (dall’1,4% della Valle D’Aosta al 3,6% della Provincia Autonoma di Bolzano).

Vaccini: fascia 5-11 anni. Al 24 agosto (aggiornamento ore 06.16) nella fascia 5-11 anni sono state somministrate 2.594.977 dosi: 1.402.151 hanno ricevuto almeno 1 dose di vaccino (di cui 1.282.213 hanno completato il ciclo vaccinale), con un tasso di copertura nazionale al 38,4% con nette differenze regionali: dal 21% della Provincia Autonoma di Bolzano al 53,9% della Puglia (figura 13).

Vaccini: terza dose. Al 24 agosto (aggiornamento ore 06.16) sono state somministrate 40.069.724 terze dosi con una media mobile a 7 giorni di 2.668 somministrazioni al giorno. In base alla platea ufficiale (n. 47.703.593), aggiornata al 20 maggio, il tasso di copertura nazionale per le terze dosi è dell’84%: dal 78,2% della Sicilia all’87,9% della Lombardia. Sono 7,63 milioni le persone che non hanno ancora ricevuto la dose booster (figure 14 e 15),

di cui:

  • 5,08 milioni possono riceverla subito, pari al 10,6% della platea con nette differenze regionali (dal 7,8% della Lombardia al 16,8% della Sicilia);
  • 2,56 milioni non possono riceverla nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni, pari al 5,4% della platea con nette differenze regionali (dal 2,7% della Valle D’Aosta al 7,9% dell’Abruzzo).

Vaccini: quarta dose. Secondo quanto disposto dalla Circolare del Ministero della Salute dell’11 luglio 2022, la platea di persone candidate a ricevere il secondo richiamo (quarta dose) – da effettuare dopo almeno 120 giorni dalla terza dose (primo richiamo) o dall’infezione post terza dose – è di oltre 17,1 milioni di persone, di cui più di 1,85 milioni non eleggibili nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni. Al 24 agosto (aggiornamento ore 06.16) sono state somministrate 2.185.380 quarte dosi, con una media mobile di 9.999 somministrazioni al giorno, in calo rispetto alle 11.417 della scorsa settimana (-12,4%) (figura 16),

e molto lontane dal target di 100 mila somministrazioni fissato dalle linee di indirizzo dell’Unità per il completamento della campagna vaccinale. In base alla platea ufficiale (n. 17.140.056 di cui 5.480.919 della fascia 60-69 anni, 4.425.006 della fascia 70-79 anni, 3.691.879 di over 80, 3.454.153 di pazienti fragili e 88.099 di ospiti delle RSA che non ricadono nelle categorie precedenti), aggiornata al 27 luglio, il tasso di copertura nazionale per le quarte dosi è del 16,7% con nette differenze regionali: dal 6,4% della Provincia Autonoma di Bolzano al 32,3% del Piemonte (figura 17).

«Se nella campagna elettorale – conclude Cartabellotta – che ha monopolizzato l’informazione pubblica la pandemia ha trovato posto solo per strumentalizzazioni politiche, i dati mostrano che ci affacciamo alla stagione autunno-inverno in una situazione non favorevole. Innanzitutto, la discesa della quinta ondata sembra essersi arrestata e in piena estate la circolazione virale rimane ancora molto elevata rispetto agli anni precedenti: al 23 agosto oltre 750 mila positivi (numero ampiamente sottostimato), un tasso di positività dei tamponi antigenici al 17,4% e una media di oltre 25 mila nuovi casi al giorno. In secondo luogo, la popolazione a rischio di malattia grave è molto numerosa: al 24 agosto, prendendo in considerazione over 60 e fragili, al lordo delle persone guarite temporaneamente protette, si contano 893 mila non vaccinati, 1,91 milioni senza terza dose e 14,3 milioni senza quarta dose la cui campagna di somministrazione sconta un clamoroso ritardo. Infine, non è ancora stato reso pubblico alcun piano di preparazione per la stagione autunno-inverno, fortemente invocato dalla Fondazione GIMBE sulla scia delle raccomandazioni dell’OMS Europa: aumentare le coperture vaccinali (con tre dosi) nella popolazione generale; offrire la quarta dose alle persone a rischio dopo 120 dalla somministrazione della terza; promuovere l’utilizzo delle mascherine al chiuso e sui mezzi pubblici; areare gli spazi pubblici affollati, quali scuole, uffici, bar e ristoranti, mezzi di trasporto pubblico; applicare rigorosi protocolli terapeutici per le persone a rischio di malattia grave. In assenza di certezze su quando sarà pienamente operativo il nuovo Esecutivo, il rischio concreto è quello di trovarsi in piena stagione autunnale ad inseguire il virus per l’ennesima volta, compromettendo la salute e la vita delle persone più fragili e ritardando l’assistenza sanitaria per i pazienti con altre patologie».


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28 2022
Coronavirus: continuano a scendere i nuovi casi (-25% in 7 giorni), frena l’aumento di ricoveri (+1,4%) e terapie intensive (+5,1%). Ancora in crescita i decessi (+23,8%). La campagna per la quarta dose non decolla (+17,3%). Campagna elettorale e Pandemia: no alle strumentalizzazioni, predisporre subito il piano per il prossimo autunno-inverno

