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Conoscere l'EBM > EBM in 4 step > Formulazione del quesito clinico |
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Page last update:
29/09/2012 |
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Durante l'incontro con il paziente, il medico si confronta con numerosi problemi clinici: il rischio di malattia associato con l'esposizione ad un determinata noxa lesiva (ambientale o farmacologica), la scelta e l'interpretazione dei test diagnostici, l'efficacia di un trattamento, il decorso di una malattia, il rapporto costo-beneficio di un intervento sanitario.
Tuttavia, la capacità a porsi quesiti clinici - strettamente legata al bisogno di nuove informazioni - viene acquisita ed affinata dalla discussione di casi clinici, sia a letto del malato, sia nel corso di appositi round, abitudini poco diffuse sia a livello formativo che professionale.
Pertanto, i quesiti clinici vengono generati con con frequenza ampiamente variabile e la "reazione" del professionista non è sempre adeguata: infatti gli stessi medici che affermano di utilizzare la letteratura biomedica per risolvere i problemi clinici, quando vengono osservati direttamente lo fanno solo in maniera sporadica (2).
Nella pratica della EBM il professionista deve essere capace di formulare adeguati quesiti clinici che, oltre ad essere rilevanti per il paziente, devono essere posti in maniera da orientare la ricerca di risposte pertinenti dalla letteratura biomedica (answerable questions).
I quesiti clinico-assistenziali appartengono a due categorie principali:
Nella pratica dell'EBP il metodo migliore per formulare i quesiti di foreground è di strutturarli - secondo il modello PICO - in una relazione tra:
Per approfondire
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