IL MONITORAGGIO DELLA FONDAZIONE GIMBE RILEVA, NELLA SETTIMANA 20-26 LUGLIO, UN CALO DEI NUOVI CASI (473.820 VS 631.693) PER LA SECONDA SETTIMANA CONSECUTIVA. RALLENTA LA CRESCITA DEGLI INDICATORI OSPEDALIERI (+149 RICOVERI IN AREA MEDICA, +21 IN TERAPIA INTENSIVA) ED AUMENTANO ANCORA I DECESSI (1.019). SEMPRE FERME LE PERCENTUALI DI CHI HA RICEVUTO ALMENO UNA DOSE DI VACCINO (88,1% DELLA PLATEA) E DI CHI HA COMPLETATO IL CICLO VACCINALE (86,6% DELLA PLATEA). SONO 6,84 MILIONI I NON VACCINATI, DI CUI 2,17 MILIONI DI GUARITI PROTETTI SOLO TEMPORANEAMENTE. 7,76 MILIONI DI PERSONE NON HANNO ANCORA RICEVUTO LA TERZA DOSE, DI CUI 2,71 MILIONI DI GUARITI CHE NON POSSONO RICEVERLA NELL’IMMEDIATO. QUARTE DOSI IN AUMENTO RISPETTO ALLE 44.169 SOMMINISTRAZIONI QUOTIDIANE DELLA SCORSA SETTIMANA MA ANCORA MOLTO LONTANE DAL TARGET DELLE 100 MILA AL GIORNO FISSATO DALLE LINEE DI INDIRIZZO DELL’UNITÀ PER IL COMPLETAMENTO DELLA CAMPAGNA VACCINALE. PER L’AUTUNNO-INVERNO NECESSARIO PIANIFICARE SUBITO PUNTANDO suI 5 “stabilizzatori” della pandemia PROPOSTI DA OMS EUROPA.

28 luglio 2022 - Fondazione GIMBE, Bologna

Il monitoraggio indipendente della Fondazione GIMBE rileva nella settimana 20-26 luglio 2022, rispetto alla precedente, una diminuzione di nuovi casi (473.820 vs 631.693) (figura 1) a fronte di un aumento dei decessi (1.019 vs 823) (figura 2). In calo i casi attualmente positivi (1.395.433 vs 1.452.941) e le persone in isolamento domiciliare (1.383.875 vs 1.441.553); ancora in crescita i ricoveri con sintomi (11.124 vs 10.975) e le terapie intensive (434 vs 413) (figura 3). In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni:

  • Decessi: 1.019 (+23,8%), di cui 75 riferiti a periodi precedenti
  • Terapia intensiva: +21 (+5,1%)
  • Ricoverati con sintomi: +149 (+1,4%)
  • Isolamento domiciliare: -57.678 (-4%)
  • Nuovi casi: 473.820 (-25%)
  • Casi attualmente positivi: -57.508 (-4%)

Nuovi casi. «Per la seconda settimana consecutiva – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – il numero dei nuovi casi settimanali registra una flessione (-25% rispetto alla settimana precedente). Nella settimana 20-26 luglio i nuovi casi si attestano oltre quota 473 mila, con una media mobile a 7 giorni che sfiora i 68 mila casi al giorno» (figura 4). Nella settimana 20-26 luglio in tutte le Regioni si registra una diminuzione percentuale dei nuovi casi (dal -11,1% della Calabria al -31,2% della Campania) (tabella 1). Rispetto alla settimana precedente, in tutte le Province si rileva una diminuzione dei nuovi casi (dal -3,5% di Crotone al -54,9% di Enna). L’incidenza supera i 500 casi per 100.000 abitanti in tutte le Province tranne Sondrio (495) e Cuneo (480), mentre in 16 Province si registrano oltre 1.000 casi per 100.000 abitanti: Chieti (1.362), Teramo (1.275), Pescara (1.248), Ascoli Piceno (1.174), Messina (1.112), Fermo (1.103), Macerata (1.084), Rovigo (1.081), Benevento (1.067), Reggio di Calabria (1.059), Catanzaro (1.051), Venezia (1.043), Perugia (1.036), Treviso (1.027), Taranto (1.009) e Avellino (1.006) (tabella 2).

Reinfezioni. Secondo l’ultimo report dell’Istituto Superiore di Sanità, nel periodo 24 agosto 2021-20 luglio 2022 sono state registrate in Italia oltre 813 mila reinfezioni, pari al 5,2% del totale dei casi. La loro incidenza nella settimana 13-20 luglio si è attestata al 12% (n. 75.060 reinfezioni), in leggero aumento rispetto alla settimana precedente (11,7%).

Testing. Si registra un calo del numero dei tamponi totali (-11,4%): da 2.560.557 della settimana 13-19 luglio a 2.269.242 della settimana 20-26 luglio. In particolare i tamponi rapidi sono diminuiti del 12,5% (-275.780), e quelli molecolari del 4,4% (-15.535) (figura 5). La media mobile a 7 giorni del tasso di positività si riduce dal 20,8% al 16,4% per i tamponi molecolari e dal 25,9% al 21,5% per gli antigenici rapidi (figura 6).

Ospedalizzazioni. «Sul fronte degli ospedali – afferma Marco Mosti, Direttore Operativo della Fondazione GIMBE – frena l’aumento dei ricoveri sia in area medica (+1,4%) che in terapia intensiva (+5,1%)». Complessivamente in sei settimane i ricoveri sono più che raddoppiati in area critica (da 183 il 12 giugno a 434 il 26 luglio) e quasi triplicati in area medica (da 4.076 il 11 giugno a 11.124 il 26 luglio) (figura 7). Al 24 luglio, ultimo aggiornamento disponibile sul sito Agenas, il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti COVID è del 17% in area medica (dal 9,2% del Piemonte al 42,4% dell’Umbria) e del 4,4% in area critica (dallo 0% di Molise e Valle D’Aosta all’8,5% della Calabria) (figura 8). «In lieve riduzione gli ingressi in terapia intensiva – puntualizza Mosti – con una media mobile a 7 giorni di 44 ingressi/die rispetto ai 49 della settimana precedente (figura 9).

Decessi. Continua a crescere il numero dei decessi: 1.019 negli ultimi 7 giorni (di cui 75 riferiti a periodi precedenti), con una media di 146 al giorno rispetto ai 118 della settimana precedente.

Vaccini: somministrazioni. Al 27 luglio (aggiornamento ore 06.19) l’88,1% della platea (n. 50.814.495) ha ricevuto almeno una dose di vaccino (+763 rispetto alla settimana precedente) e l’86,6% (n. 49.944.956) ha completato il ciclo vaccinale (+1.744 rispetto alla settimana precedente).

Vaccini: nuovi vaccinati. Nella settimana 20-26 luglio torna a scendere il numero dei nuovi vaccinati: 3.045 rispetto ai 3.640 della settimana precedente (-16,3%). Di questi il 27,6% è rappresentato dalla fascia 5-11: 841, con una riduzione del 26,7% rispetto alla settimana precedente. Sostanzialmente stabile tra gli over 50, più a rischio di malattia grave, il numero di nuovi vaccinati che si attesta a quota 1.159 (-2,4% rispetto alla settimana precedente) (figura 10).

Vaccini: persone non vaccinate. Al 27 luglio (aggiornamento ore 06.19) sono 6,84 milioni le persone di età superiore a 5 anni che non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino (figure 11 e 12), di cui:

  • 4,67 milioni attualmente vaccinabili, pari all’8,1% della platea con nette differenze regionali (dal 5,3% del Lazio all’11,6% della Valle D’Aosta);
  • 2,17 milioni temporaneamente protette in quanto guarite da COVID-19 da meno di 180 giorni, pari al 3,8% della platea con nette differenze regionali (dal 2,6% della Lombardia al 7,5% della Provincia Autonoma di Bolzano).

Vaccini: fascia 5-11 anni. Al 27 luglio (aggiornamento ore 06.19) nella fascia 5-11 anni sono state somministrate 2.590.471 dosi: 1.399.530 hanno ricevuto almeno 1 dose di vaccino (di cui 1.278.745 hanno completato il ciclo vaccinale), con un tasso di copertura nazionale al 38,3% con nette differenze regionali: dal 20,9% della Provincia Autonoma di Bolzano al 53,8% della Puglia (figura 13).

Vaccini: terza dose. Al 27 luglio (aggiornamento ore 06.19) sono state somministrate 39.943.311 terze dosi con una media mobile a 7 giorni di 8.461 somministrazioni al giorno. In base alla platea ufficiale (n. 47.703.593), aggiornata al 20 maggio, il tasso di copertura nazionale per le terze dosi è dell’83,7%: dal 78% della Provincia Autonoma di Bolzano all’87,6% della Valle D’Aosta. Sono 7,76 milioni le persone che non hanno ancora ricevuto la dose booster (figure 14 e 15), di cui:

  • 5,05 milioni possono riceverla subito, pari al 10,6% della platea con nette differenze regionali (dal 7,7% della Basilicata al 16,3% della Sicilia);
  • 2,71 milioni non possono riceverla nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni, pari al 5,7% della platea con nette differenze regionali (dal 2,6% della Valle D’Aosta all’8,5% dell’Umbria).

Vaccini: quarta dose. Secondo quanto disposto dalla Circolare del Ministero della Salute dell’11 luglio 2022 la platea di persone candidate a ricevere il secondo richiamo (quarta dose) – da effettuare dopo almeno 120 giorni dalla terza dose (primo richiamo) o dall’infezione post terza dose – è di oltre 16,5 milioni di persone  (figura).

Al 27 luglio (aggiornamento ore 06.19) sono state somministrate 2.139.397 quarte dosi, con una media mobile di 51.815 somministrazioni al giorno, in lieve aumento rispetto alle 44.169 della scorsa settimana (+17,3%) (figura 16), ma la campagna non decolla e rimane ancora molto lontano il target di 100 mila somministrazioni fissato dalle linee di indirizzo dell’Unità per il completamento della campagna vaccinale.  In base alla platea ufficiale (n. 16.538.230 di cui 6.148.340 della fascia 60-69 anni, 5.053.186 della fascia 70-79 anni, 2.918.641 di over 80, 2.329.964 di pazienti fragili e persone immunocompromesse e 88.099 di ospiti delle RSA che non ricadono nelle categorie precedenti), aggiornata al 13 luglio, il tasso di copertura nazionale per le quarte dosi è del 12,9% con nette differenze regionali: dal 5,9% della Calabria al 27,3% del Piemonte (figura 17).

«Mentre la discesa dei nuovi casi prosegue sostenuta – conclude Cartabellotta – i ricoveri in area medica e in terapia intensiva non hanno ancora raggiunto il picco e soprattutto i decessi continuano ad aumentare, documentando, indirettamente, che il numero reale di casi è molto più elevato di quelli noti alle statistiche ufficiali. Se da un lato è difficile prevedere gli scenari futuri, dall’altro è possibile definire alcune ragionevoli certezze. Innanzitutto, con l’arrivo della stagione autunno-inverno assisteremo verosimilmente ad un nuovo  aumento della circolazione virale che, in assenza di investimenti sui sistemi di aerazione e ventilazione nei locali al chiuso, potrà essere ridotta solo attraverso l’utilizzo di mascherine FFP2; in secondo luogo, la popolazione a rischio di malattia grave è molto numerosa e va aumentando man mano che ci si allontana dalla data di somministrazione della terza dose: al 27 luglio, prendendo in considerazione over 60 e fragili, si contano 896 mila non vaccinati, 1,94 milioni senza la terza dose, 14,4 milioni senza quarta dose; ancora, i trattamenti antivirali rimangono sotto-utilizzati rispetto alle indicazioni. Ecco perché è indispensabile predisporre adesso il piano di preparedness per l’autunno-inverno, perché la strumentalizzazione elettorale della gestione pandemica può compromettere la salute delle persone più fragili. In tal senso l’OMS Europa propone di puntare su 5 “stabilizzatori” della pandemia: aumentare le coperture vaccinali (con tre dosi) nella popolazione generale; offrire la quarta dose alle persone a rischio dopo 120 dalla somministrazione della terza; promuovere l’utilizzo delle mascherine al chiuso e sui mezzi pubblici; areare gli spazi pubblici affollati, quali scuole, uffici, bar e ristoranti, mezzi di trasporto pubblico; applicare rigorosi protocolli terapeutici per le persone a rischio di malattia grave».

Il monitoraggio GIMBE dell'epidemia COVID-19 riprenderà il 25 agosto.

Il monitoraggio GIMBE dell'epidemia COVID-19 è disponibile a: https://coronavirus.gimbe.org


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26 2022
Covid-19 e Scuole: risolvere le criticità per un nuovo anno scolastico in sicurezza. L’assenza di interventi su aerazione e ventilazione ostacolano il rientro in classe senza mascherine

UTILIZZO MASSICCIO DI RISORSE PUBBLICHE DA PARTE DELLE SCUOLE PER ATTIVITÀ DI DISINFEZIONE DELLE SUPERFICI, MA LIMITATA CONSIDERAZIONE DELLE EVIDENZE SCIENTIFICHE CHE IMPONGONO INVESTIMENTI PER MIGLIORARE LA QUALITÀ DELL’ARIA. INTERVENTI CHE PERMETTEREBBERO DI AFFRONTARE IL PROSSIMO ANNO SCOLASTICO SENZA RICORRERE ALL’UTILIZZO DELLE MASCHERINE. È QUESTO UNO DEI RISULTATI EMERSI DALLA SURVEY DELLA FONDAZIONE GIMBE IN COLLABORAZIONE CON L’ASSOCIAZIONE NAZIONALE DIRIGENTI PUBBLICI E ALTE PROFESSIONALITÀ DELLA SCUOLA (ANP) CHE HA COINVOLTO 312 ISTITUZIONI SCOLASTICHE. L’INDAGINE RIVELA INOLTRE DIFFICOLTÀ NELLE ATTIVITÀ DI TRACCIAMENTO: IN UN CASO SU TRE RITARDI DELLE ASL NELL’ATTIVAZIONE DELLE PROCEDURE DI LORO COMPETENZA. IL 76,2% DEI RISPONDENTI DICHIARA DI AVERE RICEVUTO MASCHERINE CHIRURGICHE IN QUANTITÀ SUPERIORI AL NECESSARIO.

26 luglio 2022 - Fondazione GIMBE, Bologna – ANP, Roma

La Fondazione GIMBE nell’ottobre del 2021 ha pubblicato il report “Sicurezza COVID-19 nelle scuole: dalle evidenze scientifiche al real world”, sintetizzando le evidenze scientifiche pubblicate sino ad agosto 2021 che da un lato dimostrano che nelle scuole non esiste il rischio zero di contagio, dall’altro suggeriscono che è possibile minimizzarlo utilizzando un approccio multifattoriale integrando interventi di prevenzione individuale e ambientale: dai vaccini allo screening periodico, dalle mascherine al distanziamento, dalla gestione delle quarantene alla misurazione della temperatura, dalla disinfezione di mani e superfici all’aerazione e ventilazione dei locali.   

«Considerata l’indisponibilità di dati sistematici sul reale livello di implementazione delle principali misure di contenimento della pandemia COVID-19 nelle scuole italiane, abbiamo lanciato una survey per disporre di dati oggettivi», dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE.

«Abbiamo ritenuto fondamentale – dichiara Antonello Giannelli, Presidente ANP (Associazione nazionale dirigenti pubblici e alte professionalità della scuola) – collaborare con la Fondazione GIMBE per elaborare e promuovere la survey che è stata inviata ad oltre 6 mila dirigenti scolastici di ogni ordine e grado, anche per poter formulare proposte concrete e realistiche in vista dell’avvio del prossimo anno scolastico».

Metodi. Tenendo conto dell’indirizzario ANP, costituito da 6.002 dirigenti scolastici, è stato calcolato un campione rappresentativo di 361 rispondenti, con un margine di errore del +/-5%. Si sono registrati alla survey 438 dirigenti, di cui 126 sono stati esclusi dall’analisi perché non hanno risposto a nessuna domanda. Il numero totale di rispondenti inclusi nell’analisi è pari a 312, che corrisponde ad un margine di errore del +/-5,4%. La survey, effettuata con il software SurveyGIZMO, è stata compilata nel periodo 5 maggio-1 giugno 2022.

Risultati

  • Tipologia di istituti scolastici. Hanno risposto alla survey i dirigenti di 312 istituzioni scolastiche (tabella 1) che al proprio interno possono avere scuole di diverso grado per un totale di 649 scuole suddivise in infanzia (163), primaria (183), secondaria di primo grado (186), secondaria di secondo grado (111), Centri provinciali per l'istruzione degli adulti (6) (tabella 2) rappresentative di tutte le Regioni italiane (tabella 3).
  • Vaccinazioni. Il 46,8% ha realizzato attività di informazione sulla campagna vaccinale anti-COVID-19 rivolte ad alunni e genitori, il 21,5% ha coinvolto esclusivamente gli alunni. Solo meno di un terzo delle scuole (31,7%) non ha effettuato alcuna promozione ulteriore della campagna vaccinale degli alunni rispetto a quella del Ministero dell’istruzione (tabella 4).  Le ASL hanno effettuato vaccinazioni nei locali scolastici solo nell’11,9% dei casi (tabella 5) e il 45,1% dei dirigenti delle scuole dove non è stata effettuata non ritiene applicabile questa iniziativa per aumentare le coperture vaccinali (tabella 6), verosimilmente - commenta Giannelli – «perché la normativa vigente non facilita tali esperienze».
  • Testing. Il 20,3% delle scuole ha partecipato alla campagna di testing delle “scuole sentinella” destinato alle scuole primarie e secondarie di primo grado (tabella 7), mentre 12 istituzioni scolastiche (5,9%) dichiarano che, pur essendo state selezionate e avendo dato la propria disponibilità, la campagna non è mai stata avviata dagli organi competenti.
  • Tracciamento e quarantene. Le classi sono state sottoposte a tracciamento e i provvedimenti di quarantena sono stati emanati nel rispetto delle tempistiche previste dalla normativa in circa due terzi dei casi (63,3%). Il mancato rispetto delle tempistiche era imputabile solo nel 4,5% per un ritardo da parte della scuola nella segnalazione all’ASL, mentre nel 32,2% dei casi il ritardo riguardava l’attivazione delle procedure di competenza dell’ASL (tabella 8). «Questo dato – rileva Cartabellotta –conferma quanto la carenza di personale sanitario nei servizi epidemiologici delle ASL continua a rappresentare un problema irrisolto».
  • Misurazione della temperatura corporea. Ben il 96,5 % delle scuole ha acquistato dispositivi (termometri digitali e/o termoscanner) per la rilevazione della temperatura corporea (tabella 9), ma la misurazione della temperatura per gli alunni che accedono alla scuola nel 39,7% dei casi è stata demandata alle famiglie e nel 31,6% non è stata effettuata (tabella 10). «Un dato – commenta Giannelli – che attesta la carenza di personale dedicato nelle scuole per attuare queste misure».
  • Mascherine. Nell’83% dei casi la Struttura Commissariale ha garantito tempestivamente la fornitura delle mascherine rispetto all’entrata in vigore delle relative normative (tabella 11), ma il 76,2% dei rispondenti ne ha ricevute in quantità superiori al necessario (tabella 12). Nell’88,4% dei casi le scuole ritengono di aver acquistato un quantitativo adeguato di mascherine FFP2 per le classi in regime di auto-sorveglianza (tabella 13). Nelle ipotesi previste dal DL 5/2022 le FFP2 sono state indossate da tutti gli alunni e per tutta la durata prevista nella quasi totalità dei casi (97,4%) (tabella 14).
  • Distanziamento. In due terzi delle scuole (66,6%) in classe è stato possibile mantenere la distanza di almeno 1 metro fra gli alunni, mentre a causa di limiti strutturali aula-dipendenti nel 6,4% non è stato possibile e nel 27% possibile, ma non in tutte le classi (tabella 15). Le modifiche strutturali o organizzative implementate per adempiere agli obblighi del distanziamento hanno riguardato in larga misura la riconversione degli spazi comuni (n. 179), in misura minore, l’utilizzo di aree cortilive (n. 12) e di strutture extra-scolastiche (n. 17); altre modifiche che hanno riguardato principalmente interventi strutturali e/o riprogrammazione dell’orario scolastico (n. 85). In 82 casi (26,4%) non è stata implementata alcuna modifica (tabella 16).
  • Igiene delle mani. Gli interventi per garantire una corretta igienizzazione delle mani da parte di personale scolastico e alunni sono stati implementati in maniera ottimale: disponibilità di dispenser negli spazi appropriati (98,7%), procedure standardizzate (92,9%), interventi formativi per personale scolastico e alunni (91,6%) (tabella 17).
  • Igiene delle superfici. Per garantire l’igienizzazione delle superfici solo nel 39,9% dei casi è stato utilizzato nuovo personale (assunzioni o outsourcing); l’acquisto di attrezzature e prodotti specifici secondo indicazioni della scuola (98,4%) e l’utilizzo di procedure standardizzate (96,5%) sono stati di fatto implementati quasi ovunque secondo le indicazioni ministeriali che hanno finalizzato in tal senso l’impiego delle risorse (tabella 18). Le sanificazioni di superfici con detersivi e/o igienizzanti liquidi hanno continuato ad essere effettuate nell’89,7% dei casi (tabella 19) «nonostante le conoscenze scientifiche – commenta Cartabellotta – abbiano definitivamente confermato già dalla primavera 2021 che il SARS-CoV-2 si trasmette quasi esclusivamente per via aerea».
  • Ventilazione e aerazione dei locali. Per migliorare ventilazione e aerazione dei locali ci si è affidati prevalentemente al protocollo “finestre aperte” (n. 285), in misura minore ad attrezzature per la purificazione e filtrazione dell’aria (n. 84) e solo in 9 casi sono stati installati sistemi di ventilazione meccanica controllata (tabella 20). Nel 46% dei casi non è stata ricevuta nessuna informazione, dal Ministero o dalle ASL, sulla trasmissione prevalente del virus per aerosol e su dispositivi o impianti per l’areazione degli ambienti scolastici. Solo nel 14,8% dei casi le informazioni hanno riguardato entrambe le tematiche (tabella 21). «L’assenza di interventi strutturali in grado di garantire un’adeguata ventilazione ed aerazione dei locali – commenta Giannelli – è il vero tallone d’Achille, in assenza del quale il prossimo anno scolastico difficilmente potrà essere affrontato senza ricorrere all’utilizzo delle mascherine». In tal senso, continua Cartabellotta «la limitata consapevolezza delle evidenze scientifiche porta a stanziare troppo denaro pubblico in attività di disinfezione delle superfici, senza destinare adeguati investimenti al miglioramento della qualità dell’aria, per il quale ci si continua ad affidare prevalentemente al protocollo “finestre aperte”»
  • Fondi DL 265/2021. Nell’83,2% dei casi le scuole hanno utilizzato i fondi del decreto 265/2021 del Ministero dell’Istruzione per garantire l’avvio in sicurezza dell’anno scolastico 2021/2022 (tabella 22).

«I risultati della survey – concludono Cartabellotta e Giannelli – restituiscono un quadro oggettivo delle misure implementate per aumentare la sicurezza COVID-19 nelle scuole, lasciando emergere varie criticità che, auspicabilmente, dovrebbero essere risolte prima dell’inizio dell’anno scolastico 2022-2023. Peraltro, a differenza dello scorso anno scolastico, alcuni interventi di prevenzione risultano “spuntati”. Innanzitutto, l’efficacia del vaccino nei confronti dell’infezione si è rivelata inferiore nella fascia 5-11 anni rispetto alle fasce di età superiori e la copertura attuale (con due dosi) si è fermata intorno al 35% con rilevanti differenze regionali, mentre la terza dose non è ancora stata autorizzata da EMA; in secondo luogo, con una variante così contagiosa come Omicron 5 le attività di tracciamento risultano di limitata utilità; infine, meno dell’1% delle infezioni consegue a contatto con superfici infette. Di conseguenza, per limitare la circolazione virale nelle scuole è prioritario migliorare la qualità dell’aria per evitare di affidarsi ancora una volta alla mera accoppiata protocollo “finestre aperte” e mascherine FFP2. Un aspetto ribadito dall’OMS Europa che ha recentemente definito i 5 “stabilizzatori della pandemia” per la prossima stagione autunno-inverno, di cui uno è proprio “ventilare gli spazi pubblici e affollati (come scuole, uffici e trasporti pubblici)”».

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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21 2022
Coronavirus: inizia la discesa dei nuovi casi (-13,3% in 7 giorni), mentre continuano a crescere ricoveri (+12,9%), terapie intensive (+10,1%) e decessi (+18,9%). Impennata quarta dosi, ma ancora lontani dal target delle 100 mila somministrazioni al giorno. Declino efficacia vaccinale negli over 80: fare subito la quarta dose, è un trattamento salvavita

IL MONITORAGGIO DELLA FONDAZIONE GIMBE RILEVA, NELLA SETTIMANA 13-19 LUGLIO, UN’INVERSIONE DELLA CURVA DEI NUOVI CASI (631.693 VS 728.759) DOPO CINQUE SETTIMANE DI AUMENTO. ANCORA IN CRESCITA GLI INDICATORI OSPEDALIERI (+1.251 RICOVERI IN AREA MEDICA, +38 IN TERAPIA INTENSIVA) E I DECESSI (823). SEMPRE FERME LE PERCENTUALI DI CHI HA RICEVUTO ALMENO UNA DOSE DI VACCINO (88,1% DELLA PLATEA) E DI CHI HA COMPLETATO IL CICLO VACCINALE (86,6% DELLA PLATEA). SONO 6,84 MILIONI I NON VACCINATI, DI CUI 2,42 MILIONI DI GUARITI PROTETTI SOLO TEMPORANEAMENTE. 7,78 MILIONI DI PERSONE NON HANNO ANCORA RICEVUTO LA TERZA DOSE, DI CUI 2,64 MILIONI DI GUARITI CHE NON POSSONO RICEVERLA NELL’IMMEDIATO. ESPANSIONE DELLA PLATEA PER LA QUARTA DOSE: CRESCONO LE SOMMINISTRAZIONI, MA LE COPERTURE RESTANO MOLTO BASSE E PERSISTONO INACCETTABILI DIFFERENZE REGIONALI. DOPO IL RAGGIUNGIMENTO DEL PICCO LA DISCESA DEI NUOVI CASI POTREBBE ESSERE PIU’ LENTA DEL PREVISTO A CAUSA DEL NUMERO MOLTO ELEVATO DI POSITIVI CHE SFUGGONO ALLE STATISTICHE UFFICIALI E RAPPRESENTANO UN MOLTIPLICATORE DEI CONTAGI.

21 luglio 2022 - Fondazione GIMBE, Bologna

Il monitoraggio indipendente della Fondazione GIMBE rileva nella settimana 13-19 luglio 2022, rispetto alla precedente, una diminuzione di nuovi casi (631.693 vs 728.549) (figura 1) a fronte di un aumento dei decessi (823 vs 692) (figura 2). Crescono anche i casi attualmente positivi (1.452.941 vs 1.350.481), le persone in isolamento domiciliare (1.441.553 vs 1.340.382), i ricoveri con sintomi (10.975 vs 9.724) e le terapie intensive (413 vs 375) (figura 3). In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni:

  • Decessi: 823 (+18,9%), di cui 75 riferiti a periodi precedenti
  • Terapia intensiva: +38 (+10,1%)
  • Ricoverati con sintomi: +1.251 (+12,9%)
  • Isolamento domiciliare: +101.171 (+7,5%)
  • Nuovi casi: 631.693 (-13,3%)
  • Casi attualmente positivi: +102.460 (+7,6%)

Nuovi casi. «Dopo 5 settimane di aumento – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – il numero dei nuovi casi settimanali registra una flessione (-13,3% rispetto alla settimana precedente). Nella settimana 13-19 luglio i nuovi casi si attestano oltre quota 631 mila, con una media mobile a 7 giorni che si colloca intorno a 90 mila casi al giorno» (figura 4). Nella settimana 13-19 luglio in 6 Regioni si registra un incremento percentuale dei nuovi casi (dal +0,6% delle Marche al +28,6% della Valle D’Aosta), mentre nelle restanti 15 una diminuzione (dal -0,6% del Piemonte al -18,8% della Campania) (tabella 1). Rispetto alla settimana precedente, in 71 Province si rileva una diminuzione dei nuovi casi (dal -24,2% di Napoli al -0,1% di Biella), mentre le rimanenti 36 province registrano un aumento percentuale dei nuovi casi (dal +0,1% di Teramo al +28,7% di Gorizia). L’incidenza supera i 500 casi per 100.000 abitanti in tutte le Province, di cui 62 registrano oltre 1.000 casi per 100.000 abitanti: Chieti (1.605), Ascoli Piceno (1.523), Messina (1.459), Pescara (1.396), Enna (1.379), Teramo (1.379), Latina (1.357), Taranto (1.355), Macerata (1.344), Perugia (1.342), Fermo (1.328), Lecce (1.327), Avellino (1.308), Rimini (1.306), Salerno (1.294), Vicenza (1.286), Caserta (1.276), Agrigento (1.275), Forlì-Cesena (1.274), Padova (1.268), Siracusa (1.265), Venezia (1.258), Treviso (1.254), Ravenna (1.242), Catanzaro (1.237), Napoli (1.229), Ancona (1.224), Brindisi (1.216), Gorizia (1.210), Matera (1.186), Frosinone (1.175), Rovigo (1.173), Bari (1.163), Reggio di Calabria (1.159), Oristano (1.158), Benevento (1.156), Trieste (1.153), Potenza (1.144), Ferrara (1.143), L'Aquila (1.138), Catania (1.136), Belluno (1.133), Terni (1.132), Nuoro (1.128), Pordenone (1.108), Barletta-Andria-Trani (1.106), Cagliari (1.095), Bologna (1.086), Ragusa (1.084), Trapani (1.075), Rieti (1.055), La Spezia (1.041), Udine (1.040), Verona (1.038), Mantova (1.034), Reggio nell'Emilia (1.032), Siena (1.032), Sassari (1.031), Trento (1.030), Caltanissetta (1.029), Bolzano (1.022) e Cosenza (1.008) (tabella 2).

Reinfezioni. Secondo l’ultimo report dell’Istituto Superiore di Sanità, nel periodo 24 agosto 2021-13 luglio 2022 sono state registrate in Italia oltre 738 mila reinfezioni, pari al 4,9% del totale dei casi. La loro incidenza nella settimana 6-13 luglio si è attestata all’11,7% (n. 79.179 reinfezioni), in aumento rispetto alla settimana precedente (10,8%).

Testing. Sostanzialmente stabile il numero dei tamponi totali (+1,7%): da 2.517.540 della settimana 6-12 luglio a 2.560.557 della settimana 13-19 luglio. In particolare i tamponi rapidi sono aumentati del 2,3% (+49.621), mentre quelli molecolari sono diminuiti dell’1,8% (-6.604) (figura 5). La media mobile a 7 giorni del tasso di positività sale dal 18,6% al 20,8% per i tamponi molecolari, mentre si riduce dal 31,8% al 25,9% per gli antigenici rapidi (figura 6).

Ospedalizzazioni. «Sul fronte degli ospedali – afferma Marco Mosti, Direttore Operativo della Fondazione GIMBE – prosegue l’aumento dei ricoveri sia in area medica (+12,9%) che in terapia intensiva (+10,1%)». In particolare, nelle ultime cinque settimane i ricoveri sono più che raddoppiati in area critica (da 183 il 12 giugno a 413 il 19 luglio), mentre sono quasi triplicati in area medica (da 4.076 il 11 giugno a 10.975 il 19 luglio) (figura 7). Al 19 luglio il tasso nazionale di occupazione da parte di pazienti COVID è del 17,1% in area medica (dall’8,9% del Piemonte al 42,9% dell’Umbria) e del 4,5% in area critica (dallo 0% della Basilicata al 10,2% della Calabria) (figura 8). «Aumentano ancora gli ingressi in terapia intensiva – puntualizza Mosti – anche se in misura minore rispetto alla scorsa settimana: la media mobile a 7 giorni è di 49 ingressi/die rispetto ai 47 della settimana precedente» (figura 9).

Decessi. Continua a crescere il numero dei decessi: 823 negli ultimi 7 giorni (di cui 75 riferiti a periodi precedenti), con una media di 118 al giorno rispetto ai 99 della settimana precedente.

Vaccini: somministrazioni. Al 20 luglio (aggiornamento ore 06.16) l’88,1% della platea (n. 50.813.732) ha ricevuto almeno una dose di vaccino (+4.219 rispetto alla settimana precedente) e l’86,6% (n. 49.943.212) ha completato il ciclo vaccinale (+5.764 rispetto alla settimana precedente).

Vaccini: nuovi vaccinati. Nella settimana 13-19 luglio crescono i nuovi vaccinati: 3.570 rispetto ai 3.156 della settimana precedente (+13,1%). Di questi il 32% è rappresentato dalla fascia 5-11: 1.141, con un incremento del 5,6% rispetto alla settimana precedente. Sale anche tra gli over 50, più a rischio di malattia grave, il numero di nuovi vaccinati che si attesta a quota 1.153 (24,2% rispetto alla settimana precedente) (figura 10).

Vaccini: persone non vaccinate. Al 20 luglio (aggiornamento ore 06.16) sono 6,84 milioni le persone di età superiore a 5 anni che non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino (figure 11 e 12), di cui:

  • 4,42 milioni attualmente vaccinabili, pari al 7,7% della platea con nette differenze regionali (dal 5% del Lazio al 10,8% della Valle D’Aosta);
  • 2,42 milioni temporaneamente protette in quanto guarite da COVID-19 da meno di 180 giorni, pari al 4,2% della platea con nette differenze regionali (dal 2,8% del Molise all’8,6% della Provincia Autonoma di Bolzano).

Vaccini: fascia 5-11 anni. Al 20 luglio (aggiornamento ore 06.16) nella fascia 5-11 anni sono state somministrate 2.591.815 dosi: 1.400.023 hanno ricevuto almeno 1 dose di vaccino (di cui 1.278.984 hanno completato il ciclo vaccinale), con un tasso di copertura nazionale al 38,3% con nette differenze regionali: dal 20,9% della Provincia Autonoma di Bolzano al 53,8% della Puglia (figura 13).

Vaccini: terza dose. Al 20 luglio (aggiornamento ore 06.16) sono state somministrate 39.915.867 terze dosi con una media mobile a 7 giorni di 8.258 somministrazioni al giorno. In base alla platea ufficiale (n. 47.703.593), aggiornata al 20 maggio, il tasso di copertura nazionale per le terze dosi è dell’83,7%: dal 77,9% della Provincia Autonoma di Bolzano all’87,6% della Valle D’Aosta. Sono 7,78 milioni le persone che non hanno ancora ricevuto la terza dose (figure 14 e 15), di cui:

  • 5,14 milioni possono riceverla subito, pari al 10,8% della platea con nette differenze regionali: dall’8% della Basilicata al 16,4% della Provincia Autonoma di Bolzano;
  • 2,64 milioni non possono riceverla nell’immediato in quanto guarite da meno di 120 giorni, pari al 5,5% della platea con nette differenze regionali: dal 2,4% della Valle D’Aosta all’8,5% dell’Umbria.

Vaccini: quarta dose. La Circolare del Ministero della Salute dell’11 luglio 2022 ha esteso la platea per la quarta dose (secondo richiamo) a tutti gli over 60 e ai fragili over 12 con somministrazione da effettuarsi dopo almeno 120 giorni dalla terza dose (primo richiamo) o dall’infezione post terza dose. Complessivamente, la platea di persone candidate a ricevere il secondo richiamo è di oltre 16,5 milioni di persone (figura).

Vaccini: quarta dose persone immunocompromesse. Al 20 luglio (aggiornamento ore 06.16) sono state somministrate 462.408 quarte dosi, con una media mobile di 11.810 somministrazioni al giorno, in forte aumento rispetto alle 4.078 della scorsa settimana (+189,6%) (figura 16). In base alla platea ufficiale (n. 791.376), aggiornata al 20 maggio, il tasso di copertura nazionale per le quarte dosi è del 58,4% con nette differenze regionali: dal 17,8% del Molise al 100% di Piemonte e Valle D’Aosta (figura 17).

Vaccini: quarta dose over 60, fragili e ospiti RSA.  Al 20 luglio (aggiornamento ore 06.16) sono state somministrate 1.303.485 quarte dosi, con una media mobile di 31.686 somministrazioni al giorno, in forte aumento rispetto alle 11.000 della scorsa settimana (+188%) (figura 18), ma ancora molto lontane dal target di 100 mila somministrazioni fissato dalle linee di indirizzo dell’Unità per il completamento della campagna vaccinale. In base alla platea ufficiale (n. 15.746.854 di cui 6.148.340 della fascia 60-69 anni, 5.053.186 della fascia 70-79 anni, 2.918.641 di over 80, 1.538.588 di pazienti fragili e 88.099 di ospiti delle RSA che non ricadono nelle categorie precedenti), aggiornata al 13 luglio, il tasso di copertura nazionale per le quarte dosi è dell’8,3% con nette differenze regionali: dal 3,5% della Sicilia al 18,8% del Piemonte (figura 19).

Secondo i dati pubblicati dall’ultimo report dell’Istituto Superiore di Sanità, relativi ai decessi di persone con diagnosi di COVID-19 tra il 20 maggio e il 19 giugno 2022, il tasso di mortalità per 100.000 persone è molto più elevato tra i non vaccinati che tra i vaccinati con tre dosi: 7 vs 1,5 per la fascia 60-79 anni e 95,6 vs 11,8 per gli over 80. Tuttavia, per l’enorme differenza tra la popolazione di vaccinati con tre dosi (oltre 39,1 milioni) e non vaccinati (6,84 milioni), il numero assoluto di decessi è più elevato tra i vaccinati con tre dosi (n. 616) che tra i non vaccinati (n. 205); tra questi oltre i due terzi riguardano gli over 80 e oltre il 93% gli over 60.  «Con il progressivo declino della protezione vaccinale nei confronti della malattia grave dopo 120 giorni dalla terza dose – spiega il Presidente – il secondo richiamo (quarta dose) rappresenta dunque un vero e proprio trattamento “salvavita”, in particolare negli over 80».

«A metà luglio – conclude Cartabellotta – dopo il raggiungimento del picco è iniziata la discesa dei nuovi casi, che tuttavia potrebbe essere più lenta del previsto a causa del numero molto elevato di casi non noti alle statistiche ufficiali che rappresentano un moltiplicatore dei contagi. Infatti, gli oltre 1,45 milioni di positivi potrebbero essere in realtà almeno il doppio per diverse ragioni: mancata esecuzione del tampone nonostante i sintomi o il contatto con un caso COVID-19; mancata comunicazione della positività al test “fai da te”; falsi negativi al test in autosomministrazione. Ecco perché, indipendentemente dalla velocità di discesa della curva dei nuovi contagi, nelle prossime settimane è verosimile un aumento dei ricoveri – più in area medica che in terapia intensiva – e dei decessi che oggi con una media di 118 al giorno sono già tornati ai livelli di due mesi fa. Le soluzioni sono sempre le stesse: usare le mascherine al chiuso, specialmente in locali affollati e poco aerati, per limitare la circolazione virale; effettuare la terza dose (oltre 5,1 milioni di persone potrebbero riceverla subito) e, soprattutto, somministrare il prima possibile la quarta dose a over 60 e fragili.

Il monitoraggio GIMBE dell'epidemia COVID-19 è disponibile a: https://coronavirus.gimbe.org


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Pagina aggiornata il 22/06/2022